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Guerra civile siriana

De Bianchi Andrea Borlina Massimo Terraneo Marco Morano Caterina. Guerra civile siriana. Guerra civile siriana. Studio dei conflitti. Rinuncio dell’ONU alla missione. La trappola USA-NATO. Introduzione.

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Guerra civile siriana

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Presentation Transcript


  1. De Bianchi Andrea Borlina Massimo Terraneo Marco Morano Caterina Guerra civile siriana

  2. Guerra civile siriana Studio dei conflitti Rinuncio dell’ONU alla missione La trappola USA-NATO

  3. Introduzione La guerra civile siriana è un conflitto in corso nel paese che vede opposte le forze governative e quelle dei rivoltosi, riunite nel Consiglio nazionale siriano e che si inserisce nel contesto più ampio della Primavera Araba. Il conflitto è iniziato il 15 marzo 2011 con dimostrazioni pubbliche, si è sviluppato in rivolte su scala nazionale, per poi divenire guerra civile nel 2012. Le proteste, che hanno assunto connotati violenti sfociando in sanguinosi scontri tra polizia e manifestanti, avevano l'obiettivo di spingere il presidente siriano Bashar al-Assad ad attuare le riforme necessarie a dare un'impronta democratica allo stato.

  4. Studio dei conflitti Dopo decenni di immutabilità degli equilibri la distribuzione della potenza mondiale si sta spostando verso l’Asia e questo processo è causato anche dalla crisi finanziaria europea. Per questo motivo l’Europa non è più il centro economico globale. Questi rapidi cambiamenti degli equilibri politici possono generare conflitti che vale la pena tenere attentamente monitorati. La maggior parte di questi conflitti ha luogo in Africa, Medio Oriente e Asia Sud-Occidentale, tra cui la Siria. Ad aumentare il numero di vittime hanno contribuito carestie ed epidemie; oltre a questi due motivi va citato quello della proliferazione delle armi di distruzione di massa (nucleari, chimiche, batteriologiche) che richiedono conoscenze elementari per essere utilizzate e costruite. Ci sono infine nuovi conflitti in cui si potrebbero utilizzare strumenti nuovi come la “tecnologia” e le “bombe umane suicide”.

  5. Rinuncio dell’ONU alla missione Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite decide di espellere Damasco dalla missione in Siria a causa delle numerose vittime (circa 23 mila), ritenendo che non ci sia soluzione pacifica alla guerra civile; malgrado ciò viene aperto un ufficio ONU nella città dove una ventina di consiglieri politici avrebbe il compito di mantenere contatti con le controparti. A metà aprile 2012 erano arrivati nel Paese 300 caschi blu con lo scopo di raggiungere “il cessate il fuoco”; dopo essere stati ripetutamente oggetto di attacchi, avevano comunque cessato le missioni sul campo sin dal mese di giugno, e sono stati rimandati indietro a causa di un attentato fallito nei pressi del loro albergo.

  6. La trappola USA-NATO A poco più di un anno dall’inizio della crisi in Siria, la situazione politica, sociale ed economica resta molto grave. La rivolta cominciata a Daraa il 15 Marzo 2011 si è gradualmente sviluppata fino a diventare un vero scontro armato tra le forze del governo e una galassia di gruppi ribelli armati in diverse città siriane. La rivolta ha fatto si che la NATO potesse attuare un offensiva diplomatica, facendo capire ad Al-Assad la gravità della crisi costringendolo ad attuare nuove riforme politiche(la scarcerazione di centinaia di detenuti, libertà di informazione e nuova costituzione), e implicando nuove elezioni legislative che vengono considerate come un passo importante verso la democrazia per i siriani. I media americani e britannici hanno attuato una loro offensiva mediatica verso il regime siriano dando sostegno ai ribelli

  7. Siria, bombe di regime sui palestinesiAlmeno 25 morti in un campo profughi Primo attacco a una moschea. Abu Mazen: «Cessino subito i bombardamenti». Violenti scontri al confine con la Turchia. Per la prima volta in 21 mesi di conflitto, l'esercito siriano ha bombardato un campo di profughi palestinesi a Yarmouk, alla periferia di Damasco, colpendo una moschea e aprendo un nuovo scenario nella guerra scatenata per fermare l'avanzata dei ribelli sulla capitale. Almeno 25 le vittime dei raid aerei ai quali il presidente palestinese Abu Mazen ha reagito con una secca dichiarazione: «I bombardamenti sui campi profughi devono cessare subito». Corriere della Sera 16 dicembre 2012

  8. I COMBATTIMENTI Violenti combattimenti tra governativi e ribelli continuano inoltre al confine con la Turchia: gli aerei siriani hanno colpito dall'alto la città di Azaz, a tre chilometri dalla frontiera. Centinaia i profughi in fuga, secondo fonti di Ankara, con una bomba che sarebbe caduta in territorio turco. I raid sul campo profughi sono stati lanciati in un'area che aveva come obiettivo la moschea di Abdel Qader Husseini, dove circa 600 sfollati avevano cercato rifugio dopo essere fuggiti da altri quartieri della capitale. In un video pubblicato dagli attivisti su «YouTube», sono visibili diversi corpi insanguinati all'ingresso della moschea. L'aviazione ha anche bombardato alcuni quartieri a sud di Damasco da dove il regime sta da giorni cercando di cacciare i ribelli. Corriere della Sera 16 dicembre 2012

  9. IL RAID E L'ASSEDIO A Yarmouk, il più grande campo palestinese della Siria, da tempo considerato zona sicura per i rifugiati dove palestinesi e siriani delle alture occupate del Golan hanno vissuto per decenni. Il raid aereo è la conseguenza dell'avanzata dell'Esercito siriano libero verso la capitale. Proprio oggi i ribelli hanno detto di aver conquistato nei pressi di Aleppo una caserma per l'addestramento di reclute dell'esercito, dopo cinque giorni di intensi combattimenti con gli uomini del presidente Bashar al-Assad. Alla fine, 100 soldati sono stati presi prigionieri e altri 150 si sono uniti alle milizie ribelli. Corriere della Sera 16 dicembre 2012

  10. LE REAZIONI Sul conflitto in Siria, è tornato a parlare domenica il leader del movimento sciita libanese Hezbollah. Secondo Sayed Hassan Nasrallah, «la situazione in Siria sta diventando sempre più complicata, ma chiunque pensa che l'opposizione armata sia in grado di risolvere la situazione sul terreno si sbaglia di grosso». Il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, nel condannare l'attacco aereo dell'esercito al campo profughi palestinese, ha invece detto che «la fine del regime di Assad» è vicina. Intanto, sul fronte diplomatico, l'Iran ha fatto sapere di aver preparato un piano per risolvere «pacificamente» la crisi siriana creando una «base favorevole alla transizione». Secondo l'agenzia semi-ufficiale iraniana Mehr, il primo punto del piano prevede l' «immediata cessazione» delle ostilità «sotto la supervisione di forze Onu»; il secondo riguarda la fornitura di aiuti umanitari e il terzo prevede la creazione di un «comitato di riconciliazione nazionale». Corriere della Sera 16 dicembre 2012

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