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“Un approccio territoriale al tema della povertà in Europa: la povertà rurale”

Bologna 22 aprile 2009 Dipartimento di Scienze Statistiche. “Un approccio territoriale al tema della povertà in Europa: la povertà rurale”. Paola Bertolini Università di Modena e Reggio Emilia. Paola Bertolini - Dipartimento di Economia Politica – Via Berengario 51 – 41100 Modena

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“Un approccio territoriale al tema della povertà in Europa: la povertà rurale”

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Presentation Transcript


  1. Bologna 22 aprile 2009 Dipartimento di Scienze Statistiche “Un approccio territoriale al tema della povertà in Europa: la povertà rurale” Paola Bertolini Università di Modena e Reggio Emilia Paola Bertolini - Dipartimento di Economia Politica – Via Berengario 51 – 41100 Modena e-mail: paola.bertolini@unimore.it

  2. Questioni generali • Perché misurare la povertà/rischio di esclusione? →politiche • Come si misura la povertà? • Ha senso parlare di povertà territoriale? • Come si presenta in UE?

  3. Perché affrontare il tema • Motivazioni: sociale, economica, etica • Sociale: opportunismo (gestione del disagio e del relativo conflitto sociale) • Economica: correzione dei fallimenti del mercato (nella distribuzione delle risorse e delle opportunità. Es. : un bambino extracomunitario molto intelligente ha le stesse possibilità di uno emiliano?) • Povertà e sviluppo economico (la povertà limita lo sviluppo) • Etica: equità (la povertà attacca i diritti fondamentali delle persone. Es.: diritto all’istruzione o alla salute)

  4. Povertà in UE? • In UE secondo EAPN 1 cittadino su 7 a rischio di povertà (14% circa) • Secondo Joint report on social protection and social Inclusion: supporting Document, 2007, il 16% a rischio di povertà, pari a 78 milioni di persone • Percentuali ancora più alte per alcuni soggetti (bambini, anziani, donne) e per alcuni paesi (Est e Sud UE) • L’UE non è una eccezione tra i Paesi sviluppati

  5. Povertà in Usa (secondo U.S. Census Bureau) • Circa 37 milioni di persone nel 2000, in aumento rispetto al 2006 • Tasso di povertà ufficiale del 12,5% ma con grosse divergenze tra i vari gruppi etnici e sociali • Secondo USDA 33 milioni con problemi alimentari (offerta di cibo non adeguata)

  6. USA • Gruppi etnici: • non-Hispanic Whites (8.2 percent), • Blacks (24.5 percent), • Asians (10.2 percent) • Hispanics (21.5 percent) • Gruppi sociali: • children under 18 years old (18.0 percent) • 18 to 64 years old (10.9 percent) • people 65 and over (9.7 percent).

  7. Approccio territoriale • Motivata da forti differenze tra paesi, regioni • Povertà metropolitana esaurisce il fenomeno? Ci sono aspetti peculiari di altre aree (non metropolitane)?quali le caratteristiche?

  8. Problemi • Come si misura la povertà? Quali indicatori? linea di povertà (soglia al di sotto della quale un individuo/gruppo è definibile povero): quale? • Quale l’ambito di osservazione? Individuo? Famiglia?

  9. Indicatori • Monetario • Reddito: problemi (fluttuazioni, sottostima o sovrastima, accessibilità) • Consumo: riflette lo standard di vita degli individui/famiglie; dà indicazioni su accessibilità • non monetario (salute, educazione e cultura, accesso ai servizi, relazioni sociali) Entrambi gli aspetti sono importanti →Multidimensionalità della povertà

  10. Quale linea di povertà scegliere? • Povertà relativa: in relazione alla distribuzione del reddito o dei consumi di un paese. • Povertà assoluta: ancorata a qualche standard assoluto che tenga conto soddisfacimento di un livello minimo di bisogni (paniere minimo di beni alimentari, medicinali, ecc.) (deprivazione) • Percezione soggettiva della povertà: rilevata attraverso domande del tipo “Consideri il tuo reddito molto basso, basso, alto, molto alto…”

  11. Altri indicatori internazionali • Nazioni Unite: Human Development Index (HDI) (Indice di Sviluppo Umano) verifica il grado di sviluppo di un paese ed usa parametri di tipo economico-finanziario e indicatori quali la salute, l’istruzione, l’ambiente e il tasso di mortalità • Human Poverty Index (HPI): deprivazione rispetto al HDI • Gender-related Development Index (GDI)

  12. Indagini ed informazioni in Europa • DG Employment, Social Affairs and Equal Opportunities: Joint report on social protection and social inclusion e altri studi e rapporti • DG Regio, Rapporto sulla coesione economica e sociale

  13. EU SILC • European Union Statistics on Income and Living Conditions (SILC). Lanciata nel 2003 (Prima: European Community Household Panel) • indicatori di disuguaglianza e di coesione sociale • utilizza rilevazioni nazionali su redditi, armonizzate da Eurostat • dati utilizzati nei rapporti ufficiali sulla situazione economica e sociale dell’Unione Europea (calcolo disuguaglianza e coesione sociale)

  14. Per EU SILC Italia: • http://www.istat.it/dati/catalogo/20081013_02/met_norme0837_indagine_europea_sui_redditi_Eu-Silc.pdf

  15. UE: Rischio di povertà • quota di persone con un reddito equivalente inferiore ad una soglia definita. Di solito in UE è il 60% della mediana del reddito

  16. Esempio dati

  17. Per saperne di più • http://www.cso.ie/releasespublications/documents/eu_silc/current/eusilc.pdf

  18. Dal 4 Rapporto su coesione • Forti divergenze tra i paesi e maggiori rischi a Sud e Est • Donne, giovani e anziani e disoccupati a maggiore rischio • Più ampia è l’incidenza della povertà, più grave si presenta l’indigenza • Più equa è la distribuzione del reddito, più bassa è la quota di popolazione a rischio di povertà

  19. Alcuni elementi territoriali • concentrazione della povertà nei nuclei urbani di vicinato in numerose città europee. • zone rurali continuano a spopolarsi per mancanza di prospettive di lavoro al di fuori dell’agricoltura e il basso standard di vita • Esodo di giovani e dei più qualificati, • Aree rurali si ritrovano con una popolazione sempre più anziana e con servizi di base sempre più limitati

  20. Approccio territoriale • Dalla povertà all’approccio territoriale alla povertà • Particolare attenzione alla povertà rurale

  21. Il tema della povertà rurale: PVS • Tema importante per PVS : • studi World Bank (World Development Report 2000/2001, cui segue il programma di attività dal nome "Attacking Poverty ) • International Fund for Agricultural Development (IFAD) • oltre 1 miliardo di persone vive in condizioni di povertà estrema; gran parte in ambito rurale • In questi paesi povertà rurale coincide con: • Vasta presenza dell’agricoltura • scarso sviluppo dell’ agricoltura

  22. Il tema della povertà rurale: paesi sviluppati Paesi sviluppati: USA e Canada -USA: 14% della popolazione rurale (7.5 milioni) nel 2002 viveva sotto la soglia di povertà contro il 12 della popolazione urbana: -Canada: 14 %, in flessione, mentre quella urbana è al 16& ed in aumento Gruppi più colpiti: minoranze etniche, bambini, famiglie con 1 solo membro -UE: assenza di studi ed informazioni nonostante: • Cambiamento dello scenario europeo con allargamento • Si allarga la rilevanza dell’agricoltura • Si allarga l’area della povertà con l’accesso di paesi meno ricchi

  23. In UE • i dati dell’UE non permettono di distinguere tra aree rurali ed urbane • il tema della povertà rurale può avere maggiore importanza in seguito agli ultimi allargamenti ad Est. • ritardo dell’Unione Europea • Recentemente colmato con un primo studio Poverty and risk of exclusionin rural areas

  24. Link allo studio • http://ec.europa.eu/employment_social/spsi/studies_en.htm#povertyruralareas

  25. Recente ricerca Bertolini Montanari • In Economia & Lavoro

  26. Distinzione territoriale • Densità = abitanti per km quadrato; • "Densità aggiustata" = (popolazione totale - popolazione del maggiore centro abitato della regione/area. L'area di una regione è espressa in km quadrati; • Occupazione nel settore primario (agricoltura, caccia, foreste e pesca) = percentuale di persone occupate nel settore primario sul totale delle persone occupate. • L'anno di riferimento è il 2001, pur con qualche variazione dovuta alla disponibilità di dati. Questi dati provengono dai vari istituti statistici nazionali.

  27. Tipologie di area • Prevalentemente Rurale (PR), se almeno uno dei due criteri seguenti è soddisfatto: • a) Densità < 50 abitanti per km quadrato; • b) Densità aggiustata < 100 abitanti per km quadrato + occupazione nel settore primario > 150% media nazionale. • Prevalentemente Urbana (PU), se almeno uno dei due criteri seguenti è soddisfatto: • c) Densità > 250 abitanti per km quadrato; • d) Densità aggiustata > 100 abitanti per km quadrato + occupazione nel settore primario < 67% media nazionale. • Intermedia (IR): tutti gli altri casi.

  28. RA e OCSE • RA rispetto a quella OCSE sono la possibilità di verificare se la popolazione di una regione NUTS3 è concentrata in un'unica città o è più uniformemente distribuita e l'inclusione della rilevanza del settore primario, nonché di correggere, almeno parzialmente, la sovrastima della ruralità nell'UE prodotta dalla definizione OCSE. • Comunque il 73% è classificata nello stesso modo sia dalla definizione OCSE che da quella RA.

  29. Passo 2: indicatori • Isolate alcune variabili demografiche e del mercato del lavoro che secondo la letteratura giocano un ruolo cruciale nell’instaurare e nel riprodurre il fenomeno della povertà (sulla base della disponibilità di dati Eurostat) • Riclassificazione delle aree territoriali (PR, IR, PU), sulla base dell’andamento assunto dalla variabile in esame • avendo come punto di riferimento il valore minimo, medio e massimo europeo, si sono definite per ogni variabile delle soglie che consentono di distinguere tre classi di andamento della variabile – bassa, media e alta - a seconda dell’intensità assunta nella regione.

  30. Reddito pro-capite • svantaggio delle aree rurali nella UE-27 che tende ad aumentare al crescere dell’intensità della ruralità: infatti mentre nelle PU la percentuale di regioni a PIL pro-capite basso è pari al 24% circa, in quelle IR tale incidenza cresce più del doppio (60% circa) ed ancora maggiore appare essere nelle PR (61%).

  31. Tabella 3 Distribuzione percentuale delle regioni in base al PIL pro-capite

  32. segue Fonte: calcoli degli autori

  33. Variabili demografiche • variazione della popolazione nel periodo 1995-2003 (emigrazione) • incidenza della popolazione anziana (65 anni ed oltre) all’ultimo Censimento del 2001(invecchiamento) • segnalano l’eventuale difficoltà di riproduzione del contesto economico-sociale conseguenti ai movimenti demografici. • popolazione (variazione compresa nell’intervallo ±1%).-1% negativo andamento demografico negativo (saldo negativo della popolazione per fenomeni migratori, o basso tasso di natalità entrambi; +1% andamento positivo.

  34. Spostamenti della popolazione e debolezza PR • una netta prevalenza di aree dove continuano ad essere significativi gli spostamenti della popolazione; • aree con popolazione stabile sono abbastanza contenute (tra il 15 ed il 17% di ognuna delle 3 tipologie di aree); • La maggioranza del territorio dell’Unione continua quindi ad essere interessato da sensibili fenomeni migratori e l’incremento prevale nettamente tra le unità territoriali urbane (55,5% delle regioni); tuttavia anche le regioni IR ne sono interessate in modo simile (55%). • Al contrario, nelle aree PR la situazione cambia, con una prevalenza di aree interessate da dinamiche demografiche negative.

  35. Spostamenti della popolazione e debolezza rurale • l’indicatore demografico segnala il permanere di una debolezza delle regioni assimilabili alla ruralità più profonda • Il fenomeno è particolarmente evidente nei maggiori paesi dell’Est, come Polonia e Romania, e nel Regno Unito

  36. Distribuzione percentuale delle regioni in base alla variazione percentuale della popolazione

  37. Fonte: calcoli degli autori

  38. Invecchiamento • persone anziane uno dei gruppi sociali più a rischio di povertà ed esclusione (Bertolini et al., 2008) • esaminata l’incidenza degli individui con più di 65 anni sul totale della popolazione; tenendo conto del valore medio europeo (attorno al 16%), si sono utilizzate le soglie del 14 e del 18% allo scopo di effettuare la ripartizione delle regioni NUTS 3: • a bassa incidenza di popolazione anziana, quando la quota di quest’ultima sulla popolazione totale è al di sotto del 14%; a media incidenza tra 14 ed 18%; ad alta incidenza se supera il 18%.

  39. Invecchiament e PR • all’aumentare del grado di ruralità cresce anche la presenza di popolazione anziana; • componente di genere: netta prevalenza della componente anziana femminile in tutti i tipi di regione (aspettativa di vita per le donne è più elevata di quella per gli uomini) ma in PR percentuale ancora più alta (pari al 75,9%) • popolazione anziana tende ad essere in generale più alta nell’Europa Occidentale rispetto a quella Orientale

  40. Distribuzione percentuale delle regioni in base all'incidenza di popolazione anziana sulla popolazione totale: maschi

  41. Fonte: calcoli degli autori

  42. Distribuzione percentuale delle regioni in base all'incidenza di popolazione anziana sulla popolazione totale: femmine

  43. Istruzione • elemento molto rilevante nella riproduzione e nella trasmissione intergenerazionale della povertà • si è esaminata per ogni unità territoriale NUTS 3 l’incidenza di persone che possiedono una formazione universitaria (livelli 5 e 6 della classificazione internazionale ISCED 97 dell’UNESCO, in Italia, corrispondente almeno ad una laurea triennale) • le soglie sono i seguenti: minore del 6% (bassa incidenza), tra 6% e 10% (media incidenza), maggiore del 10% (alta incidenza).

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