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COMUNICARE LA SCIENZA: IL CASO DELLE BIOTECNOLOGIE

James D. Watson (a sinistra) e Francis Crick (a destra) spiegano l'elica del DNA. COMUNICARE LA SCIENZA: IL CASO DELLE BIOTECNOLOGIE. Indice. Cosa significa comunicare? Diverse modalità di comunicare Due definizioni di comunicare Comunicare significa anche ascoltare

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COMUNICARE LA SCIENZA: IL CASO DELLE BIOTECNOLOGIE

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Presentation Transcript


  1. James D. Watson (a sinistra) e Francis Crick (a destra) spiegano l'elica del DNA COMUNICARE LA SCIENZA: IL CASO DELLE BIOTECNOLOGIE

  2. Indice • Cosa significa comunicare? • Diverse modalità di comunicare • Due definizioni di comunicare • Comunicare significa anche ascoltare • Perché è importante comunicare • Come nasce la comunicazione scientifica • Una concezione tradizionale della comunicazione scientifica • The Public understanding of science • La crisi del The Public understanding of science • Il nuovo modello: The engagement with Science and Technology • Il caso delle biotecnologie • Ma cosa è successo? • Alcune considerazioni • Conclusioni Comunicare la scienza: il caso delle biotecnologie

  3. Cosa significa comunicare? Comunicare è un’attitudine naturale dell’uomo. Nella nostra esperienza, verifichiamo ogni giorno che tutto è comunicazione. Oggi, la comunicazione è considerata una delle maggiori esigenze. Comunicare la scienza: il caso delle biotecnologie

  4. Diverse modalità di comunicare Se osserviamo la realtà intorno a noi e la nostra esperienza, è evidente che comunichiamo con: • i gesti • le parole • le immagini • i suoni • i colori. Comunicare la scienza: il caso delle biotecnologie

  5. Comunicare con i gesti Un gesto vale più di mille parole! Comunicare la scienza: il caso delle biotecnologie

  6. Comunicare con le immagini Non c’è bisogno di parole per capire cosa sta accadendo. E’ evidente il contesto, la tensione , l’ostilità , la paura, … Ottobre 2000: faccia a faccia tra un soldato israeliano e un palestinese nella città vecchia di Gerusalemme. Comunicare la scienza: il caso delle biotecnologie

  7. Comunicare con le immagini La paura degli OGM: un’arancia si specchia e vede un maiale. Paura dello scambio di DNA tra mondo vegetale e mondo animale. Comunicare la scienza: il caso delle biotecnologie

  8. Comunicare con i colori Ognuno di noi comunica con i colori, ad esempio quelli del proprio abbigliamento. Ognuno di noi ha un colore preferito e la scelta dei colori rispecchia la nostra personalità. E’ stato dimostrato che ogni colore ispira lo stesso stimolo percettivo, in ogni singolo individuo, indipendentemente dalla sua cultura. Il rosso-arancione ha un effetto stimolante per tutti, e tutti percepiamo il blu scuro come rilassante. Comunicare la scienza: il caso delle biotecnologie

  9. Due definizioni di comunicare: • Comunicare come trasmissione, passaggio di informazioni. • Comunicare come relazione, condivisione, comprensione, ascolto. Comunicare la scienza: il caso delle biotecnologie

  10. Comunicare: relazione, condivisione, comprensione, ascolto La comunicazione ha alla base un’organizzazione: c’è un Emittente che comunica con un Ricevente. Questo processo comprende tanti fattori ed ognuno ha un ruolo importante per far sì che la comunicazione avvenga. Comunicare la scienza: il caso delle biotecnologie

  11. L’organizzazione ed il contesto della comunicazione Comunicare la scienza: il caso delle biotecnologie

  12. Comunicare significa anche ascoltare Per ascoltare è necessario il coinvolgimento di tutta la persona. La sintesi nell’ideogramma cinese: l’ascolto viene espresso da un ideogramma complesso, costituito da ben quattro ideogrammi semplici che sono: - l'orecchio - il tu, l'alterità - gli occhi - l’attenzione unitaria - il cuore C’è un coinvolgimento di tutta la persona. Comunicare la scienza: il caso delle biotecnologie

  13. Perché è importante comunicare Comunicare è un’opportunità Oggi la comunicazione viene considerata una funzione strategica dalla maggioranza delle organizzazioni che interagiscono nel nostro sistema sociale. Le identifica, le legittima, permette loro di guadagnarsi consenso e di operare per conseguire gli obiettivi che hanno tutti i sistemi: sopravvivere, proteggersi, procurarsi risorse, espandersi. Annamaria Testa Comunicare la scienza: il caso delle biotecnologie

  14. Come nasce la comunicazione scientifica L’esigenza della scienza di comunicare è insita nella sua stessa natura. La scienza è un’impresa intersoggettiva, pubblica, collaborativa e democratica. La scienza è un insieme di conoscenze socialmente condivise e convalidate. Comunicare la scienza: il caso delle biotecnologie

  15. Un po’ di storia Alla fine del 1500, in opposizione ad una concezione elitaria della conoscenza e della sua trasmissione, si fa strada un concetto più allargato e condiviso del sapere. Questo cambiamento ha dato vita ad una serie di circoli e Accademie, come: • l’Accademia Nazionale dei Lincei, 1603 • la Royal Society of London, 1660. Le Accademie delle scienze sono luoghi di incontro e dialogo e promuovono la conoscenza scientifica. Comunicare la scienza: il caso delle biotecnologie

  16. Dal 1603 ad oggi L’Accademia Nazionale dei Lincei, è la più antica accademia scientifica del mondo. Galileo Galilei fu tra i suoi primi soci. Comunicare la scienza: il caso delle biotecnologie

  17. La scienza al di fuori dei luoghi istituzionali Agli inizi del Settecento, si costituisce una sfera pubblica sempre più ampia della scienza e della tecnica. I laboratori diventano luoghi di ritrovo e di discussione. La classe media, soprattutto in Gran Bretagna, si ritrova nei caffè, nelle locande e nelle sale pubbliche. Alla fine del Settecento, nascono le Esposizioninazionali ed internazionali della scienza, tecnica e industria: considerate componenti principali dello sviluppo civile dei popoli. Fino alla metà dell’Ottocento, conferenzieri itineranti si spostano nelle principali città (Francia e Gran Bretagna) per esporre e dimostrare, con un bagaglio di apparecchi e strumenti, le teorie scientifiche. Comunicare la scienza: il caso delle biotecnologie

  18. ‘Agromania’: un esempio di diffusione capillare della scienza L’agromania promosse l’istruzione agraria nelle campagne. E’ stata, fino ai primi anni del XX secolo, una vera e propria campagna di propaganda scientifico-tecnica in campo agricolo. Ha dato vita a una notevole quantità di opere divulgative a stampa e ai cosiddetti comizi agrari, poi trasformati in cattedre ambulanti di agricoltura. Comunicare la scienza: il caso delle biotecnologie

  19. Una concezione tradizionale della comunicazione della scienza La comunicazione scientifica era considerata un’attività di divulgazione: una trasmissione di informazioni e di nozioni. La conoscenza scientifica veniva trasferita dagli addetti ai lavori alla gente comune, come in una sorta di ‘imbuto’. Ma lungo il percorso, per il restringimento dell’imbuto, si perdevano dettagli e sfumature. Era una concezione pedagogica e paternalistica. Comunicare la scienza: il caso delle biotecnologie

  20. Un celebre commento … “Nel mondo ci saranno al massimo una dozzina di persone in grado di capire la mia teoria” Lo disse Albert Einstein nel 1919, quando la conferma sperimentale della teoria generale della relatività fu annunciata sulla prima pagina del Times e del New York Times. Comunicare la scienza: il caso delle biotecnologie

  21. “The Public Understanding of Science” Il 1985 è l’anno che segna in Europa, il rinnovato interesse per il rapporto tra scienza e opinione pubblica. La Royal Society of London pubblica il rapporto Bodmer, conosciuto come “The Public Understanding of Science” . Sir Walter Bodmer è il responsabile del gruppo di lavoro costituito da: scienziati, politici, sociologi e giornalisti. Nel gruppo non era presente nessun rappresentante della società. Comunicare la scienza: il caso delle biotecnologie

  22. Perché è stato così importante il “The Public Understanding of Science”? Il rapporto ha dato un notevole impulso alla realizzazione di programmi di diffusione e divulgazione scientifica in tutte le nazioni industrializzate. Il rapporto metteva in guardia da un potenziale deterioramento nei rapporti tra scienza e opinione pubblica. Il rapportososteneva la necessità di incentivare “una migliore comprensione della scienza come fattore significativo di promozione del benessere della nazione, elevando la qualità delle decisioni pubbliche e private ed arricchendo la vita dell’individuo”. Comunicare la scienza: il caso delle biotecnologie

  23. Ma qual è stato il messaggio più importante? Il rapporto non solo ha legittimato la comunicazione della scienza ma ha anche attribuito agli scienziati il “dovere” di comunicare. “Il nostro messaggio più urgente e diretto è quello agli scienziati stessi: imparate a comunicare con il pubblico, siate disposti a farlo e considerate vostro dovere farlo”. E’ una rivoluzione: lo scienziato non può più stare nella sua Torre d’avorio, ma ha il dovere di comunicare con la società e di essere comprensibile. Comunicare la scienza: il caso delle biotecnologie

  24. Cosa ha determinato il “The Public Understanding of Science”? Dopo quasi 25 anni dalla pubblicazione del rapporto Bodmer, il movimento per il public understanding of science ha determinato: • l’impegno crescente delle istituzioni di ricerca per rendere visibili e accessibili i propri risultati • lo sviluppo di uffici stampa e servizi per le pubbliche relazioni • la diffusione e finanziamento di programmi di coinvolgimento del pubblico da parte di istituzioni nazionali ed internazionali • la proliferazione di master e corsi di giornalismo scientifico • l’esplicita affermazione che la cura e lo sviluppo del rapporto con la società è la terza missione degli scienziati. Comunicare la scienza: il caso delle biotecnologie

  25. La comunicazione diventa una priorità La comunicazione è uno degli obiettivi prioritari della commissione europea nel 7° Programma Quadro. Il programma di attività di disseminazione è uno dei parametri in base ai quali vengono giudicati i progetti di ricerca. Anche per gli scienziati, è evidente che la comunicazione è uno strumento per creare consenso. La ricerca ha bisogno del consenso pubblico perché ha bisogno di finanziamenti. Comunicare la scienza: il caso delle biotecnologie

  26. “The Public Understanding of Science” è andato in crisi Il modello si è basato sul “deficit model”: la comunicazione scientifica doveva colmare le presunte lacune culturali e cognitive del pubblico. L’assunto fondamentale era che le controversie società-scienza nascono dalla mancanza di conoscenza scientifica del pubblico! Ma questo approccio si è rivelato un fallimento: alle fine degli anni ’90 in Gran Bretagna, molti studi hanno dimostrato che non solo il pubblico non aveva colmato le sue lacune, ma aveva dimostrato avversione per la scienza. Tutti gli sforzi per conquistare il consenso sono falliti. Comunicare la scienza: il caso delle biotecnologie

  27. Qual è stata la vera ragione della crisi? La comunicazione è stata basata su una relazione a senso unico: dal mondo scientifico alla società. “Comunicare scienza e tecnologia non significa solo illustrare le proprie ragioni, per quanto ampiamente e solidamente documentate. Comunicare significa anche ascoltare e in questo modo comprendere il contesto sociale e culturale in cui un’innovazione deve inserirsi.” Massimiano Bucchi Comunicare la scienza: il caso delle biotecnologie

  28. Il nuovo modello: The Public engagement with Science and Technology Sempre in Gran Bretagna, viene proposto un nuovo modello: The Public engagement with Science and Technology. Adesso si parla di engagement, cioè di impegno, di unione, di condivisione, una sorta di “fidanzamento” tra scienza e società. La comunicazione non deve essere più basata sulle lacune cognitive, ma sugli interessi e domande del pubblico. Il nuovo modello è quello del dialogo con la società, con i non esperti. E’ necessario considerare tutti gli attori coinvolti. Comunicare la scienza: il caso delle biotecnologie

  29. Il caso delle biotecnologie Negli ultimi dieci anni, le biotecnologie sono state ( e lo sono ancora) la questione più discussa nel rapporto tra scienza e società. Il “caso delle biotecnologie” è un esempio negativo, ma importante, su come non devono essere gestiti i rapporti tra scienza e società o meglio tra esperti, decisori politici e cittadini. E’ necessario far tesoro di questa esperienza, perché ci attendono nuove sfide: le nanotecnologie. Comunicare la scienza: il caso delle biotecnologie

  30. Cosa sono le biotecnologie? Le biotecnologie sono l’insieme delle tecnologie che consentono di utilizzare le conoscenze biologiche per produrre beni e servizi utili all’uomo. Biotecnologia: L’impiego industriale di tecniche biologiche per la produzione di sostanze elaborate da cellule ed enzimi; con riferimento ai tradizionali processi fermentativi usati per ottenere vino, birra, formaggi e yogurt , sia alle tecniche dell’ingegneria genetica e della biologia molecolare per la produzione di materiali biologici ( per es. ormoni ed enzimi) attraverso modificazioni di cellule batteriche ed animali (1981, il Devoto-Oli, vocabolario della lingua italiana) Comunicare la scienza: il caso delle biotecnologie

  31. Quando nascono le biotecnologie? Le biotecnologienascono alla fine degli anni ‘60 ed inizio degli anni ‘70, quando sono stati scoperti gli enzimi di restrizione e le loro proprietà. Gli enzimi di restrizioni sono come delle forbici: permettono di tagliare il DNA in specifici punti, isolando singoli frammenti. E’ quindi possibile utilizzare singoli frammenti di DNA. I singoli frammenti contengono i geni che determinano le specifiche caratteristiche di ogni essere vivente. Comunicare la scienza: il caso delle biotecnologie

  32. Un esempio di biotecnologia: il primo farmaco biotech La possibilità di isolare i geni e di introdurli in nuove cellule, o addirittura di inserirli nel corredo genetico di virus, batteri, piante e animali ha aperto nuovi orizzonti in campo medico, farmaceutico e agroalimentare. Nel 1982 viene prodotta l’insulina umana utilizzando batteri geneticamente modificati . E’ il primo farmaco biotech che viene approvato dalla FDA per il trattamento del diabete. Prima di questa data, si utilizzava l'insulina suina o murina: ha molte similitudini con quella umana ma non è identica, pertanto non viene tollerata da tutti i soggetti. L’insulina biotech ha risolto tutti i problemi di compatibilità immunologica e ha annullato il rischio di trasmissione di malattie dall'animale all'uomo. Comunicare la scienza: il caso delle biotecnologie

  33. Come può un batterio sintetizzare l’insulina umana? Il DNA, il codice genetico, ha la stessa composizione in tutti gli esseri viventi: è costituito cioè da 4 basi azotate che si ripetono. Alcune sequenze del DNA umano specifiche per la sintesi dell’insulina, vengono inserite nel DNA del batterio. Il batterio geneticamente modificato è ora in grado di sintetizzare insulina umana. Comunicare la scienza: il caso delle biotecnologie

  34. Le biotecnologie sono un’opportunità Le biotecnologie sono una speranza per la cura di molte malattie: cancro, malattie rare … Sulle biotecnologie mediche e farmaceutiche c’è un approccio diverso rispetto all’applicazione delle biotecnologie in campo agroalimentare. I benefici sono chiari e non siamo disposti ad accettare i potenziali rischi. Per curare la nostra salute siamo disposti ad accettare queste tecnologie, anche senza capirne pienamente il funzionamento. Comunicare la scienza: il caso delle biotecnologie

  35. Ma cosa è successo? Comunicare significa anche ascoltare e quindi comprendere il contesto sociale e culturale in cui un’innovazione deve inserirsi. Nel caso delle biotecnologie applicate al settore agroalimentare (OGM) questo non è avvenuto: è stata completamente sottovalutata la profonda valenza simbolica e culturale che il cibo e le abitudini alimentari rivestono per i cittadini-consumatori. Non c’è stata immedesimazione con i consumatori. Comunicare la scienza: il caso delle biotecnologie

  36. Ma cosa è successo? Gli OGM sono stati considerati il frutto di manipolazioni pericolose e folli: il cibo di Frankenstein. Comunicare la scienza: il caso delle biotecnologie

  37. Ma cosa è successo? In questo clima, si è creata una contrapposizione tra mondo naturale e mondo artificiale. Da sempre, l’uomo ha dovuto “manipolare geneticamente” ciò che coltiva per la propria sopravvivenza. Comunicare la scienza: il caso delle biotecnologie

  38. Ma cosa è successo? Gli OGM sono stati prodotti dalle grandi multinazionali: Monsanto, Sygenta, … Gli OGM sono apparsi come un potente strumento nelle mani delle multinazionali, a danno dei consumatori e dei paesi più poveri. Sono stati evidenziati i benefici per gli agricoltori, in particolare quelli dei paesi industrializzati, ma non per i consumatori. Ciò ha determinato un clima di allarmismo e di rifiuto. I media hanno esasperato questo clima. Comunicare la scienza: il caso delle biotecnologie

  39. Alcune considerazioni Particolare attenzione deve essere prestata alla percezione sociale di pareri diversi entro la comunità scientifica. Sugli OGM, così come sulle cellule embrionali, il parere degli esperti non è unanime e quindi la conoscenza degli esperti non può orientare le scelte cruciali che tali questioni richiedono. Il cittadino è disorientato. La scienziato non è più il punto di riferimento indiscusso. Comunicare la scienza: il caso delle biotecnologie

  40. Conclusioni L’esperienza maturata sul caso delle biotecnologie può insegnarci molto. La comunicazione scientifica deve essere affrontata con serietà e competenza, senza ricercare facili sensazionalismi. Gli scienziati devono ormai uscire dalla Torre d’avorio. La scienza è un’opportunità di sviluppo sociale ed economico. Comunicare la scienza: il caso delle biotecnologie

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