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La “realtà”

La “realtà”. La VITA QUOTIDIANA (VQ) è la realtà cui ordinariamente tutti accedono. La VQ è la “realtà” per tutti noi. VQ è interpretata dagli uomini come un MONDO COERENTE. Le interpretazioni di VQ costituiscono il senso comune. VQ e senso comune.

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La “realtà”

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Presentation Transcript


  1. La “realtà” • La VITA QUOTIDIANA (VQ) è la realtà cui ordinariamente tutti accedono. • La VQ è la “realtà” per tutti noi. • VQ è interpretata dagli uomini come un MONDO COERENTE. • Le interpretazioni di VQ costituiscono il senso comune.

  2. VQ e senso comune • Il senso comune, interpretando la VQ come una realtà organica, guida l’azione sociale a riprodurre la realtà della VQ, a mantenerla uguale. • Le interpretazioni di senso comune della realtà non sono individuali, ma condivise con gli altri (intersoggettive).

  3. Il sociologo e il senso comune • La realtà della VQ, così come viene spiegata dal senso comune, corrisponde all’attribuzione ai fenomeni di caratteri dati, “naturali”, ontologici. • Il sociologo assume queste interpretazioni come problemi da chiarire, non come ‘vere’ spiegazioni della realtà.

  4. La “coscienza” del mondo e dei “mondi” • Ognuno di noi ha coscienza dell’esistenza di diversi mondi, compreso quello della VQ. • “Avere coscienza”  un atto intenzionale, cioè legato alla ‘coscienza di qualcosa’: non è un atto ‘vuoto’, ha sempre un oggetto (di qualsiasi natura). • Questi oggetti possono appartenere a mondi diversi (VQ, sogno, filosofia, ecc.).

  5. Realtà dominante e altre realtà, switch e choc • Noi switchiamo spesso fra le diverse realtà, fra i diversi mondi dell’esperienza • La realtà della VQ tuttavia incardina in sé tutte le altre, anche attraverso il suo linguaggio. • La VQ che esperiamo definisce il qui (hic) e l’ora (nunc), ovvero il focus dell’esperienza spazio-temporale (cronotopica) di ciascuno di noi, il mio mondo.

  6. VQ e intersoggettività: l’atteggiamento “naturale” • L’esperienza della VQ è l’unica in cui i maggiori significati che io attribuisco alla realtà sono condivisi dagli altri partecipanti. • “L’atteggiamento naturale è l’atteggiamento della coscienza del senso comune nel momento in cui essa fa riferimento a un mondo che è comune a molti uomini” p. 44

  7. La VQ come realtà “naturale” • Se si dubitasse dell’esistenza della realtà della VQ, si smetterebbero di seguire i comportamenti che sono attesi da noi (e v.v.). • Questi comportamenti sono routines non problematizzate, che noi interpretiamo come ‘naturali’. • La VQ ‘fagocita’ sapientemente al suo interno le realtà problematiche, naturalizzandole come ‘normali’.

  8. Altre realtà • “La coscienza fa sempre ritorno [alla realtà della VQ] come da un’escursione” p. 46 • La realtà della VQ è il quadro di ogni ‘fuga’ in altre realtà, la sua misura, anche cronotopica. • La preminenza della VQ è incardinata intorno al linguaggio e alla traduzione delle esperienze di fuga nel linguaggio della VQ, che è il linguaggio ‘naturale’.

  9. Switch fra realtà • Nelle realtà diverse dalla VQ (arte, religione, musica, danza, viaggi, lettura, sogno, chat-line, scrittura, ecc. ecc.) noi siamo proiettati in altri mondi con coordinate cronotopiche diverse, e la nostra coscienza (e spesso il nostro corpo) le esperisce in quanto realtà vere e proprie.

  10. Coordinate cronotopiche della VQ • SPAZIO e TEMPO sono istituzioni sociali • La temporalità è una struttura socialmente condivisa, che si impone ad ognuno. • Il calendario socialmente stabilito interpreta in modo storicamente situato i ritmi naturali e si sovrappone ai tempi interiori degli individui. • La vita di ognuno di noi è ritardo, attesa, anticipo, scarto fra temporalità diverse. • Il tempo della VQ è continuo e finito (oggettivato). È l’unico tempo ‘reale’.

  11. Intersoggettività e interazione sociale • La soggettività dell’Altro è totalmente ‘reale’ solo nell’incontro faccia a faccia. • Egli è il mio specchio, perché io mi “rivolgo” (in ogni senso) a lui. • L’incontro faccia a faccia è il prototipo di ogni tipo di interazione sociale.

  12. Il Sé di fronte all’Altro • Nella situazione dell’incontro, l’Altro è l’unica ‘realtà’ che percepiamo senza doverci riflettere. • Il nostre Sé, nella stessa situazione, ci è invece accessibile solamente attraverso la riflessione. • Questa riflessione è in genere provocata dal fatto che l’Altro ci mette in questione.

  13. Versatilità dei modelli di incontro • L’incontro è sempre una situazione aperta e dagli esiti incerti (come la società). • Nell’interazione diretta gli schemi attraverso i quali noi interpretiamo l’Altro (tipizzazioni) diventano più fragili. • Le tipizzazioni, comunque, sono importantissime anche negli incontri.

  14. Tipizzazioni reciproche • Ognuno arriva agli incontri con le ‘sue’ tipizzazioni. • Durante gli incontri, avviene in genere una negoziazione ‘implicita’ degli schemi attraverso cui gli uni interpretano a priori le qualità attribuite agli altri.

  15. Funzioni conoscitive delle tipizzazioni reciproche • Le interazioni di tipo sempre meno diretto vedono il rafforzamento progressivo della forza delle tipizzazioni. • Esse descriveranno sempre di più, ai nostri occhi, le qualità e il comportamento dell’Altro, che quindi sarà sempre più un anonimo appartenente a un gruppo.

  16. Realtà sociale, VQ e tipizzazioni • Le tipizzazioni astratte e i modelli di interazione appartengono alla realtà sociale complessiva, ma (pur indebolendosi e diventando meno anonime) entrano massicciamente nella VQ e nell’hic et nunc della nostra esperienza quotidiana. • La VQ è colma di ‘società’ complessiva.

  17. Oggettivazione delle espressioni • La soggettività umana si può oggettivare in attività o oggetti. • Le oggettivazioni sono presenti in ogni tipo di interazione sociale. • Sarebbe impossibile ogni interazione senza la presenza di oggettivazioni.

  18. La significazione • È l’oggettivazione più importante. • Si tratta della produzione dei segni intenzionalmente legati a un significato. • I segni sono prodotti dall’intenzionalità dei soggetti ma il loro significato è condiviso da altri.

  19. Linguaggio e significazione • Il linguaggio è il sistema di segni più importante. • È condiviso, e nella situazione dell’incontro, ha carattere di reciprocità. • Imprime significati agli oggetti e ai comportamenti nell’uso e nell’esperienza.

  20. Linguaggio e vita quotidiana • Il linguaggio è il tessuto dell’intersoggettività e della comprensione di sé e dell’Altro. • È radicato nel mondo della VQ. • È “oggettivo”, nel senso che mi si impone come sistema di regole coercitivo e “dato”. • Classifica le esperienze secondo modelli interpretativi condivisi con gli altri.

  21. Carattere trascendente del linguaggio • “Ogni parola è già stata abitata” (M.M. Bachtìn). • Le espressioni linguistiche possono attualizzare qualsiasi realtà di qualsiasi cronotopo, riportandola qui ed ora, senza svuotarle di senso.

  22. Segno e simbolo • Per simbolo intendiamo un segno significativo che ci rimanda a realtà diverse dalla nostra VQ. • Il linguaggio fa dei simboli riferimenti ‘reali’ della VQ. • I riferimenti simbolici rientrano nel senso comune come dati scontati.

  23. Province di significato e campi semantici • Nel mondo della VQ noi accediamo a diversi repertori di significati necessari per organizzare la nostra vita sociale e la nostra esperienza. • Non tutti noi accediamo agli stessi campi semantici nello stesso modo. • Interagiamo preferibilmente con coloro che condividono i nostri stessi repertori.

  24. Movente pragmatico della VQ e repertori normativi • I repertori che contengono regole o norme sono i più importanti. • “Ricette” per affrontare i problemi ‘normali’, di tutti i giorni. • Siamo poco informati e interessati alle ‘ricette’ importanti per gli Altri.

  25. Movente pragmatico della VQ e repertori normativi • I repertori che contengono regole o norme sono i più importanti. • “Ricette” per affrontare i problemi ‘normali’, di tutti i giorni. • Siamo poco informati e interessati alle ‘ricette’ importanti per gli Altri.

  26. Tipizzazioni conoscitive • I repertori contengono anche interpretazioni condivise nei nostri mondi su esperienze sociali e naturali di ogni tipo, una visione del mondo. • Questa realtà esterna tipizzata è lo sfondo sicuro delle routines della VQ. • Questo quadro di conoscenze mi permette di incorporarvi nuovi elementi.

  27. A contatto con altri mondi • Interpretiamo il mondo-nostro come organizzato e il mondo-altro come caotico e disordinato. • Entrando in contatto con l’Altro, devo conoscere i campi sociali dell’Altro. • Oggi i diversi mondi della VQ sono meno ‘stagni’ e nei nostri diversi ruoli entriamo spesso in contatto con mondi diversi dal nostro.

  28. La distribuzione sociale diseguale della conoscenza • Nella vita sociale la conoscenza è posseduta in modo diverso dai diversi individui. • Siamo profani in innumerevoli campi semantici. • Per vivere dobbiamo almeno capire a grandi linee come i saperi si distribuiscono.

  29. IL SENSO COMUNE • Il senso comune (SC) consiste delle interpretazioni condivise della VQ. • Esse riguardano le conseguenze immediate dell’esperienza. • Il SC è costruito storicamente, varia cronotopicamente, è un sistema culturale poco integrato e coerente al suo interno, si fonda sulla convinzione.

  30. Come si spiegano le eccezioni al SC? • Esempi tratti dagli Zande (o Azandé): interpretazione delle mancate conferme alle aspettative di SC come “stregoneria”. • Gli uomini interpretano le falle dei sistemi di SC a spiegare le cose con la loro attribuzione a eventi ‘speciali’.

  31. Sfide al SC: gli ermafroditi • Il SC descrive la ‘normalità’ per le popolazioni che lo condividono (cambiano le popolazioni, cambiano le normalità). • La necessità di difendere la ‘normalità’ spinge a DOVER definire le eccezioni. • Gli ermafroditi per gli americani (USA) sono esseri orribili, per i Navajo (USA) sono dei ‘Leader’ e portano fortuna, per i Pokot (Kenya) sono “errori” puri e semplici.

  32. Pretese assolutistiche del SC • Il SC pretende di attribuire ai fenomeni qualità essenziali, e pretende che tali sue definizioni siano semplicemente LA REALTÀ. • Tutti coloro che condividono un qualunque sistema di SC (diverso in genere da tutti gli altri) CREDONO in genere nella veridicità delle descrizioni che esso offre della realtà (credono che la realtà descritta dal SC sia semplicemente “LA REALTÀ”.

  33. Le qualità di ogni SC: naturalezza e praticità • NATURALEZZA: alcuni aspetti selezionati dell’esperienza sono assunti come ‘naturali’, e altri (i casi giudicati ‘strani’), come ‘innaturali’. • PRATICITÀ: (sardo: no ses pràticu, non sei sagace). Non è una ‘praticità’ utilitaristica (misurabile sulla base di ciò che si ottiene), delle persone, ma è una qualità di alcune cose rispetto ad altre: le prime sono classificate ‘pratiche’ le seconde no. Pratico è chi sa le cose ‘importanti’ per il SC locale.

  34. Le qualità di ogni SC: ‘leggerezza’ incoerenza e accessibilità • “LEGGEREZZA”: i fenomeni sono considerati per ciò che essi appaiono, sono ovvi. Ma l’“ovvio sta negli occhi di chi guarda” , che decide quali siano i FATTI in cui il mondo deve essere diviso. • MANCANZA DI METODICITÀ: il SC è un tipo di conoscenza sfacciatamente contraddittorio. Questo carattere lo rafforza. • ACCESSIBILITÀ: si crede che chiunque, se sano di mente, possa capire le asserzioni di senso comune e farle proprie. Il SC rappresenta il mondo in modo ‘familiare’.

  35. Una storia socio-tecnica: la bicicletta • La bicicletta sorge in opposizione al biciclo (Ordinary), ma anche come sua evoluzione. • Si può scomporre l’Ordinary in due realtà: il Malsicuro e il “Macho”. • Entrambi provengono dalla stessa storia di inventori e di chimere. • I primi produttori di bicicli a Coventry: le imprese sportive e gli ‘uomini giovani, ricchi e atletici’.

  36. Una storia socio-tecnica: la bicicletta (2) • Il contenuto tecnico del biciclo e della bicicletta non è ‘oggettivo’, ma è quello che intendono per contenuto tecnico i membri dei gruppi sociali pertinenti. • I loro problemi tecnici portano a sviluppare alternative all’Ordinary: l’Ordinary di sicurezza, il triciclo e la revisione del telaio. • L’introduzione dello pneumatico è l’evento che porta a mettere d’accordo ciclisti e altri gruppi.

  37. Costruzione sociale della bicicletta: modello descrittivo • Gruppi sociali pertinenti. • Soluzioni ai “problemi”. • Flessibilità interpretativa. • Invenzione dello pneumatico. • Chiusura. • Stabilizzazione dell’artefatto (naturalizzazione).

  38. L’identificazione dei gruppi sociali pertinenti • Non si identificano a priori rispetto all’indagine empirica. • Metodo a palla di neve: attraverso le interviste a attori-chiave ci si fa indicare chi è (secondo loro) importante. • Sono gli attori che ne fanno parte a delimitare essi stessi il campo di indagine, e non l’ISTAT o noi stessi.

  39. L’identificazione dei gruppi sociali pertinenti (2) • Metodo degli attori: si usa dopo aver ricostruito un primo elenco di attori pertinenti. • Raccoglie le descrizioni e le caratterizzazioni che gli attori identificati come pertinenti forniscono degli altri. • Risultato: delimitazione di ogni gruppo pertinente rispetto agli altri, ricchezza descrittiva.

  40. Importanza dell’identificazione dei gruppi sociali pertinenti (GSP) • Per descrivere l’Ordinary, è importante conoscere i dettagli tecnici ma anche: gli uomini ricchi, giovani e atletici ma anche i costruttori, gli inventori, i venditori, e chi li considerava pericolosi. • I GSP mutano nei contorni e nella composizione: alcuni non diventano più pertinenti, altri lo divengono, altri ancora di scindono o si fondono.

  41. Importanza dell’identificazione dei gruppi sociali pertinenti (2) • I GSP sono tali in quanto gli attori coinvolti nel processo socio-tecnico li interpretano come rilevanti. • La loro non è una qualità essenziale, ontologica, ma empiricamente determinabile. • I GSP servono (come definizioni) agli attori sociali stessi, per ordinare e descrivere la loro “realtà”. • Gli attori coinvolti imprimono un significato condiviso fra di loro sia ai gruppi pertinenti che all’artefatto stesso (il biciclo, poi bicicletta). Il sociologo non ha sue definizioni, ma fa emergere quelle degli attori.

  42. I gruppi sociali pertinenti per l’affermarsi della bicicletta • Ogni artefatto ha una storia a sé stante. • I ciclisti sportivi. • Le donne cicliste. • Produzione di massa e piccole officine (anche di riparazione). • Altri (giornalisti, uomini politici, aristocrazia, ecc.)

  43. Problemi tecnici? • Utilità dello studio dei problemi per il sociologo: ogni ‘sistema’ mette in luce in modo migliore le sue caratteristiche se sottoposto a stress (nuovi arrivati, cambiamenti di assetto, ecc.). • La descrizione dei problemi non è mai la stessa per tutti i GSP. • Ogni GSP seleziona alcuni problemi da affrontare e sceglie solo alcune soluzioni che portano alla modifica dell’oggetto tecnico (artefatto). • Qualsiasi aspetto assuma via via l’artefatto, il suo significato per gli attori sociali muta man mano che si modifica il significato a cui viene associato.

  44. Che cos’è il modello lineare di diffusione della tecnologia? • CARATTERE CONTINUO DEL PROCESSO DI DIFFUSIONE. • FRA INNOVAZIONE E DIFFUSIONE NON ESISTONO BARRIERE: IL SUCCESSO E’ DOVUTO ALLE QUALITÀ INTRINSECHE DI EFFICACIA DELL’ARTEFATTO • SE L’ARTEFATTO E’ EFFICACE, IL SUO FALLIMENTO E’ DOVUTO ALLE RESISTENZE ALL’INNOVAZIONE

  45. Perché il modello lineare non funziona? • Carattere discreto del processo di trasposizione delle tecnologie. • Fra innovazione e diffusione esistono “salti” e ostacoli in cui le qualità di efficacia e di utilità dell’innovazione sono continuamente rimesse in gioco. • Il fallimento di un artefatto è dovuto al fatto che esso è stato interpretato come inefficace e/o inutile.

  46. Problemi ‘ciclistici’ • Problema della sicurezza (riguarda le donne cicliste e i ciclisti non sportivi): soluzioni  freni, forcella anteriore, rimpicciolimento della ruota anteriore. • Problema dell’abito (riguarda le donne: bloomers e rational dress). • Problema delle vibrazioni (telai elastici e pneumatici) • L’inclusione di sempre più gruppi pertinenti nella soluzione dei problemi porta al successo.

  47. Efficace per chi, e perché?La flessibilità interpretativa Differenze di interpretazione degli artefatti da parte dei diversi GSP. L’esempio dell’Ordinary • I non-utilizzatori: difficile da guidare e da smontare e montare, pericolosa. • Gli utilizzatori: le stesse qualità erano giudicate positivamente. • Il sociologo deve spiegare il perché di questi giudizi, non dare per scontate le qualità attribuite agli oggetti dai GSP.

  48. La flessibilità interpretativa applicata all’Ordinary • Nessun artefatto esiste di per sé. • Esistono almeno due Ordinary: il Malsicuro e il “Macho”. Materialmente corrispondono a un solo oggetto, ma sono due realtà diverse. • Le due realtà corrispondono a diversi significati attribuiti all’oggetto dai vari GSP.

  49. La flessibilità interpretativa applicata all’Ordinary (2) • Nella progettazione tecnica di un artefatto, i significati attribuitigli dai GSP determinano l’evoluzione dell’oggetto verso una o un’altra direzione. • Una sola delle interpretazioni degli oggetti prende il sopravvento, e l’oggetto assume una forma definitiva che corrisponde a una sua interpretazione univoca.

  50. La flessibilità interpretativa applicata allo pneumatico • Il successo dello pneumatico non è contestuale alla sua apparizione. • È giudicato antiestetico, si buca facilmente, si aggiustavano male. • Il suo successo avviene quando ha successo fra i corridori (risolve il problema della lentezza più che quello della stabilità).

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