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Antropologia - Lezione 5^

Antropologia - Lezione 5^. Capitolo I Storia di una ricerca: l’antropologia nella Bibbia e nella Tradizione.

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Antropologia - Lezione 5^

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  1. Antropologia - Lezione 5^ Capitolo I Storia di una ricerca: l’antropologia nella Bibbia e nella Tradizione

  2. Guarda in te stesso e vedi Dio dentro di te. Fissa gli occhi nel tuo cuore e, alzandosi nel tuo cuore Dio brillerà sulla tua anima. Se tu guardi là continuamente è là che troverai il Regno: ossia troverai in te Dio, che è il tuo regno. Infatti egli si rivela, a seguito della loro diligenza, alla piccola schiera di quelli che fissano gli occhi all’interno di se stessi, facendo di essi uno specchio in cui si vede l’Invisibile (Giovanni di Dalyata)

  3. Il cammino, che sinteticamente ripercor-riamo, si articola nelle seguenti tappe: • l’antropologia biblica • la storia della teologia: padri, medio evo, epoca contemporanea • il Concilio Vaticano II: crocevia del passaggio

  4.  L’uomo di fronte a Dio: cenni di antropologia biblica A) Quale uso della Sacra Scrittura in AnTh? • La Bibbia è il «luogo» in cui la rivelazione si è fissata • Il Vaticano II ( «ritorno alle fonti») = Scrittura è l’«anima della teologia» (cosa vuol dire?) Ma la Bibbia: • non offre una presentazione organica dell’antropologia • centro d’interesse è presentare una storia, la storia della salvezza, e non tanto questioni settoriali

  5. Lo stile dell’annuncio biblico non è sistematico, ma narrativo, per cui non c’è un «momento» specificamente dedicato alla presentazione di una definizione dell’uomo, alla descrizione della sua identità o struttura, ecc.  Ciò che riguarda l’uomo compare vedendo l’uomo in azione, cogliendolo nel concreto della vita e del suo rapporto con Dio.

  6. Allora: come si deve rivolgere al testo biblico la domanda sull’uomo? L’analisi di alcuni manuali mostra una pluralità di approcci nell’affrontare l’analisi biblica. Ne indichiamo tre, che potremmo definire come approccio… • terminologico • tipologico o tematico • analitico

  7. 1)Approccio terminologico (ormai abbandonato) • parte dall’analisi del linguaggio scritturistico per potervi “indurre” la comprensione dell’uomo sottesa (es. iš – išša / basar) • ma la Bibbia stessa è originariamente “in-culturata” e, coerentemente, mutua dall’am-biente circostante il proprio vocabolario sia dalla cultura ebraico-semitica, ma anche dall’AnticoVicino Oriente per l’AT e dall’Ellenismo per il NT  si pensi, ad es., l’idea dualista di anima-corpo

  8. la Scrittura non elabora una terminologia propria ma si serve di quella della cultura circostante, però la utilizza dentro un contesto semantico più ampio e per obiettivi propri • Per questa ragione le indagini incentrate soprattutto sul vocabolario raramente hanno consentito un accesso adeguato al cuore dell’antropologia biblica vedi ad es. i lavori di H.W. Wolff, Antropologia dell’Antico Testamento e di H. Lüdemann, Die Anthropologie des Apostel Paulus.  Ilmetodo di indagare a partire dai NOMInon appare adeguatoall’obiettivodi ripensare una complessiva antropologia biblica

  9. 2)Approccio tipologico o tematico (i manuali classici) • Si opera la scelta previa di alcunitemi principali o questioni antropologiche – fissatesi lungo la storia della teologia, in seguito a dibattiti o controversie – assunti come “chiave di lettura” trasversale della Bibbia: ad esempio: • creazione=dal nulla o da materia preesistente • peccato =come viveva Adamo prima del peccato: lavorava e faceva fatica? soffriva la sete? sarebbe morto lo stesso? • grazia= quanti tipi di grazia ci sono?

  10. pluralità di combinazioni possibili: • i temi possono essere indagati dettagliatamente in ciascun libro biblico (Sap, Salmi, Rm) • o in raggruppamenti (ad es., Legge – Profeti –oppure i “Libri sapienziali”) • o ancor più genericamente distinguendo tra AT e NT • tali classificazioni non sono indifferenti, poiché rivelano un differente grado di approfon-dimento (+ o - avanzato) e di conoscenza analitica dei testi.

  11. Critica: questa pista implica una scelta che andrebbe giustificata: perché questi temi e non altri?  Privilegiare alcuni nodi particolari dipende indubbiamente da episodi storici (perciò contingenti: es. la lettura luterana della giustificazione della lettera ai Rm) dunque da un’opzione antropologica esterna al testo stesso, nata nella controversia teologica • Pertanto rimane aperto l’interrogativo se un simile approccio sia adeguato per comprendere la complessitàdel messaggio biblico sull’uomo, oppure ne limiti l’analisi.

  12. 3) Approccioanalitico • all’opposto della precedente direzione, s’intende partire direttamente dalla Scrittura e lasciarsi istruire da essa. Il manuale di Colzani, ad es., segue questa direzione, affrontando l’analisi di alcuni autori biblici. • non si affronta il testo con alcune questioni specifiche, bensì si propone una lettura “sintetica” dell’autore: «cosa dicono sull’uomo l’evangelo di Gesù, la teologia di Paolo, la teologia di Giovanni». • questo approccio ha il vantaggio di partire direttamente dal testo, ponendosi maggiormente in una posizione di ascolto, senza pre-costituire ad esso le questioni.

  13. Riserve: • questo approccio analitico supporrebbe uno stadio più sviluppato della teologiabiblica - ossia di una comprensione sintetica dei dati esegetici – che, però, appare ancora embrio-nale (cioè: una volta analizzati tutti i passi di Paolo sull’uomo non abbiamo ancora l’antropologia di Paolo) • inoltre, l’ampiezza di tale lettura difficilmente arriva alla sintesi, lasciando ancora aperta la domanda sull’uomo. • Fino ad ora gli studi consentono sintesi parziali: “L’uomo di…” Gv – Lc – Mt – Pl – Pt • ma non: “L’uomo del NT”

  14. Dove colloca il momento biblico la nostra impostazione del corso? • prendiamo le distanze da questi modelli, comunemente utilizzati e, a loro modo, validi • propendiamo per un assorbimento dell’ana-lisi biblica all’interno della riflessione siste-matica, senza seguire l’itinerario classico del trattato: parte biblica-storica-sistematica (= metodo storico-genetico) • questo sia per l’origine particolare del trattato di AnTh (che vedremo), sia per opportunità didattica:

  15.  l’approfondimento biblico dei temi antropo-logici all’interno (e non separatamente) dalla loro analisi teologico-sistematica,dà maggior omogeneità alla trattazione • es. quando parleremo della predestinazione o della creazione o della grazia o del peccato originale ci chiederemo: • quali testi biblicisi riferiscono a questo tema?

  16. Per capirci: Non: PECCATO ORGINALE BIBBIA – padri – scolastica – SISTEMATICA Ma: PECCATO ORGINALE All’interno della SISTEMATICA BIBBIA padri…

  17. tale scelta vorrebbe mettere in luce la fecon-dità: • dell’indicazioneconciliare sull’importanza della Scrittura che è l’animadella teologia • e dimostrare il legame tra i contributi dell’esegesi e lo sviluppo teologico -sistematico • la rivelazione biblica non è un momento della riflessione sistematica ma è la sua innervatura

  18. B)Sguardo panoramico sull’antropologia biblica:  lelinee di fondo che ci danno l’orizzonte della mentalità biblica sull’uomo non i “contenuti” dell’antropologia biblica (cioè cosa dice sulla grazia, il PO, la creazione bisessuata dell’uomo ecc.)

  19.  Un approccio “concreto”, non astratto «che cosa è l’uomo perché te ne curi?» (sal 8,5) • Il salmista si interroga sull’uomo poiché lo vede oggetto della cura di Dio • la domanda sulla dignità del figlio dell’uomo non nasce da introspezione né dallo sguardo su di sé • ma dalla contemplazione meravigliata dell’agire di Dio nei confronti della sua creatura • il sentimento che caratterizza la domanda: stupore, e non timore o l’incertezza di un enigma • l’ammirazione per l’uomo, voluto in una posizione privilegiata all’interno del creato, suscita la ricerca • nella risposta non si dà spazio al pessimismo o al nichilismo moderno.

  20. Osservazioni: • la Bibbia non offre una descrizione dell’uomo in sé, ma attraverso la sua relazione costitutiva ed originaria con Dio • non una presentazione della sua natura, bensì della sua storia: che è storia della salvezza, ossia dell’agire benevolo di Dio nei suoi confronti • la rivelazione ha per oggetto prioritario il volto di Dio e la storia della salvezza: questo include e definisce l’uomo stesso che diventa “oggetto” della rivela-zione in quanto è il destinatario e l’interlocutore di questa autocomunicazione. • è un approccio concreto, non astratto né teorico - uno sguardo storico sull’uomo, non un’analisi filosofica

  21. la Bibbia non risponde astrattamente alla domanda «Chi è l’uomo?», ma ci rivela in atto la sua identità: ne descrive l’agire, presentando la vicenda storica del suo rapporto con Dio: Esempi: * Non ci dà una definizione teorica della fede: ci narra la storia di Abramo che ci mostra un credente * Non ci dà una definizione teorica del peccato originale: ci dà un racconto (eziologico) della caduta del progenitori

  22.  La storia tra Dio e l’uomo: l’Alleanza  Vedi l’articolo di Ratzinger in pdf per chi vuole approfondire la nozione di Alleanza  la cifra sintetica della teologia biblica è la nozione di Alleanza (berit) = una volontà di comunione dentro una struttura di rapporti giuridicamente fissati, un“Autovincolamento di Dio con Israele” (J. Ratzinger) • suggeriamo di riprendere due pagine: Genesi ed Ezechiele (Gen 15,1-16; Ez 36,22-29) • formula stereotipata dell’Alleanza: «Voi sarete il mio popolo ed Io sarò il vostro Dio» (cfr Ez 36,29) • soggetto = il partner è il popolo, Mosé è “personalità corporativa”; l’Alleanza risponde ad una logica di comunione

  23. L’Alleanza è il filo rosso all’interno delle trame bibliche e dei vari testi: • Alleanza non è solo l’esperienza storica di Abramo, né solo l’esperienza dell’Esodo • L’Alleanza è retroproiettata sino alle origini: la creazione ne è il primo passo di attuazione, è l’inizio della storia della salvezza, il primo passo del progetto di comunione di Dio con l’uomo • Nella linea dell’esecuzionestorica dell’Alleanza: viene prima l’esperienza della liberazione e poi la coscienza che JHWH è creatore • Nella linea dell’intenzionedi Dio: crea per fare alleanza con l’umanità

  24. questa è la prima intenzione dell’attività cre-atrice di Dio = ciò che spinge Dio è una volontà di comunione che lo proietta fuori di sé, fino a creare l’uomo • I profeti fanno riferimento alla alleanza-crea-zione per stimolare o richiamare il popolo alla conversione ed annunciano la promessa di una Nuova Alleanza, piena e definitiva: vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio (Ez 36,22-29)

  25. Alcune caratteristiche dell’Alleanza: • l’unilateralitàdel patto = è Dio stesso che si offre all’uomo e che ne fa da garante: qui la certezza della durata, della solidità e del successo dell’Alleanza che non verrà mai meno • la gratuitàdi un dono = è Dio stesso a donarsi, non lo poteva esigere l’uomo; pertanto si presenta come un’offerta di grazia “antecedente” ad ogni risposta o corrispon-denza umana (l’infedeltà umana è possibile)  NB: la reciprocità è l’obiettivo, ma non il movente dell’Alleanza.

  26. è un legame personale: è un vincolo intimo che impegna Dio in un legame d’amore cfr. la rilettura della formula di Alleanza con la metafora nuziale del Ct Ct : “Io sono per il mio Diletto e il mio Diletto è per me”. Questo è il vero contenuto di cui l’Alleanza è simbolo • è un legame vivente cioè che conosce le alternanze tipiche delle vicende storiche: vedi le benedizioni e maledizioni che fungono da “sentinelle” che vigilano sul patto.

  27. L’uomo? Un essere posto dall’Alleanza – per l’Alleanza = un essere relazionale  Questa è la risposta biblica più corretta all’interrogativo sull’uomo • colto dentro la categoria di Alleanza – che si pone come categoria comprensiva anche del racconto delle origini – l’uomo risulta definito non teoricamente per ciò che è oppure che ha, bensì essenzialmente per la sua relazione con Dio • è la relazione che Dio instaura con l’uomo a definirlo: al punto tale che questa relazione è ciò che lo pone in essere

  28. Istruttiva a riguardo è l’antropologia dei salmi: G. Calvino: «Sono solito definire questo libro un’anatomia di tutte le parti dell’anima». • Salmi 104,29 “Tu nascondi la tua faccia, e sono smarriti; tu ritiri il loro fiato e muoiono, ritornano nella loro polvere”. • Se tu non mi parli, io sono come uno che scende nella fossa. • Mostraci il tuo volto, Signore, e avremo la vita

  29. Osservazioni a partire dal quadro comprensivo dell’Alleanza: • non mancano nella Bibbia importanti indicazioni sulla visione antropologica semitica circa la struttura dell’ uomo (ad esempio: l’uomo è ruah, nephes, basar) • ma prioritaria rimane l’affermazione che l’uomo compare all’interno della storia della salvezza come partner dell’Alleanza = oggetto dell’amore gratuito, preveniente e personale di Dio

  30. attraverso questa presentazione “concreta”, la Scrittura suggerisce che l’asse costitutivo dell’uomo è la sua relazione con Dio • coerentemente, si può indurre la descrizione dell’uomo come di un essere relazionale • Qui c’è un punto di incrocio con alcune moderne antropologie filosofiche

  31. Facciamo alcuni esempi: • E.Levinas: filosofia dell’esistenza che si fonda su un’etica che si concentra sullo sguardo e il viso degli altri (Totalità e infinito. Saggio sull’esteriorità, 1961) • M. Buber: filosofia sociale basata sui rapporti interpersonali nella comunità • E. Mounier legge Péguy e tenta una sintesi tra cristianesimo e socialismo che chiama perso-nalismo: risveglio della personalità e pedago-gia della vita comunitaria – In Italia è ripreso come parte dello spiritualismo cristiano da Luigi Stefanini e L. Pareyson.

  32. Attenzione nell’uso di concetto di RELAZIONE: • non è univoco • le diverse antropologie lavorano con il concetto di “relazione” attribuendogli significati propri e differenti • qual è il concetto proprio di “relazione” in teologia?

  33. L’amicizia come nascita misteriosa del Tu è l’ambiente nel quale incomincia la rivelazione della Verità. Nell’amore personale e sincero di due persone, nell’amicizia, quando a chi ama è concesso in forma previa, senza sforzo ascetico, di distruggere l’auto-identità (io=io), di abolire i confini dell’io, di uscire da se stesso e di trovare il proprio io nell’io dell’altro. L’amicizia non è quindi solo etica o psicologica ma prima di tutto ontologica e mistica. L’amicizia sta nel contemplare se stesso attraverso l’amico in Dio, vedendosi con gli occhi dell’altro al cospetto di un Terzo. Due che si amano si incontrano in maniera che alla stessa ora sia presente, tra loro due, anche una terza persona, il Dio stesso dell’Amore. Purché il Terzo sia presente e quel terzo sia l’amore(Florenskj P.).

  34. Un’altra testimonianza (poetica): Sei tu, Signore, che i due (Giovanni e Maria) hanno visto quando hanno posato gli sguardi uno sull’altro. É te che tua Madre ha visto nel tuo discepolo e sei tu che il discepolo ha visto in tua Madre. Sei tu che in ogni momento videro i Vedenti, o Signore, in uno specchio. Essi dimostrano che anche noi quando ci guardiamo gli uni gli altri possiamo vedere Te, o nostro Salvatore (Efrem il Siro)

  35. La novità di Gesù: la Nuova Alleanza come chiamata alla figliolanza • l’Alleanza delle origini è rilanciata nella Nuova Alleanza, attuata nella Pasqua di Gesù. La Pasqua è la Nuova Alleanza • compimento nuovo ed imprevedibile, superiore ad ogni attesa: nella stessa persona di Cristo = con la Pasqua, Dio sigilla la Nuova Alleanza, una scelta di comunione personale, nel suo Figlio Gesù per il dono dello Spirito Santo, con ogni uomo  “Cristo ha portato ogni novità portando se stesso” (Ireneo di Lione)

  36.  In questo senso, Gesù dà compimento escatologico, pieno e definitivo al progetto di Alleanza (= comunione tra Dio e l’uomo). • Un patto che esprime e realizza pienamente il piano di Dio, la sua volontà sull’uomo, in cui l’uomo è chiamato non solo come partner, ma come figlio. • con ricadute anche ecclesiologiche: nell’AT c’è il popolo di Dio, nel NT questo popolo di Dio è in tensione per divenire Corpo di Cristo

  37. Passaggio da AT  a NT (figura/realtà): • l’Alleanza dice che l’uomo è in relazione con Dio. Qui si s-vela l’identità dell’uomo • L’apice della nuova (“ultima”) Alleanza è che questo partner è elevato alla dignità di una relazione filiale: Non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura ma uno spirito di figli adottivi (Rm 8,15) La Nuova Alleanza è alleanza filiale = qui si s-vela la verità assoluta ed universale dell’uomo.

  38. La relazione che definisce la creatura, non è semplicemente un «patto», un «generico» legame di comunione • bensì, in Cristo, si svela definitivamente la sua natura «filiale»: l’uomo è chiamato in Cristo, per lo Spirito Santo, a diventare figlio adottivo del Padre. • Questo è il contenuto cristiano della Nuova Alleanza

  39. «L’analisi dell’annuncio del Regno, dei miracoli, delle parabole, della pretesa di Gesù, dovrebbe aver dimostrato come Gesù appare il compimento perfetto dell’intenzione creatrice di Dio (e quindi è anche la norma dell’uomo), non solo perché restaura la creazione e l’uomo liberandoli dal peccato, ma perché liriconduce al disegno originario di Dio» (F.G. Brambilla)

  40. Panoramica storica: storia di una ricerca • L’epoca patristica: fino al VI secolo • Il medio evo: dal Simbolo alla Summa • L’epoca moderna e la manualistica

  41. La fede cristiana si incontra con le tesi sull’uomo presenti nella cultura e deve confrontarsi con esse modificando, assumendo, criticando gli aspetti inaccettabili alla visione cristiana c’è circolarità complessa tra cultura e cristianesimo • prima ancora di ogni sua tematizzazione riflessa: il soggetto evangelizzatore non può prescindere né astrarsi dal linguaggio della cultura, dal modo di pensare che essa veicola (l’esempio del matrimonio = si va dal “diritto sul corpo” della cultura giuridica, all’“amore di coppia” della corrente romantica) né dagli interrogativi che in esso si celano

  42. In questo incontro la rivelazione biblicanon funziona da semplice spettatrice, ma “assume” dove è possibile, “critica” le inadeguatezze fino a “modificare” la precomprensione culturale per aprirla alla verità rivelata. • La circolarità così descritta appare in forma ideale e teorica. Andrà verificato di epoca in epoca la sua effettiva attuazione o meno

  43. L’epoca patristica: fino al VI secolo a)Il contesto culturale: ellenismo  diffusione del Vangelo al di fuori dell’originario contesto palestinese e confronto con la Koinéculturale dell’epoca, caratterizzata dalla cultura ellenistica NB: polemica circa il termine ellenizzazione = inteso in senso riduttivo e peggiorativo: uno snaturamento della fede per via della sua riduzione a categorie greche. Oggi è recuperata la complessità dell’incontro tra questa cultura e l’annuncio cristiano: “Gerusalemme è andata a scuola di Nicea, o Nicea da Gerusalemme?”

  44. si deve dare al termine “ellenizzazione” un senso più neutro, il senso cioè di semplice e necessaria ambientazione della fede nella cultura ellenistica • indagare obiettivamente i modi concreti con cui tale ambientazione si è verificata, per coglierne i valori e i limiti. • L’ambientazione è un “cioé”: ad esempio il conio del termine omousios per dire che il Figlio è pari al Padre in divinità, suppone ciò che è già asserito da Gv in vari modi: il Logos era presso Dio, era Dio (Gv 1,1); il Padre è in me e io sono nel Padre (Gv 10,38)… cioè è co-sostanziale!

  45. Processo di ambientazione = • la mediazione del neoplatonismo e dello stoicismo • confronto con lo gnosticismo, complesso fenomeno religioso in cui convergono queste istanze culturali. • il variegato ambiente culturale ellenistico comporta la frammentarietà del discorso sull’uomo poiché non c’è sufficiente unità di concezioni antropologiche nel mondo greco • Raccogliamo alcune tesi che influenzeranno in maniera decisiva l’impostazione della riflessione cristiana su determinate questioni, anche di interesse antropologico:

  46. sull’origine del mondol’ellenismo oscilla tra:  il dualismo (Dio principio trascendente e incomunicabile col mondo: platonismo)  e il monismo (immanentismo: stoicismo)

  47. 2) sul rapporto con Dio si pensa la “divinizzazione” (theopoiesis) come un fatto naturale sia in quanto radicata nell’essenza stessa dell’uomo (l’uomo è “anima spirituale”, “scintilla del divino”: forme per affermare la connaturalità dell’anima con Dio: è divina)  sia in quanto la via per attuarla è fondata interamente sulle forze e sugli sforzi dell’uomo (anabasis: risalita)

  48. 3) sulla natura dell’uomo sottolineiamo la matrice platonica che descrive la natura dell’uomo nel dualismo di elementi: anima-corpo. Più precisamente, si afferma che l’uomo è essenzialmente la sua anima, mentre il corpo materiale è secondario. È la prigione da cui liberarsi. L’anima è in-creata, poiché è un fram-mento della sostanza divina e preesistente alla sua nascita nel mondo empirico. La salvezza, per l’anima decaduta nella materia consiste nella liberazione dal corpo, che l’uomo può darsi da solo – autonomamente, senza attendersi alcun “salvatore”- attraverso la conoscenza (gnosis) e la progressiva liberazione dalla materia per “risalire” all’assoluto che è la sua origine. • È il cammino di exitus-reditus.

  49. 4) di fronte alla questione del peccato /male pur riconoscendo la situazione “precaria” dell’uomo, si sottrae tale condizione alla libera responsabilità dell’uomo per farla diventare un avvenimento fatale • sia riconducendola ad una colpa dell’anima precedente la sua caduta nel mondo empirico (platonismo) • sia riconducendola ad un principio originario del male, posto accanto al principio del bene (manicheismo).

  50. Osservazioni: • visibili differenzedi contenuto su singoli temi (es. la visione “dualistica” dell’uomo, quale composto di anima e corpo, di fronte all’unitarietà della prospettiva biblica e semitica) • soprattutto una tendenziale perdita del legame col divino

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