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DIARIO DI UN INCONTRO II

DIARIO DI UN INCONTRO II. Abbiamo scelto di cominciare il diario del nostro incontro con le parole di un testo di preghiera. “Ecco io inizio con il nome del Dio, ricco in clemenza, abbondante in misericordia.

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DIARIO DI UN INCONTRO II

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Presentation Transcript


  1. DIARIO DI UN INCONTRO II

  2. Abbiamo scelto di cominciare il diario del nostro incontro con le parole di un testo di preghiera. “Ecco io inizio con il nome del Dio, ricco in clemenza, abbondante in misericordia. Lode al Dio, Signore dell’universo, ricco di clemenza, abbondante in misericordia, sovrano assoluto del giorno del giudizio. Davanti a te, a te solo, ci prostriamo in adorazione; da te, da te solo imploriamo aiuto. Guida i nostri passi sul sentiero sicuro, sul sentiero ben diverso da quello di coloro coi quali ti sei adirato, ben diverso da quello di coloro, che errando, si sono smarriti.” (Sura aprente – Fatiha)

  3. Anche l’incontro a cui abbiamo partecipato nel giorno 11 Dicembre 2010, presentandoci, in collaborazione con il Tavolo Interreligioso, espressioni delle diverse tradizioni religiose, ci ha aiutato a modificare migliorandole le nostre considerazioni nei confronti delle religioni diverse dalla nostra. Riportiamo di seguito frammenti di preghiere cristiane, musulmane, induiste, shintoiste, e buddhiste. Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci, un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo (Bibbia) La lampada è un cristallo e arde con l’olio di un olivo benedetto, un olivo né orientale né occidentale (Corano) Io lo adoro, io piango e mi inchino, danzo con leggiadria, canto e prego (Indu) Io auguro che il vento spazi via tutte le nubi che sono sospese sulle vette delle montagne (Shinto) Una grande rivoluzione umana nella vita di una persona può cambiare il destino del genere umano (SokaGakkai)

  4. Mercoledì 13 Aprile 2011 noi, classe II F del Liceo Scientifico Aselli, in collaborazione con il comune di Cremona e all’interno del progetto che ci è stato proposto “Segni per incontrarsi”, ci siamo recati insieme ai nostri insegnanti Daniela Negri e Don Claudio Anselmi al Centro Culturale Islamico in Via Bibaculo.

  5. Appena entrati abbiamo subito percepito un clima di disponibilità ed armonia. Ci hanno accolti calorosamente fin da subito; e questo è stato certamente un elemento che ha favorito l’ottima riuscita dell’incontro E’ sicuramente stato altrettanto significativo per noi rispettare ciò che ci avevano richiesto di fare. Per incontrare l’altro bisogna essere infatti disposti a rispettarne i luoghi sacri e i comportamenti, ad accogliere le sue modalità di incontro per rendersi disponibili all’ascolto e ad un approccio che chiede di agire con piccoli gesti per entrare in sintonia quando ci troviamo ”in casa d’altri”. Insomma, saper comprendere i “Segni per incontrarsi”! E’ stato inoltre gentilissimo da parte loro preparare per noi un rinfresco finale; ci hanno accolti in modo speciale, come quando si ospita qualcuno in casa propria. Abbiamo potuto gustare, in particolare, dell’ottimo the alla menta, loro specialità.

  6. Abbiamo avuto la possibilità di parlare con l’Imam, la guida della loro comunità, e di rivolgergli alcune domande e curiosità riguardo alla loro religione. • ESISTONO NORME PARTICOLARI SULL’ABBIGLIAMENTO E SULLA DISPOSIZIONE DI UOMINI E DONNE? DA DOVE VENGONO QUESTE NORME? • QUAL E’ IL RUOLO, LA FUNZIONE DELL’IMAM? • QUALI SONO I PROBLEMI NELL’OTTENERE UNO SPAZIO DEDICATO AL PROPRIO CULTO? A CREMONA CI SONO STATE DIFFICOLTA’ DI QUESTO GENERE? • QUESTO LUOGO HA SOLO FUNZIONE DI MOSCHEA? • COME AVVIENE L’INSEGNAMENTO RELIGIOSO PER I PIU’ PICCOLI, SOPRATTUTTO PER QUELLI NATI IN ITALIA? ESISTE IL CATECHISMO? • PERCHE’ AVETE DECISO DI COLLABORARE CON LE SCUOLE DI CREMONA? DA COSA NASCE QUESTA VOSTRA RICERCA DI DIALOGO? • QUAL E’ LA PARTECIPAZIONE DELLA COMUNITA’ ISLAMICA ALLE INIZIATIVE DEL TAVOLO INTERRELIGIOSO?

  7. QUESTA E’ LA SINTESI DELLE RISPOSTE CHE ABBIAMO ASCOLTATO: Per quanto concerne l’abbigliamento, solo le donne hanno delle norme da seguire. Il tanto discusso “velo” viene indossato, ci spiega una donna presente all’incontro, per coprire i capelli, una parte del corpo da loro vista come elemento caratterizzante della persona. La loro capigliatura, coperta accuratamente in ogni momento della giornata, viene mostrata solamente nell’intimità dell’ambiente famigliare, poiché essere è più importante che apparire. La Moschea è organizzata in due parti distinte: una dedicata agli uomini, l’altra alle donne. Per gli uomini è obbligatorio recarsi il Venerdì nella Moschea per la preghiera, le donne vi si recano, invece, a loro discrezione.

  8. L’Imam è una persona esattamente come tutte le altre; non è santa. Viene scelta come guida della comunità per la sua grande fede e sapienza.

  9. Il loro centro culturale non può essere chiamato propriamente Moschea, poiché non è stata data loro l’autorizzazione, anche se secondo quanto espresso nell’articolo 19 della Costituzione Italiana dovrebbe essere garantito un luogo di culto ad ogni fede religiosa. • Per ottenere il loro luogo di culto a Cremona non ci sono state molte difficoltà; dopo gli avvenimenti di Via Massarotti di alcuni anni fa,il Comune ha concesso loro l’edificio di Via Bibaculo e da allora non si sono verificate ulteriori complicazioni. • Non ha ruolo solo di Moschea ma è anche un posto dove poter insegnare l’Arabo ai più piccoli. • I bambini imparano fin dall’infanzia con l’aiuto dei propri genitori i principi dell’Islam e della preghiera. Non si può però parlare, come avviene nel Cristianesimo, di Catechismo. Dai sei anni i bimbi cominciano liberamente a recarsi nella Moschea durante la preghiera del Venerdì, dai dieci la loro frequentazione diventa obbligatoria.

  10. E’ da parecchi anni che la comunità Islamica cremonese sceglie di collaborare con il Comune nel creare progetti di vario tipo per le scuole, medie e superiori del territorio. • Tutto nasce dalla convinzione che sia necessaria un’approfondita e non superficiale conoscenza per non lasciare adito ad incomprensioni e fraintendimenti. • Anche la sua frequentazione agli incontri organizzati dal Tavolo Interreligioso è finalizzata alla comunicazione tra le diverse realtà religiose presenti sul suolo cremonese.

  11. Riteniamo questa nostra esperienza sicuramente molto costruttiva. Non molto spesso capita di venire a contatto con realtà culturali o religiose diverse dalla nostra; anche visitare il loro luogo di culto è stato sicuramente un momento di grande crescita. Attraverso questo progetto abbiamo appreso e saputo apprezzare aspetti prima a noi sconosciuti dell’Islam. Conoscendo persone di fede islamica e studiando aspetti della storia dell’’Islam, abbiamo realizzato come tante nostre idee e opinioni fossero basate su semplici stereotipi. Ci siamo resi conto di quanti elementi affini si possano trovare in culture solo apparentemente tanto differenti dalla nostra. Abbiamo capito di non poterci permettere un’analisi superficiale “dell’altro”, poiché non si può giudicare senza conoscere.

  12. Siamo certi che sia importante avere più possibilità di incontro, di confronto, di scambio, di dialogo per superare le iniziali diffidenze reciproche, per proporre modalità di rapporti che non alzino barriere e non cerchino lo scontro. Perché ad incontrarsi o a scontrarsi non sono mai le religioni o le culture, ma le persone. Per questo abbiamo letto con soddisfazione l’articolo, presentato nella diapositiva seguente, che riportava su un quotidiano di Cremona l’approvazione di una mozione in Consiglio comunale per il diritto alla libertà religiosa e il testo di Mohamed Ba, attore e musicista senegalese, mediatore culturale e narratore, aggredito nel 2009 alla fermata dell’autobus, a Milano, per il diverso colore della sua pelle e non soccorso dai presenti, ma lasciato a terra ferito e sanguinante. Mohamed racconta in un monologo teatrale la sua storia e conclude con un appello che riprende il linguaggio ebraico-cristiano. Così scrive e a noi è piaciuto pensare che potessero le sue parole essere una buona conclusione del nostro Percorso…”per incontrarsi”:

  13. Così Mohamed scrive, e a noi è piaciuto pensare che potessero le sue parole essere una buona conclusione del nostro percorso “Segni per incontrarsi”: • “Padre non sanno quello che fanno. Non hanno saputo leggere le tavole della legge. Ci riproviamo noi: • Non avrai altro io all’infuori di TU. • Non nominare la nazionalità degli altri invano. • Ricordati di valorizzare le feste di tutte le culture presenti nella tua città. • Onora la memoria dei tuoi nonni e raccontala ai tuoi ospiti. • Non imporre il tuo punto di vista • Non testimoniare su popoli e culture di cui sai poco o per sentito dire. • Non rubare la parola agli altri, prima di tutto ascoltali. • Non desiderare solo la tua cultura, rischieresti la solitudine e la tristezza. • Non desiderare solo la cultura degli altri, rischieresti la dispersione culturale. • Non uccidere le differenze, sono la ricchezza dell’umanità. • Fonte:Lorenzo Guadagnucci, Giornalisti contro il razzismo,”Parole sporche”, Edizioni Altra Economia, Milano 2010

  14. Tutti noi Cremona, 13 Aprile 2011

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