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La comunicazione

La comunicazione. Modelli e modi prof.ssa Giada Signori. comunicAZIONE un’idea non banale. Marianella Sclavi, insegnante al Politecnico di Milano, ogni anno, all’inizio dei suoi corsi, sottopone ai propri studenti questo gioco:

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Presentation Transcript


  1. La comunicazione Modelli e modi prof.ssa Giada Signori

  2. comunicAZIONEun’idea non banale Marianella Sclavi, insegnante al Politecnico di Milano, ogni anno, all’inizio dei suoi corsi, sottopone ai propri studenti questo gioco: Provare a unire questi nove punti con quattro segmenti senza sollevare la matita dal foglio, dove finisce un segmento deve iniziare l’altro

  3. Per la soluzione… • … occorre “uscire dal quadrato” Quel che vedi dipende dal tuo punto di vista. Per uscire dal tuo punto di vista devi cambiare punto di vista

  4. Comunicazione Secondo voi?

  5. COMUNIkεə*attenzione a ciò che è comune • L’etimologia di comunicare restituisce al termine un significato (forse) perduto: dal lat. cum = con, e munire = legare, costruire e dal lat. communico = mettere in comune, far partecipe

  6. Il modello lineare - Jakobson • Nella teoria di Jakobson la comunicazione è unidirezionale. Tale modello risente fortemente dell’influsso della Teoria dell’Informazione (Shannon e Weaver) e dunque da essa trae caratteristiche talvolta limitanti. • Nel lavoro di Greimas, così come di Eco (in Opera aperta, o in particolare in Lector in fabula) e altri, al contrario la comunicazione è vista come un processo cooperativo in cui non si ha un unico soggetto o attore della comunicazione, ma una molteplicità che attraverso un processo circolare partecipa alla costruzione cooperativa del senso del discorso. • I nuovi media ed in particolare le reti telematiche sono tecnologie in cui l’utente potrebbe essere sia attore che spettatore della comunicazione.  I testi sono testi aperti, e l’utente stesso, le sue azioni, sono una parte determinante del contenuto del testo stesso. Sono strumenti potenzialmente fortemente cooperativi, in cui la distinzione tra mittente e destinatario rischia di diventare obsoleta o almeno fortemente sfumata.

  7. Le funzioni del linguaggio • Secondo lo schema di Jakobson, mutuato dalla teoria dell’informazione “classica”, viene stabilito che: in una qualsiasi comunicazione un mittente utilizza un codice (più o meno) condiviso, per mandare un messaggio a un destinatario, riferendosi a qualcosa e utilizzandoun canale

  8. Le funzioni del linguaggio • A ciascun elemento della comunicazione Jakobson fa corrispondere altrettante funzioni linguistiche, ciascuna con un suo scopo preciso, tutte compresenti, in misura maggiore o minore, nel medesimo messaggio • La maggiore o minore presenza di ciascuna funzione presente nella “miscela” individua un particolare tipo di comunicazione (scientifica, poetica, emozionale, operativa…) • In ogni atto comunicativo, tutte le funzioni sono sempre presenti contemporaneamente, ma in misura diversa a seconda dello scopo • In ogni atto comunicativo è possibile distinguere una funzione apparente e una funzione o scopo reale

  9. Il circolo seduttivo • Serve per capire meglio forme comunicative come la pubblicità o le comunicazioni amorose, la moda o l'allestimento delle vetrine • Si concentra in 4 elementi della comunicazione e nelle rispettive funzioni: • Emittente; Canale; Messaggio; Destinatario • Caratteristica principale è la forte esposizione dell’emittente e la pressioneesercitata sul ricevente, attraverso un contatto enfatizzato ed una ricca elaborazione formale del messaggio • Il circuito seduttivo è un circolo dove ogni elemento retroagisce con gli altri, e in cui tutte le funzioni sono coerenti con il processo di comunicazione • Le funzioni del circuito seduttivo si possono pertanto riassumere in: • Espressiva; Fatica; Poetica; Conativa • Il rapporto tra emittente e ricevente è fatto di coerenza e di identificazione di valori: io compro quel particolare profumo perché mi fa vivere un’esperienza piacevole, è il linea con ciò che sono o che vorrei essere, mi fa sentire vicino allo stile del marchio che lo ha creato

  10. Le funzioni linguistiche • Funzione espressiva [MITTENTE]: insieme degli elementi che qualificano lo stato emotivo di chi parla (o comunica). È costituita dagli elementi non verbali, paraverbali e, nel linguaggio, dalle interiezioni e simili • Funzione denotativa, informativa o referenziale[CONTESTO]: maggiormente presente nel linguaggio scientifico (per questo si tende a dire che il linguaggio della scienza è chiaro e obiettivo, confondendo a volte logica e retorica). Quando dico “sono stanco”, la mia stanchezza è il contenuto denotativo, e le mie espressioni di stanchezza sono pertinenza della funzione emotiva presente comunque nel messaggio • Funzione fàtica o di contatto[CANALE]: elementi della comunicazione tesi a stabilire la presenza del “contatto” tra gli interlocutori. Ad esempio, il “pronto” al telefono e così tutte le espressioni che riguardano la relazione in quel momento tra mittente e destinatario. Agisce anche come pura affermazione di presenza di se stessi in un contesto (“eccomi”, “ci sono”, “presente”, ecc)

  11. Le funzioni linguistiche • Funzione conativa, imperativa o persuasiva [DESTINATARIO]:riguarda gli aspetti pragmatici della comunicazione, ovvero quelle espressioni che agiscono sul destinatario per spingerlo ad un’azione. Rientrano in questo schema, ad esempio, tutti gli imperativi, i comandi, ecc. • Funzione metalinguistica [CODICE]: l’elemento centrale è il codice (linguaggio). L’emittente usa un linguaggio (es. lingua italiana) per spiegare un linguaggio (es. la stessa lingua italiana o la lingua inglese), i suoi meccanismi, le sue caratteristiche • Funzione poetica [MESSAGGIO]: è incentrata sul messaggio, che viene arricchito di significati grazie all’uso di particolari artifici stilistici. L’uso più frequente si riconosce ai testi letterari in prosa e/o in versi

  12. Le 5 aporie del modello • Primo problema:è un modello unidirezionale. L’informazione viaggia in una sola direzione. Certo, può darsi il processo inverso, ma sarà una seconda istanza dello stesso modello, il quale agisce per sua natura usando un messaggio per volta • Secondo problema: entra in causa l’idea di codice, concetto assai problematico se misurato con l’effettiva pratica comunicativa. Il codice, infatti, se vogliamo usare questo concetto, non è mai qualcosa che assomiglia al codice Morse. E’ piuttosto una lebenswelt o, dal punto di vista psicologico, una gestalt, insomma un “tutto” che entra in gioco nell’interpretazione della “parte”. Il codice insomma, se c’è, è un codice “sporco” • Terzo problema: il modello è prettamente sintattico. Non ha a che vedere con i “significati”, ma solo con l’aspetto sintattico dei messaggi. Questo è fondamentale ed è, anzi, l’architrave del modello: i fondatori volevano isolare proprio l’aspetto sintattico, per poterlo così misurare. Paradossalmente è proprio in questo isolamento che troviamo la potenza del modello (infatti così è possibile parlare di “quantità di informazione” ovvero di BIT) • Quarto problema: l’informazione si genera alla fonte. È il mittente che decide cosa comunicare e tutto il problema successivo sarà di decodificare il messaggio originario in maniera opportuna • Quinto problema: una volta esaurito il suo compito, la fonte diventa affatto inessenziale per la comprensione dei messaggi. Il suo ruolo nell'atto comunicativo è, per così dire vicario rispetto al messaggio in sé stesso, vero protagonista di questo modello, per così dire, "postale"

  13. Conclusioni DAL modello lineare • La nozione di valore di verità di un enunciato può essere applicata quasi esclusivamente alla parte governata dalla funzione denotativa (il “qualcosa di cui si parla”), oppure a quella metalinguistica • La "relazione" si annida anche nel più banale atto denotativo, seppure ben nascosta, magari sotto il contenuto espresso • Non si dà comunicazione, anche la più banale, senza la contemporanea presenza di tutte le funzioni del linguaggio • Predomina il discorso fàtico: il curioso paradosso della Rete • Contenuto e relazione sono intrecciati. Le funzioni “relazionali” scavalcano la funzione “denotativa”. I contenuti sono relazioni e le relazioni sono contenuti: • Quando comunichiamo, facciamo un lavoro più complesso che calcolare il valore di verità di un enunciato • La funzione denotativa del linguaggio è povera e occorre prendere consapevolezza in tutti i campi che comunicare significa guardare a tutte le funzioni in gioco nel nostro linguaggio

  14. Un nuovo modello • Dalla comunicazione unidirezionale alla comunicazione circolare o cooperativa • Dal contenuto alla relazione • Paul Watzlawick e colleghi (1967) hanno introdotto una differenza di fondamentale importanza nello studio della comunicazione umana: ogni processo comunicativo tra esseri umani possiede due dimensioni distinte: da un lato il contenuto, ciò che le parole dicono, dall'altro la relazione, ovvero quello che i parlanti lasciano intendere, a livello verbale e più spesso non verbale, sulla qualità della relazione che intercorre tra loro

  15. COMUNICAZIONE =Contenuto + Relazione Qualsiasi comunicazione ha un aspetto di contenuto e uno di relazione (Watzlawick, Beavin e Jackson, 1971) • In ogni comunicazione • esistono un cosa e un come • è implicato il rapporto che hanno fra loro le persone, le quali anzi costruiscono questo rapporto in ogni interazione DUNQUE • La comunicazione ha un aspetto di: • contenuto:l’oggetto del messaggio • relazione:il modo di presentarsi e di porsi rispetto agli altri

  16. CNV Comunicazione Non Verbale

  17. Cosa mettere in comune? • La risposta della psicologia umanistica: Dalle pulsioni istintuali al bisogno di “pienezza umana” • La psicologia umanistica è un indirizzo psicologico, sorto negli Stati Uniti negli anni ‘60, secondo il quale non sono le pulsioni istintuali a motivare il soggetto, ma piuttosto il bisogno di conoscere, di esprimersi, di relazioni gratificanti e di autorealizzazione • Ribaltando le posizioni della psicoanalisi ortodossa e del comportamentismo, la psicologia umanistica ha evidenziato le componenti sane della persona, la capacità di auto-organizzarsi, di auto-regolarsi, di espandersi, l'attualizzazione delle potenzialità

  18. La quadratura del cerchio

  19. I 3 passi della comunicazione • Quando comunica ciascun soggetto in interazione compie 3 azioni: • percepisce il messaggio • lo interpreta, dà ad esso un giudizio che è il frutto di esperienze pregresse che hanno determinato la costruzione della sua struttura cognitiva • reagisce ad esso o sente emozioni in relazione ad esso

  20. L’interpretazione è di 2 tipi • sì: il messaggio è percepito come conforme ai personali schemi, conferma le proprie convinzioni, le proprie idee e i personali bisogni • no: il messaggio mette in discussione il proprio mondo, crea disagio, mette in pericolo. Si instaura una situazione di disagio e di malessere

  21. Difficoltà nella comunicazione A causa di: • Emittente • colui che produce il messaggio • Canale • il mezzo attraverso il quale il messaggio passa dal mittente al destinatario. Il canale può essere sia di tipo fisico (es. l’aria per la voce) che tecnico (es. un cavo) • Ricevente • colui che riceve il messaggio

  22. Difficoltà nella comunicazione • A causa dell’INTERPRETAZIONE o DECODIFICA del messaggio • 4 possibili punti di vista da cui “leggere” un messaggio

  23. Il quadrato della Comunicazione

  24. I 4 aspetti fondamentali • Lato blu • è il contenuto oggettivo del messaggio: le notizie, le informazioni come tali (“Di che cosa si tratta”) • Lato verde • dà informazioni intorno a chi parla, a come si sente chi parla (“Io sono, io mi sento”) • Lato giallo • dà informazioni su come viene percepito il ricevente, come chi comunica valuta chi ascolta (“Chi tu sei per me”) • Lato rosso • è il lato dell’appello, indica ciò che chi si esprime vuole venga fatto (“Tu devi”)

  25. I 4 orecchi • Blu • il contenuto oggettivo (“Di che cosa si tratta?”) • Verde • si opera una interpretazione diagnostica sullo stato dell’emittente (“Come si deve sentire chi parla così per farlo in questo modo?”) • Giallo • si cerca di cogliere il rapporto interpersonale dell’emittente (“Che pensa di me? Come vede il nostro rapporto?”) • Rosso • dell’appello, si coglie l’invito a fare qualcosa (“Che cosa vuole che io senta, faccia, pensi?”)

  26. Attenzione al circolo ORGI! O = osservazione R = reazione G = giudizio I = intervento • Ogni azione (reazione + intervento) si basa sull’osservazione: anche l’azione sbagliata, l’errore • Il fraintendimento è un modo per farci capire come osserviamo noi e come osservano gli altri

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