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Conoscersi per comprendersi

Conoscersi per comprendersi. La terza cultura dentro la scuola: interculturalità e differenze di genere Monia Andreani Università degli Studi di Urbino Carlo Bo Università per Stranieri di Perugia. La terza cultura. Perché terza cultura: PONTE? COMMISTIONE?

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Conoscersi per comprendersi

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Presentation Transcript


  1. Conoscersi per comprendersi La terza cultura dentro la scuola: interculturalità e differenze di genere Monia Andreani Università degli Studi di Urbino Carlo Bo Università per Stranieri di Perugia

  2. La terza cultura • Perché terza cultura: PONTE? COMMISTIONE? • DI DUE? INCONTRO DI DUE? ALTRO DAI DUE? • Di cosa stiamo parlando? Ideale di composizione tra tradizioni metodologiche diverse – tra scienza e cultura umanistica …. • La scuola/l’università e la ricerca hanno il compito di fornire griglie interpretative e di comporre le varie tradizioni culturali in modo comprensibile dalle diverse parti in gioco.

  3. La terza cultura • Occorre riflettere sulla pluralità delle versioni del mondo … perché come scrive Salvatore Veca: • “Ciascuna versione del mondo è fatta interalia di un bel po’ di cose prese a prestito da altre e differenti versioni”. S. Veca, in V. Lingiardi, N. Vassallo (a cura di), Terza cultura. Idee per un futuro sostenibile, Il Saggiatore, Milano 2011. • Inter – alia….. C’è tutto dentro questa locuzione – in primis c’è…. • LA RELAZIONE TRA almeno due … • Superare lo scoglio dell’identità culturale fissa e immutabile e dell’identità di genere determinata

  4. La terza cultura e la questione dell’ identitÀ “ Qualche anno fa, mentre tornavo in Inghilterra dopo un breve viaggio all’estero (all’epoca ero direttore del Trinity College di Cambridge), il funzionario dell’immigrazione all’aeroporto di Heatrow, dopo aver accuratamente esaminato il mio passaporto indiano, mi pose un quesito filosofico di una certa complessità. Osservando il mio indirizzo sul formulario per l’ufficio immigrazione (residenza del direttore del Trinity College, Cambridge) mi chiese se il direttore, di cui io evidentemente ero ospite, fosse un mio caro amico. Dovetti soffermarmi a pensare, perché non ero del tutto sicuro di poter affermare di essere amico di me stesso” Amartya Sen, Identità e violenza, Laterza, 2006, p. VII.

  5. Chi è amartya sen? • Chi è per un funzionario dell’immigrazione che non sa riconoscere in quel signore indiano il premio Nobel per l’economia e un grande personaggio della scienza economica e della cultura: lo vede come un indiano immigrato Chi è Amartya Sen? Chi è lui? Quale è la sua identità? Perché si tratta di un quesito filosofico? (indiano, inglese, direttore del Trinity College … ) Esempio della carta di identità – riduttività – visione essenzialista e meramente descrittiva

  6. Chi Sono io? Chi siamo noi? • Classificazione e appartenenza – importante fare esempi per comprendere la complessità di questo tema: chi siamo – quando – essere situati in un momento particolare – in uno spazio preciso – considerare il punto di vista e le affiliazioni plurime che forzano una visione univoca dell’identità. • Punto di vista degli altri … chi siamo per loro … e chi sono questi altri che cambiano … TUTTO E’ RELAZIONE

  7. Chi sei tu? DARE IMPORTANZA ALLA DIMENSIONE INTERSOGGETTIVA RIPORTARE ALLA ESPERIENZA DI CIASCUNO/A LA SUA PERSONALE DIMENSIONE INTERSOGGETTIVA La narrazione della storia di qualcuno vista dall’altro “ascoltando dall’altro la storia di quel che gli ho fatto, io posso acquistare una nuova coscienza di me. Posso riconoscermi come non avevo mai fatto prima (…), l’altro è colui sul quale le nostre azioni hanno avuto effetto: per questo, se egli racconta la sua storia, racconta anche la nostra” P. Jedlowski, Storie comuni, la narrazione della vita quotidiana, Bruno Mondadori, Milano, 2000, pp. 123 – 124) Cavarero, Dennett…

  8. Ulisse come modello • Ulisse non conosce il suo desiderio di essere narrato, di entrare in contatto con la sua identità narrabile – sempre da un altro … e lo scopre … • quando alla corte dei Feaci l’aedo narra la storia di Ulisse che ha una fama che giunge “al cielo infinito”, egli si commuove e piange … egli si sente narrare e mentre è in incognito tuttavia così si svela agli altri perché comincia a parlare e a narrarsi: BIOGRAFIA E AUTOBIOGRAFIA • Il paradosso di facebook – ciascuno si narra per stimolare la reazione degli altri? Si esibisce e si espone a quale scopo? Risponde ad un suo bisogno fondamentale, ad un bisogno umano che è potenziato infinitamente e modificato dalla virtualità?

  9. multiculturalismo • Come scrive il filosofo AxelHonnett in relazione al contesto multiculturale e alla situazione delle differenze di genere: • “Noi dobbiamo la nostra integrità personale all’approvazione e al riconoscimento degli altri” Gli altri e le altre sono le persone che incontriamo durante il nostro cammino di crescita e durante tuta la nostra vita (Fraser, Honnett, Redistribuzione o riconoscimento?, Meltemi, Roma. 2007)

  10. Il multiculturalismo parte dal riconoscimento • Per questo motivo è importante che ci sia un corretto riconoscimento delle differenze e non un MISCONOSCIMENTO – una identificazione in base a stereotipi o pregiudizi che non prende in esame la persona ma che riguarda il presunto gruppo di appartenenza … • Il riconoscimento – è prima di tutto individuale e poi si allarga a comprendere l’essere situato di ciascuno in una rete di relazioni di appartenenza …

  11. Appartenenza e alteritÀ: noi e loro • Leggiamo Edward Said: “E’ sufficiente che “noi” costruiamo questa frontiera nelle nostre menti, “loro” diventano “loro” di conseguenza, la loro terra, la loro mentalità vengono considerate diverse dalle “nostre”. Così, in una certa misura, le società moderne e quelle primitive sembrano costruire il loro senso di identità, per così dire, in forma negativa” Orientalismo, Feltrinelli, 2002, p. 60.

  12. I filosofi multiculturalisti canadesi (Taylor, Kymlicka) hanno preso in esame la questione multiculturalista della differenza e hanno elaborato la loro proposta politica a partire dall’esempio delle donne che hanno rivendicato una differenza in positivo di fronte ad un misconoscimento culturale all’interno del patriarcato … l’esempio è stato preso dal processo di emancipazione democratica delle donne come conflitto sociale e politico tra ottocento e novecento in Europa e Stati Uniti

  13. IdentitÀ: la relazione tra le nostre differenze • Le affiliazioni multiple e l’appartenenza ad un mondo globalizzato • Sen: “ Io posso essere al tempo stesso un asiatico, un cittadino indiano, un bengalese con antenati del Bangladesh, residente in America e in Gran Bretagna, economista, filosofo a tempo perso, scrittore, sanscritista, convinto assertore del laicismo e della democrazia, uomo, femminista, eterosessuale, difensore dei gay e delle lesbiche, con uno stile di vita non religioso, di famiglia induista, non bramino, che non crede nella vita dopo la morte (e nemmeno, nel caso vogliate saperlo, in una vita prima della morte)” Identità e violenza, Laterza, 2006, pp. 20 – 21.

  14. Esercitarsi sulle affiliazioni multiple • A SCUOLA • Proporre momenti di confronto a partire dalle loro affiliazioni multiple e da cosa per loro è significativo rispetto a queste affiliazioni perché così possiamo comprendere come si costruisce anche la rigidità di una affiliazione che diventa un’identità … la terza cultura, essere interculturali significa saper fare questo …

  15. Importanza delle esperienze dei ragazzi • Gruppo dei pari e spinte omologative – tanti esempi di psicologia sociale – • Milgram, Asch (autori) • La solidarietà del gruppo dei pari è importante perché fa sentire invulnerabili – lenisce le paure e la vergogna per le proprie paure • La sottomissione all’autorità è una caratteristica della vita comune – fiducia in un leader che si presenta invulnerabile rende più forti le persone fragili – ed è una linea vincente – soprattutto in momenti di transizione personale – culturale -sociale … • Paure, virtù a cui sono attenti, figure simboliche di riferimento (chiedere – cercare di trovare un aggancio con le loro passioni culturali) • METODI • QUESTIONARIO • (BRAINSORMING) SIMULAZIONI • Percorsi di maschilità e di femminilità lavorarci • FARE ESEMPI E SPIEGARE PERCHE’

  16. Due esperimenti Esperimento di Milgram in P. Zimbardo, L’effetto Lucifero: cattivi si diventa?, Cortina, Milano, 2008 Maestra dice che i bambini dagli occhi azzurri sono superiori rispetto a quelli dagli occhi castani – si sviluppa un atteggiamento gerarchizzante e crudele contro i bambini dagli occhi castani. Poi la Maestra cambia e dice che non è più vero – ora sono i bambini dagli occhi castani ad essere superiori – il comportamento si rovescia e sembra che i bambini dagli occhi castani non abbiano imparato niente dalla loro precedente esperienza di sofferenza; INVULNERABILITÀ - VULNERABILITÀ

  17. Adulti: • Esperimento della prigione di Stanford (Zimbardo) • I soggetti a cui casualmente venivano assegnati ruoli di carcerieri e carcerati cominciavano a comportarsi in conformità – i carcerati diventavano depressi e passivi – i carcerieri – usavano il loro potere – stigmatizzavano e umiliavano . • Esempio del film L’Onda – utile per comprendere il possibile esito di esperimenti di questo genere. • Racconto di Elsa Morante – Un uomo senza carattere

  18. Caso da discutere: la classe di soli stranieri a bologna • BOLOGNA - ”Una classe prima, alle medie, di soli stranieri: venti ragazzi di nazionalità diverse, dagli undici ai tredici anni. Studenti cinesi, indiani, egiziani, polacchi, ucraini, filippini. Non un solo italiano. La classe è partita quest’anno all'istituto Besta, scuola della prima periferia di Bologna, da sempre di frontiera nell’integrazione. Ed è scoppiato il caso. “Così si rischia il ghetto, siamo contrari alle classi differenziali”, si arrabbia il presidente del consiglio di istituto Roberto Panzacchi in una lettera firmata e condivisa da altri quattro genitori rappresentanti. “E’ un arretramento pedagogico e culturale” … (da Repubblica on line)

  19. BOLOGNA (Repubblica on line) le classi-ponte: sono discriminatorie • Sul caso delle medie con lezioni solo per immigrati, interviene l'Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione: servono aule miste e soldi per progetti extra. Le classi-ponte, anche se temporanee, sono discriminatorie. L'associazione non ha dubbi, le classi alternative e differenziate "non sono un'azione positiva volta ad agevolare l'inserimento e la riuscita scolastica degli alunni immigrati, ma può piuttosto esserne di detrimento e costituire pertanto una misura discriminatoria". • …..

  20. Sempre da Repubblica: • La bocciatura dell'Asgi si basa su diverse motivazioni: non solo le classi ponte possono contribuire al rafforzamento "dello stereotipo dell'alunno straniero come fonte di difficoltà per la realizzazione del percorso educativo", ma non è vero che le aule di soli alunni stranieri "favoriscono un più agevole processo di apprendimento della lingua italiana". Perché la separazione lascia l'insegnante come unico riferimento

  21. Immediata anche la risposta del responsabile scolastico: “Non è nata affatto come classe ghetto, ma, al contrario,è stata istituita per integrare, per dare una classe a ragazzi arrivati ad agosto in Italia e per evitare l’abbandono scolastico”. • Una soluzione dell’ultim’ora per dare possibilità di inserimento a ragazzi giunti in Italia quando le classi per il nuovo anno accademico erano già formate, insomma. : “Gli studenti della classe sperimentale fanno diverse materie coi compagni delle altre classi, mangiano insieme e partecipano alle uscite assieme agli altri”. • Dal Corriere Università (on line)

  22. La mia domanda è: nessuno ha scritto se ci sono solo studenti o anche studentesse – come se gli stranieri di diverse nazionalità fossero asessuati … e fossero significative solo le nazionalità – • Come se a scuola si imparasse solo l’italiano • Quali sono le affiliazioni multiple? • quali sono le possibilità di comprendere la complessità della nostra cultura e la forma dinamica della nostra lingua? Quale è la prospettiva di confronto?

  23. ALTRO CASO DA DISCUTERE: • Pisa (RILEVAZIONE SULLA VALUTAZIONE DEI SISTEMI SCOLASTICI SULLA BASE DEGLI STUDENTI IMMIGRATI) • 1. studenti immigrati, provenienti dallo stesso paese, hanno risultati scolastici molto diversi all’interno dei diversi sistemi scolastici dei paesi in cui vengono accolti; 2. le differenze dei risultati degli studenti immigrati e dei nativi, che appartengono a background socio-culturali simili, sono più contenute nei paesi le cui scuole accolgono molta popolazione immigrata e dove, la diversità tra studenti, non riguarda lo status d’immigrato, ma lo status socio-economico. 

  24. Nei paesi che hanno svolto l’indagine PISA OCSE dal 2000 al 2009 la popolazione scolastica di 15 anni di età immigrata è passata dall’8 al 10% – come dato medio – ma in alcuni paesi questi studenti rappresentano il 5% e più della popolazione scolastica (si fa notare che in Irlanda, Liechtenstein, Nuova Zelanda, Federazione Russa, Spagna e Usa la percentuale varia tra l’8 e il 30%; in Canada, Grecia e Italia nello stesso periodo si è passati dal 3 al 5%).  • Secondo i dati PISA gli studenti provenienti dallo stesso paese e con background socio-culturale simile, a 15 anni, raggiungono risultati molto diversi a seconda del paese ospitante

  25. Qualche esempio: un giovane originario della Federazione russa, che vive in Finlandia, Germania e Israele, raggiunge un punteggio pari alla media Ocse, mentre se vive in Croazia ottiene 30 punti in meno e 50 se vive in Grecia.  • Gli studenti italiani che vanno in Croazia, Germania e Svizzera si fermano a 20/26 punti sotto il punteggio medio OCSE; mentre in Lussemburgo si collocano addirittura sotto di 55 punti. 

  26. Meno significativo come fattore che aiuta i processi di integrazione (questo è il termine usato dal focus OCSE PISA) sembra essere lo sviluppo, in ambito educativo, di azioni che tengano conto della cultura d’origine degli studenti immigrati, poiché anche all’interno della popolazione immigrata si registrano differenze di status socio-economico. In generale si può dire che alcuni sistemi riescono a gestire le differenze meglio di altri. Gli studenti immigrati sembrano, infatti, avere risultati migliori in sistemi scolastici che accolgono un maggior numero di studenti immigrati e dove questi appartengono a diversi status socio-economici, così come accade a tutti gli altri studenti. 

  27. Molti genitori iscrivono i loro figli alle scuole private internazionali in cui entrare in contatto con molte differenze culturali e in cui imparare in modo più corretto e fluido e quotidiano le lingue straniere … e non solo l’inglese … oggi chi non conosce l’arabo o il cinese non può occuparsi di carriera diplomatica … ma noi questo lo immaginiamo a scuola? • Perché allora abbiamo paura o non sappiamo come gestire una scuola pubblica davvero internazionale? In cui molte lingue e molte possibilità di confronto sono date ai nostri figli? Il rischio della ghettizzazione è dato dal misconoscimento della differenza che è patrimonio della nostra esperienza di vita e

  28. Lavorare sulle differenze e sulle relazioni tra differenze … • Punto di connessione la questione di genere: • Classi tutte maschili e classi tutte femminili; • Classi prevalentemente maschili o femminili con studenti immigrati; Lavorare in ogni contesto possibile sulla dimensione delle affiliazioni multiple a partire dalla differenza di genere

  29. Le mappe degli stereotipi • YankoTsvekov è un illustratore e designer bulgaro residente a Londra, famoso in tutto il web per avere avuto un'idea geniale nella sua incredibile schiettezza e semplicità: • Tsvekov non ha avuto bisogno di inventarsi un modo visto per stereotipi, ha solo raccolto tutti i principali pregiudizi che una parte del mondo ha nei confronti delle altre. • Ha dato vita all'eccezionale progetto “MappingStereotypes” …

  30. "Gli individui disuguali (e non sarebbero individui diversi se non fossero disuguali) sono misurabili con uguale misura solo in quanto vengono sottomessi a un uguale punto di vista, in quanto vengono considerati solo secondo un lato determinato: per esempio, nel caso dato, come operai, e si vede loro soltanto questo, prescindendo da ogni altra cosa“ Karl Marx, Critica al programma di Gotha, 1875

  31. Un punto di vista e’ comune a tutti/e la loro/nostra dimensione di genere Viviamo tutte e tutti immersi in una cultura stereotipata incentrata sulle differenze di genere indipendentemente dalla cultura di appartenenza, siamo in una cultura che è fortemente stereotipata sul genere e che mette in scena una eccessiva sessualizzazione della relazione tra ragazzi e ragazze. Come scrive lo scrittore franco libanese AminMaalouf: • “benché non sia ovviamente l’ambiente sociale a determinare il sesso, è esso comunque a determinare il senso di questa appartenenza; nascere donna a Kabul o a Oslo non ha lo stesso significato, non si vivono allo stesso modo la propria femminilità…” (L’identità, Bompiani, 2005)

  32. E in italia?

  33. Le immagini che oggettivano la donna, identificando le caratteristiche sessuali del suo corpo con la persona intera, sono ancora oggi molto diffuse – tanti pubblicitari usano ancora il legame tra corpo femminile e oggetto da vendere. Quando si utilizza il corpo dell’uomo quello che cambia è che al “pacco” viene dato un valore in sé – mentre nel caso delle donne il bene pubblicizzato è l’oggetto richiamato dall’allusione volgare …

  34. I professionisti che si occupano di televisione, pubblicità o media, sono tutti uomini pervertiti o nemici delle donne? • No • Ci sono donne che non trovano gravi e pericolose queste immagini? • Sì • Quali meccanismi sono messi in gioco nella scelta di una pubblicità? • STEREOTIPI di genere a cui tutti e tutte noi siamo esposti

  35. Possiamo parlare di stereotipo quando le nostre emozioni, i nostri giudizi di valore e i nostri atteggiamenti, intesi come disposizioni ad un agire corrispondente, non si rapportano a esperienze fatte riguardo ad un certo fenomeno, ma sono una reazione ad una “categoria” senza esperienza empirica. Per esempio, basta fare riferimento alle categorie del maschile e del femminile per avere tutta una serie di rappresentazioni mentali ed aspettative diverse nei loro riguardi. Si tratta dell’aspetto simbolico e culturale analizzabile attraverso il CONCETTO DI GENERE

  36. Joan W. Scott (1986) mette in guardia contro un uso semplicemente descrittivo del concetto di gender inteso come costrutto culturale e sociale del concetto biologico di sesso. • «L’uso di genere pone in evidenza un intero sistema di relazioni che può includere il sesso, senza però esserne direttamente determinato e direttamente determinare la sessualità» (Scott, p. 314) • Questo significa che quando si utilizza il concetto di gender si fa riferimento a qualcosa di diverso dalla categoria biologica di sesso, e non è corretto teoricamente utilizzare sesso e gender o genere come se fossero sinonimi.

  37. Erroneamente: • Si usa genere spesso per sesso • Si usa genere spesso semplicemente per donne • Si usa genere spessoindifferentemente per donne e uomini come se fosse un nuovo concetto neutro da sostituire a “uomo” e “umanità”.

  38. Leggiamo il Devoto-Oli alla voce GENERE • “Il maschile e il femminile, intesi come risultante di un complesso di modelli culturali e sociali che caratterizzano ciascuno dei due sessi e ne condizionano il ruolo e il comportamento” CENTRALE È LA RELAZIONE

  39. Breve storia del concetto di gender • La filosofa ed epistemologa femminista Donna Haraway (1987) rintraccia la genesi del termine nei documenti di una équipe scientifica dell’Università della California a Los Angeles dedicata allo studio dell’esperienza di vita delle persone transessuali e nominata “Gender IdentityResearch Project” del 1958. • Il concetto di gender dal suo primo utilizzo è contrapposto al termine “sesso” inteso come normatività biologica – il genere non è il sesso. • Nello studio sull’identità di genere erano indagati i condizionamenti psicologici e sociali che non erano spiegabili dal solo aspetto naturale e statico della differenza biologica tra uomini e donne.

  40. Il genere diventa una categoria analitica che si domanda: • Che cosa spinge una persona che è nata maschio biologicamente a volere diventare una donna? Che tipo di identificazioni con il femminile simbolico e con quello sociale? Che tipo di mancata o rifiutata identificazione con il maschile simbolico e sociale? • Non si tratta di omosessualità! • Si tratta di ragionare attorno alla articolazione vivente nella pratica di vita quotidiana di una serie di condizionamenti culturali che sono segnati dal genere.

  41. Diventare donna “Innanzitutto cosa è una donna? «Totamulier in utero: è una matrice», dice qualcuno. Tuttavia parlando di certe donne, gli esperti decretano «Non sono donne», benché abbiano un utero come le altre. […] ci esortano «siate donne, restate donne, divenite donne” Dunque non è detto che ogni essere umano femmina sia una donna” Simone de Beauvoir, Il secondo sesso, 1949

  42. “La donna ha delle ovaie, un utero; ecco le condizioni particolari che la rinserrano nella sua soggettività: si dice «pensa con le sue ghiandole». L’uomo dimentica superbamente di avere un’anatomia, che comporta ormoni e testicoli. Egli intende il proprio corpo come una relazione diretta e normale con il mondo che crede di afferrare con la sua oggettività” L’oggettività di cui è capace in quanto uomo? - S. De Beauvoir, Il secondo sesso, 1949 Diventare donne e diventare uomini Attraverso la relazione

  43. Donne non si nasce ma si diventa – ecco la cifra del saggio di Simone de Beauvoir – si diventa donne attraversando una completa articolazione simbolica che la filosofa chiama “eterno femminino” e che concerne una continua e ripetuta identificazione con una serie di modelli di femminilità e con una serie di valori simbolici designati principalmente dalla mancanza di: RAGIONE, OGGETTIVITÀ, AFFIDABILITÀ … E OGGI? COSA È CAMBIATO?

  44. Gli studiosi nord americani studiando non l’aspetto simbolico e culturale dal punto di vista teorico – rispetto a come si diventa donna – ma l’aspetto personale e di esperienza di vissuto di un gruppo di persone – hanno raggiunto l’obiettivo di dimostrare che DONNE E UOMINI SI DIVENTA e hanno isolato il concetto operativo per analizzare come questo processo avviene: questo concetto è il GENERE

  45. Joan W. Scott nota che nella storiografia statunitense negli anni ’70 e ’80 quando si analizzavano le differenze tra donne e uomini si utilizzava una triade concettuale composta da: genere, razza e classe sociale. E mentre il concetto di classe aveva una solidità teorica quelli di razza e genere erano teoricamente deboli. • Secondo Scott il genere deve avere una base teorica solida e fondativa del suo utilizzo empirico, come categoria analitica deve assumere una valenza teorica ben definita. • Per raggiungere questo obiettivo J. Scott procede attraverso una ricognizione degli usi più frequenti di tale concetto da parte delle diverse discipline.

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