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TECNICHE ANALITICHE SEPARATIVE

TECNICHE ANALITICHE SEPARATIVE. Le tecniche analitiche si dividono in due grandi famiglie: tecniche separative e tecniche identificative .

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TECNICHE ANALITICHE SEPARATIVE

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Presentation Transcript


  1. TECNICHE ANALITICHE SEPARATIVE Le tecniche analitiche si dividono in due grandi famiglie: tecniche separative e tecniche identificative. Le tecniche separative hanno come primo obbiettivo la separazione degli analiti nel campione. Sono impiegate quando i campioni sono molto complessi. La identificazione è affidata a tecniche di rivelazione adatte (es: spettrofotometria, spettrometria di massa).

  2. LA CROMATOGRAFIA La cromatografia opera secondo lo stesso principio della estrazione ma una fase (fase stazionaria) viene mantenuta fissa ed un’altra passa attraverso di essa (fase mobile)

  3. IL PICCO CROMATOGRAFICO Un processo separativo di tipo cromatografico ha quindi come risultato un profilo di concentrazione risolto nello spazio o nel tempo di forma gaussiana. trviene misurato nel punto di massimo del picco; Wviene ottenuto tracciando le tangenti al punto di flesso e misurando l’intercetta sulla linea di base W1/2è la larghezza del picco misurata al 50% dell’altezza 2sè la larghezza del picco misurata ai punti di flesso

  4. IL PICCO CROMATOGRAFICO Altre caratteristiche del picco sono: l’area (l’integrale sotto il picco) che è proporzionale alla quantità di analita ed è quindi utilizzata per le analisi quantitative; l’altezza del picco, che viene misurata in corrispondenza del massimo del picco. Nel caso ideale di riproducibilità dei risultati e simmetria dei picchi elevate, anche l’altezza del picco può essere usata a scopi quantitativi. Area del picco Altezza del picco

  5. IL PROCESSO SEPARATIVO Gli analiti vengono trascinati dalla fase mobile attraverso la fase stazionaria e separati in base alla loro differente affinità per le due fasi. Un analita che non interagisce con la fase stazionaria viaggia con la stessa velocità della fase mobile e viene eluito in un volume di fase mobile corrispondente al volume della colonna (volume morto, VM). Il tempo di eluizione di questo composto si chiama tempo morto (tM). Un composto che interagisce con la fase stazionaria viene ritardato ed eluisce in un volume di fase mobile maggiore (volume di ritenzione, VR), che corrisponde ad un tempo di eluizione caratteristico, chiamato tempo di ritenzione (tR). Per ogni composto si può calcolare un tempo di ritenzione corretto (t’R): t’R = tR - tM

  6. La teoria dei piatti considera il sistema cromatografico come un sistema statico in equilibrio. Ciascun analita stabilisce un equilibrio di ripartizione tra la fase mobile e la fase stazionaria. Ciascuno di questi equilibri definisce un piatto teorico A fase mobile A fase stazionaria I quattro concetti importanti per capire ed ottimizzare le condizioni separative sono: k’ Fattore di capacità  Selettività N Efficienza del sistema (numero di piatti teorici) R Risoluzione PIATTI TEORICI

  7. EFFICIENZA SEPARATIVA Il numero dei piatti teorici dipende dalla lunghezza del sistema separativo, per questo è utile ricavare l’altezza equivalente del piatto teorico (HETP), che generalmente si esprime in millimetri. L’efficienza è tanto più elevata quanto minore è H e maggiore è N. lunghezza della colonna in mm Il concetto di piatto è usato nella distillazione frazionata, dove si considera che ogni stadio di condensazione/evaporazione avvenga su un diverso livello o piatto (questi piatti esistono effettivamente in molte colonne di distillazione) In cromatografia i piatti sono una rappresentazione teorica degli stadi di ripartizione (distribuzione) che le molecole incontrano durante il loro passaggio nel sistema separativo.

  8. FATTORI INFLUENZANTI L’EFFICIENZA Quindi l’efficienza separativa è un indice di quanto si riesca ad evitare l’allargamento di banda durante la corsa cromatografica. Occorre comunque considerare che all’aumentare del tempo di residenza dell’analita nella colonna diventano sempre più importanti i fenomeni di diffusione laterale lungo la colonna stessa e che quindi i picchi che escono a tempi di ritenzione elevati saranno sempre più larghi di quelli che escono prima. Esistono inoltre allargamenti di banda extra-colonna, dovuti alla diffusione laterale che avviene nei tubi di connessione e nella cella del rivelatore, che devono essere ridotti al minimo mediante un opportuno disegno strumentale.

  9. 2 2 tR N= 16 Wb tR N= 5.54 Wh MISURA DELL’ EFFICIENZA L’efficienza separativa è quindi definita dalnumero di piattied è misurabile dalla larghezza del picco. Il numero di piatti teorici può essere calcolato conoscendo il tempo di ritenzione del picco e la sua ampiezza a metà altezza o ampiezza alla base. tR = tempo di ritenzione wh = ampiezza a metà altezza wb = ampiezza alla base

  10. 2 tR N= 5.54 Wh DETERMINAZIONE DI N Poiché l’ampiezza a metà altezza può essere misurata con maggiore accuratezza, questa formula è preferita. Esempio: due picchi caratterizzati dallo stesso tempo di ritenzione e diverso numero di piatti teorici.

  11. FATTORE DI CAPACITA` Il fattore di capacitàdi un composto esprime il suotempo (volume) diritenzione corretto rispetto al tempo(volume)morto ed ècalcolato come segue: k’ (fattore di capacità) = (tR - tM) / tM = t’R / tM • Il fattore di capacità è simile ad una costante di equilibrio. Rappresenta la misura del tempo trascorso in/sopra la fase stazionaria rispetto al tempo di residenza nella fase mobile durante il passaggio attraverso il sistema separativo. Maggiore è il fattore di capacità, più alto è il tempo trascorso in/sopra la fasestazionaria e più tardi il composto eluisce. • Il fattore di capacità è indipendente dalla velocità di flusso e dal sistema in generale. E`una funzione della capacità di ritenzione del sistema separativo accoppiata alle interazioni della fase mobile.

  12. 0 14 2 4 6 8 10 12 CALCOLO DEL FATTORE DI CAPACITA` k’ (fattore di capacità) = (tR - tM ) / tM k’ = 1,7 k’ = 3,5 k’ = 5,2 tempo morto

  13. SELETTIVITA’ La selettività viene misurata mediante (fattore di separazione o ritenzione relativa), che è il rapporto dei fattori di capacità di due picchi.  La selettività misura le differenze di interazioni tra i composti e la fase stazionaria. • = 1 per due picchi totalmente sovrapposti ed aumenta all’aumentare della separazione tra i due picchi. Un valore basso di  indica che la separazione dei due picchi è molto difficoltosa e richiede un’efficienza elevata. k = 1,7 k = 3,5 k = 5,2 2,3 = 1,5 1,2 = 2 volume morto 0 14 2 4 6 8 10 12

  14. RISOLUZIONE La risoluzione misura il grado di separazione tra due picchi. E’ calcolata come la differenza tra i tempi di ritenzione di due picchi divisa per l’ampiezza media dei due picchi alla linea di base. R (risoluzione) = 2 (tR(B) – tR(A)) / (Wb(A) + Wb(B) ) tR(A) tR(B) Wb(A) Wb(B)

  15. DIPENDENZA DELLA RISOLUZIONE 1 - Fattore di Capacità. Descrive l’equilibrio che si instaura tra analiti - fase stazionaria e fase mobile. In genere si cerca di ottenere k’ compreso tra 2 e 10 per tutti gli analiti: k’<2 significa che l’analita è poco ritenuto; k’>10 comporta tempi di analisi lunghi ed allargamento del picco. 2 - Selettività. Esprime la posizione relativa di due picchi. Maggiore è la differenza tra i coefficienti di distribuzione degli analiti tra le due fasi, maggiore la selettività. Un aumento di selettività, aumenta la risoluzione. tr(A) tr(B) 3 - Efficienza. La larghezza del picco è funzione dell’efficienza. Maggiore è l’efficienza più stretti risultano i picchi e perciò migliore è la risoluzione. WA WB

  16. SOMMARIO DELLE ESPRESSIONI

  17. EQUAZIONE DELLA RISOLUZIONE

  18. RISOLUZIONE E SEPARAZIONE

  19. EQUAZIONE DI VAN DEEMTER

  20. EQUAZIONE DI VAN DEEMTER

  21. DIPENDENZA DEL FATTORE DI CAPACITA`

  22. GAS CROMATOGRAFIA (GC)

  23. Confronto tra colonne impaccate e capillari

  24. Le colonne capillari

  25. Confronto tra colonne capillari

  26. Polarità: un criterio per scegliere la fase stazionaria

  27. Alcune fasi stazionarie di uso comune per GLC capillare

  28. Programmazione della temperatura di lavoro Confronto tra cromatografia a temperatura costante (isoterma, caso a) e a temperatura programmata (caso b) di idrocarburi lineari

  29. TEMPERATURA PROGRAMMATA IN GLC Equazione di Clausius-Clapeyron p = tensione di vapore DvH = variazione di entalpia di vaporizzazione I tempi di ritenzione crescono con il logaritmo dell’abbassamento di temperatura della colonna

  30. INIETTORI PER GC

  31. Iniettore splitt

  32. Microestrazione in fase solida (SPE) m=massa analita estratto C0=conc. analita Vs=vol. soluzione Vf=volume del film fibra K= coeff partizione

  33. Estrazione purge & trap • Metodo per estrarre analiti volatili e concentrarli • Il campione e’ estratto al 100% • Purge gas: He • Oven: 50 °C • Flusso di purge invertito e trappola adsorbente deumidifcata a 25 °C • Analiti in trappola desassorbiti a 200 °C e iniettati nel GC

  34. RIVELATORI PER GC

  35. Rivelatore a termoconducibilità (TCD)

  36. Rivelatore a ionizzazione di fiamma (FID)

  37. Rivelatore a cattura elettronica (ECD)

  38. CROMATOGRAFIA LIQUIDA La Cromatografia Liquida è diventata una tecnica analitica indispensabile in molti settori: farmaceutico, biologico, biomedico, clinico e ….. ….forense: vediamo Catherine mentre prepara campioni per HPLC…. (da CSI, M. Helgenberger)

  39. CROMATOGRAFIA LIQUIDA Durante il processo cromatografico la velocità con la quale ciascun analita procede lungo la colonna dipende dalle interazioni che stabilisce con la fase mobile e stazionaria, quindi la separazione è dovuta alla differenza nei coefficienti di distribuzione delle singole molecole nelle due fasi. La definizione HPLC (High Pressure Liquid Chromatography) in origine riferita alle elevate pressioni di esercizio caratteristiche di questa tecnica, è stata oggi sostituita con High Performance Liquid Chromatography o semplicemente Liquid Chromatography (LC). HPLC

  40. HPLC

  41. IL SISTEMA HPLC • I componenti fondamentali del sistema HPLC sono: • una pompa che regola e mantiene costante il flusso della fase mobile. Poiché la fase stazionaria è costituita da particelle di diametro micrometrico impaccate, il flusso della fase mobile attraverso la fase stazionaria richiede un’elevata pressione; • un sistema di introduzione del campione; • una colonna contenente la fase stazionaria. Può essere presente una precolonna (o colonna di guardia) che riduce la quantità della matrice del campione che entra nella colonna analitica. La colonna può essere termostatata per migliorare la riproducibilità della separazione; • un rivelatore che evidenzia, mediante segnali elettrici, gli analiti che eluiscono dalla colonna; il grafico della risposta del rivelatore in funzione del tempo è chiamato cromatogramma.

  42. IL SISTEMA HPLC miscelatore precolonna e colonna computer pompa rivelatore sistema di introduzione del campione raccoglitore di frazioni Contenitori dei solventi che costituiscono la fase mobile

  43. STRUMENTAZIONE HPLC

  44. Pompa HPLC a pistoni reciprocanti

  45. Iniettore HPLC a loop

  46. LA COLONNA LC Le dimensioni della colonna vengono scelte in modo da raggiungere il miglior compromesso in funzione di: capacità di carico, consumo di solventi, risoluzione desiderata e velocità dell’analisi. Le tipiche colonne cromatografiche analitiche sono lunghe 15-25 cm, hanno diametro interno di 2-5 mm e sono riempite con materiali a granulometria di 5-10 m. Le colonne più moderne (per cromatografia ad alta velocità) sono lunghe 3-5 cm e sono riempite con materiali di 3-5 m. Sono inoltre disponibili colonne microbore di lunghezza 25 cm, diametro interno di 1 mm e materiali di 10 m. Le colonne cromatografiche preparative sono lunghe almeno 25 cm ed hanno diametro interno di almeno 7.

  47. TIPI DI LC SU COLONNA • I tipi di cromatografia liquida su colonna possono essere classificati in base alla natura del processo di separazione: • cromatografia di adsorbimento : la fase stazionaria è un adsorbente e la separazione è basata su un susseguirsi di stadi di adsorbimento e desorbimento. • cromatografia di ripartizione : la separazione è basata sulla ripartizione tra fase mobile e fase stazionaria, entrambe liquide. • cromatografia di scambio ionico : la separazione è basata sull’ interazione ionica tra fase stazionaria ed analiti. • cromatografia di esclusione dimensionale : la separazione è basata sulle dimensioni relative degli analiti.

  48. flusso - - - - + + + LC DI SCAMBIO IONICO (IEC) La fase stazionaria presenta gruppi ionici sulla superficie, di carica opposta rispetto a quella degli analiti. Questa tecnica viene utilizzata per analiti di tipo ionico o ionizzabili. Quanto è più forte la carica del campione, tanto più verrà trattenuto all’interno della colonna. La fase mobile è un tampone acquoso in cui il pH e la concentrazione vengono regolati per controllare il tempo di eluizione degli analiti.

  49. flusso LC DI ESCLUSIONE DIMENSIONALE (SEC) La separazione è basata sulla dimensioni e massa molecolari degli analiti. La fase stazionaria è costituita da materiale di porosità controllata. Le molecole grandi eluiscono prima di quelle piccole. Infatti le molecole che sono troppo grandi per entrare nei pori della fase stazionaria hanno un percorso più breve nella colonna, rispetto a quelle che entrano nei pori. La porosità della fase stazionaria può essere controllata per ottenere la separazione di molecole in uno specifico intervallo di dimensioni.

  50. SEC di proteine intere 1: Tiroglobulina (669 kD) 2: Catalasi (669 kD) 3: BSA (67 kD) 4: Ovalbumina (43 kD) 5: Ribonucleasi (13.4 kD)

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