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San Giovanni in mostra

walter
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San Giovanni in mostra

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Presentation Transcript


    1. San Giovanni in mostra Laboratorio storico-artistico Conoscere il passato per costruire il futuro Istituto Comprensivo “G.Ungaretti” Macchia di Giarre Dirigente Scolastico: Maria Novelli Docenti referenti : Giuseppa Romeo, Lucia Pappalardo, Rosalba Previtera

    3. Si può ipotizzare che i primi insediamenti dell’abitato di S.Giovanni Montebello, quartiere emergente dell’antica Contea di Mascali, risalgano alla metà del 1600: le colline alle pendici dell’Etna oltre ad essere molto fertili garantivano ai contadini che vi abitavano un riparo dalle invasioni barbaresche, a cui invece erano pericolosamente esposte le zone costiere. Fino al XVI secolo sulle colline di S.Giovanni Montebello però, sorgevano soltanto insediamenti sparsi nelle campagne che si alternavano alla vegetazione spontanea e al bosco. Mentre a partire dalla metà del XVI secolo il Vescovo di Catania, Caracciolo incentivò l’insediamento nelle terre della Contea di Mascali, di cui era proprietario, concedendole in enfiteusi, cioè in affitto, a nobili di Acireale e Catania che tentavano di appropriarsene abusivamente per trasformare i boschi in vigneti. Le campagne di San Giovanni risultarono particolarmente ambite, oltre che per la fertilità del suolo e la piacevole collocazione geografica, anche perché si trovavano in una posizione strategica. Infatti fino alla fine del Seicento, S. Giovanni era lambita dalla strada Consolare che collegava Catania e Messina, questa strada attraversava Macchia, passava per Tagliaborsa e proseguiva per Nunziata. Tuttavia dopo il 1693, anno in cui la Sicilia Orientale fu colpita da un violento terremoto, questa strada così importante fu spostata più a valle, lì dove poi si sviluppò l’abitato di Giarre. Il trasferimento della strada Consolare non emarginò il quartiere di S. Giovanni, che rimase collegato a Giarre attraverso una “trazzera” a Sterrata da Vadda. Questa “trazzera” scendendo per Coste, consentiva un rapido collegamento con Giarre poiché arrivava nel luogo in cui sorge la chiesa del Convento degli Agostiniani Scalzi. Da lì i prodotti delle attività agricole e vitivinicole che provenivano dalle colline a dorso dei muli, attraverso Lo Stradone, oggi Corso Italia, erano trasportate al porto di Riposto per l’esportazione.

    5. La Chiesa di San Giovanni Montebello Non si conoscono purtroppo le origini della chiesa di S. Giovanni Battista in quanto non c’è traccia alcuna di documenti che attestino la costruzione, tra la fine del ‘600 e la prima metà del ‘700, di chiese rurali nel comprensorio di Giarre, dapprima modeste poi ingrandite e rese più sontuose. Si sa, però, che l’impianto originario della chiesa sorse nel luogo in cui si venerava una sacra icona e fu poi ampliato durante l’Ottocento. Essa nacque grazie alle offerte del popolo e i lavori iniziarono, presumibilmente, intorno al 1725 e vennero ultimati nel 1747, anno in cui fu dichiarata canonicamente sacramentale, con fonte battesimale, dall’Arcivescovo ed Archimandrita di Messina e soggetta al Vicario Curato di Mascali, cui appartenne come parrocchia succursale della chiesa matrice di S. Leonardo fino al 1823. Quando però Giarre fu separata dalla parrocchia di Mascali e il 9 Settembre 1823 fu istituito il primo arciprete parroco, S. Giovanni si trova a dipendere, ecclesiasticamente, non più da Mascali ma dalla nuova parrocchia di Giarre, pur rimanendo soggetta alla giurisdizione ecclesiastica dell’Arcivescovo ed Archimandrita di Messina. Questo stato perdura fino a quando Mons. Gerlando Maria Genuardi di Girgenti, viene consacrato a Roma, nell’agosto del 1872, da papa Pio 1X primo vescovo di Acireale. A lui, nei primi anni del 1900, alcuni sacerdoti e le famiglie più in vista di S. Giovanni si rivolgono per staccare la chiesa dalla parrocchia di Giarre ed erigerla a parrocchia autonoma. A queste seguiranno altre suppliche fino alla bolla vescovile del 15 febbraio 1905 con la quale la chiesa di S. Giovanni è riconosciuta come parrocchia indipendente; seguirà il riconoscimento anche governativo col regio assenso del 21 Giugno 1905. Il primo restauro della chiesa di S. Giovanni Battista, colpita in precedenza da terremoti, risale al 1840/41; essa viene ampliata longitudinalmente per andare incontro alle nuove esigenze della popolazione.

    7. La committenza Le opere d’arte destinate all’ornamentazione di un edificio religioso spesso vengono acquisite dalla chiesa per donazione o più spesso attraverso delle commissioni. Il committente delle opere d’arte destinate ad una chiesa è spesso l’intera comunità che attraverso gli ornamenti vuole conferire prestigio all’edificio sacro del proprio paese, vuole esprimere valori religiosi, estetici e culturali, ma anche evidenziare l’importanza politico-sociale di un luogo. I committenti dunque ordinano agli artisti la realizzazione di opere d’arte indicandone spesso l’iconografia e i contenuti estetici. Scegliendo talvolta a modello iconografie di dipinti presenti nelle chiese vicine magari ritenute più prestigiose. L’incremento delle attività agricole nelle terre della Contea di Mascali durante il XVIII secolo produce le condizioni perché il borgo di S. Giovanni Montebello da modesto agglomerato rurale diventi uno dei quartieri più popolosi ed importanti della Contea. La comunità locale, dopo l’edificazione del maestoso tempio, profonde le proprie risorse per l’ornamentazione interna della chiesa finanziando acquisti fino a tempi abbastanza recenti.La tradizione locale, avallata dagli studi recenti di G.Frazzetto[1] e V.Di Maggio[2], riferiva che la committenza di S.Giovanni intorno al 1744, si fosse rivolta al prestigioso pittore acese Paolo Vasta, per affrescare la chiesa avviandone così l’ornamentazione interna. La constatazione che di questi affreschi nulla è rimasto e che nel territorio giarrese non si registrano lavori “a fresco” di Paolo Vasta ci ha indotto a dubitare della notizia e ci ha spinto ad effettuare una ricerca che si è rivelata fruttuosa. Consultando gli scritti di Lionardo Vigo su Paolo Vasta abbiamo reperito la seguente testimonianza: “Non vinto il brio pittoresco di Paolo per la separazione del preclaro discepolo (si tratta del pittore Vito D’Anna) , dipinse per la chiesa di S.Giovan Battista di Monte Pidocchio due tele, in una delle quali vedonsi il santo tutelare e N.D. delle grazie, nell’altra l’immacolata triade”[3]. Inoltre con l’annotazione che correda questo brano il Vigo ci fa sapere che il contratto fu stipulato presso Geronimo Marano il 18 Agosto 1744.[4] Dunque Paolo Vasta stipulò con la committenza di San Giovanni un contratto per la realizzazione di due tele e non di affreschi, purtroppo anche di queste tele si è persa ogni traccia e quindi è difficile dire se siano state effettivamente realizzate.Invece viene affidata ad Alessandro Vasta, figlio di Paolo, la realizzazione del “Quadruni”, la grande e bella tela collocata sull’altare maggiore. [1] G.Frazzetto, P.P.Vasta, Ist. Per la Cultura [2] V.Di Maggio [3] Lionardo Vigo,Vita di P.P.Vasta, pittore di Acireale, in Vigo L.,Opere, Donzuso 1897-1900, pag.569 [4] Ibidem pag.609 [5] Librando- Ficarra [1] G.Frazzetto, P.P.Vasta, Ist. Per la Cultura [2] V.Di Maggio [3] Lionardo Vigo,Vita di P.P.Vasta, pittore di Acireale, in Vigo L.,Opere, Donzuso 1897-1900, pag.569 [4] Ibidem pag.609 [5] Librando- Ficarra

    9. Il Battesimo di Gesù Il battesimo di Gesù fa parte di un ciclo di affreschi realizzato per la chiesa di San Giovanni Montebello dal sacerdote Tullio Allegra alla fine dell’Ottocento. Colllocato nella navata destra in prossimità del Fonte battesimale ripropone fedelmente l’iconografia e la composizione del “Quadruni” di A.Vasta, ma la resa risulta alquanto fredda ed impacciata, le figure e i panneggi rimangono piuttosto rigidi e il colore opaco e poco sfaccettato..

    10. San Mauro Abate San Mauro Abate, (fratelli Vaccaro, 1870c.) la tela rappresenta San Mauro, santo a cui si attribuiscono numerosi miracoli, nell’atto di benedire e offrire le sue grazie a gente umile, affaticata e provata dalla sofferenza. Il dipinto, oltre a celebrare le prerogative di San Mauro, allude probabilmente alla realtà sociale di San Giovanni: una comunità operosa, che vivendo del proprio lavoro, cerca con fiducia l’assistenza del Santo. Recenti studi hanno ipotizzato che la scarsa disponibilità economica dei committenti abbia determinato una composizione alquanto semplificata e in qualche tratto affrettata, tuttavia la resa delle figure in ginocchio risulta accurata e colloca il dipinto nell’ambito della pittura romantica e realistica dell’Ottocento.

    11. San Mauro Abate Particolari

    12. Crocifisso ed anime purganti Crocifisso ed Anime Purganti, il dipinto, sicuramente opera di un modesto pittore locale, è tuttavia un prezioso documento che testimonia le relazioni che devono essere intercorse tra la comunità di San Giovanni e la chiesa del Convento degli Agostiniani Scalzi di Giarre: proprio agli Agostiniani Scalzi, si deve l’introduzione del culto delle anime purganti nel territorio garrese: inoltre si tenga presente che l’abitato di San Giovanni era direttamente collegato all’abitato di Giarre per mezzo di una trazzera chiamata a Srrata da vadda che dal paese collinare conduceva a valle lambendo proprio la Chiesa del Convento, ricovero e ospizio per viandanti e pellegrini.

    13. Madonna del Rosario e Santi Domenicani Madonna del Rosario e Santi, (anonimo prima metà del XIX secolo) , la tela rappresenta la Madonna del Rosario con santi , per l’impaginazione dell’opera e per la cifra stilistica, potrebbe essere datata alla prima metà del XIX secolo: dipinti di eguale soggetto e di simile impaginazione si ritrovano in molte chiese delle località vicine

    15. La Madonna dei raggi Madonna dei raggi, (fratelli Vaccaro 1863). Dopo un viaggio a Firenze di Francesco, i fratelli Vaccaro già noti a Giarre e Acireale per aver realizzato importanti dipinti per le chiese maggiori di queste città, vengono contattati dai committenti di San Giovanni Montebello per realizzare la Madonna dei raggi, una variante iconografica dell’Immacolata Concezione. La Madonna è rappresentata con due raggi che scaturiscono dalle mani:questa iconografia era stata definita da una medaglia, infatti è chiamata anche Madonna della medaglia, coniata dopo le apparizioni della Vergine a Santa Caterina Laboureux. Giuseppe e Francesco Vaccaro presero a modello una foto inviata dal giovane Mario da Firenze, che riproduceva una Immacolata Concezione dipinta da Philip Veit. Dopo alcuni schizzi preparatori dei fratelli calatini che non destarono particolare soddisfazione, all’ideazione della figura della Madonna partecipano i committenti che, pur riconoscendo ed apprezzando la perizia dei nostri pittori, chiedono con determinazione che vengano apportate alcune variazioni all’iconografia. Esiste un documento[che attesta quanto segue:” Voglio eseguito perfettamente l’azione come nel tipo. Poi quello che è sviluppo ed espressione sta nella Vostra valentia . Veste bianca/ manto celeste, accentriata di angioli.” Oltre ad assecondare le richieste iconografiche dei committenti, la figura della Madonna è concepita per conferire all’immagine intensa spiritualità ed eleganza: l’esaltazione della verticalità, la rievocazione di Raffaello soprattutto nel volto e nei panneggi della Madonna, testimoniano l’avvicinamento dei fratelli Vaccaro allo stile neogotico e purista dei Nazareni. Nel 1950 per volontà e con il contributo dei fedeli l’immagine della Madonna viene arricchita da una corona d’argento e pietre preziose.

    16. La Madonna dei raggi Particolari

    17. Madonna dei raggi analisi dello stile

    18. Battesimo di Cristo “U Quadruni” Battesimo di Gesù (attribuito ad Alessandro Vasta), chiamato anche “U quadruni” per la collocazione nell’altare maggiore e la rilevanza devozionale del soggetto, il dipinto rappresenta il battesimo che San Giovanni impose a Gesù nel fiume Giordano, le figure della Trinità e di San Giovanni occupano la zona centrale della tela mentre intorno angeli e putti definiscono attraverso dei teli le quinte della scena. La struttura compositiva mossa, l’elegante sinuosità dei panneggi e i colori caldi e corposi rendono plausibile l’attribuzione al pittore acese Alessandro Vasta.

    19. Battesimo di Cristo analisi dello stile

    20. Deposizione di Cristo Deposizione di Cristo, il dipinto, che riproduce in maniera piuttosto fedele una tela che Paolo Vasta aveva dipinto per il Duomo di Acireale, rappresenta la deposizione di Gesù dalla croce alla presenza delle Pie donne, di Giuseppe D’Arimatea e Nicodemo, e con una forzatura cronologica di due sante; sullo sfondo si osservino le annotazioni paesaggistiche e architettoniche.

    21. Transito di San Giuseppe

    22. Transito di San Giuseppe particolari Transito di San Giuseppe, (Fratelli Vaccaro) 1870c. Il dipinto rappresenta San Giuseppe in punto di morte, per questa realizzazione i Francesco Vaccaro, prende spunto da un Transito di San Giuseppe che nel 1839 G.Rapisarda aveva realizzato per il Duomo di Giarre. Senza apportare originali contributi ideativi, Francesco semplifica all’essenziale la composizione e ripropone figure che aveva già realizzato per altri lavori o copia figure di altri autori per esempio riproduce la Madonna che Marcello Leopardi aveva realizzata per un’omonima tela conservata nella chiesa dei Minoriti a Catania( 1793).

    23. Il sacrificio di Isacco

    24. Gli artisti P.P.Vasta (1697-1760), pittore acese, fu uno dei più fecondi decoratori della Sicilia centro-orientale. Dopo un apprendistato con i fratelli Filocamo , nel 1714 si reca a Roma dove ha modo di approfondire il classicismo romano soprattutto del Maratta e di cogliere il diffondersi del primo gusto Rococò. Impegnato nell’ornamentazione di molte chiese ricostruite dopo il terremoto del 1693, diffonde nella Sicilia centro orientale orientamenti classicisti di ascendenza romana ingentilite da suggestioni lineari e cromatiche Rococò.La tradizione locale in verità poco verosimile, gli attribuiva la realizzazione di affreschi per l’ornamentazione della volta della chiesa di San Giovanni Montebello, in realtà secondo quanto riferito dal primo biografo del pittore, Paolo Vasta avrebbe stipulato un contratto con detta chiesa, per la realizzazione di due tele raffiguranti “il santo tutelare e N.D. delle grazie” e “l’Immacolata triade”. Alessandro Vasta (1730-1783), primogenito del pittore acese Pietro Paolo, fu suo valido collaboratore, attivo con il padre nella Sicilia centro orientale, ne acquisì gli insegnamenti, tenendo però presente anche la lezione del pittore palermitano Vito D’Anna. Alessandro nei suoi dipinti ingentilisce il classicismo romano proposto dal padre, prediligendo colori pastello dalla timbrica calda e squillante e uno stile più languido, delicato ed elegante, che lo avvicina al Rococò. La Bottega dei Fratelli Vaccaro di Caltagirone.Giuseppe e Francesco Vaccaro, pittori calatini, attivi nella Sicilia Orientale nel XIX Secolo, spesso firmarono insieme le opere che dipingevano nella loro bottega.Francesco Vaccaro (1808-1882), in particolare, si formò alla scuola di V.Riolo e di G. Pataria, dedicandosi anche alla copia di opere del seicento. Questi studi fecero evolvere la formazione neoclassica verso una produzione religiosa di stampo realistico e veristico con accenti di bonario patetismo.Mario Vaccaro (1845-1865), figlio di Francesco, intorno al 1862 con un assegno del comune fu mandato a Firenze alla ‘’scuola del costume’’ dell’Accademia di belle arti per coltivare il suo talento pittorico. Grazie a questo soggiorno la bottega dei Vaccaro a Caltagirone ebbe notizia degli orientamenti artistici coltivati a Firenze. Giuseppe Rapisarda (1779-1853), pittore catanese, allievo di Matteo Desiderato, è impegnato a proporre nei suoi dipinti orientamenti stilistici neocinquecenteschi, attivo a Giarre intorno agli anni trenta del XIX secolo; dipinge nel 1828 una Madonna della Purità con Bambini per la chiesa dell’Oratorio e per la chiesa Madre di Giarre nel 1831 La Madonna del Rosario e nel 1839 il Transito di S.Giuseppe . Per alcune affinità compositive, si potrebbe ipotizzare che l’autore della Madonna del Rosario e Santi Domenicani della chiesa di San Giovanni Montebello abbia preso a modello i dipinti che G.Rapisarda aveva realizzato per le chiese di Giarre . Tullio Allegra(1862-1934) sacerdote catanese che affrescò la volta della Chiesa Madre di San Giovanni Montebello verso la fine del XIX secolo e comunque entro il1895.

    25. Fonti e Bibliografia Per condurre il nostro lavoro, finalizzato alla conoscenza di alcuni aspetti della storia di San Giovanni Montebello e allo studio di alcune opere d’arte conservate nella chiesa Matrice, ci siamo serviti di varie tipologie di fonti storiche. Abbiamo consultato non solo le fonti secondarie, cioè i libri che affrontavano gli argomenti che volevamo approfondire, ma abbiamo potuto consultare anche fonti primarie, grazie alla disponibilità e all’aiuto di Padre La Spina, che ci ha consentito di visionare alcuni documenti conservati presso l’archivio della chiesa Matrice. Il documento più antico che abbiamo potuto vedere è il Capitolo della regola della congregazione del S. S. Crocifisso, questo documento è stato redatto da Concetto Antonius Ragonisi ed è datato 1731. Altri documenti antichi da noi visionati sono i registri delle nascite, dei battesimi e dei matrimoni che decorrono dal 1747: questo è l’anno in cui la chiesa è diventata Sacramentale cioè abilitata a celebrare i sacramenti. Inoltre abbiamo letto le informazioni riportate in alcune lapidi presenti nella chiesa e abbiamo effettuato la lettura visiva dei dipinti. Per tracciare il profilo storico di supporto al nostro studio ci siamo serviti della seguente bibliografia: - Lionardo Vigo, Opere, Acireale 1897-1900 - Giuseppe Frazzetto, P.P.Vasta, Catania 1987 - Enrico Iachello, Il vino e il mare. “Trafficati”siciliani tra 700 e 800 nella Contea di Mascali, Catania 1991 - Giovanna Buda, La chiesa del Convento di Giarre, Giarre 1991 - V.Librando-A.Ficarra, Giuseppe, Francesco e Mario Vaccaro, pittori del XIX secolo, Siracusa 1991 -Vincenzo Di Maggio, S.Giovanni Montebello. Storia civile ed ecclesiastica.

    26. La Mostra

    27. L’allestimento

    28. Presentazione al pubblico

    29. Con i nostri ospiti

    31. Con la partecipazione di Giovanni Bruno Martina Caggegi Giovanni Caltabiano Rosanna Cannavò Salvatore Coco Alessia De Maria Carmen Emanuele Stefano Fallica Veronica Fichera Chiara Musumeci Vincenzo Russo Valeria Scuderi Giovanni Spinella Ilenia Tomarchio Alfio Torrisi Federica Di Bella Vera Ferrara Rosario Greco Valentina Panebianco Lea Patanè Giuseppe Samperi Gabriele Spina prof.ssa Lucia Pappalardo, prof .ssa Rosalba Previtera, prof.ssa Giuseppa Romeo

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