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La specificità relazionale del terzo settore

La specificità relazionale del terzo settore. I fallimenti relazionali dello Stato e del Mercato e la specificità del Terzo settore. Cornice di riferimento: modernità e dell’importanza del ruolo attribuito all’ ordine sociale/conflitto sociale.

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La specificità relazionale del terzo settore

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Presentation Transcript


  1. La specificità relazionale del terzo settore Sociologia del terzo settore

  2. I fallimenti relazionali dello Stato e del Mercato e la specificità del Terzo settore Cornice di riferimento: modernità e dell’importanza del ruolo attribuito all’ ordine sociale/conflitto sociale. Crisi dell’utilitarismo e della razionalità e dell’individualismo metodologico, dell’olismo metodologico. Perché? Tali paradigmi non sono in grado di inquadrare i fenomeni emergenti, cioè quelli che scaturiscono dalla combinazione e dalla relazione di altri elementi e non sono ad essi riducibili. L’osservazione del sociale passa dal superamento delle logiche dicotomiche per lasciare spazio ad un’osservazione che utilizza le categorie della comunicazione e del dialogo. Fallimenti relazionali del mercato Fallimenti relazionali dello stato

  3. Fallimenti relazionali di stato e mercato attraverso • Teoria dei beni • Teoria dei codici/media simbolici • Analisi della crisi del welfare state

  4. Uno sguardo alle relazioni: Stato e Mercato MERCATO • Scambio di equivalenti; • Regola della domanda e dell’offerta  i partecipanti sono in una posizione di libertà, la decisione di entrare in relazione dipende dalla maggiore o minore convenienza dell’offerta economica • Dura il tempo necessario alla transazione Potenzialmente relazioni aperte e diffuse ma prive di legami duraturi. Ricco da un punto di vista delle possibilità di relazione ma debole per quanto concerne il legame reciproco. STATO Garante di sicurezza e libertà d’azione Sostiene relazioni in cui gli aspetti di legame sono deboli in quanto la relazione istaurata è reversibile.

  5. Teoria specifica del Terzo Settore Al di là delle diverse tipologie organizzative presenti nella legislazione italiana ed europea riferita al terzo settore, il tratto che veramente può distinguere queste esperienze è che esse tentano di elaborare risposte ai bisogni dei cittadini principalmente a partire dalle esigenze proprie delle relazioni sociali in cui gli individui sono coinvolti (Stanzani 1998, p. 124). Il terzo settore esprime l’emergenza della relazionalità sociale tipica della modernità “prima che questa diventi valore di scambio (nel mercato) e prima che questa diventi oggetto di regolazione politica e giuridica (da parte dello Stato)” (Donati 1997, p. 261)

  6. Teoria del Terzo settore È frutto di un processo di differenziazione sociale di tipo emergenziale Le organizzazioni e le istituzioni che lo generano emergono come forme di istituzionalizzazione della cultura di privato sociale che sottolineano gli aspetti di re-ligo ed emergenziali della relazione sociale. Relazione sociale (emergente) Re-ligo (legame tra A e B) Re-fero (simboli condivisi contenuti nel legame)

  7. Teoria del Terzo settore In che cosa si sostanzia la maggiore relazionalità del terzo settore? Per favorire una risposta a tale domanda viene utilizzato lo schema AGIL (Adaptation, Goal attainment, Integration, Latency) di T. Parson ed implementato da Donati. Secondo tale schema ogni fenomeno sociale è distinguibile in quattro dimensioni analitiche considerate come un requisito funzionale cui ogni sistema di relazione sociale deve ottemperare per garantire l’esistenza non patologica del sistema stesso. A (Adattamento): ogni sistema sociale deve essere in grado di soddisfare alle esigenze di reperire risorse materiali, energetiche e di informazione necessarie alla sua sopravvivenza. G (Obiettivi): ogni sistema deve essere in grado di definire e di operare per il raggiungimento di alcuni fini precisi di volta in volta operazionalizzati dal sistema stesso. I (Integrazione): ogni sistema deve preoccuparsi di delegare ad una propria struttura interna il compito di conservare, tramite un adeguato complesso normativo, l’unità e l’integrità del sistema stesso di fronte alle spinte entropiche e di divisione. L (Latenza): la capacità del sistema di conservare e riprodurre nel tempo il modello normativo-valoriale latente, ovvero la cultura, il complesso di simboli che ne informano tutta l’intera struttura.

  8. Teoria del Terzo Settore Dal punto di vista teorico il processo di istituzionalizzazione opera: L. Favorendo la socializzazione e l’interiorizzazione di valori che implicano il riconoscimento dell’effetto emergente della relazione (altruismo, dono, reciprocità)‏ I. Elaborando un complesso normativo che traduca tali valori una forma di governo reciprocitario delle risorse in vista del raggiungimento degli obiettivi G. Definendo una mission (un ruolo societario) orientata alla produzione di beni relazionali A. Utilizzando specifiche modalità di reclutamento delle risorse umane (motivazioni) economiche e materiali.

  9. Il terzo settore osservato dall’esterno A. Dal punto di vista dell’economia (efficienza): nonprofit, economia sociale G. Dal punto di vista politico-amministrativo (efficacia): nuove soggettività politiche (movimenti politici), strutture del welfare mix I. Dal punto di vista dell’integrazione sociale: nuove forme di sociabilità L. Dal punto di vista culturale (impegno al valore): nuova cultura civile

  10. Definizioni di Privato Sociale La prospettiva che interessa maggiormente è quella interna, quella cioè che osserva il terzo settore come privato sociale. PRIVATO SOCIALE: “Ambito di gestione autonoma di chi vi lavora e vi partecipa, garantita pubblicamente e controllata nelle sue risorse e nei suoi esiti sociali secondo criteri stabiliti come bene comune nel momento pubblico universalistico” (Donati 1978, p. 111)‏ “Esiste una sfera latente del sociale in cui si costituiscono relazioni sociali sui generis che danno vita a reti di relazioni, di carattere associativo, che sono private nel loro modo di costituirsi e gestirsi, che sono pro-sociali nei loro orientamenti di valore e di azione” (Donati 2004, p. 26)‏

  11. Privato sociale – terzo settore “Questa sfera latente del sociale diventa terzo settore allorché deve presentarsi all'esterno, nella sfera pubblica, cioè quando deve dire cosa fa e come lo fa, sia per essere riconosciuta e legittimata, sia per stabilire delle aspettative reciproche dotate di certezza ... con gli altri attori pubblici e privati.” (Donati 2004, p. 26)‏

  12. La specificità relazionale del TS/PS: osservazione interna L Il TS/PS utilizza codici culturali riferiti ai valori della reciprocità e del dono I Le norme e le regole esplicite ed implicite che ordinano ed integrano le relazioni orientate ad un governo reciprocitario: • Societal network governance • Coinvolgimento degli stakeholder • Responsabilità e rendicontabilità dell’azione A Input: risorse volontarie (donazioni volontariato)‏ Motivazioni intrinseche G La mission dell’organizzazione è orientata alla produzione di beni relazionali

  13. Consumo non competitivo Consumo competitivo Consumatore non sovrano Beni pubblici* Stato Beni collettivi (Wagner)‏ Beni relazionali collettivi (Donati)‏ Terzo settore Consumatore sovrano Beni relazionali primari Quarto settore Beni privati Mercato Beni generati in un contesto di economia della condivisione. Esiste una forma di partecipazione alla produzione e al consumo del bene stesso Teoria dei beni (Donati 1993) Esce dall’autoreferenzialità, tiene in considerazione le logiche dei produttori e dei fruitori. Problema: free rider logica autoreferenziale della produzione, del commercio e del consumo.

  14. Il riferimento relazionale alla teoria dei beni Donati approfondisce lo schema esposto in precedenza introducendo un chiaro riferimento alla relazione. Sottolinea l’importanza dell’elemento relazionale nella produzione dei beni ed osserva che esistono aree del sociale (terzo e quarto settore) nelle quali vengono generati dei beni relazionali, ovvero dei beni nei quali è fortemente implicata la relazione sociale tra produttore e consumatore. Sono beni che possono essere prodotti e fruiti solo assieme, solo attraverso le relazioni, solo tenendo conto delle relazioni e dei legami sociali che vincolano produttore e consumatore (esempio di bene relazionale la fiducia).

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