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Essere e apparire: intellettuali e ciarlatani da Omero ai Cristiani

Essere e apparire: intellettuali e ciarlatani da Omero ai Cristiani. Storia della Lingua Greca Laurea Magistrale in Filologia, Letteratura e Tradizione Classica a.a. 2011/2012 – C. Neri. camillo.neri@unibo.it.

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Essere e apparire: intellettuali e ciarlatani da Omero ai Cristiani

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  1. Essere e apparire: intellettuali e ciarlatani da Omero ai Cristiani Storia della Lingua Greca Laurea Magistrale in Filologia, Letteratura e Tradizione Classica a.a. 2011/2012 – C. Neri camillo.neri@unibo.it

  2. Mio nonno è sempre mio nonno, / è sempre Ambrogio in ogni momento, / voglio dire che non ha problemi di comportamento. / Io non assomiglio all’Ambrogio, / l'interezza non è il mio forte, / per essere a mio agio / ho bisogno di una parte. / Per esempio quando sto in campagna / ed accendo il fuoco nel camino, / lentamente raccolgo la legna / e mi muovo come un contadino. / Quando in treno incontro una donna / io mi invento serio e riservato, / faccio quello che parla poco / ma c'ha dietro tutto un passato. E se mi viene bene, se la parte mi funziona / allora mi sembra di essere una persona. Qualche volta metto il mio giaccone / grigio-verde tipo guerrigliero / e ci metto dentro il mio corpo e già che ci sono anche il mio pensiero. / Quando invece sto leggendo Hegel, / mi concentro sono tutto preso, non da Hegel, naturalmente, / ma dal mio fascino di studioso. E se mi viene bene, se la parte mi funziona / allora mi sembra di essere una persona. Mio nonno si è scelto una parte / che non cambia in ogni momento, / voglio dire che c’ha un solo comportamento. / Io invece ho sempre bisogno / di una nuova definizione / e gli altri fanno lo stesso, / è una tacita convenzione! / Ma da oggi ho voglia di gridare / che non sono stato mai me stesso! / E dichiaro senza pudore / che io recito come un fesso! E se mi viene bene, se la parte mi funziona / allora mi sembra di essere una persona. Se un giorno noi cercassimo chi siamo veramente / ho il sospetto che non troveremmo niente... (G. Gaber, Il comportamento) prologo

  3. tra sogno e realtà • un problema identitario • la lotta per il meglio • amatorialità e competenza • la maschera come obiettivo del sé

  4. un incontro di persone in ricerca • presentazioni reciproche: attese e obiettivi • presentazione del corso: • gli obiettivi • i modi • programma e calendario • le verifiche • il materiale

  5. gli obiettivi • approfondire una lingua nei suoi contesti • comunicare, insegnare, autovalutarsi • fare ricerca: metodi e strumenti

  6. i modi • lezioni introduttive e finestre di approfondimento • lezioni-Referate • esercizi personali

  7. programma e calendario • il programma e la tabella delle lezioni • Storia della lingua: 3.10-21.11 • Grammatica: 21.11-21.12 • i libri in programma • date degli appelli

  8. le verifiche • autovalutazione: le schede di verifica • Referate • esame finale: il tema e il saggio

  9. il materiale http://www2.classics.unibo.it/Didattica/Programs/20112012/Neri/

  10. le prime occorrenze delle parole... σοφός / ἀλαζών σοφία / ἀλαζονεία ἀλαζόνευμα

  11. la σοφία del carpentiere Iliade XV 410-413 ἀλλ᾽ ὥς τε στάθμη δόρυ νήϊον ἐξιθύνει τέκτονος ἐν παλάμῃσιδαήμονος, ὅς ῥά τε πάσης εὖ εἰδῇσοφίης ὑποθημοσύνῃσιν Ἀθήνης, ὣς μὲν τῶν ἐπὶ ἶσα μάχη τέτατο πτόλεμός τε·

  12. competenza e tecnica • sapere e fare • σοφία e τέχνη: abilità e tecnica • abilità, buon senso, intelligenza, sapienza • dalla pratica alla teoria alla teoresi filosofica • dal sapere al meta-sapere all’insegnare • dal σοφός al σοφιστής

  13. ‘Balle’ vaganti, sonanti, variopinte Cratino, fr. 375 K.-A. ἀλαζὼν καὶ κομπός Phot. α 890 Th. ἀλαζὼν καὶ κομπός· ψεύστης καὶ κομπαστής. οὕτω Κρατῖνος ~ Σb α 832 C. [~ Ael. Dion. α 72 E.] (cf. Phot. α 889 Th. ~ Σ α 286 C., Σb α 948 C., necnon Suet. Βλασφ. 123, p. 56 Taill., P. Oxy. 2087,27, Cyrill. αλα 40 Dr., Hesych. α 2731 L., Suda α 1057 A. [vd. et schol. vet. Ar. Nu. 102c], Et. Gen. α 391 L.-L., Et. M. α 755 L.-L., Et. Sym. α 60/65 L.-L., Et. Gud. 78,11-13 De St., Zonar. 117 T., Eust. Od. 1783,38s.). Aristofane, Acarnesi 61-63 ΚΗ. οἱ πρέσβεις οἱ παρὰ βασιλέως. ΔΙ. ποίου βασιλέως; ἄχθομαι ᾽γὼ πρέσβεσιν καὶ τοῖς ταὧσι τοῖς τ᾽ ἀλαζονεύμασιν. Alceo Comico, fr. 37 K.-A. Σb α 833 C. = Suda α 1058 Α. ἀλαζών· ὁ ἀλώμενος. οὕτως Ἀλκαῖος

  14. le ‘armi’ dei gaglioffi Aristofane, Cavalieri 290s., 903s. ΠΑ. περιελῶ σ᾽ ἀλαζονείαις. ΑΛ. ὑποτεμοῦμαι τὰς ὁδούς σου. ΠΑ. οἵοισί μ᾽, ὦ πανοῦργε, βωμολοχεύμασιν ταράττεις. ΑΛ. ἡ γὰρ θεός μ᾽ ἐκέλευε νικῆσαί σ᾽ ἀλαζονείαις.

  15. i colori dell’impostura • la menzogna • la vanteria • la millanteria • i vagabondi e gli Ἀλαζῶνες (Hdt. IV 17, 52) • la ‘vagabondaggine’ • medici stranieri, intellettuali, sofisti

  16. χάρις e ἀλαζονεία: definizioni • LSJ959, 60, 1621, 1622 • Chantraine, DELG53 e 1030s. • Beekes, EDG60 e 1374s.

  17. essere, fare, sapere • la competenza e la pretesa di competenza • l’abilità nelle opere e la vanteria nelle parole • la conferma nella prova e l’inganno nella prova • la capacità e la presunzione di insegnare • dal potere della mano al potere della parola • σοφός, ἀλαζών, σοφιστής

  18. ILIADE

  19. Iliade VI 318-368 τὸν δ᾽ εὗρ᾽ ἐν θαλάμῳ περικαλλέα τεύχε᾽ ἕποντα ἀσπίδα καὶ θώρηκα, καὶ ἀγκύλα τόξ᾽ ἁφόωντα· Ἀργείη δ᾽ Ἑλένη μετ᾽ ἄρα δμῳῇσι γυναιξὶν ἧστο καὶ ἀμφιπόλοισι περικλυτὰ ἔργα κέλευε. [...] νῦν δέ με παρειποῦσ᾽ ἄλοχος μαλακοῖς ἐπέεσσιν ὅρμησ᾽ ἐς πόλεμον· δοκέει δέ μοι ὧδε καὶ αὐτῷ λώϊον ἔσσεσθαι· νίκη δ᾽ ἐπαμείβεται ἄνδρας. ἀλλ᾽ ἄγε νῦν ἐπίμεινον, Ἀρήϊα τεύχεα δύω· ἢ ἴθ᾽, ἐγὼ δὲ μέτειμι· κιχήσεσθαι δέ σ᾽ ὀΐω. [...] δᾶερ ἐμεῖο κυνὸς κακομηχάνου ὀκρυοέσσης, ὥς μ᾽ ὄφελ᾽ ἤματι τῷ ὅτε με πρῶτον τέκε μήτηρ οἴχεσθαι προφέρουσα κακὴ ἀνέμοιο θύελλα εἰς ὄρος ἢ εἰς κῦμα πολυφλοίσβοιο θαλάσσης, ἔνθά με κῦμ᾽ ἀπόερσε πάρος τάδε ἔργα γενέσθαι.

  20. Paride ed Elena: due eroi mancati • l’illusione del riscatto • l’illusione del pentimento e dell’autoinsulto • il potere persuasivo della parola • il potere eternante della parola • il dover essere e il destino: un contrasto drammatico

  21. ODISSEA

  22. Odissea XVIII 1-107 [1] ἦλθε δ᾽ ἐπὶ πτωχὸς πανδήμιος, ὃς κατὰ ἄστυ πτωχεύεσκ᾽ Ἰθάκης, μετὰ δ᾽ ἔπρεπε γαστέρι μάργῃ ἀζηχὲς φαγέμεν καὶ πιέμεν· οὐδέ οἱ ἦν ἲς οὐδὲ βίη, εἶδος δὲ μάλα μέγας ἦν ὁράασθαι. Ἀρναῖος δ᾽ ὄνομ᾽ ἔσκε· τὸ γὰρ θέτο πότνια μήτηρ ἐκ γενετῆς· Ἶρον δὲ νέοι κίκλησκον ἅπαντες, οὕνεκ᾽ ἀπαγγέλλεσκε κιών, ὅτε πού τις ἀνώγοι. ὅς ῥ᾽ ἐλθὼν Ὀδυσῆα διώκετο οἷο δόμοιο, καί μιν νεικείων ἔπεα πτερόεντα προσηύδα· “εἶκε, γέρον, προθύρου, μὴ δὴ τάχα καὶ ποδὸς ἕλκῃ. οὐκ ἀΐεις, ὅτι δή μοι ἐπιλλίζουσιν ἅπαντες, ἑλκέμεναι δὲ κέλονται; ἐγὼ δ᾽ αἰσχύνομαι ἔμπης. ἀλλ᾽ ἄνα, μὴ τάχα νῶϊν ἔρις καὶ χερσὶ γένηται”.

  23. Odissea XVIII 1-107 [2] τὸν δὲ χολωσάμενος προσεφώνεεν Ἶρος ἀλήτης· “ὢ πόποι, ὡς ὁ μολοβρὸς ἐπιτροχάδην ἀγορεύει, γρηῒ καμινοῖ ἶσος· ὃν ἂν κακὰ μητισαίμην κόπτων ἀμφοτέρῃσι, χαμαὶ δέ κε πάντας ὀδόντας γναθμῶν ἐξελάσαιμι συὸς ὣς ληϊβοτείρης. ζῶσαι νῦν, ἵνα πάντες ἐπιγνώωσι καὶ οἵδε μαρναμένους· πῶς δ᾽ ἂν σὺ νεωτέρῳ ἀνδρὶ μάχοιο;” [...] “νῦν μὲν μήτ᾽ εἴης, βουγάϊε, μήτε γένοιο, εἰ δὴ τοῦτόν γε τρομέεις καὶ δείδιας αἰνῶς, ἄνδρα γέροντα δύῃ ἀρημένον, ἥ μιν ἱκάνει. [...] “ἐνταυθοῖ νῦν ἧσο κύνας τε σύας τ᾽ ἀπερύκων, μηδὲ σύ γε ξείνων καὶ πτωχῶν κοίρανος εἶναι λυγρὸς ἐών, μή πού τι κακὸν καὶ μεῖζον ἐπαύρῃ”.

  24. Odisseo e Iro: non potere e non volere • nessuno è ciò che sembra • violenza desiderata e violenza nascosta • dalle parole ai fatti: il disvelamento dell’ἀλαζών • divertimenti miserabili: i proci e la ‘pornografia’ • il terrore della debolezza e la cautela della forza • l’intronizzazione dell’ἀλαζών smascherato

  25. Lingue letterarie e lingue parlate Il greco (tranne, parzialmente, glosse e iscrizioni, che peraltro sono ‘formalizzate’) è per noi una lingua letteraria (ma ciò, come sempre avviene per le lingue antiche, è dovuto anche al processo della tradizione). Il complesso dei linguisti e il sospetto verso le lingue letterarie: l’esempio del latino da Augusto al Rinascimento (o al Concilio Vaticano II) e del sanscrito, il divaricarsi dei piani. Le lingue letterarie come forme ‘normalizzate’ del parlato e come insiemi compatti di regole fissate e codificate, e le lingue parlate come incerti oggetti di ricerca (quale lingua parlata? quali atlanti linguistici?). L’importanza, anche modellizzante, delle lingue letterarie (es. il gotico di Ulfila, lo slavo o slavone di Salonicco di Cirillo e Metodio, l’armeno dei primi traduttori biblici, l’arabo del Corano) e le lingue comuni in nuce (es. di Dante, Petrarca e Boccaccio). Νon di rado una lingua letteraria diventa lingua comune.

  26. Dal parlato alla ‘letteratura’ Le lingue letterarie, come anche le lingue religiose, sono un tipo particolare di lingue ‘speciali’ o ‘tecniche’. Parlate locali (ogni gruppo locale ha la sua) e parlate speciali (gruppi professionali, esercito, sport). Il carattere esoterico e ‘segreto’ delle lingue speciali, che le rende così difficili da studiare. I caratteri delle lingue speciali: il mantenimento della fonetica e del sistema grammaticale, e la differenziazione lessicale (il lessico ha una certa autonomia ed è più facilmente modificabile: per es. la lingua dei ragazzi); forestierismi, neologismi, slittamenti semantici.

  27. Lingue letterarie religiose e profane Le lingue religiose: il passaggio dall’umano al divino e l’esigenza di discontinuità e di oscurità (terminologica e sintattica: l’es. di Ahura Mazdah); le Gatha, gli inni vedici, il Carmen fratrum Arvalium, l’Inno a Zeus dell’Agamennone di Eschilo. Il processo di laicizzazione delle lingue religiose: l’intervento di elementi esterni (i re stranieri in India) e il proselitismo (l’alfabeto gotico, slavo, armeno). Il processo di cristallizzazione e di irrigidimento indotto dalle lingue religiose divenute letterarie: la chiave di interpretazione della realtà e la meccanizzazione del pensiero. L’internazionalismo delle lingue letterarie. Le lingue letterarie di origine profana: thul islandesi, filé irlandesi, scop anglosassoni, chansons de gestes francesi.

  28. Il greco come lingua profana Il diletto delle aristocrazie, le feste pubbliche, i ritrovi dei gruppi; la scarsa incidenza dell’elemento religioso sulla lingua e sulla letteratura elleniche. I caratteri delle lingue letterarie: arcaismo e dialettalismo (il dialetto diverso da quello su cui riposa la lingua corrente); differenze grammaticali (il passato remoto, il congiuntivo, …), fonetiche (gorod e grad in russo), lessicali (corsiero, affinché, concerne, sono a dirle, èspleta; l’esempio dei Cechi e dei Francesi: ordinateur e computer), di ordo verborum (le esigenze di autonomia e completezza delle frasi letterarie). Parlato (varietas e irregolarità grammaticale, monotonia nei tipi di frase e nel lessico) versus letterario (regolarità [monotonia] grammaticale, varietà nei tipi di frase e nel lessico).

  29. ESIODO

  30. οὐκ ἄρα μοῦνον ἔην Ἐρίδων γένος, ἀλλ᾽ ἐπὶ γαῖαν εἰσὶ δύω· τὴν μέν κεν ἐπαινήσειε νοήσας, ἣ δ᾽ ἐπιμωμητή· διὰ δ᾽ ἄνδιχα θυμὸν ἔχουσιν. ἣ μὲν γὰρ πόλεμόν τε κακὸν καὶ δῆριν ὀφέλλει, σχετλίη· οὔ τις τήν γε φιλεῖ βροτός, ἀλλ᾽ ὑπ᾽ ἀνάγκης ἀθανάτων βουλῇσιν Ἔριν τιμῶσι βαρεῖαν. τὴν δ᾽ ἑτέρην προτέρην μὲν ἐγείνατο Νὺξ ἐρεβεννή, θῆκε δέ μιν Κρονίδης ὑψίζυγος, αἰθέρι ναίων, γαίης [τ᾽] ἐν ῥίζῃσι καὶ ἀνδράσι πολλὸν ἀμείνω· ἥ τε καὶ ἀπάλαμόν περ ὁμῶς ἐπὶ ἔργον ἐγείρει· [...] ἤδη μὲν γὰρ κλῆρον ἐδασσάμεθ᾽, ἄλλα τε πολλὰ ἁρπάζων ἐφόρεις μέγα κυδαίνων βασιλῆας δωροφάγους, οἳ τήνδε δίκην ἐθέλουσι δικάσσαι. νήπιοι, οὐδὲ ἴσασιν ὅσῳ πλέον ἥμισυ παντὸς οὐδ᾽ ὅσον ἐν μαλάχῃ τε καὶ ἀσφοδέλῳ μέγ᾽ ὄνειαρ. Esiodo, Opere e giorni 11-41

  31. false contese, falsi uomini, falsi giudici • le due contese • la rivalità della parola e la rivalità del fare • la lite e l’inganno, il lavoro e il sostentamento • Perse e i giudici: la corruzione e la giustizia • la falsa giustizia e il falso guadagno • il tutto e il mezzo

  32. La lingua di Omero? Il fantasma del testo di Omero: prima e dopo Alessandria. L’età prealessandrina: il sostrato acheo (arcadico-cipriota); il sostrato eolico (ma tessalico più che lesbico) e le differenti spiegazioni degli eolismi omerici; la fase ionica; l’edizione pisistratidea e l’atticizzazione (?); il μεταχαρακτη-ρισμός ionico del 403 (l’esempio di ΕΟΣ); edizioni κατ’ ἄνδρα e κατὰ πόλιν. L’età alessandrina e postalessandrina: il lavoro degli Alessandrini (Zenodoto, Aristofane di Bisanzio) e le edizioni ‘selvagge’ dei papiri; Aristarco e la sua scuola; l’erudizione ellenistica (Aristonico e Didimo, Erodiano e Nicanore: il commento dei quattro); il Venetus A e la tradizione medioevale. Il problema degli arcaismi: il testo come risultato di un continuo compromesso tra le esigenze della tradizione e della metrica da un lato e della modernizza-zione e dell’uditorio dall’altro. La fissazione del testo omerico risale a un’epoca in cui la pronuncia si era già differenziata rispetto a quella degli antichi aedi. Le differenze/oscillazioni (dovute al destinatario: Ioni, Eoli, ecc.) già nel testo antico.

  33. Incoerenze omeriche L’azione del digamma (ü) ‘scoperto’ da Richard Bentley: a) i 350 casi in cui ü fa posizione nei tempi forti dell’esametro (ma non nei deboli). b) i migliaia di casi in cui ü evita lo iato. c) la consonante che si sta indebolendo (il passaggio da Omero a Esiodo). Il dativo plurale delle declinazioni tematiche: le forme antiche ‑οισι e ‑ῃσι e le forme recenti ‑οις e ‑ῃς/‑αις. Forme non contratte e forme contratte: a) il genitivo singolare: ‑οιο, ‑οο e ‑ου/‑ω. b) le contrazioni indebite (δείδοα ed ἠόα). c) il caso εἵως, ἕως, ἧος, εἷος, ἇ(ϝ)ος.

  34. La παλαιὰ Ἰάς: diacronia e sincronia Le forme eoliche nelle iscrizioni ioniche di Chio, e le forme eoliche metricamente ‘protette’ (o metricamente ‘necessarie’). Il passaggio di ᾱ a η. I duali in ‑ᾱ, i gen. in ‑αο e in ‑άων, λαός / νηός. I nomi di Posidone e degli Ioni. Dativi plurali in ‑essi (ποσ(σί), Τρώεσσι) e aoristi in ‑σσ‑. Le forme dell’articolo plurale. Forme con nasali geminate e pronomi personali. Esiti di labiovelari (πίσυρες, πέλωρ, βέρεθρον). Desinenze di infiniti. I participi perfetti in ‑ντ‑ (κεκλήγοντες) Le varie forme delle preposizioni (πρός, ποτί, προτί). Le particelle modali: (οὐ) κεν e (οὐκ) ἄν I nomina agentis: ‑τωρ/‑τηρ per i nomi semplici e ‑τᾱς/‑της per i composti (come in eolico). Il destinatario ionico e il sostrato eolico (l’Asia Minore ionicizzata).

  35. Il carattere arcaico della lingua epica La presenza intermittente dell’aumento, non rintracciabile in alcun testo di prosa. L’autonomia degli avverbi, non ancora preposizioni o preverbi. L’alternanza di ‑σσ‑ con ‑Σs‑: τόσσος e τόσος, μέσσος e μέσος, (ἐ)κάλεσα ed (ἐ)κάλεσσα. La progressiva scomparsa (non rivoluzionante) di alcune libertà e di alcune oscillazioni: la regolarizzazione linguistica del greco post-epico.

  36. Una lingua letteraria e internazionale L’uso incoerente e ‘versificatorio’ del duale (ὄσσε, ὀφθαλμός). Il pubblico aristocratico e la corporazione internazionale degli aedi. I composti ‘letterarizzanti’ e termini peregrini (γλῶτται). Opera ‘aperta’, formularità, pensiero individuale e libero dei personaggi.

  37. ARCHILOCO

  38. Archiloco, fr. 5 W.2 ἀσπίδι μὲν Σαΐων τις ἀγάλλεται, ἣν παρὰ θάμνωι, ἔντος ἀμώμητον, κάλλιπον οὐκ ἐθέλων· ψυχὴν δ᾽ ἐξεσάωσα. τί μοι μέλει ἀσπὶς ἐκείνη; ἐρρέτω· ἐξαῦτις κτήσομαι οὐ κακίω. Archiloco, fr. 19 W.2 “οὔ μοι τὰ Γύγεω τοῦ πολυχρύσου μέλει, οὐδ᾿ εἷλέ πώ με ζῆλος, οὐδ᾿ ἀγαίομαι θεῶν ἔργα, μεγάλης δ᾿ οὐκ ἐρέω τυραννίδος· ἀπόπροθεν γάρ ἐστιν ὀφθαλμῶν ἐμῶν”.

  39. Archiloco, fr. 101 W.2 ἑπτὰ γὰρ νεκρῶν πεσόντων, οὓς ἐμάρψαμεν ποσίν, χείλιοι φονῆές εἰμεν, Archiloco, fr. 114 W.2 οὐ φιλέω μέγαν στρατηγὸν οὐδὲ διαπεπλιγμένον οὐδὲ βοστρύχοισι γαῦρον οὐδ᾿ ὑπεξυρημένον, ἀλλά μοι σμικρός τις εἴη καὶ περὶ κνήμας ἰδεῖν ῥοικός, ἀσφαλέως βεβηκὼς ποσσί, καρδίης πλέως.

  40. spacconi e ritrosi • la celebrazione dell’antieroismo e l’ἀλαζονεία • la σοφία minimalista di Carone • prospettive di vita e racconto della vita • la retorica dell’ἀλαζονεία • lo smascheramento dell’ipocrisia eroica • l’eroe, l’ἀλαζών, l’uomo che resiste

  41. SAFFO

  42. Saffo, fr. 55 V. κατθάνοισα δὲ κείσῃ οὐδέ ποτα μναμοσύνα σέθεν ἔσσετ᾿ οὐδὲ †ποκ᾿† ὔστερον· οὐ γὰρ πεδέχῃς βρόδων τὼν ἐκ Πιερίας· ἀλλ᾿ ἀφάνης κἀν Ἀίδα δόμῳ φοιτάσῃς πεδ᾿ ἀμαύρων νεκύων ἐκπεποταμένα.

  43. cultura e incultura • rivalità educative? • modi di essere e modi di insegnare • questioni di stile • competenza poetica e competenza ‘afroditica’ • ciò che resta: poetiche del ricordo

  44. per approfondire... • Sapph. fr. 57 V. (la rozzezza di una ciarlatana); • Sapph. fr. 68a V. (odiata Andromeda, amata Megara); • Sapph. fr. 130 V. (l’ἀλαζονεία di Eros); • Sapph. fr. 133 V. (ancora su Andromeda); • Sapph. fr. 155 V. (la figlia del Polianattide);

  45. ANACREONTE

  46. Anacreonte, PMG 388 πρὶν μὲν ἔχων βερβέριον, καλύμματ᾿ ἐσφηκωμένα, καὶ ξυλίνους ἀστραγάλους ἐν ὠσὶ καὶ ψιλὸν περὶ πλευρῇσι <lul> βοός, (–––) νήπλυτον εἴλυμα κακῆς ἀσπίδος, ἀρτοπώλισιν κἀθελοπόρνοισιν ὁμιλέων ὁ πονηρὸς Ἀρτέμων, 5 κίβδηλον εὑρίσκων βίον, (–––) πολλὰ μὲν ἐν δουρὶ τιθεὶς αὐχένα, πολλὰ δ᾿ ἐν τροχῷ, πολλὰ δὲ νῶτον σκυτίνῃ μάστιγι θωμιχθείς, κόμην πώγωνά τ᾿ ἐκτετιλμένος· (–––) νῦν δ᾿ ἐπιβαίνει σατινέων χρύσεα φορέων καθέρματα 10 †παῖς Κύκης† καὶ σκιαδίσκην ἐλεφαντίνην φορέει γυναιξὶν αὔτως <lkl>.

  47. i nuovi ricchi • Artemone prima e dopo • la vita ‘fasulla’ e la vita ‘rifatta’ • sofferenza e lusso come estremi ridicoli • l’abbigliamento come biglietto da visita • frequentazioni e àmbiti sociali • due tipi complementari di ἀλαζονεία

  48. L’invenzione dell’articolo Il primo manifestarsi dell’individualità e del presente nella lirica greca arcaica: il mito come confronto, la sentenza e lo snodo tra particolare e universale, l’io e il sentimento, la mobilità dello spirito (B. Snell). La formazione (autoctona soltanto in Grecia) dei concetti scientifici e la lingua come espressione dello spirito e come mezzo di conoscenza: le premesse linguistiche della scienza e la selezione degli elementi linguistici necessari all’elaborazione teorica. La fissazione dell’universale in forma determinata e il processo di astrazione (nomi propri [l’individuale], nomi comuni [il generale: classificazione, generalizzazione e prima conoscenza], astratti [mere astrazioni senza plurale; ‘nomi mitici’-personificazioni e metafore: antropomorfizzare l’incorporeo]): l’invenzione dell’articolo e la sostantivazione dell’aggettivo e delle forme verbali. Funzioni dell’articolo: determinare l’immateriale, porlo come universale, determinare singolarmente l’universale (farne cioè un nome astratto, comune e proprio a un tempo). L’uso particolare, determinato (“questo qui”), dell’articolo omerico (ed esiodico): il valore dimostrativo e l’assenza degli articoli veri e propri; il valore oppositivo (“questi … quelli”); il valore anaforico (“Odisseo … lui”); il valore ‘connettivo-relativo’ (“e quelle …”); il valore prolettico (“questo: ...”); il valore dimostrativo-apposizionale (“quella, l’isola”); il valore individualizzante (“tutte quelle altre volte”); il valore enfatico (“questo tuo dono”). La prima comparsa della prosa e la presenza dell’articolo (a eccezione delle iscrizioni cipriote e di quelle panfilie, che lo presentano assai di rado): il valore determinativo; il valore di rinvio e riferimento; il valore di opposizione; l’interposizione e la creazione del gruppo del sostantivo; la sostantivazione di qualsiasi elemento della frase e l’algebra linguistica; «un processo privo di ogni valore affettivo ma comodo per l’esposizione delle idee, e di un’agilità e varietà che non hanno riscontro nella prosa di nessun’altra lingua indoeuropea» (A. Meillet).

  49. Le lingue dei lirici I dativi plurali in ‑οις, ‑αις (strum. ai. ‑aih, ir. ‑aiš. lit. ‑ais) e in ‑οισι, ‑αισι/‑ῃσι (loc. ‑su in indoiranico e baltosla-vo): ‑οισι in ionico, ‑οις nei dialetti dorico-occidentali (eccezioni in argivo), ‑οισι (agg. e sost.) e ‑οις (art.) nel lesbico, le oscillazioni dell’attico e delle lingue letterarie (la tragedia, la commedia di Epicarmo, i poeti lirici). L’uso intermittente, arcaico (ábharat e bhárat) e omerico, dell’aumento: libero nella lirica corale e in quella eolica, costante (tranne omeriche eccezioni) in quella ionica. L’uso intermittente, ‘poetico’, dell’articolo (raro negli elegiaci, nella lirica monodica e corale, più frequente nel giambo e nella commedia, oltre che nella prosa). L’iperbato e l’ordo verborum artificiale.

  50. I generi della lirica Il fondo ionico (κότ’, κως, etc.) e gli epicismi dell’elegia: ionicismi (o atticismi: δορί?) non epici (la progressiva riduzione) ed epicismi non ionici (il progressivo incremento). L’epigramma dalla dialettizzazione alla maggiore letterarietà (fine IV sec.). Il verso popolare (con paralleli nel vedico) e lo ionico corrente (cólto, non parlato: la lingua delle iscrizioni) del giambo (forme contratte, crasi, declinazione ‘attica’, termini volgari, la riduzione degli epicismi non ionici). L’incomparabile lirica eolica (in mancanza di una prosa eolica e di una lirica corale epicorica; il limitato apporto delle iscrizioni: fonetica e morfologia, non lessico) e beotica (Corinna), i metri ‘innodici’ indoeuropei, il lessico e lo stile semplici; la lingua delle persone cólte contemporanee (tranne la rarità dell’articolo e delle forme contratte): eolico nei lesbici, ionico in Anacreonte, beotico in Corinna. La lirica corale: il ‘dorico’ di poeti non dorici; composizioni corali per feste religiose pubbliche e successiva laicizzazione; l’ᾱ, gli infiniti in ‑μεν, gen. in ‑ᾶν e dat. in ‑εσσι, la mancanza di aoristi in ‑ξα e di ‘futuri dorici’, la rarità di ϝ (tranne che in Alcmane e in Pindaro: la confusione ϝ/γ nei codici), l’alternanza σύ/τύ, la presenza di ἄν e κε(ν), Μῶσα e Μοῖσα, i gen. in ‑οιο, κῆρ > κέαρ, i composti e la lingua solenne.

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