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La strofa

La strofa. Etimologia del termine e significato. Dal lat. stropha (gr. στροϕή, propr. «voltata, evoluzione del coro», der. di στρέϕω «voltare». È un gruppo di versi, di numero e di tipo fisso o variabile che vengono organizzati secondo uno schema.

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Presentation Transcript


  1. La strofa

  2. Etimologia del termine e significato • Dal lat. stropha (gr. στροϕή, propr. «voltata, evoluzione del coro», der. di στρέϕω «voltare». • È un gruppo di versi, di numero e di tipo fisso o variabile che vengono organizzati secondo uno schema. • Prendono il nome dal numero dei versi che he le compongono e sono delimitate sulla pagina da uno spazio bianco.

  3. Tipi di strofa più ricorrenti nella tradizione poetica italiana

  4. O cavallina, cavallina storna che portavi colui che non ritorna; tu capivi il suo cenno e il suo detto! Egli ha lasciato un figlio giovinetto. (G.Pascoli)

  5. Il distico • Dal lat. tardo distĭchum, gr. δίστιχον (ᾆσμα) =carme di due righe. • E' una strofa composta di due versi di uguale misura, in genere endecasillabi (ma anche novenari), in rima baciata.

  6. Cerbero, fiera crudele e diversa, con tre gole caninamente latra sovra la gente che quivi è sommersa. Li occhi ha vermigli, la barba unta e atra, e 'l ventre largo, e unghiate le mani; graffia li spirti, ed iscoia e isquatra. (Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno, Canto VI, vv. 13-18).

  7. La terzina • È una strofa composta di tre versi, solitamente endecasillabi, a rima incatenata come nella terzina dantesca o, più raramente, rimati in altro modo (es. in Pascoli).

  8. Il vento sparso luccica tra i fumi della pianura, il monte ride raro illuminandosi, escono barlumi dall'acqua, quale messaggio più caro? è tempo di levarsi su,di vivere puramente, ecco vola negli specchi un sorriso, sui vetri aperti un brivido torna un suono a confondere gli orecchi e tu ilare accorri e contraddici in un tratto la morte così quando s'apre una porta irrompono felici i colori,esce il buio di rimando a dissolversi nascono liete immagini filtra nel sangue, cieco nel ritorno lo spirito del sole, aure ci trattengono con sé: a esistere, a estinguerci un giorno.

  9. La quartina • È una strofa formata di quattro versi endecasillabi (o settenari) a rima alternata o incrociata. • La quartina in endecasillabi è una delle strofe che compongono il sonetto.

  10. Mentre a novo m'accingo arduo lavoro, o Muse, voi da l'Eliconie cime scendete a me ch'il vostro aiuto imploro: datemi vago stil, carme sublime: antica lite io canto, opre lontane, la Battaglia de' topi e de le rane. • (Batracomiomachia, 1-1 , Giacomo Leopardi )

  11. Io de' miei colli ameni nel bel clima innocente passerò i dì sereni tra la beata gente, che di fatiche onusta è vegeta e robusta. (G. Parini)

  12. La sestina • È una strofa di sei versi, generalmente settenari o endecasillabi. • I primi quattro sono a rima alternata e gli ultimi due a rima baciata.

  13. Le donne, i cavallier, l'arme, gli amori, le cortesie, l'audaci imprese io canto, che furo al tempo che passaro i Mori d'Africa il mare, e in Francia nocquer tanto, seguendo l'ire e i giovenil furori d'Agramante lor re, che si diè vanto di vendicar la morte di Troiano sopra re Carlo imperator romano.

  14. Oh quante sono incantatrici, oh quanti incantator tra noi, che non si sanno! Che con le lor arti uomini e donne amanti di sé, cangiando i visi lor, fatto hanno. Non con spirti costretti a tali incanti, né con osservazion di stelle fanno; ma con simulazion, menzogne e frodi legano i cor d'indissolubil nodi. (L. Ariosto, Orlando Furioso, VIII, ottava 1)

  15. L’ottava • È una strofa di otto versi endecasillabi; • i primi sei sono a rima alternata (ABAB) e gli altri due a rima baciata (CC). • L’ottava è la strofa della poesia narrativa e in particolare dei poemi epici-cavallereschi, come l'Orlando furioso (1505-1532) di Ludovico Ariosto e la Gerusalemme liberata (1581) di Torquato Tasso

  16. Garzoncello scherzoso, a (settenario) cotesta età fiorita b (settenario) è come un giorno d’allegrezza pieno, C (endecasillabo) giorno chiaro, sereno, C che precorre alla festa di tua vita.B (endecasillabo) godi, fanciullo mio; stato soave, D (endecasillabo) stagion lieta è cotesta. e (settenario) Altro dirti non vo’; ma la tua festa E (endecasillabo) Ch’anco tardi a venir non ti sia grave. D (endecasillabo) G. Leopardi, Il sabato del villaggio

  17. La strofa libera Composta: a)da una combinazione di versi tradizionali (endecasillabi/settenari); b)rimati liberamente tra loro, senza uno schema fisso di riferimento. I versi tradizionali non legati tra loro da uno schema fisso di rime si dicono versi sciolti.

  18. Di che strofa si tratta? E subito riprende il viaggio come dopo il naufragio un superstite lupo di mare • (G. Ungaretti).

  19. Strofa di versi liberi • La poesia di Ungaretti può essere considerata un'unica strofa di versi liberi, di diversa misura e non rimati tra loro. • Versi liberi=v ersi di diversa misura, disposti e liberamente rimati tra loro o non rimati affatto, • È sempre libero il verso che non rientra negli schemi metrici tradizionali.

  20. La poesia è ancora praticabile, probabilmente: io me la pratico, lo vedi, in ogni caso, praticamente così: con questa poesia molto quotidiana (e molto da quotidiano proprio): e questa poesia molto quotidiana (e molto giornalisti- ca, anche, se vuoi) è più chiara, poi, di quell'articolo di Fortini che chiacchie- ra della chiarezza degli articoli dei giornali, se hai visto il "Corriere" dell'11, lunedì, e che ha per titolo, appunto, "perché è difficile scrivere chiaro" (e che dice persino, ahimé, che la chiarezza è come la verginità e la gioventù): (e che bisogna perderle, pare, per trovarle): (e che io dico, guarda, che è molto meglio perderle che trovarle, in fondo): perché io sogno di sprofondarmi a testa prima, ormai, dentro un assoluto anonimato (oggi, che ho perduto tutto, o quasi): (e questo significa, credo, nel profondo, che io sogno assolutamente di morire, questa volta, lo sai): oggi il mio stile è non avere stile:

  21. I principali componimenti poetici della tradizione italiana

  22. Solo e pensoso i più diserti campi vo mesurando a passi tardi e lenti, et li occhi porto per fuggire intenti ove vestigio uman l'arena stampi. Altro schermo non trovo che mi scampi dal manifesto accorger de le genti, perché ne li atti d'allegrezza spenti di fuor si legge com' io dentro avampi. Sì ch'io mi credo omai che monti etpiagge et fiumi et selve sappian di che tempre sia la mia vita, ch'è celata altrui. Ma pur sì aspre vie né si selvagge cercar non so, ch'Amor non venga sempre ragionando con meco, et io con lui.

  23. Forse perché della fatal quïete tu sei l'immago a me sì cara vieni o sera! E quando ti corteggian liete le nubi estive e i zeffiri sereni, e quando dal nevoso aere inquiete tenebre e lunghe all'universo meni, sempre scendi invocata, e le secrete vie del mio cor soavemente tieni.  Vagar mi fai co' miei pensier su l'orme che vanno al nulla eterno; e intanto fugge questo reo tempo, e van con lui le torme delle cure onde meco egli si strugge; e mentre io guardo la tua pace, dorme quello spirtoguerrier ch'entro mi rugge.

  24. Per qual gesto di dèi, per qual felice gioco di sorti, Laura Zandonai brilli improvvisa là dalla pendice dell’Euganea region, come non mai? Tra le venete ninfe vincitrice per capei d’oro ed azzurrini rai ed armonia di forme qual si addice giungi a tutti sull’ala della RAI… A pochi passi, dentro il cuor de’ Colli eterno posa e sogna ser Francesco: corri a lui, dal silenzio lo trarrai, e degna lode t’offrirà: qual volli io donarti, meschino; e non riesco. Nel suo nimbo, Laureta, di già stai!»

  25. My mistress' eyes are nothing like the sun; Coral is far more red than her lips' red If snow be white, why then her breasts are dun; If hairs be wires, black wires grow on her head. I have seen roses damask'd, red and white, But no such roses see I in her cheeks; And in some perfumes is there more delight Than in the breath that from my mistress reeks. I love to hear her speak, yet well I know That music hath a far more pleasing sound. I grant I never saw a goddess go: My mistress, when she walks, treads on the ground. And yet, by heaven, I think my love as rare As any she belied with false compare.

  26. Un altro componimento poetico classico

  27. Di pensier in pensier, di monte in montemi guida Amor, ch'ogni segnato calleprovo contrario a la tranquilla vita.Se 'n solitaria piaggia, rivo, o fonte,se 'nfra duo poggi siede ombrosa valle,       5ivi s'acqueta l'alma sbigottita;e come Amor l'envita,or ride, or piange, or teme, or s'assecura;e 'l volto che lei segue ov'ella il menasi turba et rasserena,       10et in un esser picciol tempo dura;onde a la vista huom di tal vita expertodiria: Questo arde, et di suo stato è incerto.

  28. Silvia, rimembri ancora quel tempo della tua vita mortale, quando beltà splendea negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi, e tu, lieta e pensosa, il limitare di gioventù salivi? Sonavan le quiete stanze, e le vie d'intorno, al tuo perpetuo canto, allor che all'opre femminili intenta sedevi, assai contenta di quel vago avvenir che in mente avevi. Era il maggio odoroso: e tu solevi così menare il giorno.

  29. S' i' fosse foco, arderei 'l mondo; s' i' fosse vento, lo tempesterei; s' i' fosse acqua, i' l'annegherei, s' i' fosse Dio, mandereil' en profondo; s' i' fosse papa, sare' allor giocondo, ché tutt' i cristiani imbrigherei; s' i' fosse 'mperator, sa' che farei? a tutti mozzerei lo capo a tondo. S' i' fosse morte, andarei da mio padre; s' i' fosse vita, fuggirei da lui: similmente farìa da mi' madre. S' i' fosse Cecco, com' i' sono e fui, torrei le donne giovani e leggiadre, e vecchie e laide lasserei altrui.

  30. Tre cose solamente mi so ’n grado, le quali posso non ben men fornire: ciò è la donna, la taverna e ’l dado; queste mi fanno ’l cuor lieto sentire. Ma sì me le conven usar di rado, ché la mie borsa mi mett’al mentire; e quando mi sovvien, tutto mi sbrado, ch’i’ perdo per moneta ’l mie disire. E dico: – Dato li sia d’una lancia! – Ciò a mi’ padre, che mi tien sì magro, che tornare’ senza logro di Francia. Trarl’un denai’ di man serìa più agro, la man di pasqua che si dà la mancia, che far pigliar la gru ad un bozzagro

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