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CRISI ECONOMICA IN ARGENTINA E IN EUROPA

CRISI ECONOMICA IN ARGENTINA E IN EUROPA. CRISI ARGENTINA 2001. 1991 L’allora ministro dell’economia Domingo Cavallo introduce la parità fra il Peso argentino e il dollaro americano per bloccare l’ inflazione la crescita economica subisce un forte rallentamento

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CRISI ECONOMICA IN ARGENTINA E IN EUROPA

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  1. CRISI ECONOMICA IN ARGENTINA E IN EUROPA

  2. CRISI ARGENTINA 2001 • 1991 L’allora ministro dell’economia Domingo Cavallo introduce la parità fra il Peso argentino e il dollaro americano per bloccare l’ inflazione • la crescita economica subisce un forte rallentamento • viene stabilito il cambio fisso tra le 2 monete: il valore del Peso è pari a quello del dollaro. • per ogni decisione politica monetaria il Paese dipende dagli USA • BENEFICI: ciò ha evitato che la moneta argentina perdesse valore consentendo al Paese di esportare bene all’estero ad un prezzo stabile e non crescente • ESITI NEGATIVI: questo si rivelò una mossa sbagliata: chiaro è lo squilibrio che risulta nel bilancio dei pagamenti e il debito aumenta di circa 12 volte. Quindi dopo aver avuto un periodo 1991-95 di fiorente crescita economica la barca comincia ad affondare. • Infatti un Paese la cui economia si basa sull’esportazione di materie prime come L’argentina non può competere con un’economia altamente produttiva come quella americana incentrata sulla modernità e la tecnologia.

  3. Menem – Cavallo pur di ricevere finanziamenti dal Fmi si sono aperti al più ottuso ultraliberismo: • Si opera l’abbattimento delle barriere doganali = merci americane invadono il mercato argentino mettendo in crisi il già precario equilibrio. • Si procede con le privatizzazioni di tutti i servizi e di alcune imprese di importanza nazionale, sfrenato capitalismo privato, che in nome di un profitto immediato hanno mandato in crisi l’economia dell’intero Paese. • CONSEGUENZE: Lo Stato si accolla direttamente e indirettamente il debito estero privato, il settore privato continua ad indebitarsi, lo Stato svende le sue attività privatizzandole – generando rendite per società private – e fa gravare sull’intera economia l’impossibile pagamento del debito estero.

  4. 1990 l’Argentina fu annunciata come un successo per lo sviluppo della sua economia, gli investitori stranieri riversarono miliardi di dollari nel Paese poiché i tassi di inflazione erano più bassi di quelli negli USA nello stesso tempo. E l’economia è stata una delle più in rapida crescita. Nei Paesi dell’America Latina. • Ma nel 2001 ha raggiunto il suo punto di rottura, il governo ha annunciato che il suo debito non poteva più essere rimborsato e miliardi di dollari di spesa pubblica potrebbero essere tagliati. • Grandi investitori stranieri vogliono riprendersi i loro investimenti ma Cavallo per evitare lo svuotamento delle banche congela i depositi bancari e non si possono ritirare più di 1000 Pesos (2,2milioni) detto Corallito

  5. CONSEGUENZE: • delle rivolte popolari • Si tagliano i fondi alla spesa pubblica • Si tagliano i posti di lavoro pubblici • Lo stile di vita si abbassa moltissimo scatenando malcontento e insoddisfazione

  6. COME REAGISCE L’ARGENTINA ALLA CRISI ATTUALE • OTTOBRE 2008 • l'indice azionario di Buenos Aires ha perso il 41,08% del proprio valore nel giro di soli quattro giorni provocando anche un terremoto finanziario anche alla borsa di Madrid (strettamente interconnessa con il mercato argentino) • nel mese di ottobre, i bond argentini hanno perso circa il 60% del proprio valore. • In seguito alla crisi finanziaria in corso l’agenzia di rating internazionale Standard & Poor’s ha deciso di portare il proprio giudizio sul debito argentino da B a B-, circa sei livelli (notches) al di sotto del cosiddetto investment grade. In conseguenza a l’Argentina scivola sempre più lontano dal mercato del credito internazionale e quindi dalla possibilità che nuovi investimenti esteri la salvassero dal baratro della crisi finanziaria.. • Il Pil argentino dopo il 9,2% di crescita del 2005 - un tasso di crescita degno della Cina dei record – ha iniziato a rallentare fino all’8,7% del 2007 e al 6,8% stimato da Sace per quest’anno e da molti ritenuto ormai ottimistico.

  7. CAUSE La crisi dell’Argentina non va però considerata come un fenomeno a sé stante e deriva in gran parte dal difficile contesto internazionale: • Il crollo delle commodities agricole dopo mesi di grandi rialzi • Debito estero di oltre 160 miliardi di dollari ossia oltre il 50% del proprio Pil (stime Sace al 2008). • La dipendenza dai prezzi delle materie prime • Dipendenza da mercati come gli Stati Uniti che stanno subendo pesanti effetti dalla crisi dei subprime. • L’elevata inflazione che caratterizza il peso argentino

  8. PROVVEDIMENTI • Lo scorso 22 ottobre per fronteggiare questa pessima congiuntura economica il governo di Cristina Fernandez De Kirchner ha preso una decisione drastica e quasi disperata: la nazionalizzazione dei dieci maggiori fondi pensione privati • SCOPO: proteggere i pensionati e i lavoratori

  9. CONSIDERAZIONI: • il disegno di risanamento della presidente Kirchner non è sicuramente una mossa sprovveduta per quanto riguarda la finanza argentina, in un'ottica di salvaguardia del valore dei fondi • gli sviluppi sull'economia potranno avere due diversi esiti: • nel migliore dei casi porteranno ad una stagnazione del Pil • Nel peggio le banche, dando una stretta al credito verso le imprese, rischieranno di avviare una spirale terribile di aumento della disoccupazione, un ulteriore calo dei consumi (già oggi ai minimi dal 2002) e conseguenti minori entrate statali per via crollo del gettito Iva.

  10. COME REAGISCE L’EUROPA ALLA CRISI ATTUALE

  11. Primo articolo: “e l’Europa ad avere le carte migliori” di Fabrizio Onida. Nell’ articolo l’autore sottolinea i punti di forza dell’Unione Europea: Bce e politica monetaria Bce e i tassi di cambio dell’euro Vigilanza sui mercati finanziari Maastricht Concorrenza e aiuti di Stato Secondo articolo: “e se qualcuno trovasse utile uscire dall’ euro?”intervista a Martin Feldstein. Questo secondo articolo riporta parte di un’intervista a Martin Feldstein il quale non è ottimista: sostiene che non tutti i Paesi saranno influenzati allo stesso modo dall’evoluzione dall’economia della Bce dice che la politica monetaria europea non permette a tutti paesi di avere un cambio che rifletta la loro precisa situazione economica ribadisce che le condizioni di crescita economica, mercato immobiliare, flussi commerciali variano da paese a paese, mentre la banca centrale europea offre un prodotto simile a tutti. fa una previsione scioccante: “E’ possibile che alcuni governi o politici potrebbero voler uscire dalla zona euro o almeno minacciare di farlo se le politiche non dovessero cambiare”. ANALISI DI DUE ARTICOLI CHE CONSIDERAVANO LA POSIZIONE DELL’ EUROPA PRIMA DEL G20

  12. FINE OTTOBRE – INIZIO NOVEMBRE 2008 • L’obbiettivo di Sarkozy, nella veste di presidente di turno dell’Unione Europea, è quella di trovare una linea comune europea sulle riforme del sistema finanziario e di creare un governo economico europeo permanente. • l’Europa presenta al G20 una proposta di 5 punti: 1) Dare al Fondo monetario internazionale (Fmi) «primaria responsabilità», nel raccomandare cosa è necessario per ristabilire fiducia e stabilità. 2) Registrare le agenzie di rating e vigilare l'implementazione dei loro codici di condotta. 3) Portare avanti la convergenza degli standard contabili e rivedere la regola del "fair value” 4) Prendere misure per assicurare che nessun segmento di mercato, territorio, o istituzione finanziaria, inclusi gli hedge funds, sia fuori dal controllo dei sistemi di vigilanza. 5) Implementare i codici di condotta per evitare che l'industria finanziaria assuma rischi eccessivi. • DIFFICOLTÀ: • Sarkosy e la Merkel dichiarano che le regole di Maastricht dovrebbero essere applicate con più flessibilità • Le preoccupazioni sulla tenuta economica europea si intensificano con il susseguirsi delle perdite

  13. FINE NOVEMBRE • misure contenute nel pacchetto anticrisi proposto dopo il G20 dall’ Unione europea: • Le cifre. Il pacchetto vale 200 miliardi di euro • Deficit. Saranno sfruttati i margini di flessibilità (ampi) previsti dal patto di stabilità, quindi non c'è un congelamento delle regole europee, inoltre Bruxelles ha diviso la Ue in tre gruppi a seconda delle condizioni di bilancio. • All'Ecofin si aprirà un difficile negoziato sulla lista e soprattutto su quanto dovrà essere la ripartizione della manovra Ue. • Iva. Bruxelles non interviene sulle misure fiscali, ma propone esplicitamente tassi Iva ridotti • Auto • Aiuti di Stato. Ogni Paese potrà ottenere l'autorizzazione per facilitare l'accesso delle imprese al capitale attraverso garanzie e prestiti per investimenti in produzioni che vanno oltre gli standard europei. • Bei. Intervento totale di 15,6 miliardi sia nel 2009 che nel 2010 oltre al sostegno fino a 30 milairdi alle pmi al 2011 già annunciato. • Pmi • Banche. Tra i presupposti sui quali si fonda il piano anti-crisi la ripresa normale delle attività bancarie. Le banche devono fornire liquidità e sostenere gli investimenti nell'economia reale

  14. LA FRANCIA • Cifre: il piano di rilancio vale 26 miliardi con priorità agli investimenti. • misure a favore della rottamazione auto • aiuti al comparto immobiliare • sovvenzioni di 200 euro alle famiglie meno abbienti. • Secondo l'Eliseo il piano dovrebbe tradursi nel 2009 in un surplus di crescita di 0,8 punti, ma contemporaneamente il debito pubblico aumenterebbe di 15, 5 miliardi, arrivando a circa il 4% del Pil, a fronte del 3,1% previsto.

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