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I COSTI DEL NON CRESCERE

I COSTI DEL NON CRESCERE. Quanto costa non crescere: alle aziende, al Paese. Prof. Alessandro Marangoni. Novi Ligure, 14 Marzo 2008. AGICI Finanza d’Impresa. La crescita delle local utilities ….

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I COSTI DEL NON CRESCERE

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  1. I COSTI DEL NON CRESCERE Quanto costa non crescere: alle aziende, al Paese Prof. Alessandro Marangoni Novi Ligure, 14 Marzo 2008 AGICI Finanza d’Impresa

  2. La crescita delle local utilities … La tendenza nei servizi pubblici negli anni è una progressiva concentrazione dei mercati e crescita dimensionale degli operatori La crescita è una via obbligata per competere in un mercato aperto alla concorrenza e con grandi player internazionali … e la capacità di investimento La crescita è la chiave per sostenere gli ingenti investimenti necessari per garantire servizi di qualità ai cittadini/consumatori

  3. Andamento degli accordi al 2007 • Nel 2007 si sono rilevati ben 92 accordi, solo uno in meno rispetto al 2006, Segno che il processo di aggregazione delle utilities italiane avviato ormai quasi dieci anni fa non sta rallentando; • La maggioranza delle operazione coinvolge il settore energetico, trainato soprattutto dalle molte operazioni di Enel, Eni, Terna ed Edison • Elettrico il più attivo (51), gas in rallentamento perché già molto concentrato nella distribuzione negli anni scorsi • Il settore idrico si rivela poco dinamico, con il numero degli accordi che è variato pochissimo nel tempo; • Il settore rifiuti è il meno dinamico ed il suo andamento irregolare nel tempo è segno della mancanza di una precisa politica nazionale

  4. Le principali dinamiche nazionali nel 2007 • Le operazioni nel settore Italiano delle utilities mostrano la tendenza a dividersi in tre categorie: • I gruppi energetici nazionali puntano ormai quasi solo al mercato europeo o globale, impossibilitate da limiti antitrust ad ulteriori acquisizioni in Italia. Dopo Enel ed Eni, anche Edison e Terna stanno implementando questa politica. Terna sembra perseguire il modello di National Grid e diventare un operatore mondiale delle reti energetiche • Per le regional utilities, con l’operazione A2A, e l’avvio della costruzione del polo del Nord-Est, il consolidamento è avanzato. Vi sono/saranno piccole/medie operazioni “di completamento” delle maggiori local utilities quotate per consolidare la presenza regionale • Aziende minori e settori “lenti”, ove non attratti dalla forza dei grandi player (anche internazionali), saranno sempre più marginali o si uniranno tra loro, spesso come passaggio intermedio verso i gruppi maggiori

  5. Le società con il maggior numero di accordi nel 2007 Cresce il peso di Enel ed Eni, che hanno realizzato complessivamente il 34% degli accordi contro il 26% del 2006 Significativa è la presenza di operatori internazionali in Italia: E.ON sta acquisendo gli assets italiani di Endesa, consolidamento GDF con Italcogim

  6. Gli accordi a livello local • Analizzando solo gli accordi a livello local si notano alcune tendenze: • Un terzo degli accordi è rappresentato da aggregazioni tra local utilities, segno che questo tipo di player sta cercando il raggiungimento di economie di scala. • Un altro terzo delle operazioni è rappresentato dall’acquisizioni di piccoli soggetti locali da parte di grandi local utilities, prevalentemente quotate in Borsa: come già evidenziato, questi player stanno consolidando la propria leadership nel territorio regionale di riferimento. • Vi sono casi in cui piccole realtà vengono acquisite da player di carattere nazionale o da soggetti stranieri. • In conclusione per le piccole realtà sembrano prospettarsi poche alternative: aggregazione o incorporazione in grandi realtà regionali, nazionali o internazionali

  7. La localizzazione degli accordi • Nel 2007 le operazioni hanno avuto per il 60% carattere nazionale, mentre per il restante 40% hanno coinvolto un player straniero • Se nei primi anni dell’Osservatorio, l’internazionalizzazione degli accordi era sostanzialmente passiva, da alcuni anni si registra un sempre maggiore attivismo internazionale delle utilities italiane • In Italia la localizzazione delle operazioni mostra ancora una volta che il forte divario tra Nord e Sud non è cambiato: nel 2007 80% degli accordi ha riguardato il Nord, seguito dal Sud (11%) e Centro (9%) • In otto anni di monitoraggio, il Piemonte è apparsa come una delle Regioni più attive. E’ la quinta regione per numero di accordi e la quarta se consideriamo il Nord Italia

  8. Il Piemonte 2000-2007 • Considerando la realtà piemontese, la tendenza delle piccole realtà non cambia rispetto alla dinamica nazionale: le piccole local utilities si stanno aggregando tra loro, oppure stanno entrando a far parte di gruppi di dimensione maggiore • A livello di settori coinvolti, la maggioranza degli accordi ha riguardato il settore gas (dove vi sono state numerose aggregazioni tra piccoli distributori locali) e quello elettrico. • Anche gli accordi nell’idrico, sono stati numerosi, effettuati prevalentemente da Smat e Amga Genova (e poi da Iride). • Meno attivo rispetto alla tendenza nazionale è il settore rifiuti. Ci sarebbero spazi per mettere in modo una dinamica aggregativa in questo settore. (12,4%) (19,4%) (36.7%) (31.5%)

  9. I Costi del Non Crescere La modesta crescita dimensionale delle local utilities influisce negativamente sulla loro capacità di investimento La mancata realizzazione di infrastrutture ha impatti negativi sull’economia, l’ambiente e la popolazione Si generano COSTI DEL NON FARE 9

  10. I Costi del Non Fare I Costi del Non Fare stimano gli impatti in termini economici, ambientali e sociali della mancata realizzazione di infrastrutture strategiche per l’area che le ospita e per il Paese I settori che maggiormente risentono dei ritardi nella realizzazione delle infrastrutture sono: ENERGIA: Centrali a gas, centrali a carbone, elettrodotti, rigassificatori RIFIUTI: termovalorizzatori, impianti di compostaggio VIABILITA’: autostrade, tangenziali, linee ferroviarie

  11. Un esempio: CNF centrale elettrica a gas A fronte di un investimento di 400 milioni di €, il Costo del Non Fare una nuova centrale a gas da 800 MW è di circa 1,6 miliardi di € Questo in termini di: Maggiori costi di produzione Minor occupazione generata Maggiori emissioni di CO2 Il CNF unitario per la mancata realizzazione i questa infrastruttura è pari a 13 €/MWh

  12. Un esempio: CNF di un termovalorizzatore Il Costo del Non Fare una nuovo inceneritore da 190 kton annue è di circa 170 milioni di € Questo in termini di: Maggiori costi di discarica Maggiori emissioni di inquinanti Minor occupazione generata Il CNF unitario per la mancata realizzazione di questa infrastruttura è di 60 €/ton

  13. Nel complesso il Non Fare costa all’Italia 338 miliardi di € Orizzonte temporale: 2005-2020 • Centrali a carbone: 7,1 • Centrali a gas: 9,9 • Elettrodotti: 15,6 • Rigassificatori: 5,9 Energia 39 miliardi di € • Termovalorizzatori per RU: 2,8 • Impianti di compostaggio: 4,2 • Scarti da cartiere: 1 Rifiuti 28 miliardi di € Tangenziali e Autostrade: 133 miliardi € Ferrovie ad Alta Velocità: 138 miliardi di €

  14. In conclusione… • Crescere, sempre più spesso, non è una scelta, ma un imperativo strategico • I driver di crescita sono molteplici: • Aziendali, cioè spinti da ragioni industriali, finanziarie e di mercato • Socio-politici, cioè ascrivibili alla necessità di garantire servizi di qualità, efficienti ed economici ai cittadini • La crescita non deve però essere fine a sé stessa o puramente finanziaria, ma mirata a conseguire i benefici della dimensione (economie di scala, efficienza, innovazione, etc. • La finalità è migliorare il rapporto qualità/prezzo dei servizi pubblici ai cittadini (clienti delle amministrazioni locali) e consumatori (clienti aziende) Non crescere costa, alle aziende, ai consumatori, ai cittadini

  15. Finanza d’Impresa 20121 Milano - via Brentano, 2 Tel. +39 02 54.55.801- Fax + 39 02 54.11.85.32 E-Mail: agici@agici.it - www.agici.it

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