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“Labour Markets in EMU” di Giuseppe Bertola Discusione di Roberto Torrini – Banca d’Italia

“Labour Markets in EMU” di Giuseppe Bertola Discusione di Roberto Torrini – Banca d’Italia Roma 27 novembre 2008. Il lavoro testa l’ipotesi che l’introduzione dell’euro:.

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“Labour Markets in EMU” di Giuseppe Bertola Discusione di Roberto Torrini – Banca d’Italia

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Presentation Transcript


  1. “Labour Markets in EMU” di Giuseppe Bertola Discusione di Roberto Torrini – Banca d’Italia Roma 27 novembre 2008

  2. Il lavoro testa l’ipotesi che l’introduzione dell’euro: • Abbia accresciuto l’integrazione dei mercati e prodotto maggior disciplina nella formazione dei prezzi e dei salari; • Abbia stimolato riforme che riducono le inefficienze allocative, accrescono il rendimento del capitale • Abbia favorito la crescita dell’occupazione

  3. Effetti dell’integrazione: • La domanda di lavoro è più elastica: per i sindacati diventa più costoso in termini di occupazione innalzare il costo del lavoro al di sopra del livello concorrenziale. • Il capitale diventa più mobile: ogni misura che riduce il rendimento del capitale produce una fuoriuscita di capitali, minori investimenti e minor occupazione.

  4. Il lavoro valuta gli effetti in termini di: • Risultati ottenuti dai mercati del lavoro dei paesi aderenti • Riforme della regolazione

  5. È un paper a sostegno dell’ipotesi TINA: “there is no alternative” • È un lavoro non apologetico, attento a mettere in evidenza i trade-off, gli effetti desiderati e non desiderati dei processi economici e di riforma: es. associazione negativa tra disoccupazione e diseguaglianza (anche Bertola 2008, su integrazione e inequality): • Utilmente mette in rilievo la necessità di strumenti che attenuino gli effetti non desiderati di riforme o processi economici, mutamenti che accrescono l’efficienza ma che aumentano al contempo ineguaglianza e instabilità dei redditi

  6. Prima dell’avvio dell’unione monetaria l’ipotesi TINA non trovava sostegno dai modelli di teoria monetaria • Cukierman e Lippi (2001), Labour Markets and Monetary Union: a Strategic Analysis, Economic Journal • Calmforms (2001), Unemployment, Labour Market Riform and Monetary Union, Journal of Labour Economics Oggi credo che si possa dire che l’unificazione monetaria non abbia portato a maggiori pressioni inflazionistiche e maggior disoccupazione. Sarebbe interessante investigare i motivi per i quali la modellistica tendeva a dare tali indicazioni: letteratura focalizzata su effetti di secondo ordine? Ipotesi sulla determinazione dei tassi di cambio pre-unificazione non adeguate? ...

  7. L’analisi empirica proposta: • identifica gli effetti dell’introduzione dell’euro confrontandoi paesi membri con i paesi europei che non hanno aderito o con altri paesi OCSE • i paesi non aderenti o non facenti parte dell’Unione Europea sono quindi usati come campione di controllo

  8. Problemi (riconosciuti nel paper e credo inevitabili): • All’avvio dell’unione paesi aderenti e non aderenti presentavano caratteristiche molto diverse: • il gruppo di controllo aveva condizioni dei mercati del lavoro molto più favorevoli • Date le diverse condizioni di partenza, gli effetti dell’euro possono confondersi con quelli dovuti a shock simultanei e comuni: • riforme avviate a metà anni novanta (job strategy OCSE) e proseguite nel decennio in corso (Lisbon strategy), affermazione di nuovi competitors (Cina)

  9. Tasso di occupazione

  10. Tasso di occupazione femminile

  11. Tasso di disoccupazione

  12. Incidenza disoccupati di lungo periodo

  13. Employmen protection, contratti standard

  14. Employmen protection, contratti a termine

  15. Product market regulation

  16. Date le diverse condizioni di partenza è possibile che i risultati delle regressioni: • riflettano convergenza tra paesi • riflettano una diversa reazione a shock comuni (Cina), non all’adozione dell’euro • riflettano riforme rese necessarie dalle condizioni di partenza del mercato del lavoro e della regolazione più che all’appartenenza all’area euro

  17. Ultime considerazioni: • Dato che l’integrazione economica dovrebbe accrescere l’elasticità della domanda e indurre uno shift dell’offerta di lavoro, sarebbe utile tentare di valutarne l’effetto diretto sui salari • La possibile contemporanea espansione della domanda dovrebbe distorcere verso il basso la stima (si otterrebbe comunque un lower bound) A w1 w3 C w2 B L

  18. Il paper mostra che l’elasticità dell’occupazione alla tassazione del lavoro è maggiore nell’area dell’euro rispetto al campione di controllo. • Se ciò è vero si dovrebbero osservare una più elevata elasticità anche per il costo del lavoro; sarebbe utile testare questa ipotesi

  19. Conclusioni • Difficile dire se l’unione monetaria abbia favorito o meno le riforme dei mercati del lavoro e la crescita dell’occupazione, ma non sembra averle contrastate • L’evoluzione delle istituzioni e dei mercati non ha soltanto effetti desiderabili: la politica economica deve tenerne conto

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