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la Puttanesca

la Puttanesca. 500 gr. di pomodori pelati 3 spicchi d’ aglio 1 dl e mezzo di olio d’ oliva Origano Pepe 1 pezzetto di peperoncino 50 gr. di capperi 100 gr. di olive nere Abbondante prezzemolo Sale 600 gr. di vermicelli (o linguine). Gli spaghetti con le vongole.

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Presentation Transcript


  1. la Puttanesca 500 gr. di pomodori pelati 3 spicchi d’ aglio 1 dl e mezzo di olio d’ oliva Origano Pepe 1 pezzetto di peperoncino 50 gr. di capperi 100 gr. di olive nere Abbondante prezzemolo Sale 600 gr. di vermicelli (o linguine)

  2. Gli spaghetti con le vongole Tagliate 2-3 spicchi d’aglio e fateli soffriggere in una padella con dell’olio d’oliva fino a farli imbiondire. Aggiungere poi le vongole ben scolate e farle cuocere a fuoco vivo per 2-3 minuti fino a che si sono aperte tutte. A questo punto sgusciare la metà delle vongole lasciando da parte le altre per la decorazione (la metà sgusciata resta nella padella con l’olio). Aggiungere un il prezzemolo tritato finemente, sale ed una punta di peperoncino e poi versare nella padella gli spaghetti cotti molto al dente. Fate insaporire gli spaghetti nell’olio per almeno un minuto e servire immediatamente decorando con le altre vongole non sgusciate. Vongole con la salsa di pomodoroSi prepara una salsa di pomodoro facendo soffriggere in una padella con olio d’oliva 2-3 spicchi d’aglio e cuocendo il pomodoro per 7-8 minuti. Dopo aggiungere le vongole e farle aprire tutte a fuoco vivo. A questo punto sgusciare la metà delle vongole lasciando da parte le altre per la decorazione (la metà sgusciata resta nella padella con l’olio). Aggiungere il  prezzemolo tritato finemente, sale ed una punta di peperoncino e poi versare nella padella gli spaghetti cotti molto al dente. Fate insaporire gli spaghetti nel sugo per almeno un minuto e servire immediatamente decorando con le altre vongole non sgusciate Versione col pomodorino schiacciatoSi procede nello stesso modo della prima ricetta, però dopo aver sgusciato metà delle vongole si aggiungono all’olio 7-8 pomodorini schiacciati, il prezzemolo tritato finemente, il sale ed il peperoncino e si fa cuocere per un minuto a fuoco vivo. Poi si aggiungono gli spaghetti e si serve come nella ricetta precedente.

  3. I dolci tradizionali campani Gli StruffoliQuesto è un tipico dolce natalizio, la cui forma  è a base di sfere ricoperte di miele e dai multicolorati diavulilli. L’origine degli struffoli è greca: il  nome, deriva da strongulos, cioè pasta a forma sferica, arrotondata o incavata; anche questa preparazione è consolidata nella tradizione pasticciera napoletana, splendide  erano le confezioni ad opera delle Monache dei conventi della Croce di Lucca e di quelle di S. Maria dello Splendore. Le ZeppoleTipiche della costiera sorrentina, sono ciambelline fritte preparate con una pasta a base di farina acqua latte ed anice, e condite con miele, diavulilli (per chi non lo sapesse sono i confettini piccini e coloratissimi che ci riportano alla mente le decorazioni dei nostri alberelli di natale) e scorzette d'arancia. Tra i mestieri napoletani esisteva anche quello della zeppollara che in strada friggeva queste ciambelle in strutto o grasso animale e le serviva ricoperte di miele. I SusamielliA forma di 'S' i Sosamielli venivano impastati con del miele liquido ed anticamente venivano distinti in sosamiello nobile, preparato con la farina bianca e v'era l'usanza di offrirlo alle persone di riguardo, il sosamiello per zampognari, impastato con farina ed elementi di scarto, che veniva offerto al personale di servizio ai contadini in visita e a coloro che venivano a suonare in casa, ed in ultimo il sosamiello del buon cammino imbottito con la marmellata di amarene e che veniva offerto ai soli religiosi. Le Sapienze (leggera variante dei susamielli) Devono il loro nome al Convento di S.Maria della Sapienza, in cui venivano egregiamente preparate dalle Clarisse I DivinamoreA base di pan di Spagna ricoperto di colorata glassa rosa traggono il loro nome dalle Religiose dell'omonina comunità di clausura. I MustacciuoliDalla forma romboidale ricoperti di glassa al cioccolato, il loro nome è legato alle antiche preparazioni contadine che utilizzavano il mosto, mustacea era infatti il loro nome  latino, col quale venivano preparati per essere resi più dolci.

  4. La Pastiera L’origine della Pastiera è antichissima e proviene da culti pagani per celebrare l’arrivo della primavera. La leggenda dice che la sirena Partenope aveva scelto come dimora il bellissimo golfo di Napoli e da lì cantava con voce melodiosa e dolcissima. La gente allora per ringraziarla di questo meraviglioso canto le portò dei doni, sette doni per l’esattezza, come le sette meraviglie del mondo, ognuno dei quali aveva un significato: 1) la farina, simbolo di ricchezza,2) la ricotta, simbolo di abbondanza,3) le uova, simbolo di riproduzione,4) il grano cotto nel latte, simbolo della fusione del regno animale e di quello vegetale,5) i fiori d’arancio, profumo della terra campana,6) le spezie, omaggio di tutti i popoli7) lo zucchero per acclamare la dolcezza del canto della sirena

  5. Il ragù Il ragù, come recita Eduardo,veniva cotto su di una fornacella a carbone e doveva cuocere per almeno sei ore!La pentola in cui si dovrebbe cuocere è un tegame di creta largo e basso, e per rimestarlo occorre  la cucchiarella di legno.Il ragù napoletano è il piatto tipico domenicale e base per altre pietanze altrettanto saporite, come ad esempio la tipica lasagna che a Napoli viene preparata con il ben di Dio durante il periodo di Carnevale.Ingredienti:- 1 kg. di spezzatino di vitello,- 2 cipolle medie,- 2 litri di passata di pomodoro,- un cucchiaio di concentrato di pomodoro,- 200 gr. di olio d'oliva,- 6 tracchiulelle ( ovverosia le costine di maiale),- 1/4 di litro di vino rosso preferibilmente di Gragnano,- basilico,- sale q.b. 'O 'rraù, la poesia di EduardoEduardo De Filippo rende omaggio, con una sua poesia al ragù napoletano nella sua commedia Sabato, domenica e lunedì. 'O 'rraù'O rraù ca me piace a mem' 'o ffaceva sulo mammà.A che m'aggio spusato a te,ne parlammo pè ne parlà.io nun songo difficultuso;ma luvàmmel' 'a miezo st'usoSì,va buono:cumme vuò tu.Mò ce avéssem' appiccecà?Tu che dice?Chest' 'è rraù?E io m' 'o   mmagno pè m' 'o mangià...M' ' a faja dicere na parola?...Chesta è carne c' ' a pummarola!

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