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5. Globalizzazione, outsourcing e delocalizzazione internazionale

MODULO 1 : ELEMENTI DI MICRO E MACRO ECONOMIA. 5. Globalizzazione, outsourcing e delocalizzazione internazionale. Corso di Laurea in Biotecnologie – Sede di Fano Insegnamento: Elementi di Economia Aziendale Prof. Del Baldo Mara Mara.delbaldo@uniurb.it

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  1. MODULO 1: ELEMENTI DI MICRO E MACRO ECONOMIA 5. Globalizzazione, outsourcing e delocalizzazione internazionale Corso di Laurea in Biotecnologie – Sede di Fano Insegnamento: Elementi di Economia Aziendale Prof. Del Baldo Mara Mara.delbaldo@uniurb.it Dipartimento di Economia, Società, Politica Facoltà Economia - Urbino

  2. LA GLOBALIZZAZIONE DEI MERCATI La tendenza dell’economia ad assumere una dimensione sovranazionale: una quota crescente dell’attività economica mondiale ha luogo tra soggetti che vivono in differenti paesi Processo di integrazione crescente delle economie delle diverse aree del mondo Implicazioni economiche, politiche, sociali, giuridiche, ambientali Mercati GLOBALI Che trascendono i confini nazionali cambiamenti della geografia economica mondiale Minori costi di trasporto Minori barriere Ogni imprese deve confrontarsi con l’economia mondiale che fornisce: gli sbocchi di mercato, i canali di approvvigionamento, le conoscenze, le tecnologie, … processi competitivi a livello sovranazionale a.a. 2010 2011

  3. IMPLICAZIONI • L’integrazione dei mercati accentua la tensione concorrenziale • L’apertura oltre che con i nuovi concorrenti, l’apertura internazionale dei mercati impone alle imprese di confrontarsi con nuovi clienti e nuove regole di competizione • La comparsa sulla scena internazionale di nuovi paesi innesca processi di ridefinizione della divisione internazionale del lavoro LA RISPOSTA DELLE IMPRESE • La dismissione di certe produzioni e l’indirizzo verso altre non minacciate dalle nuove pressioni competitive • La localizzazione totale/parziale dei cicli produttivi in aree dove l’accesso ai fattori critici di produzione è più vantaggioso • La differenziazione dei prodotti offerti mediante la ricerca di superiori livelli di valore aggiunto I CAMBIAMENTI NELLE POLITICHE DI ALLOCAZIONE DELLE RISORSE • Si accresce il numero di paesi in competizione per attirare flussi di investimento • Si producono processi di convergenza fra diversi sistemi di capitalismo (corporate governance) • Maggiore velocità di propagazione di fenomeni di instabilità finanziaria ed economica • Indebolimento del ruolo dello Stato nazionale come soggetto di politica industriale a.a. 2010 2011

  4. EVOLUZIONE E TENDENZE IN ATTO NELL’INTEGRAZIONE DEI MERCATI Dinamica di variabili quali: flussi migratori, esportazioni, investimenti diretti all’estero: TRE FASI DI GLOBALIZZAZIONE (Collier, Dollar, 2003) • Periodo 1870-1914 • Anni 1945-1980 • Da fine XX secolo Il processo di globalizzazione non è storicamente irreversibile: nel secondo periodo il peggioramento delle relazioni internazionali ha annullato l’effetto della prima fase La seconda e la terza fase sono un recupero della prima??? L’attuale non è né fenomeno interamente nuovo né la replica della seconda a.a. 2010 2011

  5. LA PRIMA FASE: Periodo 1870-1914 • Serie di innovazioni tecnologiche cruciali: • Costruzione di navi più robuste e veloci (tempi di navigazione) • Apertura canale di Suez (1869) • Inaugurazione del servizio telegrafico transatlantico Londra-New York (1866), Melbourne (1872), Buenos Aires (1874) (comunicazioni transcontinentali) • Riduzione tempi di percorrenza • Sviluppo infrastrutture e Riduzione costi di trasporto • Riduzione barriere tariffarie Accelerazione flussi comm.li int.li • Crescita dei flussi migratori • Crescita rapporto tra commercio e PIL • Crescita degli IDE (35% dei flussi netti di investimenti esteri) Per indirizzare la domanda vs prodotti nazionali Dopo il 1914: Guerre mondiali, crisi finanziarie (1929) e protezionismo interrompono bruscamente il processo Politiche commerciali centrate su svalutazioni monetarie e aumento dei dazi doganali (risposta protezionistica) Per ridurre importazioni a.a. 2010 2011

  6. LA SECONDA FASE: Anni 1945-1980 • Post Second WW: Bretton Woods (influenza Keynes): • Libero scambio quale via per la crescita economica • Deregolamentazione per eliminazione barriere alla libera circolazione • Istituzioni economiche internazionali • Banca Mondiale • Fondo Monetario Internazionale • Premesse per il GATT (accordo generale su tariffe doganali e comm int.le • Riduzione dazi • Riduzione barriere commerciali • Continua diminuzione costi trasporto Nuovo impulso comm. Int.le Commercio/PIL: raddoppio!! • ma………. • Liberalizzazione non completa: nei confronti PVS sono eliminate barriere relative beni primari non in concorrenza con i beni agricoli paesi sviluppati (barriere artificiali) • Ambiente poco favorevole agli IDE nei PVS Effetti “spettacolari” nei paesi ricchi Specializzazione internazionale delle industrie a.a. 2010 2011

  7. LA TERZA FASE: dal 1980 ad oggi … • Ulteriore sviluppo del commercio internazionale • Investimenti diretti esteri • Flussi migratori 1) Gli scambi mondiali di merci superano di oltre 10 volte quelli del 1950 Il tasso di crescita dei flussi di commercio è > di quello del PIL 2) Crescita impetuosa IDE grazie al miglioramento infrastrutture mondiali, ai servizi alle imprese, all’ICT (riduzione costi di coordinamento attività), alla riduzione barriere di insediamento imprese estere IDE cresciuti nell’ultimo decennio a un tasso + che doppio rispetto ai flussi di commercio (UNCTAD 2002) a.a. 2010 2011

  8. GLI IDE • Nella prima fase: • erano indirizzati da Nord a Sud (rapporti centro/periferia) • interessavamo settori primari dell’economia (agricoltura, ind. Estrattiva) • le ferrovie erano destinate a istituire attività ex novo nei paesi di destinazione • Nella terza fase: • coinvolgono soprattutto le aree avanzate dell’economia • considerano i PVS non solo come destinatari, ma anche come attori • riguardano soprattutto l’industria manifatturiera e i servizi (intermediazione finanziaria, distribuzione comm.le, servizi alle imprese • nel settore manifatturiero sono il mezzo tramite cui si realizza la frammetnazione internazionale della produzione (delocalizzazione) • Principali differenze rispetto alle precedenti fasi • Partecipazione ai mercati globali di numerosi PVS (Cina, Messico, Filippine, Malaysia, Brasile, India): abbondanza di forza lavoro e vantaggio competitivo nei prodotti/servizi labour intensive • Smaterializzazione dei flussi comm.li: aumento componente intangibile dei prodotti; crescita scambi di servizi; nuovi canali • Evoluzione del modello di commercio dei PVS. Aumento esportazioni di servizi (grandi nwcomers: Cina, India, Russia) • “Caso Cina”:ipercrescita: dal 1978 al 21003 PIL da 147 a 1.400 mld di dollari: la fabbrica del mondo; 7° economia mondiale; upgrading qualitativo del modello di specializzzazione cinese verso produzioni più avanzati • Perdita progressiva da parte dei paesi Occidentali del monopolio dell’economia della conoscenza (scientifica, tecnico-produttiva) a.a. 2010 2011

  9. GLOBALIZZAZIONE E CRESCITA ECONOMICA • I paesi più aperti al mercato mondiale sono cresciuti molto più rapidamente • In particolare “tigri” Est asiatico (Corea, Taiwan, Hong Kong, Cina), Malesia, Indonesia, Tailandia • Nei paesi più globalizzati (Brasile, Cina, Ungheria, India, Messico) crescita più elevata del reddito e maggiori obiettivi sociali (crescita media annua pro capite 5% (vs. 1%); 80% esportazioni prodotti manifatturieri (vs 25% nell’80) • Tendenza a convergere ai livelli di benessere degli altri paesi ! ? ! • Effetti positivi • la libertà degli scambi/degli investimenti permette di sfruttare il principio del vantaggio comparato: specializzazione; libertà di scambio e di investimenti (riduzione di prezzi, ampliamento offerta di beni/servizi; diversificazione dei rischi) • la libertà degli scambi/investimenti consente alle imprese di usufruire delle possibilità offerte dai mercati mondiali (accesso a fonti più vantaggiose) • La liberalizzazione degli scambi/investimenti accresce la possibilità di accesso a nuove idee/conoscenze/tecnologie (stimolo a migliorare la performance) • I paesi che applicano politiche liberali attirano flussi più elevati di investimenti diretti esteri (ricchezza, occupazione, innovazione, ricerca) a.a. 2010 2011

  10. Effetti e note critiche Evidenze empiriche contrastanti Orizzonte temporale di riferimento Legame fra golobalizzazione, povertà, disuguaglianza • POVERTA’ • Indicatore di povertà: % popolazione sotto la soglia 1 dollaro (nel 2000 < 24%) • Povertà come fenomeno multidimensionale (aspetto monetario, sociale, educazione,) • Quadro globale di miglioramento • Cause della povertà: avversità climatiche, instabilità politica, corruzione 2) DISUGUAGLIANZA Distribuzione del reddito tra famiglie nel mondo: -prospettiva di lungo periodo: aumento disuguaglianza -negli ultimi 15 anni: arresto dell’aumento Disuguaglianza tra nazioni di molto cresciuta nel lungo periodo (maggior crescita del Nord vs Sud) Disuguaglianza intra-nazione: crescita ultimi 20 anni legata al peggioramento della distribuzione personale del reddito in alcuni paesi (Cina, USA) Incremento della disoccupazione nei paesi industrializzati: - nel breve periodo l’attivazione di investimenti verso paesi stranieri comporta aumento di esportazioni di semilavorati/parti componenti (beni intermedi)a discapito esportazioni prodotti finiti. - nel lungo periodo nei paesi di vecchia industrializzazione alla crescita IDE si è accompagnata la riduzione di esportazioni e delle quote nei mercati mondiali a.a. 2010 2011

  11. LE DETERMINANTI DELL’INTEGRAZIONE DEI MERCATI • Serie di accadimenti economici, politici e sociali • Lo sviluppo scientifico e tecnologico • I progressi nel campo delle tecnologie dell’informazione e comunicazione • La diffusione dell’economia di mercato • La riduzione barriere artificiali agli scambi e agli investimenti internazionali • Lo sviluppo internazionale delle imprese • La tendenziale omogeneizzazione degli stili di vita • La dinamica dei mercati finanziari a.a. 2010 2011

  12. 1) Lo sviluppo scientifico e tecnologico • Sviluppo e diffusione del sapere scientifico • È per sua natura transnazionale: può essere originato in contesti diversi • E’ interaziendale: è difficile che un’impresa possegga risorse/competenze sufficienti • L’entità degli investimenti connessi allo sviluppo scientifico/tecnologico in certi settori impone mercati di sbocco e dimensioni molto grandi • I tempi di obsolescenze delle nuove tecnologie/dei nuovi prodotti si sono abbreviati (amm.to in tempi brevi) • Anche per le grandi imprese è difficile/impossibile mantenere il controllo esclusivo del proprio know-how (necessità di entrare a fare parte di network fra loro collegati da processi di scambio tenlogocio) 2) I progressi nelle tecnologie dell’informazione e comunicazione • Sviluppo e diffusione del computer e dell’ict; estensione internazionale del world wide web e della rete Internet (net economy e villaggio globale) • Processo di cambiamento dei comportamenti e delle convenienze • Commercializzazione globale dei beni • Aumenti di produttività • Tale economia è praticamente inscindibile dalla globalizzazione (prodotti scambiati on line; spazio virtuale che annulla le distanze) a.a. 2010 2011

  13. 3) La diffusione dell’economia di mercato • Tra Seconda Guerra Mondiale e ultimi anni ’80: assetto del mondo definito dalla Conferenza di Yalta (1954) e nascita Organizzazione Nazioni Unite: divisione del mondo in due blocchi politico-militari che hanno sviluppato sistemi economici diversi: economia di mercato vs economia di piano e Cina Popolare contro l’egemonia dei contrapposti imperialismi; sviluppo Economie di tipo misto • Ambito operatività imprese: area riconducibile all’influenza USA • 1989: fine guerra fredda (caduta muro Berlino) e apertura dell’Europa Centro-orientale all’economia; cambiamento dei sistemi economici Estremo Oriente asiatico verso modelli di mercato • Cina: ibrido tra apertura all’esterno e mantenimento di comportamenti cardine del sistema socialista (piani quinquennali): un’economia socialista di mercato, ammessa nel 2001 all’Organizzazione Mondiale del Commercio a.a. 2010 2011

  14. 4) La riduzione delle barriere artificiali agli scambi e agli investimenti internazionali • Confini nazionali più permeabili • Già dal 1947 GATT General Agreement on Tariffs and Trade per contribuire alla riduzione delle tariffe doganali e altri ostacoli agli scambi • 1964-67: Kennedy Round e Uruguay Round (1988-94): effettiva riduzione/eliminazione barriere tariffarie: da un sistema di accordi internazionali basati su accordi/prezzi al WTO Organizzazione Mondiale del Commercio (Ginevra; 148 paesi) finalizzata a: • Migliorare le condizioni di accesso ai mercati (riduzione barriere artificiali) • Promuovere concorrenza leale (vs concorerenza sleale e dumping, sussidi alle esportazioni) • Sostenere le riforme economiche e forme di intervento tesi a promuovere PVSS • Riduzione barriere artificiali adottate a livello di arre regionali plurinazionali: regionalismo economico: es. Unione Europea • L’UE dal ‘98 ha stipulato: • Accordi di associazione: per facilitare l’integrazione tra i rispettivi spazi economici ed istituire una zona di libero tra le parti con reciproca riduzione di dazi/restrizioni quali-quantitative • Accordi di partenariato e di cooperazione: per predisporre le condizioni/regole necessarie per intrattenere relazioni economiche più intense: • -aree di libero scambio (accordo tra paesi per eliminare/ridurre barriere per merci prodotte nell’area, es. NAFTA NOrth American Free Trade Agreement USA Messico Canada; AFA Asean Free Trade Area 2002 Indonesia, Filippine, Tailandia, Malaysia, Brueni, Vietnam, Laos, Cambogia, Myanmar) • -unioni doganali (stadio di passaggio) es Francia e Principato; Italia e San Marino; Patto Andino • -mercati Comuni (unione doganale e libera circolazione di servizi e capitali al loro interno) es Mercato del Cono Sud -Argentina Brasile Paraguay Uruguay Cile) • -unioni politiche (assicurare obiettivi economici politici sociali dei diversi paesi) es UE a.a. 2010 2011

  15. 5) Lo sviluppo internazionale delle imprese • Trasferimento attraverso i confini nazionali di beni, capitali, risorse umane, conoscenze tecnologiche, informazioni, dati • Importanza delle economie di dimensione -economie di scala (settore automobilistco) e spinta all’ampliamento dei mercati di sbocco e alla standardizzazione dell’attività produttiva • -economie a livello di impresa (approvvigionamento, funzioni comm.li, finanziarie, manageriali) • -economie di apprendimento (connesse alle curve di esperienza= aumento produzione; diminuzione costi medi per effetto accumulo esperienza) • Ricerca di migliori condizioni di costo e di vantaggi di efficienza legati alla possibilità di usare in chiave produttiva le differenze di costi dei fattori a.a. 2010 2011

  16. 6) L’omogeneizzazione degli stili di vita e di consumo • Diminuzione delle distanze culturali e comportamentali dovuto a: • Contatti sempre più frequenti fra popolazioni e culture diverse • Omogeneizzazione del livello di scolarizzazione • Affermazione in molti paesi di una società affluente (alto potere d’acquisto e convergenza reddito pro capite disponibile • Espansione internazionale delle grandi imprese • Avvicinamento delle esigenze della clientela su scala mondiale (sia per beni di consumo che industriali) • Unificazione dei processi produttivi • Omogeneizzazione dei metodi manageriali • Levitt (1983): il consumatore universale • La tecnologia guida il mondo verso l’omogeneizzazione dei bisogni/desideri • La tecnologia riduce la varianza del mondo (e dei beni economici) • Mercati globali di beni standardizzati: l’impresa multinazionale tradizionale, “policentrica”, è destinata a soccombere • La globalizzazione è la conseguenza dell’affermazione di standard e di imprese leader a livello mondiale (omogeneizzazione dei mercati) a.a. 2010 2011

  17. La catena della globalizzazione (Levitt) Evoluzione della tecnologia Standardizzazione processi/prodotti Omogeneizzazione Della domanda Passaggio da Mercati nazionali A mercati globali Sviluppo di una Conoscenza globale Strategie globali Delle imprese • Critiche • L’automazione flessibile dilata l’offerta di varietà e variabilità: str. di segmentazione • spinta del mercato • Crescono varietà e variabilità nella sfera dei bisogni/comportamenti del sistema della domanda • Le differenze geografiche contribuiscono ad arricchire la varietà/segmentazione della domanda (i contesti locali esprimono una propria cultura; patrimoni locali country specific) • Limite all’omogeneizzazione dei bisogni • La globalizzazione non equivale a riduzione della varietà espressa nei mercati, ma deriva dal fatto che la varietà dei consumatori/delle strutture organizzative/dei prodotti/delle soluzioni tecnologiche non ha più separazioni spaziali ma è compresente • Nella gamma delle varietà entrano anche le specificità locali, e le differenziazioni spaziali non possono essere annullate a.a. 2010 2011

  18. 6) La dinamica dei mercati finanziari Decisa accelerazione della crescita degli scambi finanziari negli ultimi 20 anni Il processo di globalizzazione settoriale più significativo: un mercato finanziario mondiale 1) Serie di accordi internazionali che hanno consentito libera circolazione dei capitali Liberalizzazione verso estero + deregolamentazione sul fronte interno = congiunzione dei mercati domestici tra di loro e con il mercato internazionale 2) Progressi dell’ICT 3) Sviluppo di alternative alle tradizionali piazze finanziarie 4) Finanziamenti agevolati alla crescita dei paesi poveri a.a. 2010 2011

  19. LE IMPRESE ITALIANE NELLA COMPETIZIONE INTERNAZIONALE • Scarso sviluppo dell’economia da alcuni anni • Crescita del PIL inferiore alla media • Debolezza della domanda interna (soprattutto componente investimenti) • Riduzione delle esportazione di beni/servizi specie nel Made in Italy 1) Effetti della specializzazione settoriale (vantaggi comparati in specifici settori) 2) Effetti della struttura dimensionale delle imprese italiane 3) Evoluzione delle modalità di presenza internazionale delle imprese italiane: presenza produttiva/investimenti diretti all’estero • Settori tradizionali e settori a offerta specializzata: “4 A” dell’eccellenza manifatturiera • Settori tradizionali : beni di consumo tradizionali legati alla persona/alla casa (tessile abbigliamento calzature pelletteria orificeria gioielleria occhialeria articoli sportivi, mobili arredi elettrodomestici bianchi materiali costruzione comparti alimentari): competitività basata su stile-design-creatività-moda-qualità • Italia style setter (artigianato di lusso: tradizioni rinascimentali e creatività imprenditoriale) • Concorrenza Cina e paesi sud est asiatico a.a. 2010 2011

  20. Settori a offerta specializzata (specialized suppliers): meccanica strumentale, componentistica specializzata (motori, utensili) • Spiccata capacità di adattamento dell’offerta • Erosione meno agevole anche se in alcuni comparti di macchine/attrezzature più semplici aumenta la concorrenza di Cina, Corea, … Polonia, Ungheria • Settori basati sulla scienza (science-based) ad alta intensità R&S, generatori netti di innovazione (computer, componentistica elettronica, telecomunicazioni, chimica e farmaceutica, meccanica di precisione, aerospazio, biotecnologie) • Crescente debolezza • Settori a forti economie di scala produttiva e commerciale (scale intensive), di classica competizione oligopolistica in cui si producono in serie beni di consumo intermedi (chimica di base e per largo consumo, metallurgia, autoveicoli, elettronica di consumo, ..) • Crescente debolezza a.a. 2010 2011

  21. Testi/Parti del Programma di riferimento • Begg D., Fischer S., Dornbusch R., Introduzione all’economia. Gli operatori, i mercati e il sistema economico, Cap. 12 a.a. 2010 2011

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