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LE MANI SULLE BANCHE

LE MANI SULLE BANCHE. CHI LE CONTROLLA? LA VERA STORIA DELLE FONDAZIONI Brevi spunti a margine della serata VOLONTA’ DI PACE PRODUZIONE D’ARMI 1 dicembre 2003. Il denaro come idolatria. Nella nostra società il denaro non è più un banale mezzo di scambio.

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LE MANI SULLE BANCHE

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  1. LE MANI SULLEBANCHE CHI LE CONTROLLA? LA VERA STORIA DELLE FONDAZIONI Brevi spunti a margine della serata VOLONTA’ DI PACE PRODUZIONE D’ARMI 1 dicembre 2003

  2. Il denaro come idolatria • Nella nostra società il denaro non è più un banale mezzo di scambio. • Il denaro è la fede e le banche sono i suoi nuovi templi. Non si spiega altrimenti l’accettazione di un sistema che fa del denaro la ragione di vita, che usa il denaro come unico sistema di misura del valore delle cose, che fa del denaro l’unica ragione di incontro fra gli esseri umani, che adotta il denaro come metro di valutazione delle persone. • QUINDI CONTROLLANDO IL DENARO SI PROVA A CONTROLLARE QUASI TUTTO

  3. I tipi di banche • Un settore squilibrato. Secondo i dati del 2003* le banche che operano in Italia sono 814, molto diverse tra di loro per dimensioni e natura giuridica. • Possiamo dividerle in 3 categorie: Banche società per azioni, Banche popolari e Banche di credito cooperativo. • Le SPA sono le meno numerose, 253 ma controllano oltre il 75% dell’attività bancaria. Quelle più numerose sono le banche di credito cooperativo, ma sono anche le più piccole. Pur essendo 461 controllano solo il 5% dell’attività bancaria.

  4. Le banche SPA • Sono imprese con una struttura giuridica studiata per poter raccogliere il proprio capitale sociale* attraverso un vasto numero di individui. • Suddividerlo in tante piccole quote, chiamate “azioni” che ogni soggetto può acquistare in base ai propri calcoli di investimento e delle proprie possibilità finanziarie. Ci sono società la cui proprietà è suddivisa fra migliaia e migliaia di piccoli azionisti, altre dove le azioni sono possedute da pochi proprietari, magari riconducibili ad un’unica famiglia. • Molto spesso le azioni però sono possedute da altre società. A volte si tratta di cosiddette “finanziarie” costituite con lo scopo di creare un’interposizione fra chi possiede e ciò che è posseduto. In altre parole le finanziarie servono a provare a mantenere nell’anonimato i proprietari.

  5. I gruppi bancari….. • La Legge Amato del 1990, ha creato le premesse per un fenomeno: LE CONCENTRAZIONI. Da oltre 1.100 che erano, le banche si sono ridotte a 814. Dal ‘90 al ‘01 sono state effettuate 387 oper. di fusione per il 14% dei fondi intermediati, 166 oper. di acquisiz. della maggioranza del capitale per il 33%. Le vie di espansione sono 2: LA FUSIONE e L’ACQUISIZIONE • Si parla di FUSIONE quando 2 società uniscono i rispettivi capitali per formare una nuova società. Nel 2002, per es. Banca Pop. VR e Pop. NO si sono fuse creando una nuova società: il Banco Popolare di VR e NO. Quest’anno la Pop.BG e Comm e Ind. Con la BPU • Si parla di ACQUISIZIONE quando una società compra le azioni dell’altra. La Deutsche Bank con la Pop. di LC, per es. L’acquisizione produce effetti diversi a seconda della quota acquistata. Se inferiore al 50% non determina il controllo assoluto e non dà vita ad una concentrazione ma ad una partecipazione. Se superiore si realizza la vera e propria concentrazione e la società acquista perde la sua autonomia.

  6. ….. • Un insieme di società controllate da una medesima controllante forma un gruppo. Nel caso dei gruppi bancari, la capogruppo può essere essa stessa una banca, o una società finanziaria che non svolge attività bancaria. In quest’ultimo caso la società controllante assume il nome di holding, un termine inglese che significa detentore. • In Italia esistono 74 gruppi bancari che controllano l’89% dell’attività bancaria, ma i primi 10, da soli, coprono oltre il 70%*.

  7. I primi gruppi bancari • La mutazione più importante riguarda il regime proprietario delle grandi banche. Nella primavera del ‘93, le grandi banche sono ancora in mano all'Iri (Comit, Credit, Banco di Roma) o al Tesoro (Sanpaolo, MPS, Bnl) o alla politica locale (le CR, Cariplo in testa). Dieci anni dopo la mano pubblica si è molto ritirata. Purtroppo.

  8. I dati • Secondo le stime della Banca d'Italia, i primi 5 gruppi detengono il 55% delle attività del sistema bancario. a fronte del 36% nel 1995 • Questi gruppi sono Banca Intesa, Sanpaolo Imi, Unicredit, Capitalia e MPS • Gli sportelli bancari sono 29.926 e 340.540 dipendenti • le attività finanziare detenute dalle famiglie e’ di circa 2500 miliardi di euro 5.000.000 di miliardi di lire • il patrimonioha raggiunto a giugno 2002 per il totale delle banche censite dall’ABI un valore pari a 154.081 milioni di euro, con un incremento di circa 12.500 mil. (+8,8%) sul ‘01.

  9. ….continuadati • Sulla base delle indicazioni dell’OCSE, che se negli anni ’60 le famiglie italiane risparmiavano circa il 34% del loro reddito disponibile, ai giorni nostri tale quota si è più che dimezzata. Nel 2002 era pari al 16%, pur rimanendo, la propensione al risparmio, a livello lordo, più elevata in Italia rispetto ai principali paesi industrializzati. Nei confronti della Germania e della Spagna, ad esempio, il saggio di risparmio italiano è più alto di circa 6 punti %, mentre nei confronti della Francia risparmiamo circa 4 punti percentuali in più. • DATO POSITIVO E NON dal 60 a oggi – meno paura del futuro o meno soldi da risparmiare xchè vita più cara?

  10. I risparmi declinati • l’ammontare complessivo di attività finanziarie detenute dalle famiglie è pari a circa 2.500 miliardi di euro. 2422,1 ad agosto 2003 • Quelle investite in c/corrente e in depositi bancari, il cosiddetto risparmio tradizionale,è pari a 680 miliardi e pesa per il 27% sul totale. Quello in titoli lasciati in semplice amministrazione presso le banche si attesta a circa 850 miliardi, circa il 34%. sul totale • Il risparmio gestito, con circa 849 miliardi, (dato a ott.2003) è un altro 30% sul totale delle attività finanziarie. • Il residuo 6-8% è costituito dal circolante e dallo stock di TFR. • Le attività sull’estero ad agosto 2003 ammontavano a circa 400 mld. di €, con una quota sul totale delle attività del settore privato del 16,5%; • Dal ’95 all’inizio degli anni 2000, si osserva una diminuzione del numero di famiglie che detengono direttamente TdS che passano da 5,2 milioni a 2,3 • Se raffrontato con il ‘95, si nota una crescita del risparmio gestito da 16%, sul totale delle attività finanziarie delle famiglie, al 31%.

  11. I poteri dietro le banche • Ma chi sta dietro le banche, chi ne determina le scelte strategiche? • Se fondessimo in un unica grande banca le prime 10 capogruppo che abbiamo visto detengono circa il 70% dell’attività bancaria, dall’operazione emergerebbe che circa il 55% del capitale sociale complessivo è detenuto da azionisti che hanno meno del 2%. Perciò non identificabili. Ma se concentriamo l’attenzione sugli azionisti maggiori otteniamo una graduatoria formata da 6 protagonisti: le fondazioni (4 sono le più influenti)*, le banche estere, le assicurazioni, le banche italiane che si intrecciano far loro, i ricchi casati italiani e i fondi comuni d’investimento.

  12. Dai Monti di Pietà alle Fondazioni • In Italia le Banche spa, oltre ad essere possedute da finanziarie e da persone fisiche, possono essere possedute anche da entità particolari definite fondazioni bancarie. Da un punto di vista generale queste sono delle realtà senza scopo di lucro che perseguono obiettivi di carattere sociale, culturale o umanitario. La loro caratteristica è che fondano la propria capacità di azione sul possesso di un capitale che procura una rendita.

  13. Le Banche estere • Uno degli argomenti “forti” che le fondazioni utilizzano per rimanere attaccate alle banche/ avamposto del potere è che questa loro presenza frena la calata degli stranieri in massa nei pacchetti azionari delle banche italiene. • Ora si scopre che siamo diventati nazionalisti, il denaro è l’emblema principe della colonizzazione della globalizzazione, con la sua rapidità di spostarsi da un posto all’altro del pianeta e facciamo finta di considerarci duri e puri per il bene dell’Italia. • Ma va là…

  14. …. • Ad oggi, per esempio, le banche straniere che hanno maggior peso sul sistema bancario italiano sono la francese Credit Agricole (principale azionista di B.INTESA), a cui seguono l’olandese ABN Amro (presente in bancaroma ed Antonveneta), la tedesca Commerzbank (Intesa), le spagnole Banco Santander Central Hispano (sanpaoloIMI) e Banco Bilbao Vizcaya Argentaria (BNL), la tedesca Allianz Dresdner (Unicredito) e l’americana Goldman Sachs (ancora Banca Intesa) • INOLTRE più si studiano gli assetti societari più si scopre, che lo scenario è dominato da pochi grandi che si intrecciano tra loro. Fra Banche stesse, fra banche e assicurazioni, fra banche e potenti imprenditori. A volte questi intrecci sono diretti e ben visibili altre volte mediati da società finanzrie e da soggetti ripetutamente presenti nell’economia e nella prestigitazione affaristica italiana. Per esempuio Mediobanca.

  15. Alcuni brevi esempi di grovigli • Il Credit Agricole che è socio di maggioranza di Banca Intesa partecipa al Credit Lyonnais che a sua volta è partecipato dalle Assic. AXA che partecipano anche al Banco Vizcaya argentaria che abbiamo visto partecipa alla BNL, al Credit Lyonnais però partecipa anche Commerzbank che partecipa in Bintesa che a sua volta partecipa a Credit Lyonnais, anche la stessa Intesa, il CL ha come socio anche la SGenerale che è socia di Unicredit e del Banco Santander Central che è socio ed ha come socio il Sanpaolo, il Banco Santander però ha socio ed è socio della Commerrzbank, la Fondazione Cariplo è socia di Intesa ma anche della concorrente San Paolo To. Aiuto un groviglio e non parliamo di Mediobanca a cui serve una serata specifica

  16. … altri esempi • Monte Paschi oltre la Fondazione omonima troviamo Francesco Gaetano Caltagirone, costruttore ed editore, i Ligresti con la Premafin che è partecipata dalla Commerzbank, dal credit Agricole Indosuez, dalla Lazard, dalla Banca del Gottardo ed altre realtà con sede in paradisi fiscali. • Intesa oltre che dal Credite Agricole e dalla Fondazione Cariplo, dalla Commerzbank, dalle assicurazioni generali e da una marea di realtà di fondi semiclandestini. Alcuni industriali possiedono azioni e cariche in aziende di credito piazzate nelle regioni più ricche del Paese, come la famiglia Agnelli nel San Paolo di Torino, i Benetton nell'Antonveneta, Emilio Gnutti nella Banca popolare di Lodi o nel Monte Paschi.

  17. Continua… esempi di libera concorrenza • IL SANPAOLO è partecipato dalla Deutsche Bank • L’UNICREDITO è partecipato da 4 fondazioni –cassamarca – CRT torino – verona vicenza belluno ancona – da Allianz, da Carimonte Holding e da una realtà Aviva Plc che tra paradisi fiscali e estero è uno spettacolo • la CR di Firenze è partecipata dal Sanpaolo TO e dalla BNP paribas • Capitalia oltre a Gheddafi e la Regione Sicilia è partecipata anche da un fondo The libra trust del (guernsey) LA BNL E’ partecipata DA MPS, DIEGO DALLA VALLE (TOD’S), da SCHRODER FOUIND Dalle GENERALI • l’UNIPOL è partecipata dalla Pop. di LODI, dalla HOPA di Gnutti, dalla RAS, dal SANPAOLO • La CATTOLICA è partecipata dalla Fond. VR VI BL AN ma a sua volta partecipa al CREBERG insieme al Banco pop. VR NO

  18. LA BANCA D’ITALIA CONTROLLA? • La Banca d’Italia è quella struttura che è preposta al controllo ed alla vigilanza dell’attività finanziaria • Il proprietario della Banca d'Italia quindi dovrebbe essere lo Stato . • Alquanto stranamente la Banca d'Italia è invece una società per azioni che appartiene a banche italiane e, in misura minora, a compagnie d'assicurazione. E alquanto sorprendentemente l'elenco dei suoi azionisti è tenuto riservato.

  19. Ecco i nomi Notare che tre banche da sole "controllano" la Banca d'Italia. • Gruppo Intesa  (27,2%) • Gruppo San Paolo IMI (17,23%) • Gruppo Capitalia (11,15%) • Gruppo Unicredito (10,97%) • Gruppo Assicurazioni Generali (6,33%) • INPS (5%) • Banca Carige (3,96%) • BLN (2,83%) • Monte dei Paschi di Siena (2,50%) • Cassa d Risparmio di Firenze (1,85%) • RAS (1,33%) • Gruppo La Fondiaria (2,00%) • Gruppo Premafin (2,00%)

  20. Quis custodiet custodes? • Se il controllore è "controllato" dai soggetti su cui istituzionalmente è chiamato a vigilare, allora forse si spiega anche l’incredibile e aprioristica assoluzione indirizzata dal Governatore Fazio agli istituti di credito coinvolti nello scandaloso bidone dei bond Cirio. Già, perché non sono in molti a sapere che Bankitalia, oggi come non mai, ha un padrone che non è lo Stato (come generalmente si crede) ma le stesse banche di cui dovrebbe garantire l’affidabilità.

  21. QUINDI… potrebbero essere i risparmiatori a controllare le banche? visto che ci portano i propri soldi?

  22. I Paradisi Fiscali • Tutte queste banche, ma anche per esempio la popolare di Milano, socia di Etica Sgr di BE è partecipata o ha sedi e colloca prodotti speculativi e dei paradisi fiscali, luoghi anonimi per eludere tasse e/o nascondere i proprietari. Una riflessione è d’obbligo. • ED ORA LE FONDAZIONI l’altro anello forte delle banche

  23. Chi sono le Fondazioni • In tutto quelle bancarie sono 89 e dispongono di un patrimonio complessivo di circa 37 miliardi di €.* oltre la 1/2 in mano alle prime 5 (Cariplo, MPS, Compagnia di S. Paolo, Ente CR di Roma e Fondazione Cariverona). 2/3 nelle prime 11 Fondazione CR di TO, Ente CR di FI, CR di Cuneo, Fondazione Banco di Sardegna, Fondazione CR di GE e IM, Fondazione CR di PD e RV. • Nel dicembre 2002 la quota impegnata nelle partecipazioni bancarie era del 33,7% (14062,9 mil.€) - 41% nel 2001 - mentre il resto era investito in titoli di Stato ed in società private scelte esclusivamente secondo il criterio della redditività. Pari al 5%. Quella derivata dalle partecipazioni bancarie del 9,3 (6,3% nel 2001) • Le fondazioni da questo capitale ricavano ogni anno lauti guadagni che nel 2002 sono stati di 1817 mil.€. Il 30% è stato messo a riserva il resto, è stato devoluto ad attività di utilità sociale ed il settore maggiormente finanzaito è quello artistico e culturale. E’ opinione diffusa che tale predilizione sia dovuta al fatto che le manifestazioni culturali sono un’ottma occasione per fare pubblicità alla propria banca. Gli interventi deliberati sono stati 20.438 per un valore di 949,3 milioni di euro, • Artistico e culturale 29% Istruzione 16,5%, Assistenza sociale 12,5% Filantropia e volontariato 12% Sanità e ricerca, 10% e 9% • i soggetti privati hanno ricevuto il 57,4% degli importi, i soggetti pubblici il 42,6%.

  24. La prima stortura di tutta questa falsa beneficenza • La beneficenza se non c’è prima la giustizia sociale è solo restituzione del maltolto. • Icontributi elargiti, oltre ad essere squilibrati rispetto alla destinazione d’uso, sono squilibrati anche da un punto di vista geografico. Infatti circa 72%* dei contributi è a favore di iniziative del Nord, mentre al Centro vanno il 26% ed al sud ed isole solo il 2%. Ciò accade perché le fondazioni distribuiscono i contributi nel territorio in cui risiedono e poiché la maggior parte di esse ha sede al nord…ecco l’anomalia. Ma così facendo è come se effettuassero un travaso di ricchezza dal sud al nord perché molte banche, di cui le fondazioni detengono le partecipazioni azionarie, operano su tutto il territorio nazionale.

  25. La seconda stortura • La seconda è che le Fondazioni non impongono alle banche partecipate criteri di gestione etica, correndo così fortemente il rischio di sostenere iniziative sociali con somme provenienti da operazioni implicate nella violazione di diritti umani o nella distruzione dell’ambiente. • Del resto le stesse Fondazioni non hanno criteri etici neanche per la scelta dei titoli e delle imprese su cui coinvolgono gli altri propri investimenti.

  26. GIUSTO UNA DOMANDA QUINDI • Alla Fondazione Cariplo visto che è la seconda socia di maggioranza del Gruppo Intesa che è da sempre nella lista delle banche che commerciano in armi. E nello stesso tempo si vanta di aiutare a crescere la società. Se ci tiene davvero alla società non potrebbe forse rinunciare a finanziare i produttori di armi? • Domandiamo. Se è lecito…

  27. Riflessione a voce alta • Senza che noi possiamo accorgercene, il ruolo dello Stato, tenderà ad essere legittimato come residuale. E questa finta contrapposizione ne è già e ne sarà un punto alto di occultamento e di slittamento di significato. • Negli Usa, dove i livelli di povertà sono molto diffusi ed estesi, dove in assenza di una rete di servizi sociali la vulnerabilità sociale colpisce anche cittadini delle classi medie, tutto questo avviene in assenza di un Welfare, consolidato. • E’ questo il paese in cui le Fondazioni d’ogni tipo la fanno da padroni. • Un Bill Gats qualsiasi, può crearsi consenso sociale, onorabilità sociale, moltiplicandosi per due, di giorno curando il suo immenso business senza remora alcuna e non curandosi delle regole della concorrenza, in nome del suo massimo tornaconto individuale; di notte diventando capitalista compassionevole, mosso dalla tenerezza verso gli impoveriti e dall’interesse per la cultura e promuovere così la più grande Fondazione americana, che ha bilanci più grandi di qualche Stato dell’Unione. • In un paese come questo le Fondazioni la fanno da padrone, ma in un paese come questo la vulnerabilità sociale è massima, e il ruolo dello Stato, nella tutela e garanzia del cittadino è minima.

  28. …. • Non è che in realtà l’enfasi sulle Fondazioni, non significhi allora accettazione di uno status quo, o meglio accettazione dell’opera di demolizione dello stato sociale? Magari in nome della libertà di scelta delle famiglie o qualche scemenza di simile genere? Non è che in questo modo la lotta per la giustizia, per rimuoverne le sue cause, non sia stata rimossa, in nome di un intervento marginale sugli effetti, assolutorio per le coscienze e le responsabilità ? • Per concludere: di giorno le Fondazioni sono espressione di un capitalismo che non si cura d’altro che di perseguire il massimo della redditività, indifferente a qualsiasi domanda sul che cosa e sul come e sul chi di questa redditività, che calpesta diritti, l’ambiente e alimenta il mercato delle armi. • La notte in un finto rigurgito d’angoscia, con quanto residua dei lauti guadagni, si autopromuove e sponsorizza, organizzando in proprio la carità e mettendo la museruola e il silenzio sulla promozione della giustizia. Insomma non sappia la tua mano destra quello che fa la sinistra? • Le Fondazioni non sono affatto dimentiche nella gratuità. Perseguono giorno e notte una loro strategia multipla che ha un unico scopo: autopromuovere la loro attività di perseguimento del massimo profitto. • Il resto è accidente.

  29. DOMANDINA • Qualedeve essere il grado di autosostenibilità economica ed etica di un’economia solidale che vuole avere pretese generali di ricostruzione del legame sociale e porsi come alternativa alla mercificazione della grande impresa capitalistica? • In altre parole possiamo dipendere economicamente, finanziariamente dalle erogazioni di banche e fondazioni che non sono coerenti eticamente (banche armate) o da grandi catene distributive (che non hanno codici etici e sindacali) o da risorse distribuite da enti locali (che scambiano consenso politico – vedi Ivan Illich) e quindi creano dipendenza insieme etica, politica ed economica? Non ci sembra che il prezzo di queste dipendenze sia troppo elevato? Ed allora come fare ad essere autonomi?

  30. domandona • Ritenete che le diverse forme di economia solidale che emergono (Mag-Be, banche del tempo, Comes, coop. sociali, Gas) siano una realtà in ogni caso residuale rispetto al mercato capitalistico, oppure nicchie etiche, oppure un primo nucleo di modo di produzione alternativo al sistema dell'alienazione (descritto da napoleoni), per il quale occorre un impegno di grande lena e di consapevole lungimiranza da parte di tanti? Un po’come successe quando dall'ordinamento medioevale si passò per fasi diverse a quello mercantile e infine capitalistico-industriale? Non credete che questa costruzione possa essere già in atto ora, come esodo che la organizza? E non come improbabile conseguenza di una presa del potere politico, ma come ricostruzione già in atto di un legame sociale che include anche l'economico? Non vi sembra che questa consapevolezza sia ancora troppo limitata dalla dimensione puramente etica e simbolica? • Ed inoltre: come convertire in questa direzione i settori più capitalistici e insostenibili dell'economia (auto e armamenti) se non c'è inoltre la consapevolezza che alcuni vincoli sistemici devono essere aggrediti nei nodi alti (globale) della riproduzione dell'alienazione? Ben al di là e oltre quindi la resistenza al WTO e al Gats?  

  31. CHIUSURA QUINDI… potrebbero essere i risparmiatori a controllare le banche visto che ci portano i propri soldi?

  32. La finanza e l’etica proprio un ossimoro?

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