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gli obiettivi della pianificazione in tema di rifiuti urbani il piano industriale ATO 6

gli obiettivi della pianificazione in tema di rifiuti urbani il piano industriale ATO 6. franco cristo. “...più che dalla cose che ogni giorno vengono vendute o comprate, l’opulenza di Leonia si misura dalle cose che ogni giorno vengono buttate per far posto alle nuove” (Italo Calvino).

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gli obiettivi della pianificazione in tema di rifiuti urbani il piano industriale ATO 6

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  1. gli obiettivi della pianificazione in tema di rifiuti urbaniil piano industrialeATO 6 franco cristo “...più che dalla cose che ogni giorno vengono vendute o comprate, l’opulenza di Leonia si misura dalle cose che ogni giorno vengono buttate per far posto alle nuove” (Italo Calvino)

  2. una sottolineatura in premessa: la definizione normativa “qualsiasi sostanza od oggetto che rientra nelle categorie riportate nell'allegato A e di cui il detentore si disfi o abbia deciso o abbia l'obbligo di disfarsi” oltre all’oggettività dell’allegato, la soggettività da parte del detentore quindi:

  3. Pianificazione Stili di vita Sensibilizzazione

  4. dal nostro passato…un esempio di “gestione”…

  5. Ponte Vecchio Nel 1442 l'autorità cittadina per salvaguardare la pulizia e le più elementari norme igieniche, impose ai beccai (macellai) di riunirsi nelle botteghe sul Ponte Vecchio per renderli un pò isolati dai palazzi e dalle abitazioni del centro. La disposizione mirava soprattutto ad eliminare le consuete, maleodoranti tracce lasciate dai barroccini dei beccai lungo le strade fino all'Arno durante il trasporto degli scarti più minuti delle lavorazioni delle carni, scarti che potevano ora disperdersi direttamente, senza alcun danno, nella sottostante corrente del fiume. Da quel momento il ponte divenne il mercato della carne ed i beccai, passati in seguito proprietari delle botteghe, per ottenere più spazio, vi aggiunsero in modo disordinato delle stanzette aggettanti sul fiume puntellandole con pali di legno. I macellai fecero e disfecero a loro piacimento fino a che la Signoria, nel 1593, diede loro lo sfratto concedendo quelle botteghe ai più decorosi ed ordinati orafi.

  6. oggi: il Decreto Ronchi affida alle Regioni la regolamentazione delle attività di gestione dei rifiuti la Regione Toscana con la legge 25/98: demanda alle Province, mediante la redazione dei piani provinciali, molte delle funzioni, tra le quali la redazione dei piani di gestione dei rifiuti perimetra gli ATO, poi modificati con la nascita dell’ATO 10, relativo alla Provincia di Prato indica molti dei parametri, dei criteri e degli standards dei servizi di raccolta, trattamento e smaltimento dei rifiuti urbani Impone l’autosufficienza di trattamento e smaltimento di ogni ambito, in virtù del principio di “prossimità”

  7. contenuti del piano provinciale (tra l’altro) le caratteristiche, dei rifiuti da recuperare e da smaltire l’individuazione delle frazioni di rifiuto oggetto di raccolta differenziata l’individuazione del sistema integrato dei servizi l’individuazione dei metodi e delle tecnologie di smaltimento più idonei la localizzazione degli impianti di smaltimento e recupero

  8. il piano industriale definisce operativamente la pianificazione provinciale • le Comunità d’Ambito sono vincolate alla elaborazione dei piani industriali nell’osservanza del piano provinciale • in sostanza, il Piano Provinciale di gestione dei rifiuti urbani ed assimilabili per l’ATO6 rappresenta una “specifica di progetto” per il piano industriale • il punto di partenza è stato dunque tale atto, approvato in via definitiva dal Consiglio Provinciale nel febbraio 2002, dopo un “tormentato” iter

  9. il Piano Provinciale 2002 Sulla base della politica delle 4R: individua una serie di aree di raccolta omogenee; pone gli obblighi e gli obiettivi delle Raccolte Differenziate; definisce un sistema di gestione integrato, incentrato su tre filiere impiantistiche distribuite su tutto il territorio dell’Ambito; si collega alla pianificazione dei rifiuti speciali.

  10. alcuni numeri per dimostrare un’ “originalità” dell’ATO 6e della piana fiorentina in particolare Popolazione: ATO 6 800.256 abitanti Piana 488.715 abitanti Densità: ATO 6 288 ab/km2 Piana 1772 ab/km2 Toscana 3.591.348 abitanti 152 ab/km2

  11. altri numeri: distribuzione territoriale 92 % della popolazione vive nei centri abitati 2% nei nuclei abitati 6% in case sparse oltre 350.000 unità abitative, di cui il 91 % occupato 2,38 i componenti medi del nucleo familiare alternarsi di aree con grandi insediamenti condominiali, strutture a schiera, terratetti fronte strada

  12. ancora numeri: settori produttivi oltre 72.000 unità locali produttive (extra agricole) con oltre 310.000 addetti 41% manifatturiero e costruzioni 23% commercio 36% servizi Rapporto addetti /popolazione 33,5% Calenzano 75,2% Campi 41,2 Sesto 41,1 diminuzione complessiva del numero di addetti per impresa: 5

  13. ancora numeri: ulteriori flussi circa 10.000.000 di presenza turistiche annue ufficiali pari ad una cittadina di 27.400 abitanti L’indice maggiore turisti/abitanti lo hanno Figline e Calenzano Oltre 81.000 i pendolari giornalieri con destinazione nell’area urbana centrale di Firenze (PTCP) Correlata a quanto riportato ed alle politiche di assimilazione, abbiamo una produzione procapite annua di rifiuti 650 kg/ab (ARRR)

  14. altri aspetti che dimostrano una “originalità” dell’ATO 6 Conformazione urbanistica dei nuclei abitati e dei centri storici Un livello paesaggistico di prestigio internazionale Un’alternarsi, senza soluzione di continuità, di vocazioni industriale, artigianale, agricola di qualità, turistico – artistica Una sottolineatura obbligatoria per i servizi di spazzamento, in primis Firenze

  15. il sistema integrato di raccolta, trattamento e smaltimento Alla luce delle “originalità” evidenziate, che influiscono sulle strategie e metodologie di intervento, il piano provinciale indica lo standard di RD nella forchetta 45 -50 %, sino al 55% Se raggiunto oggi, collocherebbe l’ATO al terzo posto nazionale dei capoluoghi di Provincia, dopo Verbania 52,10% 31.000 ab e Lecco 50,90% 47.000 ab

  16. il sistema integrato di raccolta, trattamento e smaltimento Oggi, siamo ad una valore di circa il 35 % (metodo ARRR), con punte che sfiorano il 50% in alcune realtà Anzitutto: incremento dei progetti volti alla riduzione effettiva della produzione dei rifiuti Il piano industriale indica quindi in un servizio di raccolta flessibile, a carattere intensivo e che tenga conto delle caratteristiche locali, la metodologia per aumentare le RD, sia quantitativamente che qualitativamente

  17. i rifiuti di cui stiamo parlando…circa 548.000 t/anno

  18. gli obiettivi di intercettazione e le metodologie per il loro raggiungimento

  19. le strategie integrate Politiche di sensibilizzazione e di coinvolgimento dell’utenza Oltre alla raccolta stradale, si prevede un sistema di almeno 27 stazioni ecologiche, pressoché una per ogni comune, e 5 in Firenze Il proseguo della distribuzione delle compostiere per l’autocompostaggio Sviluppo di esperienze che hanno dimostrato efficacia ed efficienza

  20. l’impiantistica funzionale sia alle raccolte differenziate che al trattamento e smaltimento del rifiuto residuo Piattaforme Comieco per carta e cartone, circa 90.000 t annue Appoggio al sistema REVET di valorizzazione delle raccolte differenziate “secche”, cd. Multimateriale, circa 45.000 t annue Realizzazione od ampliamento degli impianti di compostaggio da RD di Ponterotto, Faltona e Case Passerini, circa 89.000 t annue

  21. l’impiantistica per la frazione residua Tre filiere di trattamento del rifiuto indifferenziato ed incenerimento con recupero energetico Valdarno – Valdisieve Chianti Piana fiorentina La discarica nel Valdarno per le frazioni residue, gli scarti irrecuperabili e di processo, oltre alle possibili situazioni emergenziali: oltre 1.000.000 m3

  22. gli impianti termici Valdisieve: 28 MWt pari a circa 64.000 t/anno Chianti: 31 MWt pari a circa 70.000 t/anno Piana fiorentina: 64 MWt pari a circa 137.000 t/anno Oltre all’utilizzo di potenzialità relative alle capacità di utilizzo come combustibile del CDR nel cementificio di Testi, in sostituzione di quota parte del polverino di carbone

  23. i costi ipotizzati una sostanziale invarianza rispetto ai costi 2003: circa 110 milioni €/anno

  24. l’agenda delle cose da fare… • Costante confronto con le comunità locali • Risoluzione definitiva delle criticità • Monitoraggio di quanto pianificato • Capacità di adattamento al mutarsi del quadro complessivo • Applicazione di analisi maggior dettaglio per la valutazione dei servizi (LCA, CO2, impronta ecologica) • Verifiche dei risultati conseguiti grazie per l’attenzione

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