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METODOLOGIE PER LA DIDATTICA DELLA SICUREZZA Prof. Alberto Cesco-Frare

METODOLOGIE PER LA DIDATTICA DELLA SICUREZZA Prof. Alberto Cesco-Frare Rete di scuole per la sicurezza di Treviso. LE PAROLE D’ORDINE DI UNA BUONA METODOLOGIA DIDATTICA. INTERISTITUZIONALITA’ coinvolgimento delle istituzioni nella progettualità della scuola (ma centralità della scuola)

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METODOLOGIE PER LA DIDATTICA DELLA SICUREZZA Prof. Alberto Cesco-Frare

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Presentation Transcript


  1. METODOLOGIE PER LA DIDATTICA DELLA SICUREZZA Prof. Alberto Cesco-Frare Rete di scuole per la sicurezza di Treviso

  2. LE PAROLE D’ORDINE DI UNA BUONA METODOLOGIA DIDATTICA INTERISTITUZIONALITA’coinvolgimento delle istituzioni nella progettualità della scuola (ma centralità della scuola) INTEGRAZIONEla prospettiva delle azioni della scuola nel campo della sicurezza converge verso lo studente NORMA COME OCCASIONE DIDATTICA LAVORO PER COMMITTENZAPERCORSI ESPERENZIALI COMPITI DI REALTA’ Parole d’ordine

  3. IMMAGINIAMOCI UNA SITUAZIONE REALISTICAUN FILM - IL CONTESTO Un film Un istituto comprensivo con diversi plessi, di cui uno solo di scuola elementare (8 classi), dove lavora la maestra Maria Nel plesso c’è il tempo pieno e Maria (area logico-matematica) quest’anno ha una quarta

  4. UN FILM – LA SCENEGGIATURA Un film I^ SCENAAula magna, pomeriggio di settembreIl preside si presenta in Collegio Docenti (si è appena insediato), illustra le tante cose che ci sono da fare e, quasi per inciso, dice che, incredibile ma vero, la scuola manca completamente del Piano d’evacuazione. Trasformare le criticità in opportunità I^ OPPORTUNITA’: c’è un problema di sicurezza che andrebbe risolto

  5. UN FILM – LA SCENEGGIATURA Un film II^ SCENACasa della maestra Maria, sera di settembreMaria sta pensando a qualche nuovo lavoro da far fare alla sua quarta e le vengono in mente le parole del preside. Potrei far lavorare i ragazzi sul Piano d’evacuazione, pensa. II^ OPPORTUNITA’: c’è una persona motivata e disponibile a fare

  6. UN FILM – LA SCENEGGIATURA Un film III^ SCENAUfficio del preside, mattina di settembreMaria espone la sua idea al preside, il quale non la scoraggia ma le dice che deve mettersi in contatto con il responsabile della sicurezza, che è un ingegnere libero professionista, e le dà il numero di telefono del suo studio. I^ CRITICITA’: il RSPP è un esterno

  7. UN FILM – LA SCENEGGIATURA Un film IV^ SCENACasa della maestra Maria, pomeriggio di ottobre Maria telefona al RSPP spiegandogli il suo progetto e questo bofonchia qualche scusa, dice che si, sa che il Piano non è stato ancora fatto, che in realtà ci sta pensando lui ma che, se proprio vuole, le farà avere la normativa di riferimento, anche perché Maria candidamente ammette che non ne sa proprio nulla di Piani d’evacuazione. II^ CRITICITA’: il RSPP non vuole essere coinvolto nella didattica III^ OPPORTUNITA’: Maria ha l’occasione di imparare come si fa

  8. UN FILM – LA SCENEGGIATURA Un film V^ SCENACasa della maestra Maria, sera di ottobre Maria legge la normativa che le ha fatto avere il RSPP e si accorge che non può fare tutto da sola con la sua classe, sarebbe bene coinvolgere anche altri colleghi. Si accorge anche che non è poi così difficile, i pochi calcoli sono elementari e basta avere capacità organizzative. IV^ OPPORTUNITA’: Maria può coinvolgere altri colleghi ed altre classi nel suo progetto o è una criticità?

  9. UN FILM – LA SCENEGGIATURA Un film VI^ SCENAUfficio del preside, mattina di ottobre Maria racconta al preside quello che ha pensato e spiega che bisogna per forza coinvolgere il Comune, per sistemare l’impianto elettrico delle campanelle, facendo in modo che si possano suonare come si vuole e non solo in modo automatico, attraverso l’orologio della scuola. III^ CRITICITA’: bisogna coinvolgere il Comune, che ha i suoi tempi per intervenire o è un’opportunità?

  10. UN FILM – LA SCENEGGIATURA Un film VII^ SCENAAula didattica, pomeriggio di ottobre Maria è in riunione di team ed espone il suo progetto ai colleghi. Poi parla anche con i colleghi delle altre classi del plesso, per condividere con loro l’iniziativa. C’è pieno accordo e la cosa può procedere.

  11. UN FILM – LA SCENEGGIATURA Un film VIII^ SCENA 1Aula didattica, mattina di novembre Maria spiega il lavoro ai suoi ragazzi, sapendo che altrettanto stanno facendo o faranno presto anche gli altri colleghi coinvolti. Si tratta di individuare le porte d’uscita idonee (quelle che rispondono ai requisiti della norma), di stabilire i percorsi interni alla scuola (considerando le dimensioni delle porte, il numero di ragazzi per classe, la lunghezza dei percorsi, ecc.) e di individuare la zona esterna di raccolta (che risponda a precisi requisiti).

  12. UN FILM – LA SCENEGGIATURA Un film VIII^ SCENA 2Aula didattica, mattina di novembre Insomma, si tratta di prendere delle misure con il metro, di disegnare su delle planimetrie, di osservare ciò che ci circonda, ecc. Si lavorerà qualche ora al mese fino a Pasqua e si faranno degli incontri anche con le altre classi per capire a che punto siamo.

  13. UN FILM – LA SCENEGGIATURA Un film VIII^ SCENA 3Aula didattica, mattina di novembre Mentre parla, le viene in mente che si potrebbe sperimentare il nuovo Piano con la presenza dei Vigili del fuoco, magari a maggio, dopo aver fatto una prova da soli. V^ OPPORTUNITA’: Maria può coinvolgere un soggetto esterno nel suo progetto

  14. UN FILM – LA SCENEGGIATURA Un film IX^ SCENAAula didattica, mattina di febbraio Il lavoro con i ragazzi procede, oggi in classe c’è anche un vigile del fuoco, che li aiuta e dà suggerimenti operativi. Maria è molto contenta, sta venendo fuori proprio un bel lavoro! VI^ OPPORTUNITA’: i Vigili del fuoco non solo aiutano le classi a lavorare (didattica), ma danno una mano alla scuola a fare un bel piano

  15. UN FILM – L’EPILOGO Un film Il 13 maggio, un sabato, in una limpida giornata di sole, viene effettuata la prima prova d’evacuazione ufficiale del plesso, alla presenza del preside, del presidente del Consiglio di Circolo, di molti genitori riuniti in giardino. I Vigili del fuoco hanno mandato un camion, un’autoambulanza e diversi addetti, che assistono alla prova (alcuni sono anche dentro l’edificio, a osservare) e potranno aiutare la scuola a migliorare il Piano.Rinfresco, qualche discorso, foto di rito e articolo sul quotidiano locale.

  16. UN FILM – CONCLUSIONI Per i ragazzi è stata un’esperienza arricchente; infatti hanno potuto imparare:- come si prendono decisioni in presenza di vincoli- come si fanno delle misure dal vero- cosa bisogna guardare per giudicare se una scelta è corretta o meno- come si può rappresentare la realtà- che a volte c’è qualcuno che è veramente interessato al loro lavoro- che è giusto stringere alleanze se si vuol fare un bel lavoro- come prendere decisioni condivise- come presentare il proprio lavoro a chi non lo conosce- come funziona la scuola- ………… Un film Decision making Creatività Problem solving Crescita culturale più che nuove conoscenze(life skills) Comunicazione efficace

  17. UN FILM – CONCLUSIONI Per Maria è stata un’esperienza di crescita professionale; infatti:- ha imparato un mucchio di cose, anche tecniche, che non dimenticherà più- ha capito che lavorare per la sicurezza non è poi così complicato (non serve un ingegnere!)- ha capito che è necessario coinvolgere anche il personale non docente (i bidelli in particolare) e che questo ha un ruolo importante per la sicurezza- potrebbe addirittura aspirare a diventare RSPP della scuola (non appena il preside si accorge quanti soldi dà al responsabile esterno)- è stimolata a fare altre esperienze analoghe, con altre classi (ci sono ancora altri plessi scoperti)- …………. Un film

  18. UN FILM – CONCLUSIONI Un film La scuola ne ha tratto solo vantaggi; infatti:- ha il Piano d’evacuazione per il plesso di Maria- ha proposto un’offerta formativa intelligente e nuova ai suoi allievi- ha aggregato risorse di varie classi in un lavoro d’equipe molto gratificante- ha individuato i limiti di avere un RSPP esterno, acquisendo maggior coscienza del problema sicurezza- ha capito che sul territorio ci sono delle risorse che collaborano volentieri se la proposta è intelligente- ha avuto una certa visibilità il giorno della prova d’evacuazione con i Vigili del fuoco- ha dimostrato al Comune che è interessata alla sicurezza dei ragazzi che frequentano la scuola (in gran parte figli di cittadini di quel Comune)- …………

  19. UN FILM – RIPASSO DELLE PAROLE D’ORDINE INTERISTITUZIONALITA’c’è un progetto della scuola e ad esso partecipano le istituzioni (VVF e Comune) INTEGRAZIONEsi è messo assieme la didattica (allievi) con la formazione del personale (per fare la prova) e con la gestione della sicurezza (organizzazione e realizzazione del Piano d’evacuazione) NORMA COME OCCASIONE DIDATTICAsi è partiti dalle norme (D.M. 26/8/92 e D.M. 10/3/98) LAVORO PER COMMITTENZAin questo caso il committente è il preside (poteva esserlo il Consiglio di Circolo o il Comune o i Vigili del fuoco) PERCORSO ESPERENZIALEil lavoro è stato molto concreto e ne è stato sperimentato il risultato COMPITI DI REALTA’si è lavorato su un problema reale, di interesse immediato per gli allievi e cogente per la scuola Un film

  20. Materiali ed esperienze

  21. IL RABBINO E I DUE STUDENTI (1) Moni Ovadia Due studenti stanno leggendo i testi sacri dell’ebraismo, sotto lo sguardo soddisfatto e paterno del loro rabbino. Ad un tratto i due confabulano, discutono animatamente, ma sempre sottovoce. Vorrebbero fumarsi una sigaretta, ma non hanno il coraggio di chiede il permesso al rabbino. Dopo un po’, decidono che sarà uno ad andare dal rabbino. E questo và.

  22. IL RABBINO E I DUE STUDENTI (2) Moni Ovadia “Caro rabbino – dice – io ho una domanda da porti”. “Dì pure, figliolo, sono tutto orecchi”, risponde premuroso il rabbino. “Caro rabbino, mentre studiamo i testi sacri, possiamo fumare una sigaretta, un’unica, piccola sigaretta?” “Eresia!! Abominio!! – risponde inviperito il rabbino – come osate mescolare la lettura dei testi sacri con il vizio deprecabile del fumo?! Assolutamente no, non se ne parla nemmeno!!”

  23. IL RABBINO E I DUE STUDENTI (3) Moni Ovadia Lo studente torna sconsolato al suo posto. “Hai visto – dice – “avevo ragione io, con lui non c’è verso!” “E’ perché non sai porre bene le domande – risponde l’altro studente con fare di superiorità – lascia fare a me e vedrai!” Si alza e si avvicina con fare deferente al rabbino.

  24. IL RABBINO E I DUE STUDENTI (4) Moni Ovadia “Caro rabbino – inizia – anch’io ho una domanda per te”. “Son qui, figliolo, dì pure, ti ascolto”, risponde il rabbino paternamente. “Caro rabbino, mentre fumiamo una sigaretta, possiamo studiare i testi sacri?” “Ma certamente, figliolo!! – risponde il rabbino gioioso – ogni momento è buono per leggere e meditare sulla parola dei nostri testi sacri”.

  25. CHE INSEGNAMENTO TRARRE? La metodologia Nella didattica della sicurezza la metodologia è più importante dei contenuti e non è affatto ininfluente rispetto al risultato che si vuole ottenere Dato l’argomento da trattare e l’obiettivo dell’intervento, bisogna quindi scegliere la metodologia migliore, c’è sempre una metodologia più efficace delle altre

  26. LA METODOLOGIA – ALCUNI ESEMPI Percezione del rischioPartire sempre dall’esperienza diretta; non dare mai giudizi né regole, ma farli emergere dalla discussione; lavorare molto attorno alla formula R = α x Pd x D – β x Pb x B NormativaRichiamarla con leggerezza (sbagliato insistere su ciò che è vietato), ma farla emergere come necessità/opportunità e come guida metodologica Valutazione dei rischiFar lavorare i ragazzi su cose concrete, niente teoria; farli misurare, discutere, confrontarsi, far emergere il ruolo centrale dei comportamenti Piani, organizzazione e gestioneDare ai ragazzi delle consegne utili alla scuola, farli lavorare in concreto, per la soddisfazione di sè stessi e dei compagni; dare ruoli significativi a singoli ragazzi e al committenteSicurezza stradale o domesticaCoinvolgere i genitori, lavorare sulle esperienze dei ragazzi e far fare loro ricerche e analisi di situazioni reali, far emergere il ruolo centrale dei comportamenti La metodologia Percorsi esperenziali

  27. LA METODOLOGIA – IL LIVELLO MINIMO • Il livello minimo di cultura della sicurezza che deve essere garantito a tutti (a prescindere dall’età) è quello dell’AUTOTUTELA • Questo significa: • conoscenze (poche e più strutturate con l’età) • attività che permettano di disvelare i meccanismi ir-razionali che portano ad assumere ed accettare i rischi (lavorare su α e β) La metodologia Contro l’iperprotettività della norma αβ αβ

  28. METODOLOGIA DI LAVORO Progettare e documentare l’azione didattica Definire prima i propri obiettivi e poi il progetto didattico con gli obiettivi degli allieviRagionare in termini di competenze che gli allievi devono sviluppareStudiare momenti/modalità di diffusione e di coinvolgimento dei colleghi Ricercare un rapporto diretto con il SPP della scuola La metodologia

  29. STRATEGIE DI LAVORO Per avere qualche probabilità di successo bisogna lavorare affinchè l’intervento didattico sia gradito (più è imposto, peggio è) Vanno utilizzate tutte le strategie che consentono di rendere accattivante la proposta (vale anche per gli adulti) La strategia Facciamo qualcosa per la nostra scuola Partecipiamo al concorso INAIL-MIUR Facciamo venire qui uno bravo Serve per l’esame di Stato Poi andiamo a vedere Sicuropoli Niente verifiche

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