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Guaribilità e partecipazione diretta

Ceva, 11 Dicembre 2012 Racconigi, 12 Dicembre 2012. Guaribilità e partecipazione diretta. Dr. Giuseppe Tibaldi Direttore Scientifico Concorso Letterario “Storie di Guarigione” Responsabile CSM “Barriera di Milano” ASLTO2

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Guaribilità e partecipazione diretta

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Presentation Transcript


  1. Ceva, 11 Dicembre 2012 Racconigi, 12 Dicembre 2012 Guaribilità e partecipazione diretta Dr. Giuseppe Tibaldi Direttore Scientifico Concorso Letterario “Storie di Guarigione” Responsabile CSM “Barriera di Milano” ASLTO2 Coordinatore Scientifico Centro Studi e Ricerche in Psichiatria ASLTO2

  2. Perché si è svegliato così tardi, dottor Tibaldi? Questa è la domanda che mi è stata rivolta qualche anno fa Tante possibili risposte: “….. un limite della psichiatria italiana: l’operatore si considera il miglior rappresentante dei diritti degli utenti, ed anche del suo punto di vista ….” “… scarso interesse per gli studi disponibili sull’evoluzione dei disturbi mentali gravi …” “ …. cominciare tardi a leggere le testimonianze di chi ha attraversato l’esperienza della sofferenza mentale e del rapporto con i nostri servizi come stimolo per scegliere il sentiero in salita, invece della via principale, in discesa ”

  3. Le evidenze a supporto della guaribilità • Cosa siamo abituati a vedere nella relazione d’aiuto con le persone che hanno un disturbo psicotico? 2. Le evidenze scientifiche che derivano dagli studi sul decorso delle patologie di tipo schizofrenico 3. Le evidenze esperienziali sono facilmente raggiungibili 4. Le ragioni per non mantenere aspettative favorevoli sono davvero fondate? • “Avere la cosa brutta” o “essere la cosa brutta”?

  4. Cosa vedono i professionisti della salute mentale? Disabilità attuali Capacità passate Capacità latenti

  5. Cosa vedono i professionisti della salute mentale? GOOD = Abilità latenti, ma sempre presenti EVIL = Disabilità che perdurano, o peggiorano

  6. Non perdere tempo Era una ragazza demente. Studente di medicina, dovevo esaminarla e poi riferire. Ma non riuscivo a farlo. Quegli occhi azzurri che non davan mai una risposta sembravan perdersi in abissi di un dolore che solo gli altri chiamavano ebete e che era divenuto un po’ il mio. Anziché descriverne la stolidità il mutacismo, la catatonia divenivo anch’io silenzioso fra ombre di notti secolari che avrei voluto chiamare per nome accarezzare abbracciare se il mio sassolino lanciato nelle acque di un pantano immenso mi avesse dato un’eco anche solo lontana, “Non vedi – mi diceva l’aiuto psichiatra cercando di aiutarmi – non vedi che non connette? Non perdere tempo. Gaetano Benedetti

  7. Viene il mattino azzurro, nel nostro padiglione: sulle panche di sole e di crudissimo legno siedono gli ammalati, non hanno nulla da dire, odorano anch’essi di legno, non hanno ossa né vita, stan lì con le mani inchiodate nel grembo a guardare fissi la terra Alda Merini

  8. The Longitudinal Perspective on Recovery from Psychosis Natasja Menezes, MDCM, MSc, FRCPC Assistant Professor, Department of Psychiatry and Behavioural Neurosciences, Micael G. DeGroote School of Medicine, McMaster University, Ontario, Canada

  9. Risultati della revisione sistematica: Esiti

  10. Anche molti anni dopo …. • Lo studio ISoS ha però consentito di prendere in considerazione varie forme di disturbo schizofrenico, a partire dalla modalità di esordio (acuto o insidioso), da quella di decorso (episodico o continuo) e dall’esito (favorevole o sfavorevole): • questa suddivisione ha consentito di mettere in evidenza quello che gli autori hanno definito come guarigione tardiva (late recovery effect): • “… al quindicesimo anno di follow-up abbiamo osservato, nella coorte dei nuovi casi, una percentuale del 16% di esito favorevole dopo un decorso a disabilità costante. Anche se tale sviluppo positivo è meno frequente che in altri studi, questi dati spingono a sostenere l’ottimismo terapeutico e la riproposizione di interventi riabilitativi e di inserimento lavorativo nonostante i fallimenti nelle fasi precedenti del decorso …” (Harrison, 2001).

  11. Prof. Paolo Rossi “Speranze” (Laterza, 2008) • Rossi cerca di rispondere ad una domanda molto chiara: “possiamo elencare alcune ragioni che possono preservarci dalla disperazione?”. • Lo fa, mettendoci in guardia da due opposte tentazioni: quella del catastrofismo pessimistico (“Senza speranze”) e quella delle prospettive utopiche (“Smisurate speranze”) ed elencando alcune “Ragionevoli speranze” che possono preservarci dalla disperazione. • Le speranze sono ragionevoli a due condizioni: che non siano date per scontate e che abbiano il sostegno di dati convincenti • Esempi di Rossi: il passaggio dalle dittature alle democrazie e la riduzione della mortalità infantile

  12. Alcune speranze che sono diventate ragionevoli • si può sopravvivere senza il manicomio, come si può fare a meno di altre istituzioni analoghe; • la cultura dei “diritti di cittadinanza” è diventata prevalente rispetto alla cultura dell’allontanamento dalla comunità: sia pure con luci ed ombre, si è andata affermando una “democrazia dell’integrazione” • le psicoterapie, che hanno sempre rappresentato la principale modalità tecnica di valorizzazione della soggettività del paziente, possono essere valutate in termini di efficacia; • i trattamenti psicologici e riabilitativi producono variazioni anche sul piano neurobiologico, togliendo ogni dubbio sulla illegittimità di ogni sequestro del biologico e dello psicologico in aree di intervento separate, o in teorie della psicosi rigidamente organicistiche.

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