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La congiuntura economica del Lazio I ° Quadrimestre 2003

C E N S I S. La congiuntura economica del Lazio I ° Quadrimestre 2003. Giugno 2003.

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La congiuntura economica del Lazio I ° Quadrimestre 2003

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  1. C E N S I S La congiuntura economicadel LazioI° Quadrimestre 2003 Giugno 2003

  2. L’Unione Regionale delle Camere di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura del Lazio e la Fondazione Censis presentano il rapporto sulla congiuntura economica della Regione Lazio relativamente al I° quadrimestre 2003. METODOLOGIA: Indagine telefonica su un campione di 600 imprese del Lazio suddiviso per settori produttivi, classi dimensionali e provincia. OBIETTIVO: Approfondire le dinamiche congiunturali di breve e medio periodo che interessano il sistema produttivo regionale.

  3. Il programma di ricerca per il 2003 si articola in tre Rapporti Congiunturali a cadenza quadrimestrale e un Rapporto Finale annuale. • Ciascun Rapporto Congiunturale è composto di due sezioni: • analisi della congiuntura economica, cheha come oggettolapresentazione dei principali processi congiunturali esaminati; • analisi tematica, in cui in ogni quadrimestre si affronta uno specifico tema relativo al sistema imprenditoriale regionale.

  4. LA STRUTTURA DEL CAMPIONE (*) PROVINCIA (*) Per offrire adeguata rappresentazione all’intero territorio regionale è stato utilizzato il metodo del ricampionamento

  5. LA STRUTTURA DEL CAMPIONE SETTORE PRODUTTIVO

  6. LA STRUTTURA DEL CAMPIONE CLASSE DI ADDETTI

  7. IL I° QUADRIMESTRE 2003 • LA CONGIUNTURA ECONOMICA • La ripresa stenta ad arrivare • Occupazione: pesano 16 mesi difficili • Le difficoltà nel reagire … • … in un clima di ritrovata fiducia • LA CULTURA DELL’INTERNAZIONALIZZAZIONE • Il processo è ancora incompiuto • Uno strumento per sfidare … • … l’incertezza del futuro

  8. LA CONGIUNTURA ECONOMICA

  9. Il 2003 si apre all’insegna della stagnazione (Tassi di variazione congiunturale) La congiuntura economica relativa ai primi quattro mesi del 2003 appare caratterizzata da una sostanziale stasi. Le principali variabili strutturali presentano valori che si attestano nell’immediato intorno dello zero (-0,2X0,3). LA CONGIUNTURA ECONOMICA – La ripresa stenta ad arrivare

  10. Ancora difficoltà, ma si arresta la caduta della produzione (Tasso di variazione congiunturale della produzione per classi di addetti) Lo 0,0% fatto segnare dalla produzione è il risultato di performance opposte: -1,3% (1-15 addetti), -0,6% (16-49), +0,8% (50-249) e +1,2% (250 e oltre). Produzione e dimensione d’impresa sembrano crescere insieme. LA CONGIUNTURA ECONOMICA – La ripresa stenta ad arrivare

  11. Roma cerca di resistere (Tasso di variazione congiunturale del produzione, aree geografiche) * Frosinone e Latina ** Rieti e Viterbo Il tasso di variazione congiunturale della produzione regionale trova sostegno nell’andamento della provincia di Roma (+0,1%). Negativo il resto del territorio, in particolare la sua porzione meridionale (Frosinone e Latina, -0,6%). LA CONGIUNTURA ECONOMICA – La ripresa stenta ad arrivare

  12. Un momento delicato per tutti i comparti produttivi, tiene solo il commercio (Ripartizione % dell’andamento della produzione) LA CONGIUNTURA ECONOMICA – La ripresa stenta ad arrivare

  13. Le vendite premiano le imprese medio-grandi (Tasso di variazione congiunturale del fatturato a confronto) I dati sul fatturato confermano quanto emerso per la produzione: i risultati migliorano all’aumentare del numero di addetti. È emblematico il parallelo tra i tassi di variazione delle imprese minori e di quelle più grandi, rispettivamente -1,1% e +1,1%. LA CONGIUNTURA ECONOMICA – La ripresa stenta ad arrivare

  14. I°quadrimestre 2003: la crisi non è ancora risolta (Tassi di variazione congiunturale di produzione e fatturato, confronto) Salutare i migliori valori degli ultimi 16 mesi con toni trionfalistici non coprirebbe l’evidenza: lo 0,0% della produzione e il -0,1% del fatturato spiegano che il momento congiunturale rimane critico. LA CONGIUNTURA ECONOMICA – La ripresa stenta ad arrivare

  15. Segnali positivi dai nuovi ordini : +0,3% (Tasso di variazione congiunturali dei nuovi ordini per classi di addetti) Le prospettive per l’immediato futuro appaiono nel complesso positive (+0,3 i nuovi ordinativi), ma la scomposizione del risultato per classi dimensionali rivela le difficoltà in cui versano le imprese più piccole: -0,7% (1-15 addetti) e -0,2% (16-49). LA CONGIUNTURA ECONOMICA – La ripresa stenta ad arrivare

  16. I nuovi ordinativi gravitano sulla capitale (Tasso di variazione congiunturale dei nuovi ordini, aree geografiche) * Frosinone e Latina ** Rieti e Viterbo E’ nella provincia di Roma che si segnala l’andamento migliore dei nuovi ordini: un +0,4% che da solo è in grado di annullare gli effetti dei dati negativi riscontrati sia nel Lazio meridionale (-0,1%) che in quello settentrionale (-0,2%) e determinare il risultato positivo della regione nel suo complesso. LA CONGIUNTURA ECONOMICA – La ripresa stenta ad arrivare

  17. Oltre il 20% della capacità produttiva non viene utilizzata (% di utilizzo della capacità produttiva o di fornire servizi) Rimane consistente il potenziale di cui il sistema economico non si avvale: 21,4% nel complesso. Manifatturiero (82,2%), Commercio (81,2%) e Informatica (80,5%) presentano i più alti gradi di utilizzo della capacità produttiva, mentre l’Agricoltura registra il dato decisamente negativo (65,5%). LA CONGIUNTURA ECONOMICA – La ripresa stenta ad arrivare

  18. Soffre il mercato del lavoro: -0,2% (Tasso di variazione congiunturale dell’occupazione per classi di addetti) Tra gennaio e maggio l’occupazione perde lo 0,2%. Le imprese con 1-15 addetti registrano non solo il risultato peggiore (-0,7%), ma anche l’unico di segno negativo. LA CONGIUNTURA ECONOMICA – Occupazione: pesano 16 mesi difficili

  19. Migliorano i nuovi ordini, perde il mercato del lavoro (Tassi di variazione congiunturale di nuovi ordini e occupazione a confronto) Al +0,3% relativo ai nuovi ordini fa da contraltare il -0,2% dell’occupazione: un contrasto che conferma l’andamento difficile che l’economia laziale soffre da ormai molti mesi e che sta iniziando ad incidere anche sul mercato del lavoro. LA CONGIUNTURA ECONOMICA – Occupazione: pesano 16 mesi difficili

  20. Mercato del lavoro: predomina l’immobilismo, è molto contenuto il ricorso a tutte le tipologie contrattuali (% di incremento nel ricorso alle diverse forme di lavoro) LA CONGIUNTURA ECONOMICA – Occupazione: pesano 16 mesi difficili

  21. Sono ancora i contratti a tempo indeterminato e determinato i più utilizzati (Incremento nel ricorso alle diverse forme di lavoro, classi di addetti, val. %) I contratti “tipici” si confermano i più usati, ma quote consistenti un po’ in tutte le classi di imprese vengono raggiunte anche dai contratti di formazione lavoro e dalle collaborazioni coordinate e continuative. LA CONGIUNTURA ECONOMICA – Occupazione: pesano 16 mesi difficili

  22. Le imprese laziali investono poco (% di imprese che hanno incrementato gli investimenti) Le risorse destinate agli investimenti si confermano molto contenute: i risultati degli ultimi quadrimestri pesano sul mondo imprenditoriale. Le imprese puntano principalmente su impianti e macchinari (41,7%), informatica e TLC (38,5%), innovazioni organizzative (27,5%) e innovazioni di prodotto-servizio (24,3%). LA CONGIUNTURA ECONOMICA – Le difficoltà nel reagire …

  23. Imprese medie e grandi investono con più decisione (% di incremento degli investimenti) Il dettaglio degli investimenti per classi di addetti si colloca in linea con le evidenze sin qui emerse, anche in questo caso la situazione migliora al crescere del numero di addetti. LA CONGIUNTURA ECONOMICA – Le difficoltà nel reagire …

  24. Un mercato dei capitali scarsamente dinamico…(variazione % nel ricorso ai diversi mezzi di finanziamento) Lo scarso dinamismo accomuna, pur se in diverse proporzioni, tutte le componenti del mercato del credito. Particolarmente consistente il calo che si è avuto, tra III° quadrimestre 2002 e I° 2003, nel ricorso ai mezzi propri (26,3% contro 42,3%) e in quello ai finanziamenti agevolati (7,9% contro 33,3%). LA CONGIUNTURA ECONOMICA – Le difficoltà nel reagire …

  25. …in tutte le dimensioni d’impresa (variazione % nel ricorso ai diversi mezzi di finanziamento) Le aziende delle due classi dimensionali inferiori rivelano la maggior sproporzione fra il ricorso ai mezzi propri e le restanti fonti di finanziamento. L’equilibrio nella struttura finanziaria appare crescere in parallelo con la dimensione aziendale. LA CONGIUNTURA ECONOMICA – Le difficoltà nel reagire …

  26. I° quadrimestre 2003: prosegue la rimodulazione delle strategie imprenditoriali (% di imprese che hanno modificato le proprie strategie sui diversi mercati) Nel solco di un trend la cui origine risale ormai al II° quadrimestre 2002, le imprese del Lazio puntano con una certa decisione a modificare le proprie strategie d’intervento sui diversi mercati. LA CONGIUNTURA ECONOMICA – Le difficoltà nel reagire …

  27. A Rieti e Latina il bisogno di cambiare strategie (% di imprese che hanno modificato le proprie strategie sui diversi mercati, province) Nel primo quadrimestre 2003 le aziende laziali si sono impegnate in uno sforzo atto a mutare strategia sui diversi mercati di riferimento. In particolare si segnalano Rieti e Latina per il desiderio di organizzarsi al meglio sull’ambito locale. LA CONGIUNTURA ECONOMICA – Le difficoltà nel reagire …

  28. Il manifatturiero si orienta all’estero (% di imprese che hanno modificato le strategie sui diversi mercati per settore) Le aziende manifatturiere e quelle dei servizi appaiono le più dinamiche in termini strategici. Spicca la proporzione dell’impegno di riassetto sull’estero messo in atto dal manifatturiero, impegno che ha coinvolto quasi il 40% delle imprese di settore (39,6%). LA CONGIUNTURA ECONOMICA – Le difficoltà nel reagire …

  29. Previsioni per il II° quadrimestre 2003 (Ripartizione % delle risposte) Si conferma consistente, nonché in aumento, la schiera delle imprese che si aspetta andamenti in crescendo per le quattro variabili strutturali: il 42,1% per la produzione, il 45,3% per il fatturato, il 18,9% per l’occupazione e il 30,2% per gli investimenti. LA CONGIUNTURA ECONOMICA – … in un clima di ritrovata fiducia

  30. Cresce la fiducia nell’inversione di tendenza (% di imprese che si aspettano aumenti nelle quattro variabili; I°-II°-III° quad.’02 - I° quad.‘03) In un trend che appare consolidarsi col passare dei mesi, le aspettative degli imprenditori laziali per il prossimo quadrimestre sembrano improntate a un più convinto ottimismo. LA CONGIUNTURA ECONOMICA – … in un clima di ritrovata fiducia

  31. Previsioni per il II° quadrimestre 2003 (dettaglio delle % di risposte per classi di addetti) LA CONGIUNTURA ECONOMICA – … in un clima di ritrovata fiducia

  32. Provincia, regione, paese: le aspettative convergono (Dettaglio delle % di risposte per provincia) Molto positiva Positiva Discreta Negativa Molto negativa Interrogate sulle aspettative relative a provincia, regione e paese, le aziende laziali convergono nel definirsi “mediamente ottimiste”. Migliori della media sono i giudizi rilevati a Latina e Viterbo, peggiori quelli di Frosinone e Rieti. LA CONGIUNTURA ECONOMICA – … in un clima di ritrovata fiducia

  33. LA CULTURA DELL’INTERNAZIONALIZZAZIONE

  34. Sei aziende su dieci non hanno rapporti con l’estero (Rapporti economico-produttivi e/o commerciali con soggetti esteri, val.%*) * Il totale non è uguale a 100 poiché erano possibili più risposte Oltre sei aziende laziali su dieci (62,6%) non hanno alcun rapporto produttivo, commerciale o professionale con aziende o soggetti di nazionalità estera. Le esportazioni coinvolgono il 28,2% del campione, mentre oltre il 16% delle imprese si confronta localmente con una clientela straniera. LA CULTURA DELL’INTERNAZIONALIZZAZIONE – Il processo è ancora incompiuto

  35. La media impresa è internazionale (Rapporti economico-produttivi e/o commerciali con soggetti esteri, classi di addetti, val.%) E’ la media impresa il campione del modello laziale di internazionalizzazione. Il 41,1% delle aziende che occupano tra 50 e 249 addetti esporta regolarmente una parte del proprio prodotto. Superiore alla media anche la relazionalità internazionale delle grandi aziende. L’82,0% delle piccole imprese non ha modo di confrontarsi con soggetti esteri. LA CULTURA DELL’INTERNAZIONALIZZAZIONE – Il processo è ancora incompiuto

  36. La cultura internazionale delle province meridionali (Rapporti economico-produttivi e/o commerciali con soggetti esteri, aree geografiche, val.%) * Frosinone e Latina ** Rieti e Viterbo Anche grazie ad una clientela che spesso annovera turisti o residenti di nazionalità straniera, la provincia di Roma mostra una propensione all’internazionalizzazione molto superiore al resto della regione. Se il Lazio meridionale (Frosinone e Latina) supera il settentrione (Rieti e Viterbo) è per la maggiore percentuale di imprese esportatrici (19,5% nel primo caso, 9,9% nel secondo). LA CULTURA DELL’INTERNAZIONALIZZAZIONE – Il processo è ancora incompiuto

  37. Chi sceglie l’estero punta sulla competenza (Politica delle risorse umane tra le aziende che hanno intessuto rapporti con soggetti esteri) Per relazionarsi con soggetti esteri servono competenze specifiche. Il 19,6% delle imprese ha intrapreso tale percorso assumendo personale qualificato, il 31,7% ha formato il personale esistente e il 2,5% si è affidato a consulenti esterni. Con il 4,1% delle imprese che hanno rinunciato a migliorarsi per mancanza di risorse, solo 42,1 imprese su cento si sono “internazionalizzate” senza mutare assetto. LA CULTURA DELL’INTERNAZIONALIZZAZIONE – Il processo è ancora incompiuto

  38. Il fenomeno dei lavoratori stranieri nelle imprese laziali (% di imprese che impiegano personale di nazionalità straniera) Nonostante la grande maggioranza del campione (62,3%) non impieghi personale estero, quello dell’occupazione di lavoratori stranieri è ormai un fenomeno consolidato per il 37,7% delle aziende laziali. Per l’1,9% di queste la proporzione di stranieri è addirittura maggioritaria rispetto al totale della forza lavoro. LA CULTURA DELL’INTERNAZIONALIZZAZIONE – Il processo è ancora incompiuto

  39. Medie e grandi imprese: impiego agli stranieri (% di imprese che impiegano personale di nazionalità straniera, classi di addetti) Nel Lazio, la propensione ad occupare forza lavoro straniera cresce al crescere della dimensione aziendale. I “non italiani” figurano nel 22,3% delle piccole imprese (1-15 addetti), nel 24,6% di quelle medio-piccole (16-49 addetti), nel 42,9% di quelle medie (50-249 addetti) e nel 62,8% di quelle di più grandi (oltre 250 addetti). LA CULTURA DELL’INTERNAZIONALIZZAZIONE – Il processo è ancora incompiuto

  40. Il prerequisito di base: la conoscenza delle lingue straniere (% di imprese nelle quali almeno una persona conosce le lingue straniere) Prerequisito basilare per la relazionalità estera (con clienti e fornitori, soggetti e aziende) è la conoscenza di idiomi stranieri. Nel 79,3% delle aziende laziali si parla almeno una lingua straniera. Più spesso, ovviamente, l’inglese (78,9%), ma anche il francese (54,6%), lo spagnolo (35,5%) e il tedesco (31,3%). Ancora poco parlato il linguaggio del mercato più promettente del mondo: il cinese (2,6%). LA CULTURA DELL’INTERNAZIONALIZZAZIONE – Il processo è ancora incompiuto

  41. L’italiano: un monopolio linguistico che ostacola l’internazionalizzazione (% di imprese nelle quali si parla unicamente la lingua italiana, settori di attività) Sono troppi i casi di aziende nelle quali si parla unicamente italiano. Il dato varia però in maniera assai sensibile tra i diversi settori, essendo più marcato nell’agricoltura (50,1%) e nell’edilizia (48,1%) e meno pronunciato nell’informatica (10,9%) e tra le aziende manifatturiere (6,9%). LA CULTURA DELL’INTERNAZIONALIZZAZIONE – Il processo è ancora incompiuto

  42. E’ l’economia che detta i motivi della relazionalità … (Fattori che determinano le scelte relazionali delle aziende con soggetti esteri - mercati, clienti, forza lavoro – Valutazione media tra 1=rilevanza nulla a 5= rilevanza massima) Interrogati sui motivi che avvertono per allargare i propri orizzonti economico-culturali ai soggetti esteri, gli imprenditori hanno optato per motivazioni di stampo strettamente economico. Incidono anche valutazioni di carattere strategico, mentre la curiosità culturale non sembra avere spazio nel quotidiano operare delle aziende. LA CULTURA DELL’INTERNAZIONALIZZAZIONE – Uno strumento per sfidare …

  43. … ma per le grandi imprese è anche una scelta strategica (Fattori che determinano le scelte relazionali delle aziende con soggetti esteri - mercati, clienti, forza lavoro – Valutazione media tra 1=rilevanza nulla a 5= rilevanza massima, classi di addetti) La strategia, la visione del futuro, la lettura delle dinamiche di mercato descrivono – tanto quanto delle immediate opportunità di profitto - la scelta delle grandi imprese (oltre 250 addetti) di approcciarsi ad un’ottica internazionale. Il resto del campione, viceversa, si rifà in prima battuta proprio ai fattori strettamente economici. Per le piccole imprese è determinante il fattore geografico. LA CULTURA DELL’INTERNAZIONALIZZAZIONE – Uno strumento per sfidare …

  44. Oggi e domani: all’estero e con l’estero per crescere (I motivi attuali o prospettici per allargare la propria relazionalità ai soggetti esteri, val.%) E’ il desiderio di veder crescere la propria attività che, nel 49,1% dei casi, spinge alla relazionalità con soggetti esteri. Il 17,6% delle imprese è motivato dall’allargamento dei confini UE, il 14,5% dalla domanda estera e l’11,2% dall’avvertire il rischio di vedere saturarsi il mercato interno. LA CULTURA DELL’INTERNAZIONALIZZAZIONE – Uno strumento per sfidare …

  45. I confini nazionali non sono più sufficienti (I motivi attuali o prospettici per allargare la propria relazionalità ai soggetti esteri, classi di addetti) Al mutare della dimensione aziendale mutano sostanzialmente le ragioni per allargare la propria relazionalità. Per le piccole imprese, infatti, è maggioritaria la voglia di accrescere il proprio giro d’affari. Per le imprese medie e grandi il ventaglio delle motivazioni si allarga sino a considerare gli stimoli geoeconomici e il rischio di saturazione del mercato interno. LA CULTURA DELL’INTERNAZIONALIZZAZIONE – Uno strumento per sfidare …

  46. L’esperienza annulla il timore (Grado di utilità di specifici fattori nella scelta di un allargamento degli orizzonti aziendali, val.%) Per scegliere di abbracciare l’orizzonte internazionale non bastano gli stimoli economici. Ne servono anche di carattere pratico: in primis l’esperienza diretta sul campo (63,3%). Poi un management capace (55,5%), il sostegno delle istituzioni locali (43,3%) e del sistema finanziario (41,7%), la disponibilità di informazioni puntuali (39,2%). LA CULTURA DELL’INTERNAZIONALIZZAZIONE – Uno strumento per sfidare …

  47. A Roma la discriminante è il management (Grado di utilità di specifici fattori nella scelta di un allargamento degli orizzonti aziendali, province) Se per le aziende delle quattro province “minori” la possibilità di fare un’esperienza pratica rappresenta il primo viatico nella scelta di aprirsi alle logiche internazionali, a Roma la situazione è diversa. Qui le aziende discriminano anzitutto a favore di un gruppo dirigenziale che sappia traghettare l’azienda nelle acque insidiose del mercato aperto. LA CULTURA DELL’INTERNAZIONALIZZAZIONE – Uno strumento per sfidare …

  48. Quattro aziende su dieci soffrono l’instabilità politico economica (Gli effetti dell’attuale instabilità sullo scenario politico-economico internazionale, val. %) Un’ampia porzione del tessuto imprenditoriale regionale sta soffrendo lo squilibrio che condiziona lo scenario politico ed economico internazionale. Al 38,2% delle imprese che registra un calo generalizzato nel giro d’affari si aggiunge il 7,4% di chi subisce gli effetti negativi solo sui mercati più direttamente coinvolti dall’instabilità. LA CULTURA DELL’INTERNAZIONALIZZAZIONE – ... l’incertezza del futuro

  49. Il terziario paga l’instabilità (Gli effetti dell’attuale instabilità sullo scenario politico-economico internazionale, settori di attività, val. %) I problemi connessi con la fragilità dello scenario internazionale stanno condizionando tutti i settori dell’imprenditoria laziale. In misura più marcata, però, i comparti dell’informatica, del commercio e dei servizi. Di un terziario, dunque, che soffre più degli altri macrosettori. LA CULTURA DELL’INTERNAZIONALIZZAZIONE – ... l’incertezza del futuro

  50. Lazio e globalizzazione: un futuro incerto … (Nei prossimi anni quale tendenza mostrerà la relazionalità economico-culturale con l’estero delle imprese laziali? Val. %) Forse condizionati dalle recenti difficoltà, gli imprenditori laziali lasciano trasparire un certo grado di pessimismo circa il loro coinvolgimento nel processo di internazionalizzazione. Il 31,6% descrive un quadro di futura stazionarietà o addirittura regressione. Anche nella maggioranza di ottimisti (68,4%), inoltre, non mancano punti interrogativi. LA CULTURA DELL’INTERNAZIONALIZZAZIONE – ... l’incertezza del futuro

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