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Il viaggio

Il viaggio. Dispiacere . Mare . Montagna . Ricordi . Vacanza studio. Vacanza. Fotografia . Fuga. Autogrill. Villaggio . Distrazione. Fine della scuola. Divertimento. Estate . Scoperta . Il viaggio. Macchina del tempo. Viaggio di fantasia. Conoscenza. Lavoro . Storia . Coma.

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Presentation Transcript


  1. Il viaggio

  2. Dispiacere Mare Montagna Ricordi Vacanza studio Vacanza Fotografia Fuga Autogrill Villaggio Distrazione Fine della scuola Divertimento Estate Scoperta Il viaggio Macchina del tempo Viaggio di fantasia Conoscenza Lavoro Storia Coma Letteratura di viaggio Ritrovarsi con i parenti Viaggio verso la morte Dante

  3. Testi letterari Eugenio Montale • La casa sul mare • Prima del viaggio • Ho sceso le scale Dante Alighieri • Canto XXVI Giacomo Leopardi • Dialogo tra Colombo e Gutierrez • Dialogo Natura e un Islandese Giuseppe Ungaretti • Allegria di naufragi • Il gran tour Il viaggio

  4. La casa sul mare Il viaggio finisce qui: nelle cure meschine che dividono l’anima che non sa più dare un grido. Ora i minuti sono eguali e fissi come i giri di ruota della pompa. Un giro: un salir d’acqua che rimbomba. Un altro, altr’acqua, a tratti un cigolio. Il viaggio finisce a questa spiaggia che tentano gli assidui e lenti flussi. Nulla disvela se non pigri fumi la marina che tramano di conche I soffi leni: ed è raro che appaia nella bonaccia muta tra l’isole dell’aria migrabonde la Corsica dorsuta o la Capraia. Tu chiedi se così tutto vanisce in questa poca nebbia di memorie; se nell’ora che torpe o nel sospiro del frangente si compie ogni destino. Vorrei dirti che no, che ti s’appressa l’ora che passerai di là dal tempo; forse solo chi vuole s’infinita, e questo tu potrai, chissà, non io. Penso che per i più non sia salvezza, ma taluno sovverta ogni disegno, passi il varco, qual volle si ritrovi. Vorrei prima di cedere segnarti codesta via di fuga labile come nei sommossi campi del mare spuma o ruga. Ti dono anche l’avara mia speranza. A’ nuovi giorni, stanco, non so crescerla: l’offro in pegno al tuo fato, che ti scampi. Il cammino finisce a queste prode che rode la marea col moto alterno. Il tuo cuore vicino che non m’ode Salpa già forse per l’eterno. Commento analisi del testo Parafrasi

  5. Commento Attraverso questa poesia Montale esprime la sua malinconia, poiché la vita gli sembra piatta e monotona nonostante il tempo passi. Egli si rivolge ad una persona, forse una donna, dicendole che c’è una speranza e vorrebbe insegnarle una via di fuga. Però sa che è solo un’idea fugace, come la spuma o l’onda sul mare agitato. Perciò il poeta afferma che solo un miracolo può trasformare il suo viaggio in qualcosa di emozionante ed è proprio questo messaggio che rende la poesia colpente. Back

  6. Parafrasi Back Il viaggio finisce qui: nelle minime preoccupazioni che dividono l’anima che non ha più speranza di dare un senso alla vita. Ora i minuti sono uguali e fermi Come i giri di ruota della pompa. Il tempo precede a scatti Un altro giro altr’acqua, a tratti un cigolio. Il viaggio finisce a questa spiaggia Con le onde che la colpiscono. Non mostra nulla se non la pigra nebbia La marina che tremano di onde lunghe. I soffi calmi: ed è raro che appaiano In essenza di vento Tra le nuvole dell’aria spostarsi La Corsica dorsuta o la Capraia. Ti chiedi se così tutto svanisce In questa poca nebbia di ricordi; se nell’ora che dorme o nel sospiro dell’onda dell’istante si compie ogni destino. Vorrei dirti che no, che ti si avvicina l’ora che andrai oltre il limite del tempo; forse solo chi vuole non si cancella nel cuore degli altri e si rende eterno e questo tu potrai, non io, chissà. Penso che per la maggior parte non sia salvezza Ma taluno trasforma ogni disegno, passi il passaggio, chi vuole ritrova se stesso. Vorrei prima di cedere segnarti Questa via di fuga Fragile come nei rubati campi Del mare spuma o ruga. Ti dono anche la mia speranza Ai nuovi giorni stanco, non so crescerla: l’offro il segno al tuo destino, che ti salvi. Il cammino finisce a queste rive Che consuma la marca con un movimento alterno. Il tuo cuore vicino che non mi sente Se ne va già forse per l’eterno.

  7. Analisi del testo • L’anima che non sa più dare un grido = Metafora • Come i giri di ruota della pompa/ come nei sommossi campi del mare spuma o ruga = Similitudini • Appaia/Capraia = Rima • Ora che torpe = Metonimia • L’ora che ti s’appressa = Metonimia • Fuga/ruga = Rima • Ti dono anche l’avara mia speranza = Inversione • Rimbomba/cigolio/sospiro/grido = Onomatopea • Rimbomba/pompa – Destino/respiro = Assonanza • Nebbia di memoria = Metafora Back

  8. Prima del viaggio Prima del viaggio si scrutano gli orari, le coincidenze, le soste, le pernottazioni e o doccia, a un letto o due o addirittura un flat ): si consultano le guide Hachette e quelle dei musei, si cambiano valute, si dividono franchi da escudos, rubli da copechi: prima del viaggio si informa Enumerazioni qualche amico o parente: si controllano valige e passaporti, si completa il corredo, si acquista un supplemento di lamette da barba, eventualmente si dà un'occhiata al testamento, pura scaramanzia perché i disastri aerei in percentuale sono nulla: prima del viaggio si é tranquilli ma si sospetta che il saggio non si muova e che il piacere di ritornare costi uno sproposito. E poi si parte e tutto é O.K. e tutto é per il meglio e inutile. E ora che ne sarà del mio viaggio? Troppo accuratamente l'ho studiato senza saperne nulla. Un imprevisto é la sola speranza . Ma mi dicono ché una stoltezza dirselo. Commento e analisi del testo Parafrasi

  9. Parafrasi Prima del viaggio (metaforicamente la vita) si prepara tutto molto dettagliatamente ed è questo che lo rende piatto, senza emozioni e per questo c’è sempre la speranza che accada un imprevisto. Commento Con questa poesia Eugenio Montale, vuole far capire che il viaggio (metaforicamente la vita), se non programmato è molto più speciale ed emozionante, poiché accadono delle cose inaspettate che molte volte possono essere delle sorprese. Per questo afferma che la vita se programmata è noiosa, piatta, perciò si ha sempre bisogno di un imprevisto. Analisidel testo Costi uno sproposito = Iperbole Troppo accuratamente l’ho studiato (il viaggio) = Anastrofe/ Metonimia Ma si sospetta che il saggio non si muova = Metonimia Il viaggio finisce qui = Anastrofe Back

  10. Ho sceso le scale Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scaleHo sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scalee ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.Il mio dura tuttora, né più mi occorronole coincidenze, le prenotazioni,le trappole, gli scorni di chi credeche la realtà sia quella che si vede. Ho sceso milioni di scale dandoti il braccionon già perchè con quattr'occhi forse si vede di più.Con te le ho scese perchè sapevo che di noi duele sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,erano le tue. Commento e analisi del testo Parafrasi

  11. Commento Back Questa poesia mi ha particolarmente colpita, poiché Eugenio Montale oltre a trasmettere la sua sofferenza per la moglie ormai morta, fa capire di aver imparato a vedere la vera realtà, ma soprattutto dimostra che essa può essere vista anche dalle persone miopi che in questo caso è la moglie che riesce a vedere oltre l’aspetto visivo della vita. Analisi del testo Un milione di scale = Iperbole Breve lungo viaggio = Ossimoro Né più mi occorrono le coincidenze = Enjambement / Anastrofe Quattr’occhi = Metonimia Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale = Anastrofe/Anafora Le coincidenze, le prenotazioni, le trappole, gli scorni = Enumerazioni

  12. Parafrasi Aiutandoti ho sceso moltissime scale Ma ora che non ci sei più, ogni gradino è privo di significato. Anche se avendo vissuto insieme per molto tempo, non è stato abbastanza per esprimenti il mio amore. Il mio viaggio dura tuttora, né più mi occorrono le coincidenze dei treni, le prenotazioni, le trappole, le umiliazioni di chi crede che la realtà sia quella che si vede. Ho sceso aiutandoti moltissime scale Non perché in due si vede di più. Le ho scese con te perché sapevo che tra noi Chi riusciva a vedere la vera realtà eri tu, anche se eri miope. Back

  13. Il canto di Ulisse Lo maggior corno de la fiamma anticacominciò a crollarsi mormorando,pur come quella cui vento affatica;indi la cima qua e là menando,come fosse la lingua che parlasse,gittò voce di fuori e disse: «Quandomi diparti' da Circe, che sottrasseme più d'un anno là presso a Gaeta,prima che sì Enëa la nomasse,né dolcezza di figlio, né la pietadel vecchio padre, né 'l debito amorelo qual doveaPenelopè far lieta,vincer potero dentro a me l'ardorech'i' ebbi a divenir del mondo espertoe de li vizi umani e del valore;ma misi me per l'alto mare apertosol con un legno e con quella compagnapicciola da la qual non fui diserto.L'un lito e l'altro vidi infin la Spagna,fin nel Morrocco, e l'isola d'i Sardi,e l'altre che quel mare intorno bagna.Io e ' compagni eravam vecchi e tardiquando venimmo a quella foce strettadov' Ercule segnò li suoi riguardiacciò che l'uom più oltre non si metta;da la man destra mi lasciai Sibilia,da l'altra già m'avea lasciata Setta."O frati", dissi, "che per cento miliaperigli siete giunti a l'occidente,a questa tanto picciola vigiliad'i nostri sensi ch'è del rimanentenon vogliate negar l'esperïenza,di retro al sol, del mondo sanza gente.Considerate la vostra semenza:fatti non foste a viver come bruti,ma per seguir virtute e canoscenza".Li miei compagni fec' io sì aguti,con questa orazionpicciola, al cammino,che a pena poscia li avrei ritenuti;e volta nostra poppa nel mattino,de' remi facemmo ali al folle volo,sempre acquistando dal lato mancino.Tutte le stelle già de l'altro polovedea la notte, e 'l nostro tanto basso,che non surgëa fuor del marin suolo.Cinque volte racceso e tante cassolo lume era di sotto da la luna,poi che 'ntratieravam ne l'alto passo,quando n'apparve una montagna, brunaper la distanza, e parvemi alta tantoquanto veduta non avëa alcuna.Noi ci allegrammo, e tosto tornò in pianto;ché de la nova terra un turbo nacquee percosse del legno il primo canto.Tre volte il fé girar con tutte l'acque;a la quarta levar la poppa in susoe la prora ire in giù, com' altrui piacque,infin che 'l mar fu sovra noi richiuso». Commento e analisi del testo Parafrasi

  14. Parafrasi Back La parte più alta della fiamma antica Cominciò a muoversi parlando piano Proprio come quella fiamma che è mossa dal vento; quindi muovendo la cima della fiamma qua e là sembrava fosse una lingua che parlasse, cominciando a dire:” Quando mi allontanai da Circe, che mi trattenne più di un anno vicino a Gaeta, prima che Enea la chiamasse cosi, ne la dolcezza di figlio, ne l’affetto del vecchio padre, ne l’amore dovuto dalla moglie Penelope, non mi trattennero dal desiderio che ebbi di diventare conoscitore del mondo, dei vizi e del valore degli uomini; ma mi misi in viaggio per l’alto mare aperto con una barca e con degli amici che non mi abbandonarono mai. Vidi tutte e due le sponde, il Marocco e la Corsica e altre ancora bagnate da quel mare. Io e i miei compagni eravamo ormai lenti e vecchi Quando arrivammo alla foce stretta Dove c’erano le colonne d’ercole Dove nessun uomo poteva oltrepassare il limite; alla mia destra lasciai Siviglia, mentre alla mia sinistra avevo già lasciato Setta sul litorale africano. “O fratelli”, dissi, che superando centomila pericoli Siete arrivati in occidente A ciò che rimane della nostra vita In questo ultimo momento della nostra vita Non vogliate negarvi la possibilità di seguire il sole, a conoscere mondi disabitati, sconosciuti. Considerate la vostra nascita E che non siete nati per vivere come animali, ma per seguire la virtù e la conoscenza”. Con questo mio discorso resi i miei compagni vogliosi, da non riuscirli a fermare; e girando la barca verso occidente, andavamo così veloce che i remi quasi volavano, procedendo sempre verso sinistra. Avevamo viaggiato per cinque mesi La luce della luna era stata piena e Tante altre volte era nera, quando ci apparve da lontano una montagna scura e alta come non ne avevamo mai viste. E allora eravamo contenti, ma subito dopo tornò la paura Poiché nacque un forte vento Che colpì la barca. Il vento ci fece girare tre volte; e la quarta volta fece alzare la poppa in su e la prua in giù fino ad essere inghiottito dal mare”.

  15. Commento Questo canto anche se abbastanza difficile da interpretare, mi ha fatto capire che non ci sono ostacoli di fronte alla conoscenza e avvolte bisogna sacrificare le cose più care a noi pur di inseguire la nostra voglia di conoscere nuove cose. Analisi del testo Lo maggior corno de la fiamma antica = Anastrofe pur come quella cui vento affatica;/Come fosse la lingua che parlasse = Similitudine E de li vizi umani e del valore = Enumerazione Back

  16. Dialogo tra Colombo e Gutierrez Colombo è in viaggio. In una delle tanti notti , parla con Gutierrez del viaggio che stanno compiendo dicendo che ne è rimasto deluso. Però nonostante questo sanno il rischio di essere navigatori/viaggiatori e perciò capiscono l’importanza della vita, ma soprattutto che ogni giorno è diverso da tutti gli altri perché si affrontano delle avventure nuove. Per questo nell’ultima parte del testo, Colombo attraverso varie frasi, esprime la gioia nell’affrontare questo viaggio. Commento e analisi del testo

  17. Commento Questo brano ha preso molto perché dimostra l’importanza della vita, ma soprattutto il piacere della scoperta di nuove cose. Analisidel testo Il testo è analitico e il linguaggio è desueto, ma nonostante questo è facilmente comprensibile. Back

  18. Dialogo Natura e un Islandese Un Islandese odiando la natura, si rifugiava in qualunque posto pur di non incontrarla, ma essa aveva preso le sembianze di una donna e così l’islandese se la ritrovò davanti. I due cominciarono a parlare e lui le confessò che per non intralciare la vita degli altri viaggiava per il mondo, patendo la fame e la sete e arrivò alla conclusione che forse era proprio la natura la cosa contraria agli esseri viventi. La natura sentendosi offesa ribattè che l’uomo non doveva pensare che la natura aveva il compito di portargli rispetto, ma il contrario e così cercò di fargli capire il senso del rispetto. Mentre i due discutevano, arrivarono dei leoni che sbranarono l’islandese e così la natura edificò un mausoleo di sabbia su di lui e fu poi ritrovato da dei viaggiatori che lo portarono in un museo.

  19. Allegria dei naufragi E subito riprende il viaggio come dopo il naufragio un superstite lupo di mare Commento e analisi del testo Parafrasi

  20. Parafrasi In questa poesia Giuseppe Ungaretti attraverso una similitudine paragona la sua ripresa della vita ad un lupo di mare sopravvissuto ad un naufragio. Allegria di naufragi = Ossimoro Il viaggio = Metafora Il viaggio come dopo il naufragio = Similitudine Commento Il poeta, con il titolo “Allegria di naufragi” esprime la sua gioia poiché a scampato alla morte e per questo riprende il suo viaggio. Esso è inteso come metafora della vita, cioè di proseguire un percorso anche se tormentato da tragedie, infatti è proprio questo il messaggio che il poeta vuole trasmettere. Questa secondo me è la volontà di ricominciare e il non arrendersi di fronte a nulla, ma soprattutto il riconoscimento della fortuna che si ha avuta. Analisidel testo Back

  21. Il Gran tour Il Gran Tour era un lungo viaggio avvenuto nel 1600-1750 circa, intrapreso dai ricchi giovani dell’aristocrazia britannica nell’Europa continentale. Le destinazioni principali erano la Francia, l’Olanda, la Germania, ma aveva come obiettivo l’Italia e Roma. Esso era un viaggio di scoperta, di esperienze, di studio durante il quale, i giovani imparavano a conoscere la politica, la cultura e l’arte. L’Italia con la sua eredità della Roma antica, con i suoi monumenti, divenne uno dei posti più popolari da visitare.

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