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AFFIDO FAMILIARE E CASE FAMIGLIA PER MINORI

Direzione Politiche Sociali – Settore Integrazione Sociosanitaria Affido Familiare Minori. AFFIDO FAMILIARE E CASE FAMIGLIA PER MINORI. Il panorama locale. CONTESTO NORMATIVO.

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AFFIDO FAMILIARE E CASE FAMIGLIA PER MINORI

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Presentation Transcript


  1. Direzione Politiche Sociali – Settore Integrazione Sociosanitaria Affido Familiare Minori AFFIDO FAMILIARE E CASE FAMIGLIA PER MINORI Il panorama locale

  2. CONTESTO NORMATIVO • L’affido familiare ha una lunga tradizione a Genova, il Regolamento Comunale sull’affido familiare è stato approvato con Delibera C.C. n. 369 del 9/03/1978; • la Legge n° 184/83, così come modificata dalla Legge n°149 del 28/3/01 che ha disciplinato l’affidamento familiare e l’adozione; • la Legge n° 285 del 28/8/97 e n° 328 dell’8/11/2000 ; • "Linee di indirizzo per l'affidamento familiare" approntate dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e approvate in data 25 ottobre 2012 in Conferenza Unificata; • la Deliberazione Regionale n. 1273/2013 ad oggetto il Recepimento dell’accordo Stato - Regioni del 25/10/2012;

  3. la D.D.n. 30/2013 “Accordo fra Comune di Genova e Asl3 Genovese sulle prassi nell’affidamento familiare”; • la Deliberazione n. 622 /2013con la quale l’ASL 3 genovese ha approvato l’Accordo fra Comune di Genova e ASL 3; • il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha predisposto un piano di monitoraggio dell’applicazione sperimentale delle Linee d’indirizzo, che coinvolge n. 10 città fra cui Genova e che è curato dall’Università di Padova; • il Comune di Genova è socio fondatore del Coordinamento Nazionale Servizi Affido (CNSA), costituito formalmente nel 2008 ed è componente della Cabina di regia del Progetto Nazionale” Un percorso nell’affido”che ha redatto le Linee d’indirizzo; • Molte azioni di promozione e sostegno all’affido vedono coinvolte non solo le Istituzioni, Comune, ASL3 ,Tribunale per i Minorenni, ma anche le Associazioni delle famiglie affidatarie, le Associazioni di volontariato, le Associazioni degli stranieri e il Terzo Settore.

  4. SI COMINCIA A PENSARE…… • Nel 2001, riscontrato che gli ATS/U.C.S.T. segnalavano la necessità, ad integrazione degli affidi familiari ,di collocazioni in situazioni familiari che garantissero interventi temporanei mirati al riavvicinamento alla famiglia di origine o per il passaggio in famiglia affidataria o adottiva, di osservazione e definizione del progetto sui minori, si pensa alla formula della Casa Famiglia, delineandone le caratteristiche principali: • organizzata intorno ad una coppia convivente, di età compresa fra i 35 e i 55 anni, unita da legami affettivi e con esperienze di affido e/o di comunità; • rivolta a minori della fascia di età 0/10 anni, per un numero di 5/6 minori,compresi gli eventuali figli minorenni della coppia; • periodo di accoglienza medio/breve; • supportate economicamente tramite le rette dell’affido familiare, un contributo annuale a copertura delle utenze, la copertura finanziaria per la presenza di un educatore ed un contributo per le spese di avvio

  5. E A PARLARE DI…….. Queste riflessioni sono state condivise con le famiglie affidatarie ed alcune hanno cominciato ad avvicinarsi a tale proposta. Ciò che ha permesso di concretizzare tale ipotesi, è stata l’approvazione, da parte del Comune di Genova, del Progetto Sperimentale “Dalla famiglia alla famiglia” proposto dal Consorzio Agorà, che prevedeva appunto l’avvio di Case Famiglia all’interno di un sistema di nuove modalità d’accoglienza e di supporto alle famiglie (apertura di Comunità Educativo Territoriali) Questa proposta è stata presentata alle famiglie che avevano già dimostrato un interesse al progetto e si è così arrivati ad avviare, nell’ottobre 2004, la prima esperienza di Casa Famiglia (ora denominata “Betania”).

  6. CASA FAMIGLIA Nasce l’idea della casa famiglia che doveva porsi a metà strada tra una scelta di volontariato ed una professionale, all’interno di un sistema di servizi integrati fra la residenzialità e l’affido. La casa famiglia poteva essere l’evoluzione dell’impegno di una famiglia affidataria verso una maggior professionalità.

  7. LA SCELTA • Ci ha scritto una famiglia affidataria decisa a diventare casa famiglia: “ La scelta dell'affidamento famigliare è stata la naturale conseguenza della nostra passione per il lavoro educativo insieme alla consapevolezza dell'essere in possesso di quella grandissima risorsa che è la famiglia, contesto ideale da offrire a quei bambini che per diverse ragioni non possono restare all'interno del loro nucleo famigliare. Pur avendo una professionalità spendibile( titolo ed esperienza lavorativa come educatore), non vogliamo che la nostra famiglia diventi un luogo di lavoro nè che i bambini accolti occupino completamente tutte le nostre energie, perchè crediamo che proprio continuando a rimanere una famiglia "normale" possiamo essere risorsa efficace.”

  8. VOCAZIONE • Punto di contatto tra famiglia affidataria e casa famiglia è proprio il termine vocazione . Vocazione inteso, in senso laico, come attitudine, sentirsi portati, predisposti alla cura della persona, in particolare del bambino. • Come si esprime? Molto spesso le famiglie o single disponibili all’affido sono, come i genitori di casa famiglia, persone che operano nell’ambito del volontariato sociale o delle iniziative civili e politiche a sostegno dei diritti delle persone, in particolare di persone in situazioni di fragilità familiare, economica, sociale. Chiamiamola sensibilità a promuovere i diritti delle persone, in particolare dei minori.

  9. COME SI ESPLICA LA PROFESSIONALITÀ • I nuclei familiari che gestiscono una Casa Famiglia sono in primo luogo una “coppia”, che fa dell’accoglienza ai più piccoli il proprio “stile di vita”, coniugando la naturale propensione ad accogliere, condividere ed educare con la professionalità acquisita tramite una costante preparazione e formazione.

  10. STRUMENTI DELLA PROFESSIONALITÀ Si può situare su un continuum a partire da: • la formazione di tipo educativo-pedagogico del genitore di casa famiglia • La gestione di più progetti sui bambini contemporaneamente e il lavoro per la conclusione dell’affido ed il passaggio • lo stile di lavoro in equipe e con le istituzioni • gli strumenti di osservazione e relazione (schede, diari, progetti) • la supervisione e la formazione dal punto di vista psicologico ed educativo-pedagogico • Carta del Servizio, Progetto di casa famiglia • Educatore

  11. LE CASE FAMIGLIA • La realtà delle case famiglia è diversificata e l’Amministrazione Comunale si avvale di diverse case famiglia, alcune fuori del territorio genovese ma nell’ambito regionale e alcune nel territorio genovese. • Fuori Genova nel 2012 -PIM PAM -LA GABBIANELLA -LA MIMOSA -CAMPO DI GIRASOLI -COMUNITA’ SERVIZI ONLUS

  12. A GENOVA…. Le case famiglia presenti sul territorio genovese sono 10, tra cui La Grangia, Il Girasole , La culla di Francesco, Casetta Gialla ; 6 Case Famiglia del territorio genovese hanno attualmente un rapporto contrattuale col Comune di Genova, avendo dall’inizio condotto un lavoro di equipe e di riflessioni condivise con gli operatori del servizio affidi. Nel 2012 i posti complessivi erano 20.

  13. CHI SONO • Dall’avvio del Progetto Genovese,ci sono state nuove esperienze che nel cammino si sono aggiunte, ci sono state case famiglia che hanno concluso il loro percorso, in particolare ricordo la casa famiglia Chiara e C. di Giuliana e Pierfranco. • Arcobaleno • Betania (professionale) • Fratello sole Sorella luna • La Pianticella di Francesco • La Piuma (professionale) • Lorien (professionale)

  14. Eccole come si rappresentano

  15. REGOLAMENTAZIONE • Nel dicembre 2005, il Regolamento Regionale per le strutture di accoglienza per minori ha definito i parametri per il riconoscimento delle Case Famiglia, definendole come luoghi di accoglienza organizzati intorno ad una famiglia (giudicata idonea all’affido familiare dai Servizi) che elabora un proprio progetto di Casa Famiglia, e prevedendone due tipologie: 1) su base professionale: • deve essere inserita in un ente legalmente riconosciuto con caratteristiche di ONLUS, • deve rispondere a requisiti di professionalità, assolti dalle figure familiari e da un educatore (presente in Casa Famiglia per almeno 10 ore settimanali) • può accogliere fino a cinque minori (oltre ai figli minorenni della coppia), • viene riconosciuta una retta per ogni minore accolto; 2) su base non professionale: • può accogliere fino a tre minori (oltre agli eventuali figli minorenni della coppia) • riceve un contributo per ogni minore accolto.

  16. Facendo tesoro dell’esperienza della prima Casa Famiglia e alla luce di quanto previsto dal Regolamento Regionale, gli operatori dell’Affido hanno quindi elaborato un nuovo progetto articolato intorno a famiglie affidatarie genovesi e strettamente collegate al Progetto Affido. • Il progetto d’accoglienza è centrato sulla relazione, che valorizza l’ambiente domestico come luogo privilegiato, con la “sua” sicurezza, normalità, protezione, per la nascita, la crescita e la costruzione di relazioni affettive positive. Ogni bambino accolto sarà rispettato per la sua cultura, storia, famiglia ed è prevista la predisposizione, per ciascuno, di un progetto personalizzato, redatto e periodicamente verificato e valutato insieme agli operatori dei servizi sociali e dalla coppia, al fine di stabilire l’iter più adeguato per supportare e sostenere il minore nelle sue problematiche e disagi, promuovendo lo sviluppo della sua personalità e della sua “storia”.

  17. ORGANIZZAZIONE Il gruppo di lavoro composto dai referenti dell’affido e le case famiglia ha elaborato il testo del contratto base necessario per la successiva stipula dei singoli contratti, prevedendo che: • le Case Famiglia accolgano prioritariamente minori di età compresa tra zero e i dieci anni di età, con una permanenza, di massima, fra i sei mesi ed un anno, prorogabile fino ad un massimo di due anni per casi particolari e concordati con il Comune; • l’accoglienza sia finalizzata al riavvicinamento alla famiglia di origine o al passaggio in famiglia affidataria o adottiva, o ancora all’osservazione e definizione della situazione dei minori, per l’elaborazione di un successivo progetto di sostegno; • almeno una delle due figure familiari dedichi prevalentemente la propria attività alla Casa Famiglia e se svolge attività esterna, questa risulti compatibile con il regolare funzionamento della Casa Famiglia.

  18. Il progetto è seguito e supportato dal Servizio Affido attraverso una specifica organizzazione: • l’Equipé operatori “Case Famiglia” ed il Gruppo d’incontro delle Case Famiglia. Il primo è uno specifico gruppo di operatori dell’affido (composto dal Responsabile dell’Affido, da uno Psicologo asl dedicato all’affido e da quattro Assistenti Sociali, uno per commissione affido di zona, e una AS dell’UCST), che s’incontra ogni quindici giorni per: • verificare, di concerto con le Case Famiglia, la congruità delle richieste di accoglienza inoltrate dagli ATS/UCST, la disponibilità di posti e le caratteristiche del caso proposto in relazione a quelle degli altri minori già accolti; • predisporre gli inserimenti, affiancando gli operatori del caso; • monitorare l’andamento del progetto complessivo; • predisporre le riunioni del gruppo d’incontro delle Case Famiglia. Il secondo è finalizzato ad accompagnare lo sviluppo ed il consolidamento di questo progetto innovativo, attraverso la socializzazione, il confronto e la condivisione della propria esperienza e che costituisce un momento di formazione e di costruzione dell’identità di ruolo.

  19. DATI DELL’AFFIDAMENTO FAMILIARE • Nel 2012 gli affidamenti in famiglia e casa famiglia a Genova e fuori Genova sono stati 351 • 316 in famiglia affidataria • 35 in Case Famiglia sia genovesi che liguri , pari al 10% • 21 in CF professionali( 13 fuori Genova e 8 a Genova) • 14 in CF su base volontaria

  20. Nel 2012 le famiglie affidatarie che accoglievano un minore erano 314 di cui 205 genovesi e le case famiglia in cui vivevano bambini affidati al Comune di Genova erano 11 , di cui 6 a Genova. Affidi intrafamiliari nel 2012: 38 Inserimenti in famiglia affidataria avviati nel 2012: 48 Inserimenti in casa famiglia avviati nel 2012: 8 Affidi conclusi : 38

  21. Minori in famiglia affidataria e casa famiglia per fasce d’età nel 2012

  22. Confronto valori in % bambini in CF genovesi e fuori Genova al 31/12/12

  23. Nazionalità

  24. % bambini stranieri in cf genovese e fuori Genova

  25. Età all’avvio

  26. Età avvio in casa famiglia genova e fuori ge

  27. Da quanto durano al 31/12/2012 in famiglia affidataria e case famiglia

  28. Provenienza prima dell’affido in famiglia affidataria

  29. Provenienza prima della casa famiglia

  30. Motivo dell’affido in famiglia

  31. Motivo dell’affido in casa famiglia

  32. Confronto motivazione e provenienza in Cf genovese e fuori Genova

  33. Destinazione dopo famiglia affidataria

  34. Destinazione dopo casa famiglia

  35. Esiti su cui riflettere… • E’ più probabile il rientro in FO se il tempo dell’affido è contenuto entro i tre anni (per l’affido in famiglia). • Il 42% dei minori in famiglia affidataria è rimasto in FA e la metà è stato adottato ed il 21% è rientrato in FO; • Il 10% dei bambini in CF si è fermato, mentre il 40% è rientrato in FO o comunità md/b e 40% è passato in affido o adozione.

  36. Per finire………….. « Riunirsi è un inizio, Restare insieme è un progresso, Lavorare insieme è un successo  » Henry Ford • A cura di Grazia Rossi

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