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UNIONE INDUSTRIALI BERGAMO

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    9. 9 I FONDAMENTALI MACROECONOMICI – IL CONSENSO Nel 2003 incertezza geopolitica nel periodo gennaio-marzo, l’invasione dell’Irak e la fine del regime di Saddam Hussein, l’epidemia S.A.R.S. il pericolo della deflazione…..esercizi previsivi difficili.

    10. 10 I FONDAMENTALI MACROECONOMICI – IL CONSENSO …Dall’estate piena libertŕ di diffusione all’azione espansiva di governi e banche centrali. I segnali di ripresa si sono concretizzati in maggiore crescita del reddito totale tra il 2° ed il 3° trimestre in USA ed in Giappone. Non cosě per l’Europa, dove oltre il consueto ritardo rispetto al ciclo internazionale, si sono assommati fenomeni quali l’apprezzamento dell’euro e la difficoltŕ ad attivare in maniera tempestiva politiche procicliche.

    11. 11 LEADING INDICATORS G7 condizioni favorevoli alla crescita secondo il leading indicator dell’OCSE. Nei prossimi mesi la produzione dei maggiori paesi industrializzati č attesa in aumento.

    12. 12 LEADING INDICATOR USA

    13. 13 LA FIDUCIA DELLE IMPRESE

    14. 14 LA FIDUCIA DEI CONSUMATORI

    15. 15 CRESCITA EFFETTIVA Dati annualizzati: USA +3,3% Giappone +3,9%, mentre l’Europa (-0,4) resta in stagnazione….

    16. 16 CRESCITA EFFETTIVA Crescita tendenziale: USA 2,48% - GIAPPONE 2,97 - UME 0,23%

    17. 17 USA - IL DETTAGLIO SUI DATI AGGREGATI Come valutare una crescita che, per quanto positiva, deve molto alla spesa militare, ai consumi di beni durevoli perché trainati da svendite e sconti, da un clima fiscale estremamente benevolo e da un costo del denaro storicamente ai minimi?

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    20. 20 USA – I DEFICIT GEMELLI Il deficit di parte corrente si avvia a superare il 5% del PIL nel 2003. La dipendenza dall’estero continua ad aumentare. Occorrono 1500 milioni di dollari al giorno per finanziare l’eccesso americano. Il bilancio statale č passato dal surplus al deficit per contrastare la recessione.

    21. 21 UME – IL CONSENSO Diversamente da quanto ritenuto all’inizio dell’anno, il 2003 si sta rivelando come il periodo di minimo congiunturale dalla crisi sorta nel 2000.

    22. 22 UME – LA CRESCITA A livello aggregato la fase di stagnazione č significativa; su base regionale si sono concretizzati i segnali di peggioramento emersi nei mesi scorsi. Fra le tre maggiori economie, la Francia ha realizzato la peggiore performance trimestrale.

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    28. 28 I FONDAMENTALI MACRO – L’INFLAZIONE IN EUROAREA

    30. 30 Ogni strumento finanziario č caratterizzato da una coppia di indicatori che ne definiscono le caratteristiche: il rendimento e il rischio. Il RENDIMENTO rappresenta il risultato economico di un investimento finanziario, la performance complessiva che un investitore puň attendersi dall’investimento. Il RISCHIO rappresenta la futura variabilitŕ del rendimento atteso e la potenziale ampiezza delle sue oscillazioni. RENDIMENTO E RISCHIO

    31. 31 LA RELAZIONE RENDIMENTO - RISCHIO

    32. 32 Il rischio di uno strumento finanziario viene suddiviso in due tipologie: rischio sistematico e rischio specifico. Il RISCHIO SISTEMATICO dipende dalla situazione economica e dall’andamento dei mercato finanziari; non č eliminabile in quanto il portafoglio titoli rimane esposto ad eventi di portata internazionale (congiuntura economica, instabilitŕ politica, conflitti, ecc…) Il RISCHIO SPECIFICO dipende invece dalle caratteristiche della societŕ che emette lo strumento finanziario; operando una DIVERSIFICAZIONE del portafoglio titoli č possibile ridurre tale tipologia di rischio. RISCHIO SISTEMATICO E RISCHIO SPECIFICO

    33. 33 La DIVERSIFICAZIONE di un portafoglio mobiliare č la distribuzione del portafoglio in diverse asset classes. La diversificazione permette di ottenere un portafoglio con un profilo rendimento-rischio piů favorevole: a paritŕ di rendimento, la rischiositŕ viene ridotta. La diversificazione di portafoglio č una regola basilare del mercato finanziario che consente di accrescere le possibili opportunitŕ di investimento. LA DIVERSIFICAZIONE DI PORTAFOGLIO

    34. 34 Il concetto di diversificazione č spiegato da un indicatore statistico: la CORRELAZIONE. La correlazione rappresenta la relazione tra due o piů strumenti ed il suo valore puň variare da -1 a +1. Correlazione = 1: la relazione tra i due titoli č diretta (se il prezzo del titolo A sale/scende anche il prezzo del titolo B sale/scende); Correlazione = -1: la relazione tra i due titoli č inversa (se il prezzo del titolo A scende/sale il prezzo del titolo B sale/scende); Correlazione = 0: non vi č relazione tra i due titoli (il prezzo del titolo B puň salire o scendere indipendentemente dalla direzione del prezzo di A) LA CORRELAZIONE

    35. 35 La correlazione tra due titoli A e B: La volatilitŕ di un portafoglio composto da due titoli A e B: LA CORRELAZIONE: LA FORMULA

    36. 36 Due titoli appartenenti a settori differenti inversamente correlati: Due titoli appartenenti allo stesso settore direttamente correlati: Due titoli appartenenti a settori differenti quasi perfettamente correlati: LA CORRELAZIONE TRA DUE TITOLI: ALCUNI ESEMPI

    37. 37 Due titoli appartenenti a settori differenti inversamente correlati: LA CORRELAZIONE TRA DUE TITOLI: ALCUNI ESEMPI

    38. 38 Due titoli appartenenti allo stesso settore direttamente correlati: LA CORRELAZIONE TRA DUE TITOLI: ALCUNI ESEMPI

    39. 39 Due titoli appartenenti a settori differenti quasi perfettamente correlati: LA CORRELAZIONE TRA DUE TITOLI: ALCUNI ESEMPI

    40. 40 Dalla formula: Se r < 1: la volatilitŕ del rendimento di un portafoglio composto dal titolo A e dal titolo B č minore della media ponderata delle volatilitŕ dei singoli rendimenti dei titoli A e B; Se r = 1: la volatilitŕ del rendimento di un portafoglio č uguale alla media ponderata delle volatilitŕ dei singoli rendimenti dei titoli (effetto diversificazione nullo). LA VOLATILITA’ DI PORTAFOGLIO

    41. 41 Nel caso ideale in cui il numero dei titoli in portafoglio sia infinito, il rischio specifico diventa nullo. Matematicamente sia ha: Quando N infinito: la volatilitŕ del rendimento del portafoglio č uguale alla covarianza. L’EFFETTO DIVERSIFICAZIONE

    42. 42 VOLATILITA’ DI PORTAFOGLIO E NUMERO DI TITOLI

    43. 43 Il Coefficiente b: misura l’esposizione di un titolo azionario al rischio sistematico rispetto all’andamento dell’economia e del mercato finanziario. Il VAR (Value At Risk): indica la massima variazione negativa nel valore di portafoglio che ci si puň aspettare nel 99% dei casi su un arco temporale di 10 giorni lavorativi. Lo Sharpe Ratio: misura il rendimento in eccesso dello strumento finanziario rispetto al tasso risk free in rapporto alla volatilitŕ del rendimento dello stesso strumento. ALCUNI INDICATORI DI MISURAZIONE DEL RISCHIO

    44. 44 Il rischio di un singolo titolo azionario č rappresentato dal coefficiente Beta Il Beta indica la tendenza di un titolo a variare nella stessa direzione del mercato ed č pari a: Il Beta misura quindi la reattivitŕ del rendimento dei un singolo titolo rispetto al rendimento del portafoglio di mercato. IL COEFFICIENTE BETA

    45. 45 b = 1: il titolo tende a salire o scendere nella stessa percentuale del mercato b < 1: il rendimento del titolo tende a oscillare in termini percentuale meno del mercato (TITOLO DIFENSIVO) b > 1: il rendimento del titolo tende a oscillare piů del mercato (TITOLO AGGRESSIVO) IL COEFFICIENTE BETA

    46. 46 Il Beta di un portafoglio č dato dalla media ponderata dei Beta dei singoli titoli. Combinando insieme titoli con b differenti, si puň giungere ad un portafoglio ben diversificato con il valore desiderato del b. IL BETA DI PORTAFOGLIO

    47. 47 1/3ENI: b=0,84 1/3Vodafone: b=1, 04 1/3Coca Cola: b=0,67 1/4ENI: b=0,84 1/2Vodafone: b=1, 04 1/4Coca Cola: b=0,67 1/4ENI: b=0,84 1/4Vodafoneb=1, 04 1/4Coca Cola: b=0,67 1/4Cisco System: b=1,33 bPortafoglio=0,85 bPortafoglio=0,90 bPortafoglio=0,97 IL BETA DI PORTAFOGLIO: UN ESEMPIO

    48. 48 Il rendimento atteso da un investimento č direttamente proporzionale al rischio associato. L’entitŕ del rischio che un investitore č disposto a sostenere dipende dalla sua “propensione al rischio” e dalla particolare fase di mercato in cui l’investimento viene effettuato. La diversificazione č quindi uno strumento utile per il controllo del rischio. LA DIVERSIFICAZIONE: CONCLUSIONI

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    50. 50 LE VALUTAZIONI DEL MERCATO AZIONARIO IL P/E RATIO

    51. 51 LE VALUTAZIONI DEL MERCATO AZIONARIO IL P/E RATIO

    52. 52 LE VALUTAZIONI DEL MERCATO AZIONARIO IL P/E RATIO

    53. 53 MERCATI AZIONARI - FONDAMENTALI

    54. 54 MERCATI AZIONARI - IL PREMIO AL RISCHIO

    55. 55 MERCATI AZIONARI - FONDAMENTALI

    56. 56 MERCATI AZIONARI – VALUTAZIONI RELATIVE

    57. 57 MERCATI AZIONARI – VALUTAZIONI RELATIVE

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    59. 59 POLITICHE MONETARI E TASSI A BREVE

    60. 60 POLITICHE MONETARI E TASSI A BREVE

    61. 61 POLITICHE MONETARI E TASSI A BREVE

    62. 62 CURVA IN DOLLARI USA

    63. 63 CURVA IN EURO

    64. 64 TASSI DECENNALI $ - €

    65. 65 DIFFERENZIALI DI CREDITO – TITOLI AD ALTO RATING

    66. 66 MERCATI AZIONARI - USA

    67. 67 MERCATI AZIONARI - UME

    68. 68 MERCATI VALUTARI – €URO

    69. 69 MERCATI VALUTARI – €URO vs DOLLARO

    70. 70 MERCATI VALUTARI – DOLLARO E DEFICIT

    71. 71 MERCATI VALUTARI – € vs $ eYEN

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