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Dal movimento all’istituzione

Dal movimento all’istituzione. Il movimento è fluido, aperto al possibile, tutto nel suo procedere è sempre in discussione.

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Dal movimento all’istituzione

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Presentation Transcript


  1. Dal movimento all’istituzione • Il movimento è fluido, aperto al possibile, tutto nel suo procedere è sempre in discussione. • Nella fase iniziale di stato nascente i suoi membri decidono all’unanimità perché ciascuno è pronto a rinunciare al suo particolare punto di vista a favore dell’unità e del successo del gruppo • Nel tempo, però, le decisioni non avvengono più all’unanimità e, al posto di princìpi generici, vengono fatti programmi dettagliati. E’ l’inizio del processo di istituzionalizzazione che porta, a poco a poco, alla definizione di una dottrina che può diventare dogma

  2. Nel processo che va dallo stato nascente al movimento e alla istituzione, le grandi idealità dell’inizio inevitabilmente vengono tradite. Lo stato nascente è un sogno, una utopia operante e non dura a lungo perché deve declinarsi nei termini della realtà del momento con i bisogni, le necessità, le ambizioni, gli interessi di quel periodo storico. • La sua visione di uguaglianza, fratellanza, amore, scomparsa del male perciò viene sempre sconfitta ed è dalla sua sconfitta che nasce l’istituzione. Però se l’istituzione tradisce le grandi speranze del movimento, nello stesso tempo comunque ne è la figlia e in qualche misura, l’erede. • Esempio: i primi cristiani • Il passaggio dalla vita quotidiana allo stato nascente va dall’eterogeneo all’omogeneo. Al contrario, il passaggio dallo stato nascente all’istituzione va dall’omogeneo all’eterogeneo

  3. Le istituzioni di dominio • Il movimento ha bisogno di una guida, di un capo. Questo capo emerge dal calore bianco dell’entusiasmo, dalla speranza di un rinnovamento radicale. • Nello stato nascente non si dichiara capo, ma è il primus inter pares. Col successo del movimento e trionfando sui suoi avversari, a poco a poco viene riconosciuto da tutti e, poiché il movimento promette qualcosa di straordinario, egli stesso diventa straordinario: un capo carismatico. • Il «culto della personalità» si forma spontaneamente, sono i seguaci stessi che innalzano il loro capo e lo adorano.

  4. Il carisma però è precario, si rafforza solo attraverso il successo, con la sconfitta può svanire. • E svanisce spontaneamente anche col passare del tempo perché nessun capo è in condizione di realizzare i sogni dorati dello stato nascente. • Il capo, perciò, quando ha raggiunto il potere politico, è portato a stabilizzarlo dichiarando che gli obiettivi verranno realizzati e nel frattempo liberandosi di tutti gli avversari reali e potenziali (in modo pacifico o sanguinario). • La divinizzazione del capo carismatico ha sempre, come corrispettivo, l’elaborazione paranoica di un Nemico Totale. Non è possibile un’idealizzazione istituzionale senza una demonizzazione istituzionale. Il capo divinizzato ha, come antagonista, un demone.

  5. E’ l’asservimento morale che porta alla formazione del fanatico. Il fanatico non è semplicemente uno che crede ciecamente. E’ un individuo che è stato asservito moralmente. • Un individuo che ha accettato di compiere azioni in totale contrasto con i suoi convincimenti, i suoi amori, contro la verità. • Il fanatico è uno che ha tradito, nella sua essenza, l’esperienza di liberazione, di fratellanza e di verità dello stato nascente. Per questo ha perso la sua anima. Può solo ubbidire e uccidere

  6. Le istituzioni di convivenza • Nelle fasi iniziali dei movimenti gli individui sanno con chiarezza di essere portatori di diritti umani fondamentali e inalienabili • Può succedere, però, che eliminato un sovrano dispotico, il movimento stesso può creare un sovrano collettivo – la Convenzione rivoluzionaria - ancora più dispotico e sanguinario

  7. La costituzione in due parti e due patti (Locke) • Pactum civitatis, in cui si stabiliscono i diritti • Pactum subiectionis, patto che può avvenire a condizione che il sovrano riconosca i diritti fondamentali e inviolabili che i consociati hanno già definito nel pactum civitatis • L’essenza della costituzione consiste nella identificazione di un preciso sovrano che no possa violare i patti • L’essenza delle istituzioni di convivenza rappresenta il limite che il movimento si deve autoimporre per evitare di generare una assemblea o un capo carismatico onnipotente che viola i diritti appena proclamati.

  8. La strada che allontana dalla democrazia • La definizione di contratto sociale di J.J. Rousseau: “Quella formazione per la quale ciascuno, unendosi a tutti, non obbedisca che a se stesso e resti libero come prima” • L’unica formazione sociale i cui membri hanno questa esperienza è lo stato nascente. Esiste solo nella fase iniziale dei movimenti, poi scompare. E’ una esperienza di breve durata, non una istituzione. • Nelle istituzioni, infatti, non succede mai il caso in cui qualcuno, unendosi a tutti, non obbedisca che a se stesso • Rousseau descrive l’esperienza di libertà, uguaglianza, fratellanza, unanimità, verità e giustizia che gli uomini hanno nello stato nascente senza sapere che è lo stato nascente e anzi immaginando che essa possa diventare permanente, farsi istituzione • Tutte le dottrine politiche, siano esse liberali, anarchiche, marxiste o islamiste, che promettono istituzioni capaci di conservare la coincidenza fra volontà individuale e volontàgenerale (profana e divina) producono totalitarismi

  9. La strada che conduce alla democrazia • Hobbes descrive l’epoca rivoluzionaria nella quale vive come “stato di natura”, in cui ogni uomo agisce per sé, esclusivamente per sé, chiuso nel suo egoismo. Ne risulta una lotta di tutti contro tutti. • Per uscire da questa condizione, gli uomini devono utilizzare la ragione. Essendo intelligenti, capiscono che possono cedere il loro potere a qualcuno in cambio della vita e della sicurezza. Avendo ceduto il loro potere in questo modo al sovrano, sarà lui che li costringerà a vivere insieme in una armonia predisposta dalla legge

  10. Per Locke, i governanti sono amministratori al servizio della comunità e il loro compito è assicurare la prosperità e il benessere dei cittadini. Il sovrano non può mai e poi mai andare contro i diritti naturali inalienabili dei suoi sudditi. Questo è il modello dello Stato costituzionale moderno. • La democrazia moderna: proclamazione dei diritti e dei limiti posti al sovrano, chiunque esso sia. E fra i diritti, il primo che deve essere rispettato è la libertà dei politici.

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