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Tappe dello sviluppo nel bambino con Sindrome di Down

Tappe dello sviluppo nel bambino con Sindrome di Down. Necessità di “tempi più lunghi” per l’acquisizione delle tappe dello sviluppo di tipo motorio e linguistico. Ingresso a scuola tappa fondamentale per la crescita del bambino.

Gabriel
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Tappe dello sviluppo nel bambino con Sindrome di Down

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Presentation Transcript


  1. Tappe dello svilupponel bambino con Sindrome di Down Necessità di “tempi più lunghi” per l’acquisizione delle tappe dello sviluppo di tipo motorio e linguistico

  2. Ingresso a scuola tappa fondamentale per la crescita del bambino • Primo contatto con il mondo esterno (mondo sociale, regole, richieste) • Distacco del bambino dalla fonte primaria di relazioni affettive (famiglia) • Distacco dei genitori dal bambino • Inizio e costruzione di un percorso educativo

  3. Il livello affettivo e socio-relazionale non evidenzia differenze nello sviluppo che risulta in linea con le normali tappe

  4. Modalità relazionali favorevoli: Favorire l’autonomia a partire dalle attività quotidiane Rispetto delle regole sociali come tutti: il bambino con SD deve essere sempre considerato alla pari degli altri Favorire la partecipazione attiva a tutte le attività proposte

  5. Autonomia del bambino con sindrome di Down Personale Sociale Didattica

  6. AutonomiaPersonale • Vestirsi e Svestirsi (riconoscere i propri indumenti, mettere in ordine i propri capi, ecc.) • Uso dei servizi (Controllo sfinterico adeguato, abbassarsi i pantaloni, usare la carta igienica, ecc.) • Alimentazione (Utilizzo delle posate, bere senza rovesciare, ecc.) • Uso di strumenti quotidiani (uso del telefono, ecc.) • Nell’utilizzo dello spazioe degli strumentidella classe

  7. Autonomia Sociale Nel rapporto con i pari Nel rapporto con l’adulto Nella capacità di chiedere aiuto all’altro Nell’essere in grado di difendersi attraverso strategie consone ed efficaci

  8. Autonomia Didattica • Favorire momenti di lavoro autonomo che aumentino nel tempo • Promuovere compiti adeguati alle competenze che ne supportino il senso di efficacia • Motivare all’uso della lettura, scrittura e calcolo (sempre)

  9. Fornire strumenti e strategie facilitanti che, nell’età adulta,potenzino la massima autonomia possibile

  10. Piano EducativoIndividualizzatoProgetto di Vita DiagnosiFunzionaleEducativa Momento conoscitivo dei punti di forza/debolezza e bisogni educativi speciali Momento di definizione di obiettivi e di scelte progettuali ProfiloDinamicoFunzionale Attività, materiali, metodi di lavoro Momento di definizione di tecniche e risorse di lavoro Verifica acquisizione e appropriatezza degli obiettivi Momento di revisione e correzione

  11. NODI PROBLEMATICI 1. STRUMENTI • Complessità intrinseca degli strumenti con eccessiva frammentazione che non permette un quadro globale ed integrato; • Il linguaggio tecnico spesso non chiaro, terminologie spesso equivocabili, difficoltà ad uniformare il linguaggio clinico e quello scolastico; • Nei P.E.I. sono presenti molti obiettivi e poca metodologia; • Difficoltà nel fare le previsioni di sviluppo, soprattutto a lungo termine; • Strumenti considerati come prassi burocratica e perciò non funzionale all’attività scolastica; • La problematicità nel ricostruire le storie dei bambini e nel reperire la documentazione dei percorsi.

  12. NODI PROBLEMATICI 2.COMUNICAZIONE E LIVELLI DI COLLABORAZIONE • I rapporti con i servizi per acquisire la documentazione sono spesso difficili; • La scarsa e non definita collaborazione con le famiglie non permette un dialogo costruttivo, una crescita comune intorno al bambino; • La difficoltà ad integrare il P.E.I. con il programma della classe (rapporto bambino/compagni); • La collaborazione fra insegnante di classe e docente di sostegno risulta essere un tradimento della legge sull’integrazione se chi ne è simbolo non viene riconosciuto, o non è preparato, per essere un esperto di didattica speciale, collaborativa ed intelligente; • Il G.L.H. quasi mai attivato o parzialmente utilizzato, molto spesso ridotto a fare un lavoro in sordina, difficilmente portato a conoscenza di tutto il Collegio e dei genitori della scuola.

  13. In sintesi • Gli ostacoli che si frappongono alla costruzione di un dialogo significativo e alla collaborazione tra scuola, famiglia e servizi; • Il fraintendimento di base sul ruolo, le competenze e le funzioni del team docente, incluso l’insegnante per il sostegno; • La scarsa integrazione fra il percorso individualizzato, il lavoro in classe e le altre attività educative e didattiche offerte dalla scuola; • Il coinvolgimento non sempre soddisfacente del collegio docenti e dei genitori di tutti gli alunni sulle tematiche dell’integrazione.

  14. Il raccordo ed il dialogo scuola - famiglia di un bambino in situazione di handicap si presenta molto più complesso, quindi: • Vanno impostati con analogie rispetto alle altre famiglie, inoltre, vanno predisposti spazi, tempi e modalità propri ai bisogni di quella famiglia e di quel bambino • E’ necessario coordinare eventuali interventi integrativi a quello scolastico, integrare diversi sistemi in un progetto educativo condiviso e coordinato • Il processo è dinamico, in uno scambio reciproco di dare e avere (abitudini, esperienze, comportamenti, saperi, desideri, aspettative, emozioni, ecc)

  15. “Condizioni” della collaborazione Scuola-Famiglia • Gli operatori devono pensare ai genitori come attivi consumatori di servizi e non come utenti o pazienti • Condivisione attività e decisioni • Rispetto reciproco • Condivisione dei fini comuni • Condivisione del potere decisionale • Condivisione dei sentimenti • Flessibilità

  16. “Modalità” della collaborazione • Condivisione delle prospettive • Condivisione degli atteggiamenti • Riconoscimento del ruolo di tutela • Offerta di risorse • Offerta di strategie di intervento su situazioni particolari • Pressione politica per aumento di risorse • Aiuto per l’adattamento del progetto/curricolo • Aiuto per creare una rete di risorse

  17. Genitori come risorsa • No atteggiamento di delega da entrambe le parti • Astensione dall’atteggiamento di “giudizio sull’altro ruolo” • No irrigidimento sulle proprie opinioni in caso di divergenza ma atteggiamento di rassicurazione e di ricerca di un punto in comune di dialogo • Rispetto del proprio ruolo

  18. Per una collaborazione funzionale scuola-famiglia • La famiglia componente importante che partecipa al contratto educativo condividendo con il contesto educativo responsabilità e impegni nel rispetto reciproco di competenze e ruoli. • Attraverso adeguate modalità di comunicazione collettiva e personale (momenti assembleari e colloqui individuali) si risponde alleesigenze di dibattito, di proposizione, di confronto con funzione primaria di raccolta di tutte le conoscenze necessarie all'elaborazione di un'immagine relazionale globale del bambino (anche al di fuori del contesto educativo)

  19. Diversi Ruoli Educativi Figure Genitoriali Assistenti ed Insegnanti che lavorano insieme per un fine comune Il Benessere e la crescita del bambino

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