1 / 36

Cityscape e mindscape.

Ripatransone , 16 aprile 2011. Cityscape e mindscape. Metamorfosi urbane e progettazione socio-vitale nei processi di sviluppo locale. Prof. Gabriele Di Francesco Università degli Studi “G. D’Annunzio” Chieti-Pescara. La posizione della città ideale secondo il Filarete.

emiko
Download Presentation

Cityscape e mindscape.

An Image/Link below is provided (as is) to download presentation Download Policy: Content on the Website is provided to you AS IS for your information and personal use and may not be sold / licensed / shared on other websites without getting consent from its author. Content is provided to you AS IS for your information and personal use only. Download presentation by click this link. While downloading, if for some reason you are not able to download a presentation, the publisher may have deleted the file from their server. During download, if you can't get a presentation, the file might be deleted by the publisher.

E N D

Presentation Transcript


  1. Ripatransone, 16 aprile 2011 Cityscape e mindscape. Metamorfosi urbane e progettazione socio-vitale nei processi di sviluppo locale Prof. Gabriele Di Francesco Università degli Studi “G. D’Annunzio” Chieti-Pescara

  2. La posizione della città ideale secondo il Filarete

  3. Sforzinda, la città ideale del Filarete (1400 +1469 circa)

  4. Il c.d. Piano Stellare di Roma voluto da Sisto V (Felice Peretti, 1521-1590) nell’Affresco della Biblioteca Apostolica Vaticana

  5. Il piano urbanistico di Sisto V Assi rettilinei ridisegnano la viabilità delle aree centrali e pianeggianti comprese nell’ansa del Tevere, raccordando la città alle zone collinari periferiche permettendo una veloce circolazione dei prodotti e delle merci necessari alla vita ed allo sviluppo della città. La nuova concezione viaria nel corso del secolo e di quello successivo si caricò di ideali estetici e religiosi. Il sistema di percorsi rapidi e ad ampio raggio consentiva infatti la vista, a distanza, delle emergenze monumentali della Città Santa, contribuendo così al più vasto disegno-progetto di una Roma Triunphans, impegnata ad imporsi come l’indiscussa sede del Cattolicesimo. Il riposizionamento degli obelischi antichi contrassegnava, inoltre, la rete stradale sistina creando dei punti focali per i nuovi orientamenti suggeriti ai viandanti.

  6. La Grande Armonia Universale (François-Marie-Charles Fourier1777-1837) Il Falansterio ideato da Fourier come residenza per raggiungere la grande armonia universale è l'unità residenziale tipo delle "falangi” e la sua descrizione ricorda in modo esplicito il Louvre, una reggia comunitaria. (1620 associati corrispondenti al doppio delle passioni umane che Fourier enumera in 810)

  7. Il Familisterio (Jean Baptiste André Godin (1817-1889)) Godin figlio di un fabbro, sperimenta e brevetta l'uso della ghisa per gli apparecchi da riscaldamento domestico. Nel 1837 fonda a Guise, nel dipartimento francese di Aisne, un'industria per la produzione di stufe. In seguito si dedica totalmente alla progettazione e alla realizzazione di una comunità sperimentale basata sull'integrazione tra capitale e lavoro. Il suo palais social è il familisterio

  8. Il Familisterio (Jean Baptiste André Godin (1817-1889)) Il Familisterio ideato da Godin (discepolo di Fourier) si differenzia dal falansterio per due caratteri fondamentali: l'impresa produttiva è di carattere strettamente industriale, e non più agricolo-industriale come in Owen e Fourier, e ad ogni famiglia residente è concesso un alloggio autonomo. Si rinuncia così alla vita comunitaria

  9. Don Carlo Afan de Rivera Considerazioni su i mezzi da restituire il valore proprio a’ doni che ha la natura largamente conceduto al Regno delle Due Sicilie Napoli, Dalla Stamperia e Cartiera del Fibreno, 1833

  10. Non essendosi definiti e determinati i rapporti delle circostanze fisiche e topografiche di ogni contrada co’ diversi rami dell’economia politica, non si è mai formato un piano generale di successive imprese distinte secondo la gradazione della rispettiva importanza ed utilità. Senza un tal piano sovente si sono trascurate le opere d’imperiosa necessità e le più vantaggiose, e si sono eseguite quelle ch’erano meno necessarie e men utili. don Carlo Afan de’ Rivera, 1833, vol. 3

  11. Si rende perciò manifesto che nel nostro regno più che altrove sia di un’imperiosa necessità l’istituzione di una corporazione di scienziati artisti, la quale coltivando con somma cura le matematiche applicate, l’architettura idraulica, le costruzioni in generale e le scienze fisiche che a tali discipline sono relative, e mettendo in comune i lumi e la sperienza di tutti, sia in grado d’investigare e calcolare con precisione le circostanze locali ed i loro rapporti co’ diversi rami dell’economia politica, e di progettare e dirigere abilmente le opere di maggiore utilità e convenienza. Tale corporazione deve essere strettamente legata all’amministrazione pubblica, e questa considerandola come la sua mente direttrice in tutte le grandi imprese, la cui riuscita essenzialmente dipende dalle relative scienze, deve con ogni cura perfezionarne l’istruzione. don Carlo Afan de’ Rivera, 1833, vol. 3

  12. Pianificazione urbana e sociale a Napoli nel XVIII secolo • Ferdinando di Borbone (IV di Spagna e I di Napoli) • - “Geniale promotore di imponenti opere di trasformazione del territorio” • Unico esempio di riformatore tecnologico secondo gli innovativi esempi della • burocrazia statale francese dell’epoca • Tenta la pianificazione urbana a fini sociali con la costruzione dell’ Albergo dei • Poveri iniziato da Ferdinando Fuga nel 1766 • Attua l’esperimento sociale di S.Leucio, per il suo codice uno dei più avanzati • d’Italia coincidente per molti aspetti con le istanze delle comunità auto-gestite • Ferdinando IV: un despota indolente con la “capacità di opporsi ai direttori delle • manifatture reali che volevano far quadrare il bilancio a scapito dei • lavoratori e (…) delle lavoratrici” • E. Battisti, San Leucio sullo sfondo delle ideologie settecentesche, Milano, 1977

  13. Pianificazione urbana e sociale a Napoli nel XVIII secolo BernardoTanucci (1698-1783) Gaetano Filangieri (1753-1788) E. Battisti, San Leucio sullo sfondo delle ideologie settecentesche, Milano, 1977

  14. Pianificazione urbana e sociale a Napoli nel XVIII secolo La real colonia di S.Leucio Indulgere sensum voluptati et licet et expedit, natura ad hoc invitante Indulgere al piacere dei sensi è lecito e utile in quanto risponde a un invito naturale Spinto anche dalla morte di suo figlio Carlo Tito nel 1778, Ferdinando IV pensò di fondare a S.Leucio, piccolo borgo “adatto alla meditazione e al riposo”, ai margini della Reggia di Caserta, una casa di educazione per i figliuoli di quella gente da lui prediletta, affinché un giorno non formassero una società di scostumati e vagabondi”. Perché tale gioventù non fosse costretta a emigrare da quel luogo “decise di provvederla di un lavoro onesto e rimunerativo (…)” rendendola così “utile allo Stato, utile alle famiglie ed utile finalmente ad ogni individuo di essa in particolare”. Nascono le seterie reali. Attua così un intervento di tipo imprenditoriale, di innovazione tecnologica, di pianificazione urbana e di innovazione sociale. Stefano Stefani, Una colonia socialista nel Regno dei Borboni, Roma, SPE, 1907

  15. Pianificazione urbana e sociale a Napoli nel XVIII secolo - Il codice Leuciano – Lo stesso Ferdinando IV emana le “Leggi pel buon governo della Popolazione di S.Leucio” fondando la convivenza sul rispetto della persona e sull’ideale della “perfetta uguaglianza”. Si richiede esemplarità di costume ed eccellenza nel mestiere. Le donne “devono vestire un costume uguale” e così anche gli uomini. L’età minima per sposarsi è sedici anni. Il matrimonio è condizionato, per gli uomini come per le donne, al rilascio di un attestato dei direttori della fabbrica che dichiari la coppia “provetta nell’arte a segno di potersi lucrar con sicurezza il matrimonio”. Il matrimonio comporta il dono di una casa, con due telai e con tutto ciò che è necessario per vivere con una certa agiatezza. Cfr. Ferdinando IV re delle Sicilie, Origine della popolazione di S.Leucio e de’ suoi progressi fino al giorno d’oggi colle leggi corrispondenti al buon governo di essa, Stamperia Reale, 1816

  16. Pianificazione urbana e sociale a Napoli nel XVIII secolo Il progetto del Collecini, della città radiale di "Ferdinandopoli“, città per la lavorazione della seta a ridosso della reggia di Caserta

  17. Pianificazione urbana e sociale a Napoli nel XVIII secolo • Le case a schiera di S.Leucio – • (progettate dal Collecini )

  18. Pianificazione nello Stato Pontificio – XVIII sec. Papa Clemente XIV Gian Vincenzo Antonio Ganganelli (padre Lorenzo come francescano conventuale), nacque a Sant’Arcangelo di Romagna il 31 ottobre 1705 e morì a Roma il 22 settembre 1774. Figlio di un medico e persona coltissima, fu eletto papa nel 1769 (dopo 179 votazioni). Nel 1773 soppresse la compagnia di Gesù, ripristinata in seguito nel 1814 da Pio VII. Innovatore in ogni campo, fece costruire tra l’altro Castel Clementino oggi Servigliano (Fermo).

  19. Pianificazione nello Stato Pontificio – XVIII sec. Giovanni Bianchi (1693-1775) Medico, professore di medicina, specialista in scienze naturali, famoso in tutta Europa e maestro di numerosi scienziati della generazione successiva e di grani personalità. Nato a Rimini, zona periferica degli Stati Pontifici, vi rifonda l’Accademia dei Lincei (fondata nel 1603 da Federico Cesi e inattiva dal 1630), rifacendosi ai modelli accademici del Nord Europa. L'anatomia fu la materia principe del suo operare scientifico e Bianchi la considerava «il fondamento della filosofia naturale, siccome lo è per certo della medicina e della chirurgia». Gli ambienti ecclesiastici osteggiavano l'insegnamento e la pratica dell'anatomia, perché essa metteva in crisi l'impianto aristotelico-tomista. Elogiato da Voltaire e probabilmente di idee gianseniste, fu condannato all’indice per “apologia della religione protestante”. Si trattò di una condanna formale che Roma dimenticò quando sul soglio di Pietro salì Gian Vincenzo Ganganelli, papa Clemente XIV, che Bianchi aveva educato tra le proprie mura domestiche, e dal quale fu addirittura nominato archiatra segreto onorario.

  20. Pianificazione nello Stato Pontificio – XVIII sec. La struttura urbanistica di Servigliano, città voluta da Clemente XIV

  21. Pianificazione nello Stato Pontificio – XVIII sec. Pianificazione e simboli religiosi nella struttura urbanistica di Servigliano

  22. Pianificazione nello Stato Pontificio – XVIII sec. Castel Clementino, oggi Servigliano, borgo in provincia di Fermo, costruito ex novo alla fine del Settecento in seguito al dissesto idrogeologico del vecchio incasato collinare, per limitare i costi della produzione agricola trasportando sul luogo di impiego le risorse umane e logistiche necessarie. Strumento di politica economica ed “atto di buon governo” (di politica sociale) negli Stati della Chiesa. Interessante è il dispositivo finanziario dell’iniziativa che prevedeva la somministrazione annua di 1000 scudi per 15 anni. Max Chelli, ServiglianoCivitasPerfecta,Livi ed. Fermo, 1999

  23. Pianificazione nello Stato Pontificio – XVIII sec. • Si individuano figure geometriche «portatrici di significati religiosi sottese al tracciato regolatore: la croce per accostamento di quadrati che regola con legge simbolica la collocazione delle funzioni urbane più significative, il triangolo equilatero che punta sulla porta della Collegiata». • Il triangolo equilatero è il simbolo della Trinità e rappresenta quasi il fondamento di tutto il nuovo incasato, con uno dei suoi vertici sulla Collegiata che rappresenta la testa del Cristo. Per montaggio dei quadrati si ottiene inoltre un'altra e diversa figura, una croce latina in cui: • la testa è rappresentata dalla Collegiata; • le braccia gravitano sulle localizzazioni del Municipio e dell’opificio; • il corpo, che si snoda lungo uno degli assi, è costituito dalle residenze della classe dirigente. Max Chelli, Servigliano Civitas Perfecta,Livi ed. Fermo, 1999

  24. Pianificazione nello Stato Pontificio – XVIII sec. ServiglianoCivitasperfecta, dunque, costruita in un unico atto progettuale che prevede anche la vita che vi si svolgerà; forse, in quanto tale, anche "città ideale", una di quelle città, per intenderci, generalmente mai costruite e quasi sempre soltanto sognate da geniali costruttori .

  25. Le companiestown - I villaggi operai A partire dagli esperimenti sociali e produttivi del secolo XVIII sorgono e si diffondono i villaggi e i quartieri operai, realizzati dagli imprenditori per i propri operai, come espressione di una precisa ideologia, quella del paternalismo di fabbrica. Questi interventi urbanistici, infatti, sono il frutto di un particolare rapporto tra territorio, processi di industrializzazione e ideologie politiche e aziendali, che tende a rinnovarsi nel tempo, assumendo caratteristiche sempre diverse. È la "città sociale", la cui forma è il risultato finale dell'inquadramento della classe operaia e dell'organizzazione del consenso. In questa prospettiva, di fondamentale importanza è anche il confronto con le contemporanee realizzazioni degli enti pubblici. Augusto Ciuffetti, Casa e lavoro, Dal paternalismo aziendale alle "comunità globali": villaggi e quartieri operai in Italia tra Otto e Novecento, Crace, Perugia, 2004

  26. Le companiestown - I villaggi operai Sul piano strutturale, gli elementi che definiscono la "città sociale" sono i seguenti: A) la posizione geografica del villaggio operaio, cioè il suo isolamento e la precisa delimitazione del suo territorio; A) le caratteristiche del sistema industriale, che comporta lo sfruttamento della forza lavoro e dell'energia motrice, senza una particolare impostazione tecnologica; C) l'evoluzione storica dell'organizzazione del lavoro, cioè i diversi passaggi dal lavoro familiare al verlag-system, alla manifatture ed alla fabbrica; D) il carattere monopolistico dell'industria all'interno dell'area dove essa vienecostruita, cioè l'assenza di altre fabbriche che possano funzionare come puntidi riferimento e confronto. Ciò permette all'imprenditore di disporre liberamente della manodopera. Sul piano sovrastrutturale, cioè ideologico, gli aspetti fondamentali della "città sociale" sono i seguenti: a) l'isolamento sociale del villaggio; b) il monopolio culturale dell'imprenditore; c) l'imposizione della figura carismatica dell'imprenditore-padrone. Augusto Ciuffetti, Casa e lavoro, Dal paternalismo aziendale alle "comunità globali": villaggi e quartieri operai in Italia tra Otto e Novecento, Crace, Perugia, 2004

  27. Il villaggio operaio francese di Mulhouse nel XIX secolo

  28. I villaggi e i quartieri operai nell'Italia centrale nel XIX-XX secolo

  29. I villaggio operaio di Crespi d’Adda – XIX secolo – patrimonio dell’Unesco

  30. Lo sviluppo conurbativo della città secondo Robert E. Park (tratto da R.E. Park, E.W. Burgess, R.D. McKenzie, La città, University Press ,Chi cago, 1925)

  31. Le distanze fisiche riflettono le distanze sociali. Nuovo regime di disuguaglianza urbana. Marginalità sociale e marginalità residenziale Lo schema del processo di conurbazione rende molto bene tale idea, mostrando come ad uno specifico cerchio corrisponda uno specifico gruppo sociale isolato dagli altri e distribuito lungo l’asse centro-periferia. I gruppi meno abbienti con minori risorse sociali ed economiche (migranti, minoranze, emarginati per stigma sociale) sono negli spazi più fatiscenti e centrali, mentre i ceti operai e borghesi si situano in zone più qualificate e lontane.

  32. La città diffusa e la globalizzazione Una visione notturna dal satellite rappresenta oggi l’Europa come un’unica immensa città. Uno spazio urbano improntanto alla casualità ed all’arbitrio, più o meno denso e rarefatto, che non potrà mai aspirare a una coerenza e a una stabile combinazione di parti. La disaggregazione spaziale determina non solo conseguenze formali ma anche psicologiche, sociali ed economiche. “Megalopolis” di Gottmann, formata da 50 milioni di abitanti della costa est degli USA da Boston a Washington. La “Tokaidomegalopolis” (Tokio, Yokoama, Nagoya, Osaka, Kyoto, Kobl.

  33. La città diffusa e la globalizzazione Nella città diffusa si rincorrono reticoli planetari e identità globali, riferimenti individuali e storie personali, condivisioni sociali, tecnologie diffuse e comunicazioni digitali. Soltanto il paesaggio storico, che coincide con il centro della città, rimane ricco di significati simbolici, di identità per gli abitanti, di informazioni. Lo spazio è ormai ampliato, allargato. Alle infrastrutture fisiche si sovrappongono infrastrutture virtuali. Tutto ciò presuppone una diversa organizzazione della progettazione, che deve tener sempre più conto oltre che degli aspetti stabili, morfologici, anche degli aspetti sociali, economici, culturali, che risultano essere elementi distintivi di una città diffusa.

  34. Cityscapes • I luoghi del vivere e dell’abitare cambiano in continuazione secondo processi che comprendono mutamenti naturali, morfologici, culturali, sociali ed economici. • La prima e più evidente manifestazione di questi processi è la metamorfosi del paesaggio, o meglio dei paesaggi, che hanno ritmi e tempi diversificati, ma inarrestabili. • A fatica possiamo cogliere l’avvicendarsi di tali processi in quanto ci vengono modificati i riferimenti insiti negli spazi socio-vitali, cioè negli spazi di vita (individuali, familiari, sociali) quotidiani. • Molte sono le tipologie di paesaggio (landscapes, technoscapes, digitalscapes, townscapes) che entrano in tali processi per costruire il concetto di cityscape, letteralmente paesaggio urbano, ma in realtà insieme complesso di combinazioni fisiche e sovrapposizioni culturali operate dall’uomo. • Spesso creati nel corso dei millenni, tali paesaggi rispecchiano la sintesi di popolo vivo e di spazio socio-vitale (place vital) per costruire la propria identità locale e nazionale

  35. Mindscapes • Al paesaggio inteso come cityscape si affianza necessariamente un altro tipo di paesaggio, il mindscape • E il paesaggio dell’anima • Paesaggio emotivo, affettivo, della memoria e degli affetti, costruito giorno per giorno per quel processo di sedimentazione storica, sociale e culturale ,che lascia tracce nei luoghi che l’uomo abita e in cui vive

  36. La speranza progettuale Dalla progettazione a razionalità assoluta si è passati nel corso dei secoli alla progettazione a razionalità limitata, che vede comunque il progettista sempre al centro della scelta progettuale, alla progettazione dialogica, che si configura come una partecipazione riflessiva alle scelte condivise. Se vi è ancora una speranza progettuale questa è insita nella partecipazione di tutti alla governance dei processi territoriali. Il che comporta una visione critica e riflessiva degli spazi socio-vitali, dei percorsi soggettivi, delle dinamiche sociali. Nel processo di metamorfosi dei luoghi comporta anche il ricongiungersi di cityscape e di mindscape in un’unica visione progettuale che possa a trasformare in reale ciò che oggi è creatività, fantasia, desiderio virtuale.

More Related