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PSICOLOGIA MEDICA A.A. 2010/2011

PSICOLOGIA MEDICA A.A. 2010/2011. L'APPROCCIO BIOPSICOSOCIALE NELLA PRATICA CLINICA La COMUNICAZIONE NONVERBALE Prof.ssa Christa Zimmermann Prof.ssa Lidia Del Piccolo Dr.ssa Claudia Goss Dipartimento di Sanità Pubblica e Medicina di Comunità Sezione di Psichiatria e Psicologia Clinica.

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PSICOLOGIA MEDICA A.A. 2010/2011

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  1. PSICOLOGIA MEDICA A.A. 2010/2011 L'APPROCCIO BIOPSICOSOCIALE NELLA PRATICA CLINICA La COMUNICAZIONE NONVERBALE Prof.ssa Christa Zimmermann Prof.ssa Lidia Del Piccolo Dr.ssa Claudia Goss Dipartimento di Sanità Pubblica e Medicina di Comunità Sezione di Psichiatria e Psicologia Clinica

  2. PRESENTAZIONE ALCUNE DEFINIZIONI SIGNIFICATO EVOLUTIVO DELLA CNV EMOZIONI e CNV CNV NEL CONTESTO SANITARIO attenzione a: la relazione con l’anziano, la gestione dell’aggressività e del paziente non collaborante

  3. DEFINIZIONE Interazione tra almeno due agenti mediata da segni condivisi e dallo stesso repertorio di regole semiotiche Principi organizzatori del sistema di segni (grammatica) Rappresentazioni della realtà che sottendono un significato per gli agenti coinvolti COMUNICAZIONE • Il repertorio di segni e regole semiotiche può essere: • esplicito (gli agenti sono consapevoli del significato che esprimono) • implicito (i segni influenzano gli agenti, ma l’inviante non è sempre consapevole dei segnali che invia e di come questi possano essere decodificati dal ricevente)

  4. PAUL WATZLAWICK ET AL. (1968) PRAGMATICS OF HUMAN COMMUNICATION • E’ impossibile non comunicare (anche il silenzio è comunicazione) • Il contesto è parte integrante della comunicazione contribuendo a definirla – l’interazione medico-paziente è fortemente contesto dipendente. • Ciascun messaggio comporta 2 canali distinti: verbale e non-verbale. Mediante il non-verbale vengono comunicati desideri, affetti e sentimenti (aspetti impliciti dell’interazione) • Ogni messaggio tra due persone dice qualcosa in termini di contenuto ma anche sulla relazione tra le due persone (meta-livello)

  5. accordo distacco disappunto ANALISI DEL MESSAGGIO “Ok, va bene” Contenuto Relazione ”espressione di accordo” Verbale Non-verbale Se comunicazione non-verbale e verbale sono in contrasto, la CNV è adottata come parametro per definire la qualità della relazione, condizionando anche la lettura del contenuto.

  6. DEFINIZIONE COMUNICAZIONE NON VERBALE: Ogni comportamento intenzionale o no in cui i segni e le regole semiotiche coinvolte nel processo di codifica e decodifica siano di natura non verbale: • espressività del volto: contatto visivo, sguardo, motilità dei muscoli facciali • movimenti del corpo: gesto, contatto, postura • uso di oggetti: abbigliamento • aspetti paralinguistici: tono della voce, ritmo, attivazione fisiologica.

  7. CNV: INTERFACCIA TRA NATURA E CULTURA Parte integrante dell’evoluzione filogenetica e ontogenetica. Il comportamento di relazione implicante il riconoscimento durevole fra conspecifici coincide con la comparsa del cervello limbico. In assenza del cervello limbico si hanno comportamenti predatori, di accoppiamento sessuale, esploratori e di difesa del territorio privi di relazioni sociali durevoli e riconoscimento reciproco. (MacLean, 1984)

  8. Sistema Limbico Il sistema limbico comprende alcune regioni del diencefalo e del telencefalo che “coordinano le afferenze sensoriali con le reazioni corporee e le necessità viscerali” (Papez 1958) e che “rappresentano il luogo di origine delle emozioni”(Fulton 1951). Il sistema limbico (archipallio) ha connessioni con le aree neocorticali che ne modulano l’intensità e il significato.

  9. Emozione definizione dal latino “ex-movere” - reazione affettiva molto intensa, caratterizzata da : - una configurazione caratteristica (es. rabbia, gioia…) che usa il corpo come teatro (Damasio, 2000) - indotta da uno stimolo esterno (evento, oggetto che attiva i sensi) / interno (evocazione di un’immagine, alterazione neurochimica) - che induce dei cambiamenti sia sul piano fisiologico che cognitivo (in relazione a scopi e credenze)

  10. LE PRINCIPALI EMOZIONI • Emozioni secondarie o sociali • Invidia • Colpa • Vergogna • Gelosia • Pena • Delusione • Disprezzo • Le emozioni di base • Paura/ansia • Rabbia • Tristezza • Gioia • Disgusto • Sorpresa Ekman, P. & Friesen, W. V (1969)

  11. Emozioni e motivazioni Grazie alle funzioni e alle strutture del sistema limbico compaiono motivazioni primarie (es. attaccamento) che in presenza delle risposte ambientali (es. accudimento) consentono di stabilire diverse relazioni con i conspecifici – le emozioni costituiscono il segnale della qualità di tali relazioni paura→ ricerca di vicinanza, attaccamento; affetto → accudimento rabbia → attacco-difesa

  12. Antecedenti evolutivi Durante lo sviluppo, già nelle prime fasi evolutive, sono gli aspetti procedurali legati all’espressività del volto e dello sguardo, della vocalizzazione e del tono posturale che attivano specifici “schemi emotivi” (Bucchi, 1997) e rendono esplicite forme precoci di intersoggettività (Stern, 2004). Si tratta di un’ attitudine innata (essendo osservabile già poche ore dopo la nascita, in assenza di specifici apprendimenti e universalmente presente) Riguarda: • la regolazione reciproca in termini di coordinazione (dimensione temporale, sincronizzazione, auto ed etero regolazione comportamentale) • la sintonizzazione (dimensione affettiva).

  13. SIGNIFICATO EVOLUTIVO DELLA CNV Alla nascita la comunicazione è prevalentemente nonverbale e implicita. Insieme di sistemi predisposti alla decodifica della CNV: • NEURONI SPECCHIO • CORRISPONDENZA TRASMODALE • MECCANISMI DI COORDINAZIONE RECIPROCA • REATTIVITA’ A STATI EMOTIVI PROLUNGATI

  14. Schulte-Rüther et al., 2007 Neuroni specchio Nella scimmia i neuroni specchio sono stati localizzati nella circonvoluzione frontale inferiore e nel lobulo parietale inferiore. Nell'uomo, oltre ad essere localizzati in aree motorie e premotorie, si trovano anche nell'area di Broca e nella corteccia parietale inferiore. Predisposizione innata a comprendere le intenzioni dei conspecifici “sulla base di un processo di simulazione automatico e immediato” (Embodiedsimulation, Gallese, 2001; Kerr, 2008) per “risonanza” nel sistema senso-motorio dell’osservatore (Rizzolattiet al., 2001)

  15. CORRISPONDENZA TRASMODALE Studi sulla corrispondenza trasmodale (Meltzoff et al., 1985, 1990, 1993, Fields et al., 1982, Fields e Fox, 1985; Trevarthen, 1993) – capacità di riprodurre atti motori.

  16. COORDINAZIONE • Coordinazione del ritmo vocale tra caregiver e infante (Trevarthen et al. 1979, 1993, 1997; Jaffe et al., 2001 e Beebe et al. 1988, 1992, 2000). • Il ritmo interpersonale delle prime vocalizzazioni influenza lo stato di arousal del bambino • A sua volta l’arousal è modulato con l’auto-contatto, il distogliere lo sguardo, la restrizione o accentuazione dell’espressività (Beebe e Lachmann, 2002) -> co-regolazione • Primitiva forma di aspettativa sull’altro (matrice dell’ esperienza dell’”essere in relazione con l’altro”). • Analogie nell’interazione tra adulti (Beebe et al., 1988; Jaffe e Feldstein, 1970, George et al. 2008)

  17. REATTIVITA’ A STATI EMOTIVI Variazioni neurofisiologiche in neonati posti di fronte a diverse espressioni emotive (Davidson e Fox 1982, Dondi et al. 1999) Il riconoscimento delle emozioni attiva correlati cognitivi e stati edonici di malessere/benessere. Le prime forme di memoria riguardando la registrazione e il richiamo di schemi viscero-senso-motori ed emozionali alinguistici e tendono a restare sempre attivi. Forma di memorizzazione pre-linguistica.

  18. PARADIGMA STILL-FACE (Tronick, 1978, 2008) Gli Stati affettivi prolungati sono la risultante del continuo interscambio tra processi bio-ritmici di controllo affettivo attivamente auto-organizzati dal neonato e l’effetto che le emozioni espresse dagli altri hanno su tali processi di controllo”. Il perdurare di tali stati determina la qualità positiva/negativa del NUCLEO AFFETTIVO INDIVIDUALE influendo sugli aspetti impliciti della relazione interpersonale

  19. EMOZIONI e CNV • CNV e emozioni hanno significato evoluzionistico e mirano alla sopravvivenza dell’individuo: • Ricerca e garanzia di protezione (attaccamento) • Regolazione dello stato interno dell’organismo in modo da preparalo a reagire alla situazione (biologicamente/culturalmente rilevante). • Es. in compiti di riconoscimento delle emozioni la rabbia viene riconosciuta più rapidamente e correttamente rispetto alla tristezza o alla gioia (Montepare, 1987)

  20. Attaccamento Un legame di lunga durata, emotivamente significativo, che il bambino sviluppa nei confronti dell' adulto che si prende cura di lui. • Diversi concetti: • l'attaccamento come legame; • i comportamenti di attaccamento, cioè il mezzo tramite il quale viene espresso e mantenuto il legame stesso; • il sistema comportamentale di attaccamento, che regola i comportamenti del bambino coordinandoli in vista di uno scopo.

  21. Teoria dell’attaccamento: John Bowlby John Bowlby, psichiatra e psicoanalista inglese. Ottica sistemico etologìco-evoluzionista Bowlby J., Attaccamento e perdita. Vol. 1: L'attaccamento alla madre, Boringhierh Torino, 1976 vol.II: La separazione dalla madre, Boringhieri., Torino, 1978 vol .III : La perdita della madre, Boringhieri, Torino,. 1983. Secondo Bowlby le interazioni tra madre e bambino (che iniziano già durante la gravidanza, e che vanno dall'abbraccio allo scambio di sguardi, alla nutrizione, alla consolazione ecc.), strutturano ciò che viene definito sistema d'attaccamento, il sistema che guida (anche nella vita adulta) le interazioni e gli scambi relazionali affettivi.

  22. Teoria dell’attaccamento: presupposti La necessità di contatto fisico è un bisogno primario e indipendente da quello relativo al soddisfacimento dei bisogni fisiologici. Il legame di attaccamento madre-figlio è qualcosa di più che l'esito di un rapporto strumentale finalizzato all'ottenimento di cibo da parte del cucciolo. “Con I 'aumentare dell'età e delle occasioni d'imparare, un piccolo nutrito da una madre metallica fornita di biberon non si attacca più a lei, come si potrebbe prevedere in base alla teoria della pulsione secondaria, ma invece si attacca sempre più alla madre di stoffa che non lo allatta”. (Harlow, 1958) “

  23. Teoria dell’attaccamento: Caratteristiche Caratteristiche del legame di attaccamento: • a) ricerca di vicinanza fisica alla figura di attaccamento; • b) effetto base sicura, cioè l'atmosfera di benessere e sicurezza che il bambino avverte una volta stabilita la vicinanza fisica; • c) protesta alla separazione, quando la prossimità diventa impossibile.

  24. Teoria dell’attaccamento: variabili • Presenza o l'assenza reale di una figura di attaccamento • Fiducia o sfiducia nel fatto che la figura di attaccamento, che non sia realmente presente, sarà disponibile, cioè accessibile e capace di rispondere in modo adeguato in qualsiasi situazione di bisogno. Più l'individuo è giovane, più ha importanza la prima variabile. Fino ai tre anni questa è una variabile dominante. Dopo i tre anni diventano sempre più importanti le previsioni di disponibilità o di non disponibilità. Dopo la pubertà le qualità astratte del rapporto (affetto, fiducia, approvazione) diventano le variabili dominanti.*

  25. RIASSUMENDO I CNV sono cruciali per l’interazione e definiscono le abilità di base che consentono ai mammiferi, fin dall’infanzia, di comprendere e co-regolare la qualità del rapporto interpersonale in atto. Tali abilità permangono inalterate per tutto il corso dell’esistenza

  26. CNV NEL CONTESTO SANITARIO Sia l’operatore sanitario che il paziente: • Sperimentano emozioni • Mostrano emozioni • Giudicano le rispettive emozioni La qualità della relazione in ambito sanitario si definisce spesso in forma implicita, condizionando l’esito delle cure.

  27. CNV NEL CONTESTO SANITARIO La qualità del rapporto tra paziente e curante si definisce già nel primo minuto di interazione ed è fortemente influenzata dagli aspetti paralinguistici. Tale qualità tenderà a permanere nel tempo (Hall et al. 2009). Thin-slices judgments (Ambady e Rosental, 1992, 2002)

  28. Ruolo di specifici aspetti della CNV • Sguardo, contatto visivo • Espressività del volto • Postura • Contatto fisico • Prossemica • Tono della voce • Silenzio, iniziativa • Risposta psicofisiologica

  29. (1) Sguardo, contatto visivo • Uno degli aspetti più studiati della CNV • Associato a percezione di - Rispetto e genuinità (Kelly e True, 1980) - Empatia (Tepper e Hasse, 1972, 1978, Seay e Altekruse, 1979)

  30. Contatto visivo: evidenze Van den Brink-Muinen et al 2003 • Percentuale di contatto visivo tra medico e paziente rispetto alla durata della consultazione in sei stati Europei (2825 GP). 55.2% 35.5%

  31. Contatto visivo: evidenze • Effetti positivi (Bensing etal 2005; Zantinge et al 2007) della durata del contatto visivo su: • Soddisfazione percepita rispetto alla consultazione. • tempo dedicato a parlare di tematiche psicosociali – riconoscimento del disagio emotivo. • Effetti negativi (Pieterse et all 2007): • Counsling Genetico: durata del contatto visivo associata ad un incremento dell’ansia nel paziente. • N.B.: Rapporto tra uso del computer e contatto visivo (McGrath et al. 2007)

  32. (2) Espressione del volto Spesso associata allo studio delle emozioni

  33. Espressione del volto • Paul Ekman ricerca sull’universalità delle espressioni facciali connesse a date emozioni. • FACS - EMFACS

  34. Espressione del volto: evidenze Glistudichemisurano le azionifacciali (con EMG facciale o con sistemidicodifica) e poi siservonodiquestionari self-report o dimetodi “osservazione-attribuzione” hannodimostratoche le espressionifacciali: • consentonodidistinguere le emozionipiacevolidalleemozionispiacevoli, ma non dipiù; • informanosull’intensitàdell’emozione; • possonoesserealterate per attenuare o simularealtreemozioni. L’espressionepiùambigua è ilsorriso; • Differenzeindividualinell’ ”espressività” facciale (capacitàdiencoding), nell’abilitàdileggere le espressionifacciali (capacitàdidecoding); lieve ma significativadifferenza a favoredelledonne.

  35. Espressione del volto: evidenze negli anziani1 Ambady et al 2002, Psychology and Aging

  36. Espressione del volto: evidenze negli anziani1 Campione di pazienti anziani (>75 a non più in grado di muoversi autonomamente da 2 sett.) 171 (57x3) clips video thin-slices (appariva solo il volto del terapeuta) Valutazioni: ingresso, al termine del ricovero e tre mesi dopo. CNV: sorridere, ridere, aggrottare la fronte, annuire, disapprovare, scrollare le spalle, stare di fronte al pz., guardare altrove, stare seduti. Risultati valutati su: mobilità fisica grado di confusività condizione psicologica (Geriatric Depression Scale, Self-esteem Scale, Will to Function) Ambady et al 2002, Psychology and Aging

  37. Scala delle attività quotidiane Espressione del volto: evidenze negli anziani2 Ambady et al 2002, Psychology and Aging

  38. Espressione del volto: evidenze negli anziani3 Ambady et al 2002, Psychology and Aging

  39. Confronto fra giovani e anziani (n=82) nel riconoscimento di emozioni primarie (rabbia, tristezza, gioia vs espressione neutra) • Gli anziani tendono a ad essere meno accurati nel riconoscimento della tristezza, giudicata più spesso come neutra. Più cauti/incerti. Controllo emotivo al fine di sperimentare meno emozioni negative? • Le prestazioni migliorano per volti di età simile • Aggressività percepita nel modo più accurato da tutti i soggetti, compresi gli anziani (la sensibilità a indici emotivamente rilevanti è precoce e perdura per tutta la vita)

  40. (3) Postura Importanza della congruenza

  41. Postura: evidenze • Evidenze positive e consistenti: • Differenze tra medici capaci di instaurare un buon rapporto rispetto a medici con basso rapporto (Harrigan et al., 1985). I primi: • Annuivano di più • Mantenevano il corpo in posizione frontale rispetto al paziente (dato confermato da Larsen, rispetto alla soddisfazione percepita dal paziente) • Effettuavano movimenti delle braccia simmetrici • Incrociavano meno spesso braccia e gambe • Coloro che avevano più bassi indici di rapporto si giravano più spesso o si allontanavano con il corpo dal paziente e presentavano più movimenti asimmetrici delle braccia.

  42. (4) Contatto fisico • Ci sono diversi modi di toccare • Come segnale di conforto (expressive touch) • Come parte dell’esame obiettivo (instrumental touch) • Come segnale di dominio

  43. Contatto fisico: evidenze • McCann e McKenna, 1993 hanno evidenziato che con gli anziani il contatto strumentale (visita, pulizia, mobilizzazione) da parte di personale infermieristico è più frequente (142 su 149) con gli anziani che con altri gruppi di pazienti, a discapito del contatto espressivo-affettivo. • Ciò è più frequente con pazienti che hanno deficit cognitivi, che faticano maggiormente ad esprimere i loro bisogni (Jenkins & Price, 1996)

  44. Contatto fisico: suggerimenti • De Vos (1989) suggerisce di utilizzare un contatto gentile e calmo, evitando movimenti repentini e frettolosi • E’ utile accompagnare istruzioni, spiegazioni, richieste, rimproveri o indicazioni al contatto fisico, soprattutto alle mani, alle braccia, alle spalle, alla schiena o ai piedi (Routasalo, 1996) • Effetto: calmare e dare senso di protezione (Routasalo & Isola, 1996) – ridurre l’ansia (intensità della frequenza cardiaca, McCann e McKenna, 1993, Kim & Buschmann, 1999)

  45. (5) Prossemica 25 medici 50 pazienti (65-89 anni) videoregistrazioni

  46. Distanza interpersonale Distanza sul piano verticale Barriere fisiche Angolo d’interazione

  47. Risultati • “risposta affettiva” => sguardo (66%) e contatto fisico (42%) – • Assenza della scrivania tra medico-paziente aumenta la probabilità della “risposta affettiva” (0.66 vs 0.48 durata contatto visivo; 3.6 vs 2.2 contatti fisici) – • La “risposta affettiva” è anche influenzata dalla ridotta differenza d’altezza dello sguardo, dalla posizione frontale o ad angolo e dalla distanza interpersonale.

  48. (6) Tono della voce • Associazione tra il tono di voce di chirurghi e la loro storia legata ad accuse di “malpractice”. I chirurghi che veniavano giudicati più dominanti e poco partecipi sul piano vocale, erano stati più spesso citati in giudizio (Ambady et al 2002) • Infantilizzazione: con gli anziani si tende ad aumentare ed esagerare il tono della voce (secondarybaby talk – Caporael, 1981)

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