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Il Terzo Settore

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Presentation Transcript


  1. Profit, termine latino, forma contratta della terza persona singolare (modo indicativo, tempo presente), del verbo proficere che significa avvantaggiare. La parola confluì nel vocabolario anglosassone, tra il Cinquecento e il Seicento, ad opera di alcuni monaci. Non profit, termine d'origine statunitense più che anglosassone, sta per non profit organizations, e indica quegli enti che operano senza avere per fine primario il conseguimento del profitto (il termine scientificamente più usato è, infatti, Not for Profit). Pertanto è corretto scrivere non profit, improprio e impreciso no profit.

  2. Il Terzo Settore • Il mondo del Terzo Settore appare agli occhi di chi vi fa parte e di chi lo osserva come denso di soggetti che vi operano a vario titolo e con funzioni che a volte sono diverse e a volte si sovrappongono.   • Al fine di ottenere una visione più chiara ed esaustiva possibile è utile cercare di determinare quali siano i soggetti non profit che operano nell’ordinamento italiano attraverso una chiara classificazione e l’individuazione delle caratteristiche peculiari di ciascuno.

  3. Il Terzo Settore • Per catalogare gli enti del settore non profit si considerano, in genere, le tipologie previste prevalentemente dal Codice Civile e dalla legge in generale partendo, dunque, da un punto di vista giuridico. Partire dalle diverse catalogazioni giuridiche significa avere una base per poter riconoscere le caratteristiche di ogni tipo di ente non commerciale e per comprendere anche aspetti tributari, finanziari, previdenziali,…

  4. Tipi di enti del terzo Settore • Sono da considerarsi enti non profit, secondo l’ordinamento giuridico italiano: Associazioni riconosciuteAssociazioni non riconosciuteFondazioniComitatiPatronati L’ordinamento giuridico italiano non prevede figure di enti non profit al di fuori di queste.

  5. Tipi di enti del terzo Settore • Ognuna delle figure generali potrà: - appartenere a una delle sottocategorie regolate da leggi specifiche (divenendo ente di volontariato, associazione di promozione sociale, ONLUS, Impresa sociale…);- o darsi un altro nome: potrà quindi chiamarsi movimento, gruppo, unione, centro, club, lega senza che venga cambiata la sostanza e la categoria giuridica di appartenenza (es: un’Associazione di promozione sociale può anche scegliere di chiamarsi circolo…)

  6. Tipi di enti del terzo Settore Gli enti non profit, indipendentemente dalle diverse tipologie, hanno in comune tre elementi: ● le persone, che costituiscono l’ente e che sono soggetti partecipativi o destinatari della sua attività; ● il patrimonio (o fondo comune); ● lo scopo istituzionale che l'ente persegue. Questi elementi sono tutti aspetti importanti nella vita di un ente non profit ma, a seconda della prevalenza dell’uno o dell’altro, si configureranno le diverse tipologie (associazione, fondazione, comitato,…).

  7. Categorie generali enti del terzo Settore Definiti gli elementi generali che caratterizzano gli enti non profit e, a livello macroscopico, le differenze che vi possono intercorrere si può procedere con l’analisi dei vari soggetti che compongono il variegato mondo del Terzo Settore. In primo luogo, saranno evidenziate le caratteristiche delle tipologie più diffuse di enti: le associazioni. Le associazioni possono distinguersi in associazioni non riconosciute ed associazioni riconosciute. In entrambi i casi l’elemento costitutivo preponderante è quello personale

  8. Associazione riconosciuta L'associazione che voglia ottenere il riconoscimento deve redigere il suo statuto per atto pubblico (davanti ad un notaio). Inoltre, perché lo statuto sia poi approvato ai fini del riconoscimento dovrà possedere alcuni requisiti imposti dalla legge riguardo a: -fini istituzionali - norme di amministrazione - diritti e doveri dei soci - democraticità dei diritti sociali - approvazione annuale del bilancio. Dopo il riconoscimento, lo Statuto potrà essere modificato solo con l’intervento della stessa autorità che ha effettuato, a suo tempo, l’approvazione.

  9. ALCUNE TIPOLOGIE DI ENTI NON PROFIT - OdV Sono considerate organizzazioni di volontariato: tutti gli organismi liberamente costituiti che svolgono la propria attività avvalendosi prevalentemente delle prestazioni dei volontari. Le prestazioni dei volontari devono essereGRATUITE I volontari non possono essere retribuiti in alcun modo ma hanno diritto al rimborso delle spese effettivamente sostenute per lo svolgimento dell’attività di volontariato all’interno e per conto dell’organizzazione di cui fanno parte. Non può essere corrisposto ai volontari un rimborso a forfait che verrebbe assimilato ad un compenso vero e proprio.

  10. ALCUNE TIPOLOGIE DI ENTI NON PROFIT - OdV Le prestazioni dei volontari devono essereSPONTANEE Il volontario presta la sua attività in ragione di un suo bisogno etico e sociale non con mire di guadagno per cui chi decide di svolgere attività di questo tipo non deve ricevere alcuna imposizione e/o costrizione da terzi, altrimenti verrebbe meno il principale e peculiare presupposto appunto della “volontarietà”. Le prestazioni dei volontari devono essere PERSONALI L’attività in questione deve essere svolta direttamente dal socio all’interno dell’associazione di cui fa parte. Le prestazioni dei volontari devono essere SOLIDALI Rivolte cioè al sostegno e all’aiuto del prossimo

  11. ALCUNE TIPOLOGIE DI ENTI NON PROFIT - OdV L’ organizzazione di volontariato può avvalersi di prestazione di lavoratori dipendenti o autonomi solo nel caso in cui: • le competenze richieste a queste figure non possono essere reperite tra i soci; • servano a migliorare il funzionamento dell’ente; • si rimanga entro il limite della prevalenza delle prestazioni volontarie dei soci; • Non siano, in nessun caso, soci dell’organizzazione

  12. ALCUNE TIPOLOGIE DI ENTI NON PROFIT - OdV I volontari che prestano la loro opera devono essere ASSICURATI • contro gli infortuni e le malattie connessi allo svolgimento dell’attività stessa; • per la responsabilità civile verso terzi. A tale scopo deve essere tenuto dall’organizzazione il registro dei volontari. C’è la possibilità di stipulare polizze assicurative collettive.

  13. ALCUNE TIPOLOGIE DI ENTI NON PROFIT - OdV LA COSTITUZIONE Non esiste un limite minimo di persone che possono formare un'associazione, possono essere anche due, tuttavia alcune Regioni chiedono almeno 5 soci per accettare l'iscrizione nel registro delle organizzazioni di volontariato.

  14. ALCUNE TIPOLOGIE DI ENTI NON PROFIT - OdV LA COSTITUZIONE Le OdV possono assumere la forma che più ritengono opportuna al perseguimento del loro scopo sociale (ass. riconosciuta/non riconosciuta/…)

  15. ALCUNE TIPOLOGIE DI ENTI NON PROFIT - OdV LA COSTITUZIONE Non possono però assumere le forme tipiche delle società di capitali e delle società cooperative La costituzione di un'associazione può quindi avvenire anche in forma di accordo orale: questo tipo di formula preclude però ogni tipo di passo successivo (essa non potrà svolgere nessun genere di attività a pagamento - tranne l'iscrizione dei soci -, né accedere alle agevolazioni e/o contributi pubblici, né iscriversi ai registri del volontariato.

  16. ALCUNE TIPOLOGIE DI ENTI NON PROFIT - OdV LA COSTITUZIONE Negli accordi istitutivi, atto costitutivo e statuto, oltre a quando disposto dal codice civile per le diverse forme giuridiche che l’organizzazione assume, devono essere espressamente previste: • √l’assenza di fini di lucro; • √la democraticità della struttura, con particolare riguardo alla √elettività delle cariche associative e alle modalità di approvazione del rendiconto; • √la gratuità delle cariche associative; • √la gratuità delle prestazioni fornite dagli aderenti, i criteri di ammissione e di esclusione di questi ultimi, i loro obblighi e diritti; • √l’obbligo di redazione del rendiconto.

  17. ALCUNE TIPOLOGIE DI ENTI NON PROFIT - OdV I REGISTRI DEL VOLONTARIATO Per poter accedere ad alcuni trattamenti di favore, il legislatore ha previsto l’onere, per le organizzazioni con sede nel territorio regionale, di iscriversi al registro del volontariato istituito presso la Regione o le Amministrazioni delle provincie autonome

  18. ALCUNE TIPOLOGIE DI ENTI NON PROFIT - OdV I REGISTRI DEL VOLONTARIATO Sono iscrivibili le organizzazioni che posseggono i seguenti requisiti: assenza fini di lucro democraticità della struttura elettività delle cariche associative gratuità delle cariche associative e delle prestazioni fornite dagli aderenti criteri di ammissione ed esclusione degli aderenti obblighi e diritti degli aderenti obbligo di formazione del bilancio modalità di approvazione del bilancio da parte dell'assemblea degli aderenti devoluzione del patrimonio in caso di scioglimento ad altre organizzazioni di volontariato operanti in identico o analogo settore

  19. ALCUNE TIPOLOGIE DI ENTI NON PROFIT - OdV I REGISTRI DEL VOLONTARIATO Contro il provvedimento di diniego dell'iscrizione o di cancellazione… …è ammesso ricorso, nei termini di trenta giorni dalla comunicazione, al Tribunale Amministrativo Regionale, il quale decide in camera di consiglio, entro trenta giorni dalla scadenza del termine per il deposito di ricorso, uditi i difensori delle parti che ne abbiano fatto richiesta. La decisione del tribunale è appellabile, entro trenta giorni dalla notifica della stessa, al Consiglio di Stato, il quale decide con le medesime modalità e negli stessi termini.

  20. ALCUNE TIPOLOGIE DI ENTI NON PROFIT - OdV I REGISTRI DEL VOLONTARIATO …le regioni e le province autonome determinano i criteri per la revisione periodica dei registri, al fine di verificare il permanere dei requisiti e l'effettivo svolgimento dell'attività di volontariato da parte delle organizzazioni iscritte e dispongono la cancellazione dal registro con provvedimento motivato.

  21. ALCUNE TIPOLOGIE DI ENTI NON PROFIT - OdV I REGISTRI DEL VOLONTARIATO Alcuni vantaggi derivanti dall’iscrizione: • Accesso ai contributi pubblici • Stipula di convenzioni con Enti Pubblici • Fruizione agevolazioni ex L. 266/91 ed ex D. Lgs. 460/97 (le OdV iscritte sono Onlus di diritto) • Partecipazione alla programmazione pubblica

  22. ALCUNE TIPOLOGIE DI ENTI NON PROFIT - OdV I REGISTRI DEL VOLONTARIATO Obblighi derivanti dall’iscrizione: • Assicurare gli associati che svolgono attività all’interno dell’organizzazione • Rendicontazione all’amministrazione regionale

  23. Disciplina contabile -fiscale delle associazioni 5 X mille A partire dalla Legge Finanziaria del 2006, lo Stato ha stabilito di destinare - a titolo sperimentale - in base alla scelta del contribuente, una quota pari al 5 per mille dell'imposta sul reddito a finalità di sostegno di particolari enti no profit, di finanziamento della ricerca scientifica, universitaria e sanitaria. Il cinque per 1000 è una forma di finanziamento che non comporta oneri aggiuntivi al contribuente, dal momento che questi, tramite la compilazione dell’apposita sezione nella dichiarazione dei redditi, sceglie semplicemente la destinazione di una quota della propria IRPEF.

  24. Disciplina contabile -fiscale delle associazioni 5 X mille Il contribuente può destinare il 5 per mille della propria imposta sul reddito, apponendo la propria firma in uno degli appositi riquadri che figurano nei modelli, corrispondenti alle finalità di sostegno previste dalla normativa. In tal modo, il contribuente può decidere se supportare: - associazioni di volontariato e altre organizzazioni non lucrative di utilità sociale di cui all'articolo 10 del decreto legislativo 4 dicembre 1997, n. 460, e successive modificazioni, nonche' le associazioni di promozione sociale iscritte nei registri nazionale, regionali e provinciali previsti dall'articolo 7, commi 1, 2, 3 e 4, della legge 7 dicembre 2000, n. 383, e le associazioni e fondazioni riconosciute che operano nei settori di cui all'articolo 10, comma 1, lettera a) , del citato decreto legislativo n. 460 del 1997; • gli enti di ricerca scientifica e università; • gli enti di ricerca sanitaria; • i comuni; • le associazioni sportive dilettantistiche riconosciute ai fini sportivi dal CONI a norma di legge Il 5 per mille non è alternativo all’8 per mille. E’ possibile operare entrambe le scelte in maniera autonoma.

  25. Disciplina contabile -fiscale delle associazioni EROGAZIONI LIBERALI Partendo dal presupposto che le possibilità di usufruire di agevolazioni in sede di determinazione del reddito imponibile o dell'imposta da versare sono diverse ed articolate, in questo spazio SI ACCENNA solo a quelle che riguardano le erogazioni liberali fatte verso ONLUS ed APS. L'art. 14 del DL 35/05 ha introdotto delle novità rispetto alle donazioni (…erogazioni liberali…). Privati ed imprese ottengono delle agevolazioni solo se effettuano "liberalità" nei confronti di ONLUS, ODV, edAPS di rilevanza nazionale ed iscritte nei relativi registri. In base all'art. 14 le liberalità in denaro o in natura erogate da persone fisiche e da enti soggetti ad IRES sono deducibili (si detraggono dall' imponibile) dal reddito fino al limite del 10% del reddito complessivo dichiarato e, comunque nella misura massima di 70mila euro all'anno. Per usufruire di tale deduzione il versamento deve avvenire tramite banca, posta o altri sistemi idonei a garantire una facile verifica ad eventuali organi accertatori; per quanto riguarda il tipo di ricevuta da rilasciare a chi effettua un'erogazione liberale è bene tenere a mente che non c'è obbligo di rilascio di alcuna ricevuta fiscale, ma di un documento che comprovi l'avvenuto ricevimento dell'erogazione. L'erogazione liberale effettuata in favore di APS, ONLUS, OdV non è assoggettata a nessun tipo di imposizione fiscale, né diretta né indiretta.

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