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GESÙ CRISTO VERO UOMO E VERO DIO

GESÙ CRISTO VERO UOMO E VERO DIO. Corso di Cristologia Lezione 3. NESTORIANESIMO.

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GESÙ CRISTO VERO UOMO E VERO DIO

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Presentation Transcript


  1. GESÙ CRISTOVERO UOMO E VERO DIO Corso di Cristologia Lezione 3

  2. NESTORIANESIMO Nestorio (patriarca di Constantinopoli, 428) afferma che Maria non sarebbe Madre di Dio perché in Gesù si avrebbero due persone: una divina e l’altra umana, e Maria sarebbe madre della persona umana di Cristo. L’unione tra la natura divina e quella umana sarebbe solo una unione morale tra due soggetti. Identità di volontà, ma non si potrebbe dire che il Figlio di Dio nacque da Maria, morì, etc..

  3. NESTORIANESIMO (2) Le dottrine nestoriana furono ricusate da San Cirillo di Alessandria e condannate da Efeso (431). Unione delle due nature di Cristo nella Persona divina (hipostasis) del Verbo, unica in Cristo. Per questo Maria è veramente Madre di Dio: da Lei nacque il Verbo secondo la carne.

  4. MONOFISISMO Eutiche, superiore di un monastero di Constantinopoli (secolo V), afferma che dopo l’Incarnazione resta una sola natura in Cristo, composta da quella divina e da quella umana, anche se l’umana serebbe stata poi assorbita nella infinita persona del Figlio di Dio.

  5. MONOFISISMO (2) Fu condannato da San Leone Magno (440-461) e da Calcedonia (451): “Bisogna confessare un solo Figlio e Signore nostro Gesù Cristo: perfetto nella divinità, e perfetto nella umanità; veramente Dio e veramente uomo (...). Si deve riconoscere un solo e lo stesso Cristo Signore, Figlio unico del Padre, in due nature, senza confusione, senza cambio, senza divisione, senza separazione. (...) Restano salve le propietà di ciascuna delle nature”.

  6. PERSONA E NATURA Si chiamano “persone” le ipostasi più degne, gli esseri razionali che sono padroni dei propri atti. Natura è l’essenza in quanto principio di operazioni (es.: la natura di Pietro è la sua umanità con le facoltà proprie per le quali agisce come uomo). Una ipostasi o individuo è una sostanza individuale completa, sussistente in se stessa, independiente nel suo essere da altri individui.

  7. UNA PERSONA E DUE NATURE La unione delle due nature in Cristo è una unione ipostatica (nella persona). Non ha somiglianza con nessun’altra unione. La conosciamo per mezzo della fede. La natura umana di Cristo è integra e perfetta, ma non è una persona umana, né è un soggetto distinto dal Verbo.

  8. LA PERSONA DI GESÙ CRISTO Constantinopoli II (553) “confessò a proposito di Cristo: ‘Non c’è che una sola ipostasi (o persona) che è nostro Signore Gesù Cristo, uno nella Trinità’. Pertanto, tutto nell’umanità di Gesù Cristo deve essere attribuito alla sua persona divina come al suo proprio soggetto, non solo i miracoli ma anche le sofferenze e la stessa morte” (CCC 468).

  9. LA PERSONA DI GESÙCRISTO (2) La Persona di Cristo non è causata dall’unione delle due nature, ma è eterna. Cristo non “è” o esiste per la sua natura umana, ma per essa “è uomo”. L’Incarnazionenon suppose cambio alcuno nel Figlio di Dio, che è immutabile. Solo c’è cambio nella natura umana che comincia a esistere elevata ineffabilmente nella unione personale con il Verbo.

  10. GESÙ FIGLIO DI DIO E DI MARIA Il Figlio di Dio (Persona) è Figlio di Maria, infatti è nato veramente da Lei secondo la sua natura umana. Nascono persone, non nature. Cristo in quanto uomo non è figlio adottivo per la grazia che possiede, infatti la sua umanità non costituisce nessun soggetto personale che possa essere figlio.

  11. COMUNICAZIONE TRAUMANITÀ E DIVINITÀ Il Figlio di Dio ha reso partecipe l’umanità assunta della dignità della sua persona: nell’esprimere il mistero dell’Incarnazione si realizza una specie di comunicazione di proprietà tra l’umano e il divino, che si chiama “communicatio idiomatum”. All’unicapersona di Cristo bisogna attribuire tanto tutte le proprietà e azionidella sua natura divina quanto quelle della sua natura umana (es.: si può dire “Dio è nato da Maria” o “è morto per noi”).

  12. COMUNICAZIONE TRAUMANITÀ E DIVINITÀ (2) Non si possono attribuire a una natura di Cristo le proprietà e le azioni dell’altra natura (es.: non si può dire che la divinità è nata nel tempo). Mentre si può raddoppiare: “Gesù, in quanto Dio...”; “il Figlio di Dio, in quanto uomo...”.

  13. LA COSCIENZA DI GESÙ A partire dal secolo XX, cresce l’interesse per la coscienza che Gesù aveva di se stesso: se sapeva di essere Figlio di Dio e Messia. Alcuni autori negano che aveva coscienza della sua divinità. Altri sostengono che da una iniziale ignoranza, sarebbe andato poco a poco prendendo coscienza di essere Figlio di Dio e Salvatore del mondo.

  14. LA COSCIENZA DI GESÙ (2) Gesù nella sua coscienza umana aveva una chiara e vera conoscenza di sé: Figlio di Dio venuto al mondo per salvarci. Già ai 12 anni diceva: “Non sapevate che io dovevo occuparmi delle cose del Padre mio?” (Lc 2, 49). Inoltre, non appare mai un io umano di Gesù e l’altro io del Figlio di Dio. Gesù utilizza spesso l’espressione rivelata a Mosè, “Io sono”, manifestando che è Dio.

  15. LA COSCIENZA DI GESÙ (3) Per alcuni autori recenti la personalità consisterebbe nella aperturadellacoscienza umana all’essere in generale, all’infinito o a Dio. Tuttavia, poiché in Cristo c’è un centro di coscienzaumano riferito a un altro centrodi coscienza divino, vi sarebbero due soggettività: una divina (Dio), e l’altra umana (Cristo). Gesù sarebbe un uomo nel quale avrebbe luogo la rivelazionesuprema di Dio. Tali teorie riducono la realtà di un essere a uno dei suoi atti: la persona sarebbe la semplice coscienza di sé. Si tratta di un errore, infatti ogni operazione vitale -come lo è la coscienza - richiede un soggetto operante, che è la persona. La persona non si identifica con la sua coscienza: la persona è colei che possiede la coscienza di sé.

  16. IL VOLTO DI GESÙ I Vangeli non ci hanno transmesso nessuna descrizione diretta del volto di Cristo. In modo indiretto ci suggeriscono alcuni dati sulla Sua fisonomia: doveva avere una presenza gradevole e amabile: molti si rivolgevano a Lui, gli portavano i bambini perché imponesse loro le mani; dei modi di fare che ispiravano l’affetto di persone di ogni condizione; uno sguardo che convinse gli Apostoli a seguirlo lasciando ogni cosa ... Forse Dio permise che non avessimo una descrizione di Gesù, perché non Lo seguissimo solo per motivi umani.

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