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Single knowledge project

Explore the research and history of mosaics through different civilizations and time periods, from ancient Sumer and Egypt to Greece and beyond.

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Presentation Transcript


  1. Single knowledge project Mosaics research and history 1

  2. Single knowledge project Mosaics: research and history Collaboratori FAI Fondo Ambiente Italiano Coordinatrice Prof.ssa Grazia D’Auria

  3. Fonti per foto e articoli: www.musivumopus.com/index.htm http://www.bardomuseum.tn/ http://foto.inabruzzo.it/ http://catalepton.altervista.org/ http://it.wikipedia.org/wiki/

  4. Mosaici - Presentazione Titolo Single knowledge project – Mosaics: research and history Autori Collaboratori del FAI Fondo Ambiente Italiano Autori Coordinatrice prof.ssa Grazia D’Auria Out

  5. Mosaici – I primi ritrovamenti Sumeri – III millennio a.C. I reperti archeologici delle città di Ur e Uruk testimoniano che i Sumeri, nel 3000 a.C., abbellivano le loro costruzioni con decorazioni geometriche realizzate inserendo, nella malta fresca, coni di argilla dalla base smaltata di bianco, nero e rosso, che servivano anche a proteggere la muratura in mattoni crudi. Ornavano poi vasi e altre suppellettili con tasselli di madreperla, lapislazzuli e terracotta. Risale a questo periodo lo Stendardo di Ur, un mosaico portatile a forma di leggìo decorato in una tecnica simile alla tarsia marmorea con lapislazzuli, conchiglie e calcare rosso: le vicende raffigurate sono narrate per fasce sovrapposte. Nell'antico Oriente era assai più diffusa e sviluppata la tecnica dell'intarsio che non quella del mosaico vero e proprio. Una forma assai singolare di tessere è essere quella impiegata nella città sumerica di Uruk (terzo millennio a.C.) Era costituita di coni di argilla con la testa colorata di rosso o di nero oppure al naturale. Fissati nelle pareti ancora fresche, formavano interessanti figure decorative. Il mosaico a coni di argilla, per la sua complessità, non ebbe ampia diffusione e durata. Egitto – III millennio a.C. Anche in Egitto troviamo mosaici di coni di argilla risalenti al III millennio a.C. Possono essere inoltre considerate decorazioni musive anche le composizioni di pietre dure, pietre preziose e vetro che ornavano i sarcofagi dei faraoni. Si usavano anche mattoni smaltati, come testimonia il tempio di Sethi I ad Abydos, risalente al XIII secolo a.C. Area Minoica-Micenea – II millennio a.C. Nel II millennio a.C., in area minoico-micenea, si iniziò ad usare, in alternativa all'utilizzo dei tappeti, una pavimentazione a ciottoli che dava maggiore resistenza al calpestio e rendeva il pavimento stesso impermeabile. Ne è un esempio il mosaico pavimentale di Gordion, antica capitale della Frigia, ora Turchia, risalente al VIII secolo a.C., decorato con motivi geometrici.

  6. Mosaici – I primi ritrovamenti Lo stendardo di Ur ritrovato in una tomba della città Out

  7. Mosaici – I primi ritrovamenti Mosaico a coni di argilla Città di Uruk in Mesopotamia (terzo millennio a.C.) Out

  8. Mosaici – I primi ritrovamenti Città di Uruk in Mesopotamia (terzo millennio a.C.) Out

  9. Mosaici – Il mosaico nel Mondo Greco Grecia – V – IV secolo a.C. Le tracce più antiche di una primitiva decorazione musiva in Grecia risalgono al V-IV secolo a.C., con la diffusione di mosaici pavimentali di sassolini, lithostrota, ossia pavimenti di pietra, nati più con funzioni pratiche che estetiche, per rendere impermeabile e resistente all'usura il pavimento in terra battuta. La tecnica a ciottoli raggiunge l'apice a Pella, città natale di Alessandro Magno, in Macedonia, nel V secolo a.C.: nonostante la scarsa gamma di colori, si rappresentano con ottimi risultati animali, scene di caccia, episodi della mitologia. Qui si trova per la prima volta il nome di un autore, Gnosis. Spesso, veniva inserita una sottile lamina di piombo per evidenziare il contorno dei soggetti o definire piccoli particolari, come si farà, diversi secoli dopo, nelle vetrate policrome del gotico. Grecia – IV secolo a.C. A partire dal IV secolo a.C. vengono utilizzati cubetti di marmo, onice e pietre varie, che hanno maggiore precisione dei ciottoli, fino ad arrivare, nel III secolo a.C., all'introduzione di tessere tagliate. Il mosaico pavimentale conserva le caratteristiche estetiche dei tappeti: di dimensioni ridotte rispetto alla stanza, collocato anche non ortogonalmente alle pareti, è composto da una serie di bordure intorno a un pannello centrale, detto èmblema, dal greco ΄εμβάλλω (embàllo)= getto dentro, recante un soggetto figurativo. L'èmblema richiama la marcata dipendenza del mosaico dalla pittura del tempo, con la quale i mosaicisti gareggeranno, introducendo l'uso di tessere sempre più minute, fino a 1 mm3. Grecia – II secolo a.C. Plinio il Vecchio, nel suo Naturalis Historia, cita il mosaicista Sosos di Pergamo (II secolo a.C.), inventore dell'Asarotos Oikos, “stanza non spazzata”, e dell'iconografia delle Colombe abbeverantisi, ripresa più volte in ambito romano, come quello di Villa Adriana (Tivoli). L'Asarotos Oikos raffigurava avanzi di cibo lasciati sul pavimento, per evidenziare l'opulenza del proprietario e ostentarne il potere economico, oltre che a nascondere la scarsa pulizia: un'altra teoria sostiene la tradizione di lasciare questi avanzi per placare l'invidia degli spiriti malvagi. A Pompei resta una copia, risalente al II secolo a.C., della Battaglia di Alessandro, realizzata da Filosseno d'Eretria nel IV secolo a.C.: il mosaico è composto, come nella pittura contemporanea, in quattro colori: nero, giallo, bianco, rosso.

  10. Mosaici – Il mosaico nel Mondo Greco Mosaico della caccia al leone a Pella Out

  11. Mosaici – Il mosaico nel Mondo Greco Nel mondo greco le forme più antiche di mosaico sono quelle ottenute con piccoli ciottoli, di colore chiaro su fondo scuro. formavano decorazioni floreali, viticci o meandri intorno a figure mitologiche o di animali (Olinto 348 a.C.) Mosaico di Olinto Out

  12. Mosaici – Il mosaico nel Mondo Greco Mosaici a sassolini e conchiglie comparvero in forme primitive fin dal secolo VIII a.C. a Gordion, a Creta ed in AsiaMinore. Dalla loro evoluzione si svilupparono tecniche più raffinate nel V secolo ad Atene, Sparta e Corinto. Solo nei mosaici più tardi ad Olimpia, Alessandria ed in Sicilia, comparve la tessera tagliata a cubo (tessellatum). Mosaico di Gordion in Turchia VIII sec Out

  13. Mosaici – Il mosaico nel Mondo Greco Periodo ellenistico In periodo ellenistico si sviluppò un'importante scuola di mosaicisti con sede a Bergamo. Le opere più belle furono descritte anche da Plinio che descrive di mirabili "asarotos" eseguiti dal maestro Sasos di Bergamo fra il 197 e il 159 a.C. Gli asarotos, che letteralmente significa "pavimenti non spazzati" raffiguravano, come in un trompe l'oeil ante litteram, i resti di un pranzo su di un fondo omogeneo. Tale tema fu poi ripreso dai romani. Il contatto con la scuola italiana in questo periodo (I e Il secolo a.C.) e la frequenza di spostamenti degli stessi maestri in varie zone, rendono difficili le classificazioni delle opere ellenistiche. Asarotos Out

  14. Mosaici – Il mosaico nel Mondo Greco "Caccia al leone" IV secolo a.C. Pella (Macedonia) Out

  15. Mosaici – Il mosaico nel mondo romano 1 di 2 Roma – III secolo a.C. Le prime testimonianze di mosaico a tessere nell'antica Roma si datano attorno alla fine del III secolo a.C. Successivamente, con l'espansione in Grecia e in Egitto e quindi con gli scambi non solo commerciali, ma anche culturali, si sviluppa un interesse per la ricerca estetica e la raffinatezza delle composizioni. Inizialmente le maestranze provenivano dalla Grecia e portavano con sé tecniche di lavorazione e soggetti dal repertorio musivo ellenistico, come le Colombe abbeverantisi e i Paesaggi Il mosaico romano diventerà poi indipendente rispetto alla tradizione greca, diffondendosi in tutto l'Impero romano si preferiscono temi figurativi per lo più stereotipati, ma soprattutto motivi geometrici, e vegetazionestilizzata, nei quali i romani eccellono. Roma – Epoca Adrianea – II secolo a.C. Considerato inizialmente bene di lusso, quindi non alla portata di tutti, il mosaico ebbe una diffusione lenta. I mosaici bicromi bianchi e neri fecero la loro comparsa nell'arte in epoca adrianea (I metà del II secolo d.C.) sia figurati che decorativi. Essi vennero impiegati largamente nelle terme, negli ambienti di uso pubblico e nelle abitazioni meno lussuose, combinando la semplicità e economicità con una vastissima gamma di variazioni possibili. I mosaici policromi di derivazione ellenistica erano più rari e si trovavano soprattutto nelle province, specialmente in Africa I maestri nordafricani, in particolare, esportarono in una villa patrizia della Sicilia, una superficie musiva estesa oltre 3000 m ricchi di colori, riportanti originali scene di vita, di caccia, e di vario genere: questi mosaici, eccellentemente preservatisi al passare del tempo, sono oggi l'attrazione principale della Piazza Armerina Provincia di Enna nella splendida Villa del Casale (Mosaico della Grande Caccia e altri). Si diffusero anche i pavimenti in commessi di marmo chiamati sectilia, soprattutto negli edifici pubblici o di persone altolocate, come i palazzi imperiali del Palatino a Roma e la Villa Adriana di Tivoli. I repertori decorativi e cromativi variavano a seconda delle scuole regionali: ad esempio, i motivi geometrici erano tipici delle Gallia, mentre l'Africa settentrionale era specializzata nei mosaici figurativi.

  16. Mosaici – Il mosaico nel mondo romano 2 di 2 Le tessere, talvolta di dimensioni minutissime, compongono figurazioni riprese dalla pittura o decorazioni che richiamano l'architettura. Il mosaico diventa parte integrante dell'ambiente dove si trova, influenzando così anche l'iconografia: scene mitologiche nei templi, motivi marini nelle terme, atleti nelle palestre, nature morte o scene dionisiache nei triclini, cani nei vestiboli, soggetti erotici nelle camere nuziali. I materiali utilizzati sono marmo, pietre di varia natura e paste vitree: in particolare il mosaico in pasta vitrea ha grande raffinatezza tecnica, ma restava subordinato all'architettura. Roma – I secolo a.C. Il mosaico parietale nacque alla fine della Repubblica Romana, verso il I secolo a.C., nelle cosiddette “Grottedelle Muse”, costruzioni scavate nella roccia, interrate o artificiali, dove l'elemento principale è una sorgente o una fontana: si rendeva perciò necessario un rivestimento resistente all'umidità anche sulle pareti. Si nota dagli scavi di Pompei ed Ercolano che era utilizzato anche per rivestire le esedre, nicchie di grandi dimensioni, semicircolari o talvolta poligonali, spesso ornate con una fontana; si ricorda il mosaico di Nettuno e Anfitrite, nella Casa di Nettuno e Anfitrite ad Ercolano, e quello di Venere nella Casa dell'Orso a Pompei: entrambi hanno la particolarità di avere inserite anche delle conchiglie, che richiamano il tema marino raffigurato. Altri temi affrontati erano episodi mitologici, Venationes, ovvero combattimenti tra uomini e belve, scene di teatro, con attori e maschere, che denotano la particolare abilità dei mosaicisti romani nel ritratto romano. Già nel I secolo a.C. il mosaico era talmente diffuso che la qualità impoveriva: era ormai presente in tutte le case, con soggetti comuni e poco curati. Mancava l'inventiva dell'artista: sono opere di artigiani che si accontentano di copiare grossolanamente temi conosciuti. Anche le tessere sono grezze e il disegno risulta poco preciso. In questo periodo si fanno più rari gli emblèmata, poiché la decorazione figurata arriva ad occupare l'intera pavimentazione. Roma – II secolo a.C. Nel II secolo l'Impero vive un periodo di crisi economica, politica e culturale, che segnò la fine imminente dell'età classica. Questo cambiamento si rifletté anche nel mondo dell'arte. Si nota un orientamento verso l'astrazione, con forme più essenziali e un uso ridotto del colore. Le prime composizioni in bianco e nero derivano da un nuovo gusto cromatico ma anche per risparmiare sui materiali. Ad Ostia e nella Villa Adriana a Tivoli l'astrazione è favorita dalla diffusione del Cristianesimo, del neoplatonismo e dell’orfismo: secondo queste dottrine l'immagine deve superare la realtà e suggerire il soprannaturale.

  17. Mosaici – Il mosaico nel mondo romano Mosaico di Augusta Raurica Out

  18. Mosaici – Il mosaico nel mondo romano Roma - Età Sillana – II secolo a.C. L'uso del mosaico a Roma, sempre secondo Plinio, fu introdotto in Età Sillana. I primi mirabili esempi, sono senz'altro quelli trovati a Pompei. I mosaici della Casa del Fauno risalgono al Il secolo a.C. e raffigurano temi assai differenti (la battaglia di Alessandro, Dioniso fanciullo a cavallo di una tigre, paesaggi nilotici, un gatto che divora un uccello, pesci ecc.). Il gusto di queste opere si potrebbe definire barocco; si prediligono temi complessi e il raffinarsi delle tecniche tende ad esibire un certo virtuosismo nell'esecuzione. Vedi: Alcuni mosaici della Casa del Fauno Roma – I secolo a.C. Questo "stile" è proprio di tutte le scuole con influenza ellenistica ed è talmente marcato da far pensare ad esecutori non italici, quasi una "Koinè" di maestri alessandrini al servizio dei romani. Ad esso sono da riferirsi anche i mosaici di Palestrina, quello di S. Lorenzo in Penisperna a Roma, il "Leone di Teramo" e molti altri. Vedi: Leone di Teramo I secolo a.C Roma – Età imperiale In "età imperiale" il mosaico, limitato in precedenza a costruzioni lussuose, si diffonde anche nelle case comuni. Si sviluppano le tecniche e nascono squadre di artigiani e operai anonimi. Ancora Pompei rappresenta "l'archivio" da cui possiamo trarre maggiori indicazioni. Nelle case del II stile si conservano ancora numerosi pavimenti che erano decorazioni soprattutto al perimetro, con fregi di chiara ispirazione "geometrica". Lo stile, detto neoattico, che permane fino al I secolo d.C., proprio per il semplificarsi delle forme decorative e per il predominare della bicromia bianco e nero viene definito "stile severo". Vedi: Mosaico rappresentante il Porto di Rimini

  19. Mosaici – Il mosaico nel mondo romano Casa del Fauno Out

  20. Mosaici – Il mosaico nel mondo romano Casa del Fauno Out

  21. Mosaici – Il mosaico nel mondo romano Casa del Fauno Out

  22. Mosaici – Il mosaico nel mondo romano Casa del Fauno La battaglia di Alessandro Out

  23. Mosaici – Il mosaico nel mondo romano Casa del Fauno Out

  24. Mosaici – Il mosaico nel mondo romano Casa del Fauno Out

  25. Mosaici – Il mosaico nel mondo romano Leone di Teramo Out

  26. Mosaici – Il mosaico nel mondo romano Mosaico rappresentante il Porto di Rimini Out

  27. Mosaici – Il mosaico nel mondo romano Roma – Età di Augusto La policromia è comunque conservata nelle forme decorative parietali. Sotto Augusto lo stile neoattico attraversa una seconda fase, dove le figure geometriche vengono "allacciate" da temi decorativi vegetali, vimini, meandri ecc. La decorazione si estende a tutto il pavimento, dalla cornice al centro, e si complica con il ripetersi di cerchi, medaglioni, 10­sanghe, quadrati ecc. Roma – Età Claudia In "età Claudia" riappaiono figure animali ed umane (silhouette nere su fondo bianco). Il mosaico bianco e nero viene considerato frutto di un'elaborazione esclusivamente italica, con correlazioni più dirette con le tecniche pavimentali che con quelle pittoriche; esso è sempre destinato ai pavimenti e deriva dal cocciopesto prima e dall'opus signinum poi. L'opus signinum è tecnica decorativa nella quale fermenti di marmo sono sistemati in un letto di pozzolana mista a calce e mattoni tritati (cocciopesto). Riappare l'opus musivum, il mosaico pittorico proprio dell'epoca alessandrina, per decorare colonne, fontane e parti della casa. Roma – Età Adrianea - II secolo d.C. Dal secondo secolo d.C. si sviluppano in parallelo i temi alessandrini e nuove tendenze della scuola italica. I pavimenti, che conservano i temi dei riquadri geometrici, si arricchiscono di forme decorative quali la pelta, diversi tipi di intreccio, il nodo di Salomone ecc. Vedi: Esempio di Nodo di Salomone La ripetitività regolare di alcuni motivi oltre che la "smerlatura" o "sfrangiatura" dei contorni induce a similitudini con l'arte tessile. La Villa Adriana a Tivoli rappresenta un esempio del cambiamento di gusto avvenuto in età Adrianea. Il floreale prevale sul geometrico, ma le forme sinuose e ricche conservano una certa qual stilizzazione. In "stile fiorito" sono anche i mosaici del Serapeum di Ostia (137 d.C.) della casa di Apuleio e della villa di Tor Marancia. Vedi Mosaici del Serapeum di Ostia 137 d.C. Roma

  28. Mosaici – Il mosaico nel mondo romano Esempio di Nodo di Salomone Out

  29. Mosaici – Il mosaico nel mondo romano Mosaici del Serapeum di Ostia 137 d.C. Roma Out

  30. Mosaici – Il mosaico nel mondo romano Mosaici del Serapeum di Ostia 137 d.C. Roma Out

  31. Mosaici – Il mosaico nel mondo romano Le cornici a trecce e ghirlande invadono il campo centrale del pavimento, il fondo bianco tende quasi a sparire, vengono introdotti motivi di colore (mosaico di Lucera II secolo d.C.). Il mosaico pittorico, eseguito con maestria ormai superiore a quella di scuola ellenistica, riappare soprattutto negli emblemata. In periodo Adrianeo il mosaico comincia ad essere diffuso in maniera estesa sulle grandi volte. Improponibile appare la teoria del "mosaico riflesso", per la quale i pavimenti riflettevano sempre i decori impiegati nelle volte. Come si vedrà in seguito le tecniche e le tematiche adottate nei due casi sono nettamente diverse. Nella Gallia Meridionale viene ormai impiegato la policromia dei mosaici pittorici, mentre in quella settentrionale permane lo stile severo. In Africa compaiono i primi mosaici in epoca Flavia (mosaico di Zilten) e conservano tutta l'influenza alessandrina. In età Adrianea a Cartagine sorge un'officina che crea mosaici in stile fiorito più vicino alla produzione italiana. Maestri africani operarono soprattutto nella penisola iberica fornendo alla loro produzione una connotazione tipicamente "barocca", ma la loro influenza sarà chiara anche in Sicilia. Vedi: Mosaico di Volubilis circa del 44 d.C Marocco In Siria sarà maggiore l'influsso della scuola greca, e gli elementi romani che vi trovano spazio sono quelli che mostrano più affinità col mondo orientale. Ispirato al gusto impressionistico dell‘ epoca Claudio - Flavia, sono i mosaici pittorici delle decorazioni delle Ville di Antiochia. Una scuola "barocca", forse siriana, diffonde la propria influenza fino all'Eufrate ed anche alla lontana Armenia (palazzo di Tridate). Roma – III secolo d.C. Il Terzo Secolo d.C. assiste alla ricomparsa dello "stile severo". Gli arabeschi e i motivi floreali degenerano e scompaiono; si diffondono i temi a reticolato, rosette cruciformi ecc. Nella seconda metà del secolo il disegno diventa rozzo e schematico. Presenze di questo stile si registrano in Germania (con le particolari partizioni a campi geometrici che somigliano a tappeti), nell'Italia del Nord (Terme di Aquileia). In Africa, accanto ai mosaici a scomparti si trovano grandi quadri figurati policromi. Vedi: Mosaico raffigurante il ratto di Europa. Inizi del I sec.a.C. Terme di Aquileia

  32. Mosaici – Il mosaico nel mondo romano Mosaico di Volubilis circa del 44 d.C Marocco Out

  33. Mosaici – Il mosaico nel mondo romano Mosaico raffigurante il ratto di Europa. Inizi del I sec.a.C. Terme di Aquileia Out

  34. Mosaici – Il mosaico nel mondo arabo Arte Islamica L'arte islamica ebbe inizio intorno alla seconda metà del VII secolo con la dinastia dei califfi Omayyadi, a Damasco, in Siria: da qui raggiunse un'area geografica vastissima, influenzando anche zone di religione cristiana, come per esempio la Sicilia e la Spagna. Fondamentale è il rifiuto di qualsiasi forma realistica, per evitare soprattutto il rischio dell'idolatria: si diffusero, quindi, motivi geometrici e floreali, di solito replicati in serie, che ricordano le decorazioni dei tappeti. Tuttavia negli splendidi mosaici e stucchi rinvenuti fra le rovine del Palazzo di Hisham, nei pressi della città palestinese di Gerico, e risalenti alla prima metà del secolo VIII, quando il califfato apparteneva agli Omayyadi, si trovano figure di animali e di esseri umani. Il mosaico venne adottato nel VIII secolo: inizialmente di ispirazione alessandrina, si evolse autonomamente, preferendo alle paste vitree la più economica ceramica smaltata. La Cupola della Roccia, chiamata anche Moschea di Omar, a Gerusalemme, è il più antico capolavoro dell'arte islamica e risale al 692: sorge intorno alla pietra venerata sia dai Musulmani, come punto dell'ascesa al cielo del profeta Maometto, sia dagli Ebrei, come luogo del sacrificio di Abramo. Di pianta ottagonale, è sormontato da una cupola lignea, coperta da lastre di ottone dorato. Sia all'esterno che all'interno è riccamente decorata con marmi policromi, maioliche e mosaici. La grande moschea degli Omayyadi di Damasco sorge sull'area occupata nel I secolo dal tempio del dio Hadad, che nella seconda metà del IV secolo fu trasformato in chiesa da Teodosio I. Dopo la conquista araba, per circa un secolo fu probabilmente utilizzato da Cristiani e Musulmani insieme, per poi essere trasformato definitivamente in moschea. Le pareti erano interamente rivestite di mosaico , di cui restano pochi frammenti, negli intradossi di alcuni archi e il magnifico panorama del fiume Barada, scoperto negli anni venti del secolo scorso, che misura m 34x7.

  35. Mosaici – Il mosaico nel mondo arabo La Cupola della Roccia al centro del Monte del Tempio Out

  36. Mosaici – Il mosaico Paleocristiano 1 di 2 Nel periodo del trapasso dal tardo antico al paleocristiano, il mosaico si diffonde moltissimo. Esso viene comunemente impiegato a pavimento per poi passare, negli edifici cristiani soprattutto, a mirabili raffigurazioni parietali. Prevale comunque il mosaico policromo, anche se la tecnica si differisce alquanto da quella dell'opus vermiculatum. Predominano ancora ad inizio secolo le scene mitologiche che lasciano poi il campo a raffigurazioni più statiche, sovente di personaggi in atteggiamento frontale. Stilizzate appaiono anche le raffigurazioni di paesaggi ed alberi. Prevale la tendenza a partire il campo in figure geometriche. Vedi: Alcuni mosaici della Villa romana del Casale Piazza Armerina (EN) III e IV secolo I famosi mosaici di Piazza Armerina hanno alcuni "brani" da attribuire a questo periodo fra il III e il IV secolo. Ma all'età paleocristiana risalgono i primi grandi mosaici parietali e a volta. Le tecniche che qui bisognava impiegare dovevano essere differenti sia per ragioni pratiche sia espressive. Il fondo di impasto non era omogeneo come quello a pavimento ma più scabro e diseguale; scabra era anche la superficie delle tessere che acquistavano una diversa caratteristica determinata dalla rifrazione della luce sulle irregolarità delle pietre. Non ci sono testi che descrivono le tecniche impiegate per i mosaici parietali paleocristiani, bizantini e medioevali ma molti sono gli studi effettuati sui monumenti. La parete era ricoperta da tre strati di calce mista a polvere di marmo o di mattoni; di essi il primo era più spesso degli altri; per consentire la facile presa fra gli strati successivi le relative superfici venivano rese scabre praticando delle incisioni (a reticolo, losanga o scaletta) o addirittura si inserivano grappe e chiodi. Il terzo strato, più fine degli altri, era il letto per le tessere; esso veniva realizzato per piccoli campi in modo da consentire al mosaicista di sistemare le tessere prima che l'impasto fosse indurito. Sul letto di tessere veniva effettuata la "Sinopia" (disegno guida a volte anche dipinto) e tracce di sinopie ritrovate in alcuni casi sul primo e sul secondo strato non possono che considerarsi delle prove effettuate dall'artista. Il colore dato alla sinopia aveva forse anche lo scopo di smorzare l'incidenza del fondo che comunque appariva, ad opera compiuta, fra gli interstizi delle tessere. Le tecniche di posa non erano più differenziabili come in periodo romano; scompare la distinzione fra vermiculatum e tessellatum ed, infatti, nello stesso mosaico le tessere hanno dimensioni e forme differenti a seconda della estensione delle superfici da campire. Di solito si realizzavano prima i contorni delle figure, seguendo con le tessere l'andamento degli stessi, e poi si passava a campire l'interno con tessiture più o meno regolari.

  37. Mosaici – Il mosaico Paleocristiano 2 di 2 L'impiego di tessere in smalti e vetri colorati permettevano di produrre un'infinità di toni cromatici e consentì di raffinare le tecniche fino ad eguagliare nei chiaroscuri e nelle ombreggiature gli effetti delle pennellate (raggiunti anche con l'impiego di tessere minuscole). Oltre al vetro colorato si continuavano ad adoperare le tessere di marmo e pietra, specie per simulare il colore della carne. Si impiegavano anche tessere di terracotta e madreperla. Il colore oro o argento si otteneva applicando una foglia di metallo prezioso su tessere di vetro, ricoprendola con una pasta vetrosa trasparente e cuocendo poi il tutto. Era diffusa la tecnica di inframmezzare i campi di tessere monocrome con tessere capovolte o di diverso colore in modo da ottenere effetti particolari di rifrazione o di punteggiatura. Negli edifici cristiani mutò chiaramente la tematica dei mosaici; le absidi si adornavano di solito con la figura di Cristo e degli Apostoli (solo con il papa Damaso si passò ad onorare col culto le figure dei Santi). Antichissimo è il mosaico absidale di S. Prudenziana. Nei mosaici del mausoleo di S. Costanza permangono immagini dionisiache ma sono andate perdute le scene del Vecchio e Nuovo Testamento raffigurate nella cupola. Vedi: Mausoleo di S. Costanza Roma IV sec. V secolo Nel "Quinto Secolo" sembrano canonizzarsi tecniche, tematiche e stili, per cui le grandi figure sacre appaiono statiche, stilizzate, in posizione rigidamente frontale e ieratica e quasi sempre su sfondi scuri e nebulosi. Possiamo ricordare: l' abside di S. Maria Maggiore, dei S.S. Cosma e di Damiano, S. Teodoro, l' arco trionfale di S. Paolo fuori le mura e l' oratorio di S. Giovanni Evangelista. Più plastici ed animati sono i mosaici del Battistero di S. Giovanni a Napoli. Vedi S. Paolo a Roma Vedi Alcuni mosaici della Basilica di Santa Maria Maggiore in Roma

  38. Mosaici – Il mosaico Paleocristiano Alcuni mosaici della Villa romana del Casale Piazza Armerina (EN) Out

  39. Mosaici – Il mosaico Paleocristiano Alcuni mosaici della Villa romana del Casale Piazza Armerina (EN) Out

  40. Mosaici – Il mosaico Paleocristiano Alcuni mosaici della Villa romana del Casale Piazza Armerina (EN) Out

  41. Mosaici – Il mosaico Paleocristiano Alcuni mosaici della Villa romana del Casale Piazza Armerina (EN) Out

  42. Mosaici – Il mosaico Paleocristiano Alcuni mosaici della Villa romana del Casale Piazza Armerina (EN) Out

  43. Mosaici – Il mosaico Paleocristiano Alcuni mosaici della Villa romana del Casale Piazza Armerina (EN) Out

  44. Mosaici – Il mosaico Paleocristiano Mausoleo di S. Costanza Roma IV sec. Out

  45. Mosaici – Il mosaico Paleocristiano S. Paolo a Roma Out

  46. Mosaici – Il mosaico Paleocristiano Alcuni mosaici della Basilica di Santa Maria Maggiore in Roma Out

  47. Mosaici – Il mosaico Paleocristiano Alcuni mosaici della Basilica di Santa Maria Maggiore in Roma Out

  48. Mosaici – Il mosaico Paleocristiano Alcuni mosaici della Basilica di Santa Maria Maggiore in Roma Out

  49. Mosaici – Il mosaico a Ravenna Produzione musiva area ravennate – V – VI secolo Quasi un capitolo a sé costituisce la copiosa produzione musiva dell'area ravennate. Essa si sviluppò fra il V ed il VI secolo realizzando l'incontro fra arte paleocristiana e mondo bizantino. Le raffigurazioni che troviamo nei monumenti di quest'area assumono ancora tratti realistici nelle opere più antiche (mausoleo di Galla Placidia, Battistero Neoniano); perdono profondità e brillano di contrasti di colori accesi su sfondi di solito monocromatici (per lo più oro) le raffigurazioni successive (Battistero degli Ariani, S. Apollinare Nuovo). La particolare espressività delle figure, l'uso di tecniche cromatiche che rifuggono dal disegno marcato dei contorni basandosi soprattutto sui contrasti fanno pensare all'influsso di nuovi Maestri di chiara ispirazione bizantina. Bizantino è quel senso di serenità e di contemplazione che si diffonde su tutte le figure di S. Vitale e parimenti espressivi, anche se di mano certamente diversa, sono i mosaici di S. Apollinare in Classe.

  50. Mosaici – Il mosaico a Ravenna Alcuni esempi della produzione musiva di Ravenna Out

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