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Le politiche regionali in materia di gestione dei rifiuti

Le politiche regionali in materia di gestione dei rifiuti. Giuseppe Bortone Direttore Generale Ambiente, Difesa del Suolo e della Costa Regione Emilia-Romagna. DIRETTIVA UE 2008/98/CE - GERARCHIA DEI RIFIUTI Ordine di Priorità nella prevenzione e gestione dei rifiuti.

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Le politiche regionali in materia di gestione dei rifiuti

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Presentation Transcript


  1. Le politiche regionali in materia di gestione dei rifiuti Giuseppe Bortone Direttore Generale Ambiente, Difesa del Suolo e della Costa Regione Emilia-Romagna

  2. DIRETTIVA UE 2008/98/CE - GERARCHIA DEI RIFIUTI Ordine di Priorità nella prevenzione e gestione dei rifiuti La direttiva Europea stabilisce una precisa gerarchia, da applicare quale ordine di priorità della normativa e della politica in materia di prevenzione e gestione dei rifiuti: • Prevenzione; • Preparazione per il riutilizzo; • Riciclaggio; • Recupero di altro tipo, per esempio il recupero di energia; • Smaltimento. Lo smaltimento in discarica rappresenta la fase residuale del ciclo di gestione. E’ considerato infatti come obiettivo primario quello di diminuire in maniera sensibile i conferimenti di rifiuti in discarica, fino al raggiungimento tendenziale della “discarica zero”.

  3. LE POLITICHE REGIONALI La strategia della Regione Emilia-Romagna in materia di gestione dei rifiuti si pone in piena sintonia con la direttiva europea. Si fonda su una scala di priorità che vede al primo posto la prevenzione e la riduzione della produzione dei rifiuti alla fonte, cui deve fare seguito il riciclaggio (che deve essere sempre più incentivato e reso efficiente) ed il recupero di materia (in tutte le sue forme). Per i materiali non riciclabili, la termovalorizzazione con recupero energetico costituisce un’opzione e uno strumento tecnologicamente affidabile.

  4. LE POLITICHE REGIONALI Il sistema regionale dovrà quindi sempre più orientarsi verso una gestione dei rifiuti urbani e speciali che consenta di sviluppare lemigliori tecniche disponibili sia in termini gestionali che tecnologici. La prevenzione della produzione dei rifiuti costituisce il primo gradino in una scala di priorità di governo corretto del ciclo di gestione dei rifiuti. Lo smaltimento dei rifiuti deve essere valutato secondo ottiche di area vasta e quale anello finale di chiusura del ciclo dei rifiuti, per tipologie e quantitativi residuali e a completamento delle filiere del recupero.

  5. Produzione e gestione dei rifiuti urbani in Regione • Produzione totale RU 2009: circa 3 milioni di tonnellate, - 0,9% rispetto al 2008; • Aumento popolazione residente dello 0,9%; • Riduzione produzione pro capite dell’1,8% (dai 695 kg/abitantenel 2008 ai682 kg/abitante nel 2009) Produzione pro capite (2008) Media naz. 540Kg/ab. Nord 541 Kg/ab. Centro 618 Kg/ab. Sud 496 Kg/ab. Assimilazione a urbani: garanzia di corretta gestione (artigiani, commercianti)

  6. Produzione e gestione dei rifiuti urbani in Regione 2009 primo anno di riduzione della produzione RU in accordo a riduzione PIL e consumi delle famiglie Da stime Prometeia: calo del PIL del 6% nel 2009 ( nel 2008 -0,7, nel 2007+ 2,2)

  7. Produzione e gestione dei rifiuti urbani in Regione RD 2009 = 47,4% (+ 2% rispetto al 2008). Trend % RD a scala provinciale Trend % RD a scala regionale rispetto al totale prodotto Valore medio nazionale 2008: 30,6% Nord: 45,5% Centro: 22,9% Sud: 14,67 Obiettivo 2012 65%

  8. Produzione e gestione dei rifiuti urbani in Regione Sistemi di raccolta: centri di raccolta, cassonetti stradali, porta a porta, su chiamata. Ruolo strategico deicentri di raccoltarifiuti molto diffusi sul territorio (oltre 360) e attivi anche per intercettare ingombranti, verde e RAEE. Intercettano quasi il 33% dei rifiuti raccolti in maniera differenziata Diffusione sempre maggiore dei sistemi “porta a porta” (oggi prevalentemente nelle province di Parma, Piacenza e Ravenna) e per le frazioni: organico, carta e vetro. Rese di intercettazione rispetto al quantitativo presente nel rifiuto prodotto

  9. Produzione e gestione dei rifiuti urbani in Regione Obiettivo di sostenibilità della RD: riciclo effettivo di materia (normativa europea ) Studio sui flussi della RD per frazione e calcolo del riciclo effettivo Schema concettuale • Direttiva 2008/98/Ce • 2020 obiettivo riciclo effettivo 50% per carta, metalli, plastica e vetro • 2020 obiettivo riciclo effettivo 70% per rifiuti non pericolosi originati dalle costruzione e demolizioni Effettivo riciclo

  10. Le politiche regionali PIANO DI AZIONE AMBIENTALE 2008/2010 • E’ il principale riferimento programmatico della Regione Emilia-Romagna in materia di tutela ambientale per perseguire uno “sviluppo sostenibile” in conformità alle direttive UE. • AZIONI PREVISTE (rifiuti): • PROGETTI TERRITORIALI: prevenzione produzione rifiuti e ottimizzazione della gestione n. 159 progetti approvati risorse disponibili: €15.500.000 di cui € 14.300.000 già assegnati • PROGETTI REGIONALI: tracciabilità dei rifiuti e cattura della CO2 dal ciclo rifiuti risorse assegnate: € 4.000.000 • PROGETTI INTEGRATI FAS: impianto interprovinciale recupero fanghi e raccolta differenziata risorse assegnate: € 4.000.000 pe Esempio di risultati raggiunti con i PPA: Implementazione delle stazioni ecologiche attrezzate

  11. Produzione e gestione dei rifiuti urbani in Regione • Rifiuti Urbani Residui (indifferenziati) gestiti nel 2009 = 1.570.000 t (corrispondenti a 360 kg/ab) • Impianti attivi per smaltimento RUR: • 28 discariche • 8 inceneritori (+1 in costruzione) • 12 impianti di selezione meccanica • Il sistema impiantistico è completato da 18 impianti di compostaggio • La filiera del recupero

  12. Produzione e gestione dei rifiuti urbani in Regione Trend della produzione e delle modalità di gestione dei RU tonnellate Lo smaltimento in discarica passa dal 51% nel 2001 al 25% nel 2009 L’incenerimento passa dal 16% nel 2001 al 21% nel 2009

  13. Principali forme di gestione dei rifiuti urbani in Europa Fonte: EEA 2007

  14. Produzione e gestione dei rifiuti urbani in Regione • Il sistema impiantistico garantisce l’autosufficienza della Regione per la gestione dei RU prodotti • Devono essere ottimizzati e razionalizzati alcuni flussi di rifiuti interprovinciali (Piano direttore regionale) • Le potenzialità autorizzate e previste degli impianti di recupero/trattamento e degli inceneritori coprono anche la domanda di trattamento prevedibile nei prossimi anni (tenendo conto che lo smaltimento del residuo indifferenziato in discarica deve essere azzerato)

  15. recupero energia scarti recupero 135.268 t ceneri 89.927 t Discarica rifiuti pericolosi 89.927 t 604.726 t Termovalorizzazione 934.426 t scorie 28.033 t 194.432 t umidità 91.442 1.099.876 t 182.884 t scarti 36.577 t Produzione RU 3.105.071 t Selezione secco/umido Biostabilizzazione Discarica rifiuti non pericolosi 202.579 t 495.150 t mat. ferrosi 2.455 t Biostabilizzato 54.865 t scarti 112.887 t umidità 335.295 838.238 t 2.005.195 t RD 65% Compostaggio scarti 41.912 t Compost 419.119 t scarti 135.268 t 1.166.957 t Recupero materia totale recupero materia 1.076.076 t Produzione e gestione dei rifiuti urbani in Regione Scenario relativo ai principali flussi di rifiuti a scala regionale per una stima di massima del fabbisogno impiantistico al 2012 (crescita annua produzione 0%, incremento popolazione 1%, obiettivo RD 65%, recupero da differenziata 90%) a recupero 16.820 t 11.213 t Recupero 90%

  16. Potenzialità Inceneritori

  17. RIFIUTI SPECIALI

  18. Sistema degli impianti e impatto su ambiente e salute • Controlli e monitoraggi di livello molto alto: • Tutti gli impianti dotati di Autorizzazione Integrata Ambientale secondo norma IPPC • Limiti emissivi imposti più severi rispetto a norme nazionali ed europee • Controlli fiscali e monitoraggi costanti, sia da parte di Ente indipendente che come autocontrollo • Studi e ricerche scientifici di avanguardia promossi da Regione ed Enti: Moniter, Protocollo Bologna, Studio Coriano di Forlì,……

  19. Il sistema di vigilanza e controllo sugli impianti Attività di controllo condotte ai sensi del D. Lgs. 133/2005, del D. Lgs. 36/2003 e D. Lgs. 59/2005

  20. Autorizzazione Integrata e miglioramento impianti

  21. Impianti di incenerimento rifiuti urbani Emilia-Romagna: confronto con Dlgs 133/2005

  22. Bilanci di massa • A livello di bilanci di massa delle emissioni per il territorio regionale, i dati basati sull’inventario regionale emissioni (omogenei con la metodologia INEMAR usata a scala nazionale), attribuiscono agli impianti di incenerimento le seguenti incidenze: • PM10 – Inceneritori rifiuti: 0.04% • NOx – Inceneritori rifiuti: 0.54%

  23. Gli altri studi • Oltre a verifiche e controlli di norma, anche prima di avviare Moniter, sono stati svolti, conclusi, studi scientifici di verifica, come quello connesso al monitoraggio dell’inceneritore di Granarolo pubblicato sul sito (http://www.aria.provincia.bologna.it/progetti/progetti.html) • che evidenziano alcuni importanti risultati da porre all’attenzione

  24. Valori di diossine espressi in TCDD/PCDF rilevati da Arpa nell’intorno dell’inceneritore di Granarolo Commento contenuto nello studio:”I valori rilevati sono nel range dei siti urbani”

  25. Valutazioni tossicologiche contenute nello stesso studio di Granarolo • La valenza sanitaria delle diossine per effetti non neoplastici è nulla, in quanto moltiplicando le concentrazioni in aria per 30 mc inalati/die e dividendo per il peso corporeo medio di un adulto 60 kg si ottiene un’assunzione di 0,022 - 0,020 TEQ pg/kg p.c./die • valori circa 100 volte inferiori al TDI della TCDD (2 pg/kg p.c./die). • Relativamente agli effetti cancerogeni • Assumendo a riferimento la potenza cancerogena della TCDD calcolata da California EPA 2005, ovvero 1 pg/kg p.c./die che incrementa di 10 su 1 milione le morti per cancro • si otterrebbero valori di 2,2 - 1,6 su 10 milioni • inferiori a 1 su 1 milione, che le agenzie federali statunitensi ritengono trascurabili

  26. Conclusioni • Scenario in linea europa (riduzione, riutilizzo, riciclo, recupero di materia, recupero di energia e infine smaltimento come forma residuale) • Filiera complessa e articolata, garanzia sicurezza e autosufficienza, non può esistere un’unica soluzione • Razionalizzazione, prevenzione incremento raccolta differenziata in termini quanti/qualitativi per consentire l’effettivo recupero • “Exit strategy” dalle discariche (coerenza europa, impatto ambientale, consumo di territorio….generazioni future) • Ottimizzazione dei flussi e tracciabilità • Impegno sulla vigilanza e controllo per impatto salute • Il progetto Moniter • Il piano direttore regionale

  27. IL PIANO DIRETTORE • Strumento di pianificazione settoriale di livello regionale con il quale si intende proporre criteri e indirizzi in grado di aiutare il sistema delle autonomie locali a meglio definire le azioni da intraprendere, garantendo la reciproca integrazione e favorendo un’ottica di area più vasta. • Possibili contenuti principali: • coordinamento territoriale del sistema impiantistico a scala regionale • riduzione della produzione dei rifiuti • quantità e qualità della raccolta differenziata e misure per incrementare il riutilizzo/recupero • altre attività • piano regionale delle bonifiche dei siti inquinati • gerarchizzazione delle aree ambientalmente compromesse, finalizzata ad un razionale recupero

  28. Flussi Parma 2009

  29. Flussi Modena 2012

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