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LA PEDAGOGIA MULTICULTURALE

LA PEDAGOGIA MULTICULTURALE. CORSO DI PREPARAZIONE AL CONCORSO PER EDUCATORI DI ASILI NIDO Prof. Salvatore Sasso. Dal Regolamento.

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LA PEDAGOGIA MULTICULTURALE

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Presentation Transcript


  1. LA PEDAGOGIA MULTICULTURALE CORSO DI PREPARAZIONE AL CONCORSO PER EDUCATORI DI ASILI NIDO Prof. Salvatore Sasso

  2. Dal Regolamento “SECONDO IL REGOLAMENTO IL PROGETTO EDUCATIVO SI ESPRIME NEL CONFRONTO DELLE DIVERSE CULTURE, NEL RISPETTO DEI DIRITTI DI TUTTE LE BAMBINE E DI TUTTI I BAMBINI E NELLA PROSPETTIVA DI PROMUOVERE LA PARTECIPAZIONE DEI GENITORI E DI TUTTO IL PERSONALE OPERANTE NEL SERVIZIO ALLA SUA REALIZZAZIONE. IL GRUPPO EDUCATIVO PROGRAMMA IN FUNZIONE DELLA REALIZZAZIONE DI TALE DATO NORMATIVO.”

  3. Accoglienza e valorizzazione dele differenze • Le finalità e gli obiettivi del progetto educativo del nido sono orientati all’ accoglienza dell’ altro e alla valorizzazione delle differenze attraverso la relazione e il dialogo. • Questo tipo di impostazione prevede un avvicinamento discreto all’altro, una comunicazione che adotta modalità rispettose della sua cultura cercando soprattutto la condivisione delle esperienze: in questo caso quella della maternità e della paternità così come essa si esprime nelle varie forme culturali.

  4. LA CULTURA DELL’ACCOGLIENZA • Alla base del progetto educativo dell’Asilo Nido si può collocare la cultura dell’accoglienza. • Si tratta di un nuovo modo di concepire il rapporto che coinvolge “non solo l’équipe degli educatori e i bambini, ma anche le famiglie, in una complessa dinamica relazionale di tipo circolare che vede ciascuno dei membri della triade influenzare l’altro non solo con i suoi comportamenti, ma anche con i sentimenti e i vissuti che entrano in gioco spesso in maniera non consapevole” (Terlizzi, 2005, p. 79).

  5. L’accoglienza • L’accoglienza, in questo senso, non è un’esperienza “eccezionale”, ma un processo che conduce all’accettazione, come si afferma nel Regolamento, delle diverse culture, etniche e non, al rispetto dei diritti di bambine e bambini. • Nell’accoglienza c’è l’invito ai genitori a partecipare alla vita del Nido, collaborando con gli educatori e con loro dividendo responsabilità, gioie, emozioni e crescita.

  6. Un ampliamento delle possibilità educative e di accoglienza del nido • La presenza nei nidi di bambini figli di persone provenienti da Paesi diversi dal nostro è una realtà. • In un nido in cui quotidianamente si cura l’inserimento e l’ambientamento, e in cui si costruisce un ambiente di cooperazione educativa, questo fenomeno si può inserire serenamente nella pratica quotidiana

  7. L’accoglienza • Solo questo rispetto per le diverse culture familiari di provenienza, garantisce centralità al bambino, una sua reale attenzione, il rispetto dei suoi diritti, favorendo così una coerenza educativa che lo avvantaggia nel percorso che lo conduce allo sviluppo globale della sua personalità.

  8. L’accoglienza • La nuova cultura pedagogica diffusa nei nidi viene a fondarsi sull’assoluto rispetto della diversità dei propri utenti, accanto al riconoscimento delle differenze culturali, razziali e religiose e sulla valorizzazione delle specificità e originalità delle esigenze di tutti i bambini e sulle pari opportunità tra bambine e bambini, abbattendo qualsiasi pregiudizio rispetto ai sessi

  9. Imparare a lavorare insieme • Da quanto detto, la cultura della solidarietà e dell’accoglienza deve essere posta alla base del lavoro di programmazione che si organizza e si sviluppa all’interno del gruppo educativo. • La comunicazione diventa, pertanto, un bene fondamentale.

  10. Imparare a lavorare insieme • Spesse volte accade che si interpreti una situazione piuttosto che guardare allo svolgimento dei fatti, a quanto era accaduto prima e alle conseguenze. • Tale stato delle cose potrebbe compromettere il benessere della relazione tra colleghi e di conseguenza compromettere la regola del rispetto reciproco.

  11. Imparare a lavorare insieme • La trasformazione di un gruppo di persone in un gruppo di lavoro…segue un vero e proprio processo…in cui ogni individuo viene valorizzato e integrato nel gruppo. • Il risultato finale deve essere qualcosa di più della somma dei possibili risultati che i membri del gruppo possono raggiungere singolarmente. • Incomprensioni, demotivazioni, perdite di tempo e conflittualità sono spesso un gravoso problema di molti gruppi di lavoro.

  12. Imparare a lavorare insieme • Nel programmare, secondo una cultura dell’accoglienza, bisogna saper affrontare le difficoltà che si presentano nel gruppo, saper accettare le differenze di opinione e saper integrare tutte le persone che ne fanno parte e le loro idee. • In sostanza bisogna che siano chiari gli obiettivi, i metodi, i ruoli di ognuno e la leadership. • Il trovare un accordo, per tutti questi aspetti, garantisce al gruppo un clima di benessere e una soddisfacente operatività.

  13. Accoglienza e diverse culture • Il nostro documento relativo alla programmazione dovrà innanzitutto tener conto delle diverse culture presenti all’interno di un Nido. • Vediamo come possiamo procedere. • Consideriamo, prima di tutto, come l’incontro tra culture diverse abbia sostanzialmente modificato il nostro modo di pensare all’”altro”.

  14. Accoglienza e diverse culture • Gli asili nido, infatti, fino a non molto tempo fa erano decisamente monoetnici; la presenza dei bambini stranieri e dei loro genitori è la chiara dimostrazione di un cambiamento in atto nella nostra società. • È necessario dunque predisporre un progetto che dia corso ai processi di integrazione, non di assimilazione, affinché tutti possano beneficiare dell’incontro con l’altro, usufruendo degli arricchimenti che si possono trarre dalla reciprocità degli scambi

  15. Accoglienza e diversità • Come si diceva più sopra, a proposito del gruppo di lavoro, l’ingresso di persone diverse, di bambine e bambini diversi, per il colore della pelle, della lingua, della cultura può provocare sentimenti contrastanti, come affermano Favara e Colombo “ in bilico tra il desiderio di conoscere e di capire, e, al contrario, il rifiuto e il sospetto, spesso sostenuti dal pregiudizio e talvolta anche da manifestazioni di razzismo”.

  16. Incontro tra le famiglie • Bisogna quindi favorire l’incontro tra le famiglie per alimentare dialogo e conoscenza reciproca. • Non mancheranno perciò le occasioni in cui poter prevedere lo scambio degli “oggetti” della propria identità: il nome, le usanze, i cibi. • Appositi spazi di incontro in occasione delle ricorrenze festive contribuirà alla promozione della cultura dell’integrazione.

  17. Incontro tra le famiglie • Per i genitori di questi bambini è spesso difficile l’ integrazione nel nostro Paese per vari motivi, tra i quali ricordiamo quello della difficile padronanza della nostra lingua e, spesso, una percezione di sé stessi come molto “inadeguati” sia per stato sociale che economico • Questa condizione porta spesso all’isolamento o individuale o nella propria comunità culturale locale.

  18. Incontro tra le famiglie • Le educatrici possono diventare mediatrici di rapporti interpersonali all’interno del nido, favorendo l’ incontro tra tutti i genitori organizzando, ad esempio, feste in cui ciascuno partecipa portando oggetti o preparando cibi tipici della propria cultura, oppure laboratori che prevedono la costruzione di oggetti (giochi o strumenti musicali) o la lettura di fiabe della propria tradizione.

  19. Dalla diversa cultura al diversamente abile • La diversa cultura dell’altro va affrontato anche nel caso in cui un bambino o una bambina sia diversamente abile. • Il progetto educativo dovrà perciò prendere in considerazione l’idea di “bambino competente” attivo nel costituire i suoi processi di conoscenza, capace di esprimere interessi e bisogni che richiedono un’attenzione individualizzata e personalizzata.

  20. Il progetto educativo • L’asilo Nido, quindi, deve rispondere ai diversi bisogni dei bambini, alle loro esigenze, derivanti anche da differenze socioculturali, fornendo loro un percorso formativo che rispetti le diverse abilità di ognuno a livello psicomotorio, visuo-spaziale, linguistico e socioaffettivo. • Le attività da proporre riguarderanno soprattutto l’area del gioco, della corporeità, della comunicazione e del linguaggio, della sensorialità, dell’identità e della relazione.

  21. Oltre il concetto classico di intercultura • Per intercultura non dobbiamo intendere soltanto l’incontro fra diverse etnie, ma anche quello tra mentalità diverse all’interno delle nostre istituzioni educative.

  22. Come far coesistere la cultura dell’adulto e del bambino • Questo interessante punto di vista, portato avanti da Penny Ritscher (2000, p. 15), si riferisce al fatto che spesso viene a mancare nell’Asilo Nido, fra gli educatori e i bambini, un principio interculturale, ossia la coesistenza della cultura dell’adulto con quella dell’infanzia. • L’autrice propone perciò una sorta di flessibilità che deve essere assolutamente prevista nell’ambito della programmazione.

  23. Come far coesistere la cultura dell’adulto e del bambino • Gli esempi che vengono riportati nel libro riguardano vari aspetti della vita quotidiana che si svolge nel Nido. • Se gli adulti prevedono di far svolgere ai bambini delle attività motorie nel salone, non considerano che i piccoli le potrebbero effettuare anche nel bagno; • oppure le tende per oscurare la stanza potrebbero essere usate dai bambini come nascondigli.

  24. Come far coesistere la cultura dell’adulto e del bambino • Potrebbe accadere dopo una gita che le foto scattate e posizionate su un cartellone non siano poste all’altezza dei bambini ma solo a quella degli adulti. • Episodi di questo tipo dovrebbero, perciò, farci riflettere su come un atteggiamento interculturale dovrebbe far prevedere agli educatori, anche in questo caso, di un’accoglienza dei bisogni immediati dei bambini.

  25. Come far coesistere la cultura dell’adulto e del bambino • Il saper cogliere tali sfumature, nell’ambito della vita collettiva, facilita emozioni di meraviglia da parte dell’adulto, che, in tal modo, ha l’occasione di verificare come certi oggetti siano utilizzati dai bambini in maniera creativa. • Bisogna evitare, come afferma la Ritscher (2000, p. 17), che gli adulti non vedano la cultura dei bambini “solo con la coda dell’occhio, marginalmente”.

  26. Come far coesistere la cultura dell’adulto e del bambino • “Da adulti bisognerebbe sforzarsi di superare la propria etnocentricità in modo da incontrare, accogliere, rielaborare la cultura dei bambini”.

  27. La famiglia nel progetto educativo • Nel viaggio di composizione del nostro progetto educativo, siamo arrivati al punto in cui bisogna sottolineare la partecipazione della famiglia alla vita del nido e la sua condivisione con quanto si sta organizzando, affinché si possa assicurare così una continuità e una coerenza tra l’ambiente-nido e l’ambiente-famiglia.

  28. La famiglia nel progetto educativo • Come ci ricorda Malaguzzi (1992, p.22), “il nido è un’impresa collegiale, che mobilita più adulti, che deve trovare per i bambini linguaggi, quanto più possibile, in sintonia”. • Bisogna, pertanto, che le relazioni che vengono a costruirsi siano il cemento per le idee, le situazioni, i problemi che emergono. • Questa sinergia è “il senso di un lavoro buono che viene percepito e raccolto, oltreché dagli operatori, dai bambini e dalle famiglie”.

  29. Il ruolo complesso di tutto personale • È doveroso ricordare come la vita del Nido sia animata non soltanto dai bambini, dalle loro famiglie e dagli educatori, ma anche da altre figure professionali quali il coordinatore organizzativo e amministrativo, gli addetti ai servizi e i cuochi.

  30. Il ruolo complesso di tutto personale • La complessità delle relazioni che si compongono portano tali persone ad interagire anche con i bambini. • Dove è possibile, risulta importante la presenza di figure maschili che possono favorire l’individuazione dei maschietti, in un mondo educativo dove è prevalente l’elemento femminile.

  31. Il coordinatore • Per quanto riguarda il coordinatore, possiamo dire che la sua figura di leader facilita le relazioni fra gli educatori. • Egli può anche supportare il lavoro del Gruppo Educativo fornendo suggerimenti, chiarimenti, materiale didattico, consentendo di integrare gli apporti di tutti per arrivare a comporre una solido progetto di lavoro per l’annata in corso.

  32. Il coordinatore • La leadership del coordinatore faciliterà il lavoro nel gruppo se lui non avrà “paura di perdere autorità e potere” e se sarà capace di “delegare le responsabilità” ad ognuno dei partecipanti al Gruppo educativo. • Sarà anche importante che dia ampia disponibilità e supportare e formare i collaboratori, fornendo materiale che, a sua volta, ha ricevuto nei corsi di aggiornamento o indicazioni di libri.

  33. Bibliografia • Bulgarelli, N., Restucia Saitta, L. (1981), Comunicazione interpersonale e inserimento del bambino all’asilo nido, La Nuova Italia, Firenze. • Favaro, G., Colombo, T. (1993), I bambini della nostalgia, Arnoldo Mondatori Editore, Milano. • Malaguzzi, L. (1992), Il ruolo della famiglia nel progetto educativo, in M. T. Bassa Poropat, C. Desinan, Progettare al nido, Juvenilia, Bergamo. • Ritscher, P. (2000), Cosa faremo da piccoli?, Edizioni Junior, Perugia. • Terlizzi, T. (2005), L’educatrice di asilo nido, Edizioni Del Cerro, Tirrenia (PI).

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