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SHARKA UNA MINACCIA PER LA FRUTTICOLTURA LUCANA

REGIONE BASILICATA Dipartimento Agricoltura, Sviluppo Rurale, Economia Montana. SHARKA UNA MINACCIA PER LA FRUTTICOLTURA LUCANA. V. CASTORO - Ufficio Fitosanitario. REGIONE BASILICATA Dipartimento Agricoltura, Sviluppo Rurale, Economia Montana. CHE COSA è LA SHARKA?

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SHARKA UNA MINACCIA PER LA FRUTTICOLTURA LUCANA

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Presentation Transcript


  1. REGIONE BASILICATA Dipartimento Agricoltura, Sviluppo Rurale, Economia Montana SHARKA UNA MINACCIA PER LA FRUTTICOLTURA LUCANA V. CASTORO - Ufficio Fitosanitario

  2. REGIONE BASILICATA Dipartimento Agricoltura, Sviluppo Rurale, Economia Montana • CHE COSA è LA SHARKA? • QUALI SONO LE PIANTE OSPITI? • QUALI SONO LE MODALITA’ DI DIFFUSIONE? • QUAL E’ LA SUA DIFFUSIONE? • COME SI MANIFESTA IN CAMPO? • QUALI I MEZZI DI LOTTA?

  3. Che cos’è la Sharka? È la malattia virale più pericolosa e distruttiva delle drupacee a livello mondiale Il Virus della Sharka è il Plum pox virus = PPV La specie appartiene al genere Potyvirus, con particelle filamentose flessuose Fotografia la microscopio elettronico di particelle del virus della Sharka Gentileza de Bob Milne

  4. Isolati del PPV PPV-M (Marcus) PPV-D (Dideron) PPV-RC (Ricombinante) GRUPPI MINORI PPV-EA (El Amar) albicocco - Egitto PPV-W (Winona) susino- Canada PPV-C (Ciliegio) Ciliegi europa centro-orietale) Gentileza de Bob Milne

  5. Piante ospiti Il virus PPV infetta molte specie arboree coltivate, ornamentali e spontanee, appartenenti al genere Prunus. Quelle di maggiore interesse agrario sono: albicocco, susino, pesco, percoche, nettarine, ciliegio e il mandorlo e tutte le specie di prunus usate come portainnesto Gentileza de Bob Milne

  6. Modalità di diffusione 1- per mezzo di afidi vettori in modo non persistente 2- materiale di moltiplicazione infetto (marze, gemme, portainnesti) utilizzato per gli innesti o reinnesti

  7. Diffusione della Sharka nel mondo 1917 2005 Presenza Assenza

  8. 1996 1996 1993 1992 1973 Situazione in Italia della Sharka 1982 La Sharka, ha interessato lentamente, gran parte del territorio nazionale 1983 1987 1999

  9. Sharka: evoluzione della malattia in Italia, dati al 2007

  10. Qual è la situazione in Basilicata della Sharka? • Primo ritrovamento 1987 una pianta di susino (Santa Rosa) • 2002 4 piante di pesco (cv Egea e Laura) • Quadriennio 2003-2006 su 8.000 campioni di foglie analizzate nei laboratori della Metapontum Agrobios (pesco, susino e albicocco): nessun focolaio • Nel 2007 15 piante di albicocco in tre aziende diverse, tutte della varietà Ninfa, su 1068 campioni • FINO AL 2007 19 PIANTE ESTIRPATE • Nel 2008 la situazione cambi completamente!

  11. NETTARINE ALBICOCCO Vitillo 28 Carmen 11 Ninfa 73 Ninfa 29 Ninfa 22 Ninfa 0 Ninfa 0 Ninfa 0 Ninfa 0 Big Top 22 Big Top 60 Big Top 60 Big Bang 20 Big Bang 60 Big Bang 51 Big Bang 33 Big Bang 3,3 Nectaprima 0 Elios 0

  12. PESCO SELEZIONI Rita Star 14 Red Cal 53 Garofa 25 Amanda 0 PESCO E ALBICOCCO 29 PESCO E ALBICOCCO 11 PESCO E ALBICOCCO 0 PESCO E ALBICOCCO 0 SU 27 CAMPI 17 SONO DA ESTIRPARE PER INTERO

  13. Sharka (PPV)‏ foglie di susino

  14. Sharka su foglie di albicocco

  15. Sharka (PPV)‏ foglie di pesco

  16. Sharka= vaiolo ; vaiolatura del susino

  17. Sharka su frutti di nettarine

  18. Sharka su frutti di pesco

  19. Sharka su frutti di albicocco

  20. Sharka su frutti di albicocco

  21. Quali strategie di lotta per fronteggiare la diffusione della Sharka ?

  22. Progetto SharCO, coordinato dall’Istituto Nazionale per la Ricerca in Agricoltura (INRA) francese Revisione del Decreto di lotta obbligatoria

  23. I trattamento insetticidi contro gli afidi vettori non servono!

  24. Distruzione dei frutteti infetti da Sharka

  25. 2- L’uso, per i nuovi impianti e per i reinnesti utilizzare materiale di propagazione sano, di cui si è certi del loro stato fitosanitario L’Organizzazione europea e mediterranea per la Protezione delle piante (EPPO) ha incluso il PPV fra i patogeni da Quarantena fin dal 1977 Le misure da adottare per impedire la sua introduzione e diffusione nel territorio nazionale sono contenute nel D.M. 29 novembre 1996 di lotta obbligatoria al PPV

  26. Le infezioni da sharka così come le altre infezioni da virus e da agenti virus-simili non sono curabili

  27. L’unico modo è quello di mettere a dimora piante sicuramente sane • Tipologie di produzione vivaistica • Qualità CE – categoria CAC • Qualità CE- categoria CERTIFICATO

  28. 30 mm x 180 mm È vietato l’utilizzo di etichette simili per dimensioni e colore per il materiale di categoria CAC

  29. CERTIFICAZIONE VOLONTARIA D.M. 24 luglio 2003 Fonte primaria Conservazione per la premoltiplicazione – materiale di prebase Premoltiplicazione – materiale di base Moltiplicazione - materiale certificato Vivaio Pianta Certificata Virus esente oppure Virus controllato IMPIANTO

  30. Disciplinari di produzione integrata Scelta del materiale vivaistico Il materiale di moltiplicazione (piante, marze, portainnesti) per i nuovi impianti deve essere di categoria CERTIFICATO, accompagnato da Passaporto delle piante Ce e dal Documento di commercializzazione. In assenza di tale materiale potrà essere autorizzato, in deroga, materiale di categoria CAC prodotto secondo le norme tecniche regionali, oppure in mancanza secondo le norme tecniche nazionali (D.M. 14 aprile 1997)

  31. Lotta alla Sharka 3.Miglioramento genetico per l’ottenimento di cultivar resistenti alla sharka

  32. Conclusioni La situazione della sharka si è aggravata negli anni, con la presenza endemica di isolati di PPV-M a livello internazionale e nazionale. Il rischio è molto elevato anche per la frutticoltura della Basilicata. Soltanto l’uso di materiale di categoria certificato o comunque prodotto secondo un processo che garantisce la stessa qualità e con la convinta partecipazione di tutti gli operatori del settore frutticolo, soprattutto per quanto attiene la tempestiva segnalazione di tutti i casi sospetti e la collaborazione nella eradicazione dei focolai, sarà possibile impedire la sua diffusione.

  33. Conclusioni La situazione è particolarmente delicata perché non abbiamo centinaia di migliaia di ettari coltivati a drupacee, non abbiamo vaste estensioni, ma la nostra frutticoltura è concentrata su una piccola fascia, quella metapontina, lunga una 30 di km e se la malattia, come si suol dire prende piede, invade subito tutta la fascia. E’ un problema che va affrontato a livello territoriale e non a livello di singola azienda. Questo tipo di collaborazione e disponibilità è stata già riscontrata tra i tecnici delle O.P. e tra i frutticoltori che colgo l’occasione per ringraziare, dobbiamo proseguire su questa strada.

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