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Ivrea, 10 dicembre 2008 60° Anniversario Dichiarazione Universale dei Diritti Umani

Ivrea, 10 dicembre 2008 60° Anniversario Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. VERSO UNA TERRA MADRE. Centro CSEA F.Prat Operatore Servizi Ristorativi Cucina III anno a.f. 2008/2009. VERSO UNA TERRA MADRE La tutela delle risorse naturali. Micheletta Gina Alessio Art. 22

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Ivrea, 10 dicembre 2008 60° Anniversario Dichiarazione Universale dei Diritti Umani

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  1. Ivrea, 10 dicembre 200860° Anniversario Dichiarazione Universale dei Diritti Umani VERSO UNA TERRA MADRE Centro CSEA F.Prat Operatore Servizi Ristorativi Cucina III anno a.f. 2008/2009

  2. VERSO UNA TERRA MADRE La tutela delle risorse naturali Micheletta Gina Alessio Art. 22 “Ogni individuo ha diritto alla sicurezza sociale, nonché alla realizzazione attraverso lo sforzo nazionale e la cooperazione internazionale ed in rapporto con l’organizzazione e le risorse di ogni Stato, dei diritti economici, sociali e culturali indispensabili alla sua dignità…”

  3. Le risorse • Una risorsa è qualunque bene esistente in natura utilizzabile dall’ uomo. Come ad esempio l’aria, il suolo, l’acqua e l’energia. Esistono vari tipi di risorse naturali che possono essere classificate secondo diversi criteri. Una prima distinzione  può essere fatta tra: • Materie prime: intese come somma totale di tutte le componenti materiali dell’ambiente. • Risorse:le materie prime nel momento in cui l’uomo le utilizza per soddisfare i propri bisogni, sono considerate risorse. • Riserve: ovvero quella parte delle risorse sfruttabili con i mezzi e le tecnologie disponibili in un dato momento storico.

  4. Le risorse nella terra • Le risorse non sono equamente distribuite sulla Terra, molte di esse sono esauribili (es: petrolio), altre ancora, anche se rinnovabili, possono deteriorarsi, a volte a causa dell’intervento umano (acqua e foreste). Infatti lo sfruttamento irrazionale dell’ambiente si è rivelato dannoso per l’uomo stesso, producendo a volte danni superiori ai vantaggi ottenuti (es: desertificazione). Il consumo del capitale naturale a disposizione dell’uomo produce un aumento della ricchezza attuale, ma anche una diminuzione del capitale su cui il pianeta potrà contare per il futuro.

  5. Le risorse ambientali • Tra queste troviamo sia risorse rinnovabili come l’acqua e la vegetazione, che risorse esauribili come il suolo. Il clima e il paesaggio invece più che risorse vere e proprie si possono considerare "condizioni" che possono subire variazioni.

  6. L’acqua • L’acquaquindi è una risorsa limitata ma rinnovabile attraverso il suo ciclo incessante. La distribuzione dell’acqua dolce sulle terre emerse non è uniforme, la sua presenza dipende infatti da diversi fattori come la natura dei suoli, i venti, la latitudine, l’altitudine e la vegetazione. • Il fabbisogno d’acqua è molto ampio e va dall’uso domestico, a quello urbano e a quello industriale. In particolare i consumi di una nazione dipendono da vari fattori che sono: il numero di abitanti, il tasso di popolazione urbana e lo sviluppo economico. L’uomo infine ha elaborato tecniche per portare questa preziosa risorsa anche dove non c’era. Tra queste tecniche si è sviluppata l’irrigazione che viene attuata con forme diverse.

  7. Il suoloche per le piante è il magazzino degli elementi nutritivi, dell’acqua e dell’aria che assorbono mediante le radici. Per l’uomo invece è innanzitutto una risorsa per la sua attività di agricoltore, ma il valore del suolo si è via via ampliato, estendendosi anche ai servizi. Il suolo è una risorsa limitata perché la velocità di formazione è inferiore a quella di degradazione; nonostante ciò il consumo del suolo è aumentato enormemente. Il suolo

  8. Il clima • Il clima non è importante solo per l’uomo, ma per tutta la biosfera, poiché, insieme al suolo e all’acqua è uno dei più importanti fattori fisici che condizionano la struttura e la funzionalità degli ecosistemi terrestri.

  9. La vegetazione • La vegetazione è la risorsa rinnovabile per eccellenza perché, tramite l’energia solare e la fotosintesi clorofilliana, produce continuamente nuova biomassa e rigenera  ossigeno per l’atmosfera. Inoltre è una risorsa indiretta poiché preserva i suoli dall’erosione.

  10. Le risorse energetiche • Le fonti primarie di energia sono il Sole, la Terra e la Luna. Tale energia viene poi immagazzinata da fonti secondarie come il vento, le maree, il legno, i combustibili fossili, ecc. I venti sono innescati dall’irradiazione solare, che è causa dei flussi delle acque nel ciclo idrologico.  Il legno, i carboni fossili, il petrolio, il gas naturale, gli scisti bituminosi hanno accumulato energia termica del Sole. Le sorgenti di energia a cui l’uomo attinge sono per lo più secondarie e possono essere trasformate in diverse forme di energia.

  11. Risorse energetiche • Energia chimica: sviluppata dalla combustione di legno, carboni fossili, e produce calore. • Energia geotermica: ricavata dal riscaldamento di fluidi o gas presenti nel sottosuolo a contatto con masse rocciose ad altissima temperatura. • Energia meccanica: prodotta dal movimento del vento e dell’acqua fluente. • Elettricità: è una forma di energia non direttamente utilizzata dall’uomo. • Energia nucleare: si libera dalla materia come reazione tra le particelle che la costituiscono, per scissione dei nuclei di elementi pesanti, per unione dei nuclei di elementi leggeri.

  12. Le risorse minerarie • La crosta terrestre è di grande importanza economica per l’uomo che dalle rocce che la compongono ricava materiali da costruzione e ornamentali e i minerali, elementi chiave dei processi industriali. • La materia terrestre, la cui quantità è fissa e determinata, cambia forma e struttura: per esempio, gli alberi diventano carbone, ma il tempo di questa trasformazione è lentissimo. Per questo motivo le risorse minerarie presenti sulla Terra sono risorse finite e perciò esauribili. La distribuzione delle risorse sulla Terra non è omogenea: si stima che nel primo mondo si trovi circa il 40% delle risorse minerarie mondiali.

  13. La situazione oggi • Ci troviamo in un momento critico della storia della Terra, un momento in cui l’umanità dovrà scegliere il suo futuro. Man mano che il mondo diventa sempre più interdipendente e fragile, il futuro riserva grossi pericoli e, nello stesso tempo, grandi promesse. • Per andare avanti dobbiamo riconoscere che nel mezzo di una straordinaria diversità di culture e stili di vita siamo un’unica famiglia umana e un’unica comunità terrestre con un destino comune. Dobbiamo unirci per portare avanti un società globale sostenibile fondata sul rispetto per la natura, i diritti umani universali, la giustizia economica e una cultura della pace.

  14. Il Protocollo di Kyoto sui cambiamenti climatici è un accordo internazionale che stabilisce precisi obiettivi per i tagli delle emissioni di gas responsabili dell'effetto serra, del riscaldamento del pianeta, da parte dei Paesi industrializzati. Protocollo di Kyoto

  15. I vari punti del protocollo • Per i Paesi più industrializzati l'obbligo è ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 5% rispetto ai livelli del 1990, nel periodo di adempimento che va dal 2008 al 2012. • Gli stessi Paesi devono predisporre progetti di protezione di boschi, foreste, terreni agricoli che assorbono anidride carbonica, (perciò sono detti ''carbon sinks', cioè immagazzinatori di CO2). • I Paesi firmatari andranno incontro a sanzioni se mancheranno di raggiungere gli obiettivi. Più flessibili le regole per i Paesi in via di sviluppo.

  16. VERSO UNA TERRA MADRE TUTELA DELLE BIODIVERSITÀ Daniele Marina Art. 25 “Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia…”

  17. Che cos’è la Biodiversità? • La biodiversità non è un concetto astratto. È la vita stessa: dei popoli, della natura, del nostro pianeta. È fatta di uomini, di piante selvatiche e coltivate, di animali selvaggi e addomesticati, di climi e ambienti naturali, di lingue e culture, di cibi. I suoi custodi sono i pastori, i contadini, i pescatori… Eppure rischiano di essere cancellati: dalle regole del mercato globale, dall’industria e dall’agricoltura massificata. La biodiversità agricola non può essere salvata senza salvare gli agricoltori. Viceversa, una comunità rurale non sopravvive senza biodiversità.

  18. Problemi • In un secolo si sono estinte trecentomila varietà vegetali e continuano ad estinguersi, al ritmo di una ogni sei ore. Oggi migliaia di varietà coltivate sono scomparse e questa perdita sta subendo un’accelerazione. • Delle 3.600 varietà di fagioli esistenti oggi ne consumiamo appena 4 o 5. Tutte le altre stanno inesorabilmente scomparendo. Anche i cereali stanno subendo questo calo: una volta ogni regione aveva le sue varietà di grano, un universo di sapori, forme e colori. Stiamo andando verso un mondo dove si coltiverà e si mangerà tutti la stessa cosa. Tutto sarà brevettato e studiato per le esigenze del mercato agro-alimentare.

  19. Problemi • Il problema enorme sarà l’insostenibilità del modello, la forte sensibilità agli stress climatici e ambientali e il forte impatto sociale sulle economie locali. I contadini stanno perdendo il loro bene più prezioso: i semi. Le multinazionali brevettano sementi più produttive, che impoveriscono i terreni e richiedono un uso massiccio di fertilizzanti e pesticidi. Anziché produrre i semi e scambiarli all’interno delle comunità icontadini hanno iniziato ad acquistare sementi più produttive e hanno abbandonato le produzioni tradizionali a favore di monocolture destinate all’esportazione. La biodiversità è sempre più minacciata dalla pressione esercitata da una popolazione mondiale in continua espansione e dal degrado degli ecosistemi naturali che spesso comporta.

  20. Come risolvere questi problemi? • Fortunatamente qualcosa si sta muovendo. In tutto il mondo decine di associazioni cercano di porre un freno alla perdita della biodiversità attraverso numerosi progetti. L’obbiettivo di ogni progetto è più o meno lo stesso: creare un centro di valenza regionale e nazionale che possa contribuire alla salvaguardia della biodiversità agricola, animale e vegetale. Un centro aperto a tutti, dove tutti possano venire a conoscenza del problema della perdita della biodiversità, informarsi, accedere a banche dati, confrontarsi ma soprattutto partecipare concretamente alla conservazione di animali, piante e frutti ormai quasi perduti. • Tutto ciò, seppur importante, non basta: è essenziale creare un movimento di produttori e consumatori che inverta la marcia, per non perdere per sempre le radici della nostra vita.

  21. VERSO UNA TERRA MADRE Lo Sviluppo Ecosostenibile Olivero Emanuele Art. 23 “Ogni individuo ha diritto al lavoro, alla libera scelta dell’impiego, a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro…”

  22. Cosa significa Sviluppo Ecosostenibile • Esistono oltre trecento definizioni formali della disciplina: • "La sostenibilità è l'offerta di benessere collettivo con un consumo efficiente di natura e risorse, in tal modo liberate per chi non è ancora partecipe del nostro livello di benessere“. • “Per sviluppo sostenibile si intende un • miglioramento della qualità della vita, • senza eccedere le capacità di carico degli ecosistemi alla base“. Nella definizione ufficiale, espressa nel 1987 dal Rapporto Brundtland, "lo sviluppo sostenibile soddisfa le necessità delle attuali generazioni, senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare le proprie".

  23. L’impoverimento della terra • Il 2006 è stato proclamato dalle Nazioni Unite «Anno internazionale dei deserti e della desertificazione». Obiettivo primario: tirare il campanello d’allarme e sensibilizzare i cittadini del pianeta ad una realtà drammatica che di rado occupa la prima pagina dei giornali. • Eppure le cifre sono da brivido: 24 miliardi di tonnellate di suolo fertile scompaiono ogni anno. La desertificazione concerne un quarto delle terre emerse ed ha già alterato due terzi dei terreni agricoli. A gradi diversi, 2 miliardi di esseri umani si trovano a confronto con le conseguenze ecologiche, economiche e sociali di questo disastro silenzioso, ma non irrimediabile.

  24. L’impoverimento della terra • Al di là delle constatazioni, il tema delle Nazioni Unite ha permesso di mettere in evidenza le azioni intraprese o da intraprendere per proteggere e rivivificare le terre inaridite del pianeta. • La desertificazione inizia con qualunque forma di deterioramento del potenziale naturale del suolo che minaccia l’integrità dell’ecosistema. Produttività ecologica sostenibile, diversità biologica e capacità di recupero del suolo sono i tre criteri da considerare per emettere una diagnosi su questa malattia della terra.

  25. L’impoverimento della terra • Molti fattori interconnessi accelerano l’agonia dei suoli fragili segnati da forti contrasti climatici; ma la mano dell’uomo svolge un ruolo preponderante: sfruttamento eccessivo dei pascoli e dei terreni agricoli, disboscamenti, irrigazioni inadeguate, che si aggiungono all’aumento dell’effetto serra e al surriscaldamento del pianeta causati dall’intensificazione delle attività umane. Un cerchio che somiglia più ad un circolo vizioso.

  26. I progetti inerenti lo Sviluppo Ecosostenibile • Lo sviluppo sostenibile è sempre più al centro delle riflessioni dell’UNESCO. Le Nazioni Unite, infatti, hanno indicato il periodo 2005-2014 come Decennio di approfondimento sulle tematiche specifiche. • Il profilo educativo del Progetto UNESCO per lo Sviluppo Sostenibile si snoda su alcuni punti cardine: il miglioramento dell’educazione di base per tutti; la sensibilizzazione al concetto di prezzo equo e di informazione corretta del cittadino per uno sviluppo della collettività e dei poteri pubblici verso società più vivibili.

  27. I progetti inerenti lo Sviluppo Ecosostenibile • Questi sono i capisaldi del nuovo impegno: • biodiversità, gestione dei bacini di acqua dolce, ricerca di fonti energetiche alternative, lotta all’inquinamento, conservazione e protezione dell’ambiente, turismo responsabile, trasformazione del contesto rurale, promozione e difesa della salute, produzione e consumo durevoli, diritti dell’uomo, pace e comprensione internazionale, corsi di formazione per la crescita del senso di responsabilità dei ragazzi.

  28. VERSO UNA TERRA MADRE Le multinazionali Reano Andrea Art. 23 “Ogni individuo che lavora ha diritto ad una rimunerazione equa e soddisfacente che assicuri a lui stesso e alla sua famiglia una esistenza conforme alla dignità umana…”

  29. Introduzione • Oggi l'economia mondiale a livello industriale è gestita da imprese di enormi dimensioni, che sono in grado di attuare una strategia che travalica i ristretti ambiti regionali o nazionali, per incidere in maniera significativa sull'organizzazione economica di tutto il globo. • Le ditte multinazionali, hanno centri direzionali in vari paesi del mondo e riescono a condizionare e guidare le scelte economiche di tutti gli Stati del globo. • Se all'inizio degli anni Cinquanta la quasi totalità degli scambi internazionali di materie prime e manufatti avveniva tra gli Stati e i rapporti economici erano governati dal mercato, trent'anni dopo la situazione è completamente capovolta, infatti oltre la metà degli scambi internazionali avviene all'interno delle attività di queste imprese, che hanno un fatturato pari a quasi la metà del Prodotto Nazionale Lordo mondiale.

  30. Cos’è una multinazionale • Sebbene ciascuna società multinazionale operi prevalentemente in un determinato settore dell'industria, dell'agricoltura e dei servizi, la sua attività si estende spesso a campi che non hanno diretta relazione con quella principale: può succedere, ad esempio, che varie società agroalimentari possiedano, oltre a catene di ristoranti ed alberghi, anche miniere, raffinerie, società di pubblicità, agenzie turistiche ed altro.

  31. Lo sviluppo delle tecnologie • Lo sviluppo delle tecnologie informatiche e la maggior efficienza delle telecomunicazioni ha permesso di collegare in tempo reale centri direzionali, impianti e mercati situati in zone geograficamente lontanissime, mentre la rivoluzione dei trasporti ha reso possibile una più veloce circolazione delle merci. Il fatto che i gusti dei consumatori tendano a diventare sempre più simili ha permesso di creare un vasto mercato internazionale per uno stesso tipo di prodotto, sia esso una bibita, un computer, un film ovvero un’auto. Il fatto che la competizione fra le imprese si sia fatta sempre più accanita ha spinto sempre di più tali società a dislocare una parte crescente, se non tutta, delle proprie attività produttive, delle proprie fabbriche, in paesi dove la forza lavoro costa pochissimo e non vi sono tasse da pagare.

  32. Lo sviluppo delle tecnologie • I paesi ricchi continuano ad attrarre una elevata quota di investimenti esteri in quanto possono offrire mercati ricchi ed in espansione, oltre che una manodopera qualificata; i paesi poveri attraggono però sempre più investimenti in quanto, oltre al costo estremamente basso della manodopera (a volte ben 12 volte meno che in un paese industrializzato), vi sono legislazioni permissive per quanto riguarda l'inquinamento e la possibilità di riesportare i profitti e assai vantaggiose dal punto di vista fiscale e finanziario.

  33. Multinazionali e diritti umani • A livello della società civile una nuova alleanza dev'essere costruita tra le forze sindacali e il mondo delle associazioni e delle organizzazioni non governative che in questi anni hanno affrontato i problemi e gli effetti della globalizzazione, muovendosi con successo a una scala globale e ottenendo risultati importanti sul terreno dei diritti umani e sociali. Le esperienze di questo tipo nell'ultimo decennio sono ormai numerose.

  34. La globalizzazione • Con il termine globalizzazione si indica il fenomeno di crescita progressiva delle relazioni e degli scambi a livello mondiale in diversi ambiti, il cui effetto primo è una decisa convergenza economica e culturale tra i Paesi del mondo. • Il termine globalizzazione, di uso recente, è stato utilizzato dagli economisti, a partire dal 1981, per riferirsi prevalentemente agli aspetti economici delle relazioni fra popoli e grandi aziende. Il fenomeno invece va inquadrato anche nel contesto dei cambiamenti sociali, tecnologici e politici, e delle complesse interazioni su scala mondiale che, soprattutto a partire dagli anni ottanta, in questi ambiti hanno subito una sensibile accelerazione.

  35. VERSO UNA TERRA MADRE Consumo critico Bove Gabriele Art. 29 “Ogni individuo ha dei doveri verso la comunità, nella quale soltanto è possibile il libero e pieno sviluppo della sua personalità…”

  36. Che cos’è? • Il CONSUMO CRITICO, consiste nella scelta dei prodotti non solo in base al prezzo e alla qualità o pensando solo alle proprie tasche, ma anche in base alla storia dei prodotti stessi e al comportamento delle imprese che li offrono. • Scartando i prodotti che non rispettano l'uomo e l'ambiente, si invia alle imprese un messaggio chiaro: si comunica loro che non siamo d'accordo con quello che stanno facendo e lo facciamo utilizzando le loro stesse regole economiche. • In altre parole ai produttori si comincia a richiedere una caratteristica in più alla merce: quella dell'eticità.

  37. A cosa serve? • Nel sistema economico mondiale la funzione del consumo gioca un ruolo determinante. • I risultati sono ormai noti: il nostro consumo è a livello dello spreco, così come sappiamo anche che il nostro - fittizio - benessere non è più sostenibile dal pianeta.

  38. A cosa serve? • La prima forma di consumo critico è quella di interrogarsi se gli acquisti che facciamo riguardano beni di cui abbiamo veramente necessità. Ridurre il livello dei nostri consumi, oggi in prevalenza indotti e superflui, è la prima priorità. • Consumare meno non significa • vivere peggio, significa • semplicemente porre • l'attenzione su quei beni, • materiali e immateriali, • di cui abbiamo veramente necessità.

  39. Il panorama attuale • Oltre al consumo critico esistono già possibili alternative per la costruzione di un'economia sociale e solidale fondata sui principi della giustizia, sostenibilità e cooperazione, anziché sulla ricerca del profitto. In particolare oltre alle campagne di pressione e il boicottaggio abbiamo: • Il commercio equo e solidale • I G.A.S. (gruppi di acquisto solidali) • Le Reti di Economia Solidale (R.E.S.)

  40. Il commercio equo solidale • Se il consumo critico è nato con lo strapotere delle multinazionali, il commercio equo e solidale comincia a vedere i suoi primi vagiti fra gli anni '50 e '60 del secolo scorso. Un piccolo gruppo di olandesi di Kerkande, invece di pensare ad atti di elemosina verso il sud del mondo, decise di eseguire atti di solidarietà diretta. Avviò così dei progetti in America Latina dove mandò dei volontari. Nacque allora una cooperativa di importazione in Olanda e i contadini vennero aiutati nella costruzione di una propria struttura per l'esportazione. In questo modo si saltava l'intermediazione delle multinazionali e si creava un commercio diverso, che non aveva il solo scopo del profitto, ma al contrario si ispirava a i principi di equità e solidarietà. Il gruppo si chiamava SOS. Sulla scia di questa esperienza, successivamente alcuni gruppi aprirono in tutta Europa.

  41. Gruppi di acquisto solidale (G.A.S) • Quando un gruppo di persone decide di incontrarsi per riflettere sui propri consumi e per acquistare insieme prodotti di uso comune, utilizzando come criterio guida il concetto di giustizia e solidarietà, dà vita a un G.A.S. Ogni G.A.S. nasce per • motivazioni proprie (procurarsi cibi • più genuini, conoscere direttamente • i produttori, stare insieme, riflettere • e approfondire i temi del consumo, • ridurre l'impatto ambientale degli • acquisti che vengono fatti etc.).

  42. Gruppi di acquisto solidale (G.A.S) • Essere un G.A.S. non vuole dire soltanto risparmiare acquistando collettivamente e direttamente dal produttore, saltando i tanti passaggi dell'intermediazione commerciale, ma soprattutto chiedersi che cosa c'è dietro a un determinato bene di consumo. È per questo che i Gruppi di Acquisto "Solidali" si distinguono dai gruppi d'acquisto tout-court (ad esempio, le cooperative di consumatori), che possono non presentare connotazioni etiche, ma essere solo uno strumento di risparmio.

  43. Che fare • 2) COMPRA LEGGERO • Spesso conviene scegliere i prodotti a minore intensità di materiali e con meno imballaggi, tenendo conto del loro peso diretto, ma anche di quello indiretto, cioè dello "zaino ecologico". 1) COMPRA DI MENO Non esistono prodotti ecologici, ma solo meno dannosi di altri. Ogni prodotto (anche un bicchier d'acqua) comporta un invisibile "zaino ecologico" fatto di consumo di natura, di energia e di tempo di lavoro.

  44. Che fare 3) COMPRA DUREVOLE Buona parte dei cosiddetti beni durevoli si cambia troppo spesso. Cambiando auto ogni 15 anni, invece che ogni 7, ad esempio, si dimezza il suo zaino ecologico (25 tonnellate di natura consumate per ogni tonnellata di auto). Lo stesso vale per mobili e vestiti. • 4) COMPRA SEMPLICE • Evita l'eccesso di complicazione, le pile e l'elettricità quando non siano indispensabili. In genere oggetti più sofisticati sono più fragili, meno riparabili, meno duraturi. Sobrietà e semplicità sono qualità di bellezza

  45. Che fare • 5) COMPRA VICINO • Spesso l'ingrediente più nocivo di un prodotto sono i chilometri che contiene. Comprare prodotti della propria regione riduce i danni ambientali dovuti ai trasporti e rafforza l'economia locale. 6) COMPRA SANO Compra alimenti freschi, di stagione, nostrani, prodotti con metodi biologici, senza conservanti né coloranti. Spesso costano di più, ricorda però che è difficile dare un prezzo alla salute delle persone e dell'ambiente.

  46. Che fare • 7) COMPRA PIÙ GIUSTO • Molte merci di altri continenti vengono prodotte in condizioni sociali, sindacali, sanitarie e ambientali inaccettabili. Preferire i prodotti del commercio equo e solidale vuol dire per noi pagare poco di più, ma per piccoli produttori dei paesi poveri significa spesso raddoppiare il reddito. • 8) COMPRA PRUDENTE • In certi casi conviene evitare alcuni tipi di prodotti o materiali sintetici fabbricati da grandi complessi industriali. Diversi casi hanno dimostrato che spesso la legislazione è stata modellata sui desideri delle lobby economiche, nascondendo i danni alla salute e all'ambiente.

  47. Che fare • 9) COMPRA SINCERO • Evita i prodotti troppo reclamizzati. La pubblicità la paghi tu: quasi mezzo milione all'anno per famiglia. La pubblicità potrebbe dare un contributo a consumi più responsabili, invece spinge spesso nella direzione opposta. • 10) INVESTI IN GIUSTIZIA • Ecco due esempi: finanza etica e impianti che consumano meno energia. In Italia puoi investire nelle MAG (Mutua Auto Gestione) e nella Banca Etica. Investendo poi nell'efficienza energetica • puoi dimezzare i consumi e i danni delle energie • fossili come carbone petrolio.

  48. VERSO UNA TERRA MADREI Presidi Slow Food Ciochetto Valentina Art. 23 “Ogni individuo, senza discriminazione, ha diritto ad eguale retribuzione per eguale lavoro…”

  49. Introduzione • I Presìdi sostengono le piccole produzioni eccellenti che rischiano di scomparire, valorizzano territori, recuperano mestieri e tecniche di lavorazione tradizionali, salvano dall’estinzione razze autoctone e antiche varietà di ortaggi e frutta. • I Presìdi coinvolgono direttamente i produttori, offrono l’assistenza per migliorare la qualità dei prodotti, facilitano scambi fra Paesi diversi e cercano nuovi sbocchi di mercato. In Italia sono circa 200 e tutelano i prodotti più disparati. Per citarne alcuni, dalla sola Sicilia ne arrivano ben tredici come: i meloni d'inverno, la provola delle Madonìe, il sale marino di Trapani. Questa regione conta inoltre il maggior numero di Presìdi, 23 in totale, seguita dal Piemonte con 22 e dalla Toscana con 19.

  50. La storia dei Presidi Il progetto dei Presìdi è nato in Italia, nel 1999, come fase operativa dell’Arca del Gusto. L’Arca aveva catalogato centinaia di prodotti a rischio di estinzione: con i Presìdi, Slow Food ha deciso di fare un passo avanti, entrando concretamente nel mondo della produzione, conoscendo i luoghi di produzione, incontrando i produttori e lavorando con loro per aiutarli, per promuovere e far conoscere i loro prodotti, il loro lavoro, i loro saperi. Inizialmente non è stato semplice spiegare il significato di questi progetti: le risposte più comuni erano la diffidenza dei produttori e le perplessità degli enti pubblici, ma nel giro di pochi mesi i Presìdi sono decollati. A segnare una svolta decisiva è stato il Salone del Gusto del 2000. Qui, l’area dedicata ai primi 90 Presìdi italiani è stata di gran lunga quella che ha raccolto il maggiore interesse da parte della stampa e dei visitatori. Dopo il 2000 il progetto dei Presìdì ha continuato a crescere: non solo in Italia ma anche negli altri Paesi del mondo. Al Salone del 2002 sono stati presentati i primi 19 Presidi internazionali.

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