1 / 34

Per la formazione del clero diocesano

La pastorale della carità e la Caritas per una comunità che annuncia, celebra e testimonia contesto modelli di riferimento implicanze pastorali. Per la formazione del clero diocesano. Sommario. I ª Parte La pastorale della carità in rapporto a quale contesto e a quali bisogni

rayya
Download Presentation

Per la formazione del clero diocesano

An Image/Link below is provided (as is) to download presentation Download Policy: Content on the Website is provided to you AS IS for your information and personal use and may not be sold / licensed / shared on other websites without getting consent from its author. Content is provided to you AS IS for your information and personal use only. Download presentation by click this link. While downloading, if for some reason you are not able to download a presentation, the publisher may have deleted the file from their server. During download, if you can't get a presentation, the file might be deleted by the publisher.

E N D

Presentation Transcript


  1. La pastorale della carità e la Caritas per una comunità che annuncia, celebra e testimonia contesto modelli di riferimento implicanze pastorali Per la formazione del clero diocesano

  2. Sommario Iª Parte La pastorale della carità in rapporto a quale contesto e a quali bisogni IIª Parte Quale Chiesa e quale carità per rispondere ai bisogni dell’uomo di oggi? Quattro modelli di riferimento IIIª Parte Orizzonti di cambiamento pastorale La Caritas. Identità dell’organismo e implicanze pastorali Attenzione

  3. I° Parte La pastorale della carità in rapporto a quale contesto e a quali bisogni?

  4. 1.I bisogni dell’uomo di oggi • In un contesto sociale di cambiamento e di crisi economica e finanziaria diffusa • “Bisogno” di dignità, di rispetto dei propri diritti, di prospettive di speranza, di opportunità, a fronte di: • competizione e individualismo esasperati • ricerca affannosa di soluzioni alla crescente crisi economica, finanziaria e sociale • offesa alla dignità e ai dirittidella persona • aumento di formedi povertà vecchie e nuove • marginalità ed esclusione • crisi dei valori fondamentali: giustizia, onestà prossimità, accoglienza, famiglia, spiritualità… ?

  5. 2.I bisogni dell’uomo di oggi • In un contesto culturale ed esistenziale di cambiamento • “Bisogno” di relazioni umane significative, di senso, di orientamento, di legami con la memoria e di opportunità progettuali, a fronte di: • un’esistenzaappiattitasul presente edinquieta • difficoltà di viverelacomunicazione, larelazione e lafiducia, sia in senso interpersonale che verso le Istituzioni • una dimensione sempre più multietnica, multiculturale della società e forme di emarginazione ed esclusione sociale • un’emergenzaeducativa, diperdita delle proprie radicie crescenteprecarietà • unaglobalizzazionea più livelli.

  6. 3.I bisogni dell’uomo di oggi • In un contesto ecclesiale di cambiamento • “Bisogno” di attuare dentro le Chiese locali, le importanti acquisizioni del Concilio Vat. II: • la Chiesa soggetto di pastoraleche si sviluppa attorno a tre dimensioni costitutive: Parola, liturgia, testimonianza • larivalutazione della Chiesa particolarecomeanimae fermento del mondo • lariscopertadellacultura della carità,della solidarietà,dellacondivisione,della comunionenella valenza evangelizzatrice a fronte di: • una religiosità che rischia diventareritualismo • fenomeni dirigetto del Vaticano II • paura di contaminarsicon il diverso e di confrontarsi con il mondo • pratica di unacarità ridotta ad elemosinaoccasionale, più che condivisione.

  7. A partire da… alcuni interrogativi • Della pastorale di oggi, nella Nota “Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia”, i Vescovi ci indicano due possibili derive : • “Faredella parrocchiauna comunità «autoreferenziale»in cui ci si accontenta di trovarsi bene insieme. • La percezione della parrocchia come«centro di servizi»per l’amministrazione dei sacramenti, che dà per scontata la fede in quanti li richiedono”. • Per evitare ciò, dobbiamo chiederci: • “Comeintercettare i nuovi «luoghi» dell’esperienza umanacosì difficili e dispersi”? • “Come accogliere e accompagnare le persone, tessendo trame di solidarietà in nome di un vangelo di verità e carità in un contesto di complessità crescente”? • “Comefar sì chela parrocchia sia porta di accesso al vangelo, per tuttiin una società pluralista”? • “Comesfuggire al pericolo di ridursi a gestire il folklore religiosoo il bisogno del sacro”? (Cf. Il volto miss. delle parr. n.4). • E’ necessarioalloravedere quale idea dichiesa condividere,in modo che ne conseguanoscelte e azioni adeguate dimissionarietà e di testimonianza. Attenzione !

  8. II° Parte Quale chiesa e quale carità per rispondere ai bisogni dell'uomo di oggi? Quattro modelli di riferimento per un'ecclesiologia di comunione

  9. 1.Il modello trinitario della Chiesa • La Trinità, è principio e modello della comunità cristiana, in quantocon il battesimo siamo stati rigenerati a vita nuova nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo e“L’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato”(Rm 5,5). - Però,“Nonostante che lafede nella Trinitàsia consideratafondamentale per la vita cristianaed iniziamo preghiere ed azioni nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo “Si può parlare di un esilio della Trinità dalla teoria e dalla prassi dei cristiani” (B. Forte). -E’ fondamentale pertantorecuperare il rapporto con la Trinità, principio e modello di comunione e di carità,coniugando Trinitàestoria della rivelazione. - La Chiesa, manifestazione nella storia dell’amore gratuito di Dio,attinge alla fonte eterna dell’amore nello Spirito, per il Figlio, sotto lo sguardo amante del Padre. • Pertanto, protagonista della vita di comunione e di carità della Chiesanon è il parroco, né il vescovo, né il Papa, né l’operatore pastorale. E’Gesù Cristomorto, risorto e presente in mezzo a noi, che ci orienta e ci porta alPadre,è loSpirito Santoche ci suggerisce al momento giusto le cose che Lui ci ha detto (Cf. Gv 14,26).

  10. 2.Il modello cristologico della Chiesa Per realizzare la carità, la Chiesa è chiamata ad operare conformandosi a Gesù che ha risposto ai bisogni dell’uomo, • Assumendo la condizione di servo: “Io sto in mezzo a voi come uno che serve” (Lc 22, 26). • Offrendoci un amore di piena donazione: “Pur essendo di natura divina … spogliò se stesso e divenendo simile agli uomini… umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce”(Fl 2,5-8). • Proponendoci un amore su cui modellare la nostra vita “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amato” (Gv 13,34).“Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15, 13), “Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù” (Fl 2,5). “Quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli… Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità” (1Gv 3,16-18). • Un amore gratuito: “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” (Mt 10,8). • Un amore fecondo: “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi perché andiate e portiate frutto ed il vostro frutto rimanga” (Gv 15,16). • Un amore come segno di riconoscimento: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni gli altri” (Gv 13,35).

  11. 3.Il modello agapicodella Chiesa • La caritànella Chiesanascedall’agápe. Nel N.T. quando si parla diagápe,si intende: • Un amore che ci è gratuitamente donato fin dal battesimo:“L’amore (αγάπη) di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato”(Rm 5,5). • Un amore che ci rende partecipi della vita trinitaria:“La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore (αγάπη) di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo, sia con tutti voi”(2Cor 13,13) • Un amore che ci fa nascere a vita nuova e ci fa conoscere Dio:“Chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama, non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore (αγάπη) ”(1Gv 4,7-8). • Un amore che ci fa vivere in comunione con Dio:“Dio è amore (αγάπη) ; chi sta nell’amore (αγάπη) dimora in Dio e Dio dimora in lui”(1Gv 4,16). Tutta la storia della salvezza ci dice cheDio è carità. Dio cheaccoglie, perdona, rimane fedeleal suo popolo,dona tutto di sé in suo Figlio, chiede alla Chiesa di vivere la carità, diventando dono per i nostri fratelli.

  12. 4.Il modello comunionale della Chiesa La mensa eucaristica alimenta la koinonia, indicata nel N.T. come: • lacomunionecon Dio Padre, in Cristo Signore nostro(1Cor1,9) • Lapartecipazioneal corpo e sangue di Gesù(1Cor 10,16) • L’essere un cuor solo ed un’anima solae ilcondividere tutto(Atti 4, 32-33). E’nella partecipazione all’eucaristiache lacomunità cristianavivendo lakoinonia,viene educata atestimoniarlaattraverso“la sollecitudine verso i più deboli e gli ultimi,il farsi carico degli emarginati, dei poveri antichi e nuovi, dei malati, dei minori in disagio…”(Il volto missionario…n. 10).

  13. Ne consegue la centralità della carità nella Chiesa • “La caritàè un ambito chequalifica in modo decisivolavita cristiana, lostile pastoralee laprogrammazione pastorale…” (NMI n. 49) • “Se siamo ripartiti davvero dalla contemplazione diCristo, dovremmosaperlo scorgere soprattutto nel volto di coloro con i quali egli ha voluto identificarsi:«Ho avuto fame… ero forestiero…”(Cf. Mt 25, 31ss) • “Questa pagina non è un semplice invito alla carità: è unapagina cristologica… Su questa paginanon meno che sul versante dell’ortodossia,la Chiesa misura la sua fedeltà di sposa di Cristo”(NMI n. 49). • La carità non è per la Chiesa una specie di attività di assistenza sociale che si potrebbe anche lasciare ad altri, ma appartiene alla sua natura, è espressione irrinunciabile della sua stessa essenza”(DCE, n. 25). • L’attività caritativa cristiananon è un mezzo per cambiare il mondo in modo ideologico,…maè attualizzazione qui ed ora dell’amore di cui l’uomo ha sempre bisogno”( DCE n.31). • “L’amore nella sua purezza e nella sua gratuità è la miglior testimonianza del Dio nel quale crediamo”(DCE, n. 31c).

  14. Gli ostacoli di ieri e di oggi all’ecclesiologia di comunionecfr 1Cor 11, 17-34 • la divisionein tante fazioni. “Quando vi radunate in assemblea, vi sono divisioni tra voi…” (1Cor 11,18) • lachiusuradi ciascunonel proprio egoismo.“Ciascuno, quando partecipa alla cena, prende prima il proprio pasto”(1 Cor 11,21). • l’insensibilitàdi fronte ai bisogni di altri fratelli.“E così, uno ha fame, l’altro è ubriaco” (1Cor 11.21). Fondamentale pertanto, è ilcomesi partecipa alla cena del Signore, e comeil sacerdote educa la comunità a fare memoria della morte del Signore, perché sialuogo di comunione, fonte e scuola di carità, anziché motivo che getta discredito sulla Chiesa(cfr 1 Cor 11,20-33). La preghiera eucaristica V/c così ci fa pregare:“Fortifica il tuo popolo con il pane della vita e il calice della salvezza… Donaci occhi per vedere le necessità e le sofferenze dei fratelli; infondi in noi la luce della tua parola, per confortare gli affaticati e gli oppressi: fa che ci impegniamo lealmente al sevizio dei poveri e dei sofferenti. La tua Chiesa sia testimonianza viva..

  15. La Chiesa di fronte al cambiamento • Di fronte a cambiamenti e trasformazioni, la Chiesa, sempre di più ha preso consapevolezza che è chiamata ad essere“luce delle genti”(LG n. 1). • Inoltre,“Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini di oggi, dei poveri soprattutto,… sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo”(GS n. 1). • Attraverso l’opzione preferenziale per i poveri, si manifesta lo stile dell’amore di Dio e si seminano nella storia i semi del Regno di Dio (Cf. NMI, 49) • All’inizio di questo nuovo millennio, per attuare la nuova evangelizzazione, il Papa ed i Vescovi ci hanno richiamato ad un obiettivo primario: “Fare della Chiesa la casa e la scuola della comunione: eccola grande sfidache ci sta davantinel millennio che inizia, se vogliamo essere fedeli al disegno di Dio e rispondere anche alle attese profonde del mondo”(NMI n. 43).

  16. Orizzonti di cambiamento pastorale Nonostante i tentativi,“i consueti percorsi di trasmissione della fede risultano in non pochi casi impraticabili”. Pertanto, • Non si può più dare per scontato che si sappia chi è Gesù Cristo • tutte le azioni pastorali vanno innervate di primo annuncio. • Occorre incrementare la dimensione dell’accoglienza: • tutti devono trovare nella parrocchia una porta aperta nei momenti difficili o gioiosi della vita. • Dare centralità all’ascolto della Parola di Dio, • è la fonte da cui tutto scaturisce nella nostra vita. • Non devono mancare iniziative organichedi proposta del messaggio cristiano, • vanno affrontate in modo unitario le domande di fondo. • Intessere il dialogo tra fede e cultura • bisogna incidere sulla cultura complessiva della nostra società. • Situare l’annuncio nel contesto del pluralismo religioso, • considerando che il nostro paese cresce con l’immigrazione. • Circondare l’annuncio di segni di credibilità, • a cominciare da quello dell’unità nell’azione pastorale (Cf. CVinC, n. 6).

  17. Una pastorale attenta alla dimensione antropologica • L’ascolto della vita delle comunità, fa cogliere una forte istanza di rinnovamento, nella direzione diuna pastorale • più vicina alla vita delle persone, meno affannata e complessa, meno dispersa e più incisivamente unitaria(Rigenerati pusv, 21); • “Secondo queste linee occorre impegnasi in un «cantiere» di rinnovamento pastorale”, seguendo tre prospettive: • Centralità della persona • Qualità delle relazioni all’interno delle comunità • Corresponsabilità e interazione tra le dimensione della pastorale(Rigenerati pusv, 21).

  18. 1. Centralità della persona • L’unità della persona, come criterio fondamentale, per ricondurre a unità l’azione ecclesiale, anche se multiforme,richiede: • superarel’attualeimpostazione troppo settoriale, considerando le tre dimensioni costitutive della Chiesa non fine a se stesse ma rispetto alla persona che vive il lavoro e la festa, la tradizione, l’affettività, la fragilità,la cittadinanza. • Ispirarsi aI Risortoche, nei diversi tempi e luoghi, ci insegna a ricondurre le forme dell’annuncio alla persona. • Ripensarsi in vista di un maggiore coordinamento, per operare insieme, in maniera più essenziale(Cf. Rigenerati pusv, 23). L’accoglienza di chi è in difficoltà, laricerca del lavoro, della casa,dell’inserimento sociale,laproposta religiosaper gli stranieri, sono azioni che si riferiscono alla persona e presuppongono una progettazione pastorale comune.

  19. 2. Qualità delle relazioni • Incontro, relazione, coinvolgimento,sono la triade che delinea il volto di comunità cristiane, con uno stile che valorizza ogni persona. Ciò comporta: • generare una rete di relazioni, di comunicazione e di comunione, ponendo sempre la qualità del rapporto prima dei programmi. • Capacità di stimarsi a vicenda. • Valorizzazione dei laici(Cf. Rigenerati pusv, 23) La visita domiciliare a malati ed anziani, da parte del ministro straordinario dell’Eucaristia. La benedizione delle famiglie, la vicinanza in occasione di lutti o ricorrenze significative, sono occasioni di cura delle relazioni.

  20. 3. Corresponsabilità e interazione • La corresponsabilità dà forma concreta alla comunione, attraverso la capacità di condividere scelte che riguardano tutti. • E’ necessario che sirendano operativi quei luoghi in cui ci si allena al discernimentoe alla corresponsabilità (consigli pastorali) . • Sguardo aperto ai problemi del territorioe dell’intera società (Cf. Rigenerati pusv, 23). La progettazione pastorale congiuntaed integratadi catechesi, liturgia, carità, famiglia, giovani,pastorale sociale e del lavoro,dovrebbe essere il modo ordinario di far pastorale.

  21. La Parrocchia soggetto di pastorale • Lacomunità cristiananel suo insieme è ilsoggettoprimario dellacatechesi,dellaliturgiae dellatestimonianza della caritàe si qualifica non per se stessa, “ma inriferimento alla Chiesa particolare, di cui costituisce un’articolazione”(CVinC, n. 3). • “Il mutamento esige ildiscernimento comunitario, …che riguarda tutti, ma in particolare i consigli pastorali parrocchiali, in collegamento con quelli diocesani, e chiede di valorizzare gli spazi del dialogo”(CVinC, n. 2). • “Occorre avereil coraggio della novitàche lo Spirito chiede oggi alle Chiese, tenendo fisso lo sguardo su Gesù”(CVinC, n. 5). • E’ necessario promuovere lapartecipazionee lacorresponsabilitàdi tutti. “Vi sono diversità di carismi… Vi sono diversità di ministeri…Vi sono diversità di operazioni…a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l’utilità comune… Ora voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte”(1 Cor, 12ss). Secondo questa prospettiva, laparrocchia, in tutti i suoi componenti, è soggetto di tutta la pastorale.

  22. Una pastorale sempre più integrata • L’integrazione pastoralefra i diversi soggetti ecclesiali, non è una operazione di pura ingegneria ecclesiastica, mala condivisione di un «disegno complessivo»,che porta a verificare: • Il rapporto delle parrocchie tra di loro e con la diocesi • Le forme con cui viene accolto il dono della vita consacrata • La valorizzazione del laicato, delle associazioni, dei movimenti e delle nuove realtà ecclesiali, delle singole soggettività, • E’ in vista di una espressione di comunioneche, in quanto dono di Dio, rigenera la persona in Cristo e educa a vivere relazioni costruttive. • Ha alla base la «spiritualità di comunione»come elemento di fondoche precede le varie iniziative concrete (Cf. n. 25).

  23. Indicazioni per una “conversione pastorale” “Spiritualità di comunione significa: Sguardo portato sul mistero della Trinità che abita in noi e la cui luce va colta anche sul volto dei fratelli. Sentire il fratello come uno che mi appartiene, per saperne condividere le gioie e le sofferenze. Vedere ciò che di positivo c’è nell’altro per accoglierlo e valorizzarlo come dono di Dio per me. Saper far spazio al fratello, portando i pesi gli uni degli altri. Senza questo cammino spirituale, a ben poco servono gli strumenti esteriori della comunione. Diventerebbero apparati senz’anima, maschere di comunione”(NMI n. 43) Annuncio del Vangeloe testimonianza della carità, né sono in concorrenza, né la seconda è premessa all’evangelizzazione.“Il pane della Parola di Dio e il pane della carità, come il pane dell’eucaristia, non sono pani diversi: sono la persona stessa di Gesù che si dona”(ETC n. 1). Per annunciareGesù Cristo, bisogna averlo prima incontrato, accolto, avendolo sguardo fisso su di lui, entrando in comunione con lui(CiV nn. 10 ss). “Prima di programmare iniziative concrete, occorre promuovere unaspiritualità della comunionecome principio educativo, in tutti i luoghi dove si plasma l’uomo, il cristiano, i ministri dell’altare, gli operatori pastorali…”(NMI n. 43).

  24. III Parte La Caritas "un occhio che vede" peculiarità e implicanze pastorali

  25. 1. Dallo strumento caritativo all’organismo pastorale • Dal ‘43 al ’70in Italia ha operato la P.O.A.a livello nazionale, le O.D.A. a livello diocesano, come strumento caritativo per far giungere ai singoli e alle famiglie gli aiuti nel periodo della guerra e della ricostruzione. • Nel ’70 Paolo VI scioglie la P.O.A.,avendo storicamente esaurito il suo compito e sollecita la CEI ad istituire un proprio organismo pastorale per la promozione della testimonianza della carità, ispirato alle linee indicate dal Con. Vat. II. • Con decreto del 2 luglio 1971 la CEI istituisce la Caritas italiana. A livello diocesano, la decisone di istituire la Caritas veniva lasciata ai vescovi. • Nel settembre del ’72 il primo Convegno delle Caritas diocesane, nel quale • vengono sottolineate identità e finalità della Caritas • si evidenzia che la Caritas si configura comeorganismo pastorale con prevalente funzione pedagogica, per promuovere la testimonianza della carità. • Paolo VI commentando lo Statuto indica le linee orientative sulle quali la Caritas si è mossa in questi anni.

  26. Le peculiarità della Caritas fissate nello Statuto 1. IDENTITA’cfr. Statuto Caritas Italiana Art. 1 ORGANISMO PASTORALEche opera: per promuovere la testimonianza della carità della comunità cristiana, in forme consone ai bisogni, in vista dello sviluppo integrale dell’uomo, della giustizia sociale e della pace con particolare attenzione agli ultimi con prevalente funzione pedagogica. 2. MANDATOcfr. Statuto Caritas Italiana Art. 3 tradurre (il senso di carità) in interventi concreti con carattere promozionale in collaborazione con i Vescovi realizzare studi e ricerche sui bisogni per aiutare a scoprirne le cause curare il coordinamento delle iniziative e delle opere caritative di ispirazione cristiana promuovereil volontariato favorire la formazione degli operatori pastorali indire, organizzare e coordinare interventi di emergenza contribuire allo sviluppo umano e sociale dei Paesi in via di sviluppo stimolarel’azione delle istituzioni civili ed una adeguata legislazione. 26

  27. Ciò che è diventato peculiare per la Caritas 3. DESTINATARI: i poveri, la comunità, il territorio/mondo La Caritas cerca di tenere sempre presente che: prima del bisogno, dell’emergenza,ci sono le personeche vivono queste condizioni ed hanno necessità di essere ascoltate, incontrate, considerate ed aiutate(poveri); c’è la comunità che va educataall’attenzione verso chi è in difficoltà, responsabilizzandola a sentire che l’altro le appartiene, è parte di sé(Chiesa); ci sono precisi contesti,dentro cui le persone vivono, cherichiedono discernimento e uno sguardo ampio, globale(territorio/mondo). Pertanto,i valori dellacondivisione,dell’accompagnamento,dellapartecipazione,si concretizzano in misura in cui, con una costante azione dianimazione, la comunitàcresce nella consapevolezza di esseresoggetto di una carità testimoniata, nei riguardi di ogni persona, vicina e lontana, da vedere con amore gratuito e totale. Tutto ciò evangelizza,perchè manifesta in modo credibile, con segni e fatti dentro la storia, l’amore di Dio per ogni persona. 27

  28. Ciò che è diventato peculiare per la Caritas 3. Il Metodo Nel contesto sociale molto complesso ed in continuo cambiamento, il metodo pastoraledell’ascoltare,osservareediscernereperanimare,assunto dalla Caritas, risulta efficace perché, utilizzando ancheluoghi e strumentispecifici per l’ascolto(il CdA),l’osservazione(l’OPR)e il discernimento/animazione(il Lp C),permette dipartire dalla realtà e dare sistematicità, organicità e concretezzaal lavoro di sensibilizzazione e coinvolgimento delle comunità. 4. Il Lavoro in equipe Perraggiungerei destinatari(poveri, chiesa, mondo), perpromuovereed utilizzare opportunamente iluoghi dell’ascolto,dell’osservazionee deldiscernimento perprogettare erealizzarepercorsi formativi e azioni, si è colto il valore dellavoro in equipeche permette: il coinvolgimento di soggetti appartenenti ad ambiti diversi e con competenze diverse, il raggiungimentoed il coinvolgimentodella comunitàe delleistituzioni, la realizzazione di una pastorale progettuale e integrata, fornire risposte, indicazioni e servizi con maggiore efficacia. 28

  29. Ciò che è diventato peculiare per la Caritas 5. Attenzione alla formazione In questi decenni, la Caritas ha tenuto sempre al primo posto la formazione. Partendodal corsopiù orientato allatrasmissione del sapereè seguita l’esigenza di formare al saper fare per volontari e operatori, e alsaper essere animatori pastorali,in modo da muoversi sul territorio con sempre maggiore competenza e consapevolezza. 6. La pastorale della carità L’attenzioneai tredestinatari:poveri, chiesa, mondo l’utilizzodelmetododi lavoro con gli appositi luoghi/strumenti, ilpromuovereazioni che coniuganoemergenza e quotidianità, l’individuazionedipercorsi che portino ad unatestimonianza della carità assunta responsabilmente dalla comunità, èpastorale della carità. L’obiettivo: educareacondividere,aripensarestili di vita personali e familiari, amettere a disposizionele proprie risorse(tempo, competenze, professionaltà…) a vantaggio di chi sperimenta la difficoltà, pertestimoniare un amore solidale, in modo chetutti si sentano responsabili di tutti. 29

  30. Ciò che è diventato peculiare per la Caritas 7. La progettazione pastorale La Caritas ha maturato la convinzione di evitare che l’intervento di aiuto risulti episodico e lapromozione e l’animazione siano affidate all’improvvisazione. La progettazione pastorale, evitando improvvisazione e provvisorietà, rende organico, continuativo e fruttuoso quanto si realizza, perché richiede di: partire da una serie di elementi conoscitivi fissare gli obiettivi prevedere tempi, risorse e soggetti da coinvolgere metodi da utilizzare ed azioni da promuovere verifiche periodiche da compiere. 30

  31. IN DIOCESI La Caritas diocesana, utilizza conprogettualitàilmetodoascoltare, osservare, discernere e i relativi luoghi-strumenti (CdA, OPR, LAB. Prom. Caritas); promuoveazioniper animare alla testimonianza l’interaChiesa locale; collaboracon gli altri Uffici pastorali in vista di una pastorale unitaria; cura la formazione degli operatori; è a servizio delle Parrocchie,attraversoillaboratorio,perché sorgano o sirafforzinole Caritasparrocchiali, in modo chesi crei una diffusa rete di solidarietà. Vescovo Uffici di curia Equipe Caritas Diocesana laboratorio Car. Pa. CdA OPR 31

  32. SUL TERRITORIO La Caritas diocesana, rileva situazioni di povertàe risorse, perpromuove risposte a bisogni disattesi; dialogacon gli Uffici delle pubbliche istituzioni; è presentenei tavoli dove si progettano le politiche sociali e si redigono i piani sociali di zona; promuove azioniper animare alla testimonianza l’interoterritorio; cura un’azione di retetra le associazioni caritative e di volontariato; svolge, al momento opportuno,un’azione di denunciadi situazioni di ingiustizia e abbandono. 32

  33. IN PARROCCHIA La Caritas parrocchiale, cuore che vede sul territorio, utilizza con progettualità il metodoascoltare, osservare, discernere, promuoveazionie percorsi peranimare e formare, attualatestimonianza della caritàdentro la comunità stessa e sul territorio, proponendo stili di vita improntati a sobrietà, l’accoglienza solidale, l’apertura alla diversità, la relazione gratuita, puntandoad unacomunitàTUTTA capace diannunciare,celebraree testimoniare il Vangelo con parole e segni credibili. 33

  34. In definitiva… La carità è un dono da accogliere da parte di ogni presbitero e la Caritas è l'organismo pastorale che promuove la carità, l'anima di ogni azione pastorale

More Related