1 / 61

Teoria e pratica nel commercio internazionale

Teoria e pratica nel commercio internazionale. Globalizzazione e integrazione europea. Liberismo-protezionismo nell’economia mondiale.

magnar
Download Presentation

Teoria e pratica nel commercio internazionale

An Image/Link below is provided (as is) to download presentation Download Policy: Content on the Website is provided to you AS IS for your information and personal use and may not be sold / licensed / shared on other websites without getting consent from its author. Content is provided to you AS IS for your information and personal use only. Download presentation by click this link. While downloading, if for some reason you are not able to download a presentation, the publisher may have deleted the file from their server. During download, if you can't get a presentation, the file might be deleted by the publisher.

E N D

Presentation Transcript


  1. Teoria e pratica nel commercio internazionale • Globalizzazione e integrazione europea

  2. Liberismo-protezionismo nell’economia mondiale • Il liberismo domina il pensiero economico nell’Ottocento. Abrogazione delle Corn Laws da parte della GB nel 1846 – Questo fu seguito dal trattato Cobden-Chevalier del 1860. • Nell’ultima parte del secolo si fanno sentire le impostazioni protezioniste. Molti paesi protessero il proprio settore agricolo e molti settori industriali dalle importazioni. La Germania di Bismarck stabilì dazi doganali nel 1879 e fu seguita a ruota da quasi tutti i paesi europei, e dagli Stati Uniti. La GB rimase libero-scambista, pur in presenza di forti pressioni interne filo-protezioniste. • Il protezionismo della fine dell’Ottocento corrisponde con l’ascesa del nazionalismo economico e militare. • Nonostante il permanere anche dopo il 1896 di un certo protezionismo doganale, il commercio internazionale continua a crescere in modo robusto fino alla 1° guerra Mondiale.

  3. Liberismo e protezionismo 1914-1939 • La Grande Guerra porta alla violenta contrapposizione fra nazionalismi e segna l’eclissi del periodo liberale. • Dopo la guerra c’è un fragile ritorno al periodo del gold standard ma in realtà si affermava il protezionismo commerciale. • Dopo lo scoppio della Grande Depressione gli Stati Uniti imposero con la tariffa Smoot-Howley dazi del 48% sulle importazioni di prodotti manufatturieri. Nel 1931 anche la GB si converte al protezionismo. • Gli anni 1930 segnano la interruzione del sistema liberale. Gli scambi vengono regolamentati e contingentati. Si seguono politiche autarchiche, si ricercano spazi vitali di espansione economica, o, nel caso della GB, aree di preferenza imperiali. Nello stesso tempo crolla il commercio mondiale.

  4. La teoria liberale (Adam Smith) Il principio del vantaggio comparato (Ricardo). Ogni paese deve produrre solo i beni per cui ha il massimo vantaggio di produttività. E importare gli altri. Scopo delle esportazioni è di facilitare le importazioni, non creare privilegi per i produttori o per lo Stato. Teoria H-O (Heckshner - Ohlin) modello della dotazione di fattori: il vantaggio comparato di un paese determinato dai suoi fattori produttivi Mercantilismo (sec 17° e 18°: avanzo commerciale porta alla sicurezza nazionale e alla forza dello stato Nazionalismo industriale (19° e 20° sec.) come F. List in Germania o A. Hamilton in Usa: proteggere l’industria nascente protezionismo strategico(20° e 21° sec): stimolare i settori high-tech con politiche industriali. Protezionismo no global – il commercio globale mette a rischio il lavoro, i diritti sindacale, l’ambiente. Liberismo e protezionismo: teorie

  5. Variazioni al modello classico • Dotazione di capitale umano (Leontief) e cioè il livello di specializzazione, di flessibilità e produttività della forza lavoro. • Il capitale umano può considerarsi un ulteriore fattore produttivo. • Economie di scala: che conducono a una struttura oligopolistica e possono falsare il mercato. Imprese oligopolistiche possono mettere in atto pratiche anticoncorrenziali.

  6. Nuove realtà del commercio internazionale • Il commercio interindustriale è fra settori. Per esempio due paesi si esportano rispettivamente beni agricoli e manufatti, o tessili e automobili. Tipico del rapporto Nord-Sud. • Il commercio intraindustriale all’interno dello stesso settore. Due paesi si scambiano componenti per vetture contro vetture finite, o vetture piccole contro vetture grandi. Questo tipo di commercio predomina negli scambi Nord-Nord, fra paesi industrializzati con dotazioni di fattori simili. Basato sulla differenziazione di prodotto e sulle economie di scala. Mette in crisi le teorie tradizionali. • Il caso speciale del Giappone.

  7. Nuove realtà del commercio internazionale • Commercio intragruppo. Si tratta del risultato della verticalizzazione della produzione all’interno delle multinazionali. Metà del commercio totale fra Usa e Giappone fra imprese estere e case madri del paese d’origine. Anche questi flussi si prestano a interventi manovrati dei governi a favore delle proprie aziende.

  8. Nuove teorie commerciali • Industrie oligopolistiche sono quelle dove poche imprese possono influenzare il mercato grazie a economie di scala, o barriere all’entrata vedi molte industrie high-tech, come computer, semiconduttori, biotecnologie. • Vantaggio competitivo (Porter). Le caratteristiche di una economia nazionale (struttura della domanda, cultura nazionale, struttura e tipo di imprese ecc) influenzano le imprese di un certo settore, conferendo loro un vantaggio. • Politiche governative possono facilitare lo sviluppo di un vantaggio competitivo in certe industrie ad alta tecnologia. Questo vantaggio nasce dalla competizione di poche imprese oligopolistiche sul mercato interno e si trasferisce su quelli internazionali. Acquisire una specializzazione tecnologica può portare a un vantaggio permanente.. Vedi vantaggio del Giappone in certi settori. Una ulteriore elaborazione di questa teoria è che il vantaggio iniziale poi tende a diventare sempre maggiore attraverso la path dependence (la produttività aumenta con l’esperienza cumulativa in una traiettoria virtuosa).

  9. Nuove teorie commerciali • Strategic trade theory. Fa proprie alcune critiche alla teoria tradizionale proponendo un nuovo modello teorico. Pone l’enfasi sulla politica industriale. Sostegno statale alle imprese in settori hi-tech porta vantaggi a tutta l’economia. Vedi per esempio attraverso tariffe ottimali, o attraverso investimenti preventivi (first mover) o sussidi alla R&S.

  10. Commercio: meglio liberalizzazione o protezione? • La protezione nelle sue varie forme può funzionare soprattutto nel breve periodo, ma in generale e nel medio-lungo porta a rendite di posizione, disparità economiche, inefficienza e corruzione. Diminuisce l’incentivo all’’innovazione e scoraggia gli investimenti in settori promettenti. I settori che reclamano protezione sono spesso più forti degli interessi del consumatore. • La liberalizzazione ha un prezzo in termini di dislocazioni produttive. La ristrutturazione che ne consegue porta efficienza, ma costi sociali, che i governi dovrebbero compensare. La concorrenza fa bene all’economia, concentrando le risorse dove sono meglio impiegate e portando a maggiore crescita economica. Il consumatore beneficia di prezzi bassi e tutta l’economia più efficiente. La liberalizzazione è anche un fattore di pace e di sviluppo.

  11. Problemi di politica economica legati al commercio internazionale • Il deficit o il surplus commerciale di un paese sul lungo periodo dipendono non tanto dal tipo di beni importati o esportati ma dall’andamento della domanda aggregata. Un paese con redditi alti che risparmia poco e consuma (e/o investe) molto cade in disavanzo commerciale. • Le pratiche commerciali degli altri paesi agiscono come fattore temporaneo. Molti negli USA tuttavia accusarono il Giappone e oggi accusano la Cina di essere responsabile del deficit USA.

  12. Problemi di politica economica legati al commercio internazionale • Concorrenza sleale da parte di paesi a bassi salari. • Quanto influiscono le importazioni crescenti da paesi a basso costo sulle crescenti disparità salariali nei paesi industrializzati e sull’impoverimento relativo dei lavoratori meno qualificati? • Hanno una influenza sia diretta (maggiori importazioni a basso costo che possono eliminare posti di lavoro), sia indiretta (delocalizzazioni, o incentivi a ristrutturare verso produzioni più snelle). • Ma non spiegano che una parte del fenomeno, che è anche dovuto al cambiamento strutturale verso una società di servizi che valorizza lavoratori a più alta qualifica. • Invece del protezionismo ci si può difendere con una politica di formazione professionale.

  13. Sviluppo del commercio dopo il 1945 • Dal 1945 il volume del commercio mondiale è cresciuto a un ritmo superiore a quello del PIL. IL volume del commercio è cresciuto del 7% l’anno fino al 1973 e fra il 1973 e il 1996 a oltre il 4% l’anno. • Nell’intero periodo il commercio è cresciuto dal 7 al 21 per cento del PIL mondiale. • Oltre all’aumento del commercio di beni e cresciuto anche quello di servizi, come servizi bancari, assicurativi, informatici etc. La sua importanza è tuttavia minore rispetto ai beni. • Sono cadute progressivamente le barriere, grazie ai negoziati internazionali. I dazi dei paesi industrializzati sui prodotti importati sono scesi dal 1945 da circa il 40% di media a circa il 6% di media.

  14. Mutamenti nel commercio internazionale dal 1980c. • La deregulation e le privatizzazioni hanno ulteriormente aperto le economie di molti paesi. Lo stesso di può dire dei progressi nelle comunicazioni e nei trasporti. • Cresce il commercio nel settore dei servizi • Nuovo regionalismo. Le tre grandi aree (Nord America, Giappone e Asia sud-orientale, e UE) hanno un alta percentuale di commercio intra-area. • Emerge il ruolo delle multinazionali nel commercio mondiale • Importanza crescente dei NTB rispetto alle barriere tradizionali.

  15. Le tariffe doganali dei vari paesi europei e degli USA

  16. Il GATT e la liberalizzazione commerciale • GATT creato nel 1948. Relativamente pochi i membri (si partiva da 28, per poi aumentare). Nel 1950 fallisce, per resistenze protezionistiche sia nei PVS che negli USA, il tentativo più ambizioso di creazione dell’ITO. Lo scopo era progredire verso una economia internazionale aperta, abbandonando il protezionismo degli anni 1930. Il GATT era più un forum negoziale che una organizzazione internazionale. • Basato sul multilateralismo e la assenza di discriminazioni. Si rivelò uno strumento efficace. • Principio generale di reciprocità: la liberalizzazione e le nuove regole estese attraverso concessioni reciproche bilanciate. Le concessioni da estendere erano concessioni specifiche. La filosofia era di liberalizzare in modo coordinato, concessione per concessione, consolidando volta per volta i risultati ottenuti. • Proibiti unilateralismo, bilateralismo e blocchi commerciali. Obbligo della trasparenza. Vi erano clausole di esonero ed eccezioni

  17. Il GATT la liberalizzazione commerciale • Limiti del GATT. Non era una vera organizzazione internazionale: aveva solo un segretariato. Potere di risolvere le controversie molto circoscritto. • Kennedy Round (1964-1967). Indetto come risposta USA alla creazione del MEC. Protagonista la Commissione CEE e il governo USA. Riduce le barriere daziarie sui prodotti manufatturieri di circa il 33%. Introduce la reciprocità generale invece della reciprocità specifica. Regolamenta le pratiche di dumping. • Tokyo Round. (1973-1979). Ulteriori riduzioni daziarie. Affronta la liberalizzazione dei prodotti agricoli. I paesi industrializzati fanno concessioni ai paesi meno sviluppati. Codici per affrontare pratiche commerciali sleali. Molti problemi restano irrisolti.

  18. Uruguay Round del GATT • Riduceva le tariffe doganali dei PI a pochi punti. Elimina quote e sussidi (quote tessili da eliminare in 10 anni). • Consisteva di 29 accordi che estendevano per la prima volta le regole del GATT a agricoltura, servizi, proprietà intellettuale, investimenti esteri. • Crea il WTO (OMC) a sostituzione del GATT, con il mandato di procedere alla liberalizzazione nei vari settori coperti dall’accordo. Mandato giuridico e struttura istituzionale più organici che nel GATT con regole più ampie e vincolanti e un meccanismo arbitrale più forte, con poteri di sanzione (multe). Nel GATT vi era un piccolo comitato esecutivo controllato dalle maggiori potenze commerciali, nel WTO un sistema di governo imperniato su un consiglio cui partecipano tutti gli stati membri che sono diventati 150 nel 2000.

  19. Che cos’è e come funziona il WTO • Questi trattati comprendono: • l’Accordo GATT del 1994: contiene l’accordo del 1947 e tutte le modifiche successive. • l’Accordo GATS che regola il commercio internazionale dei servizi. • l’Accordo TRIPS che regola i vari aspetti relativi alla protezione della proprietà intellettuale • l’Accordo TPRM: prevede che le politiche commerciali dei membri del WTO siano regolarmente esaminate e discusse dagli altri membri dell’organizzazione • l’Accordo per la soluzione delle dispute commerciali fra i membri del WTO

  20. Che cos’è e come funziona il WTO • Il WTO conta 148 membri, ma non tutti sono Stati sovrani. Infatti è prevista la partecipazione di territori doganali indipendenti (Hong Kong, Taiwan, UE…) • L’incremento del numero dei membri del WTO è stato possibile grazie ad una disposizione del GATT che prevedeva che i nuovi Stati indipendenti potessero accedervi praticamente in maniera automatica • La nascita del WTO ha inoltre coinciso con un periodo di forte diminuzione del prezzo del petrolio, il che ha spinto alcuni paesi arabi come l’Arabia Saudita ad entrarvi.

  21. Che cos’è e come funziona il WTO • L’accesso più importante è stato però quello della Cina i cui negoziati sono durati 15 anni. • Solo la Russia, fra i grandi paesi del mondo, è ancora esclusa dal WTO, ma i suoi negoziati sono tuttora in corso. • I paesi che hanno fatto domanda godono però dello status di osservatori al WTO, il che permette loro di partecipare a tutte le riunioni generali, ma senza poter votare. Il WTO non concede lo status di osservatore alle ONG.

  22. Com’e organizzato • Organo principale: Conferenza ministeriale. Si riunisce almeno una volta ogni 2 anni e vi partecipano i ministri responsabili per il commercio estero (eventualmente coadiuvati da altri ministeri, come quello dell’agricoltura). • Negli intervalli fra una conferenza e l’altra le sue funzioni sono svolte dal Consiglio generale, che si riunisce regolarmente a Ginevra (ogni 3 mesi circa), ma che si può riunire in ogni momento in sessione speciale.

  23. Com’e organizzato • Il WTO è coadiuvato dal Segretario dell’organizzazione che è composto da circa 500 funzionari internazionali. E’ composto da circa 20 divisioni responsabili per aree tematiche ed è diretto da un Direttore Generale (attualmente Pascal Lamy) • E’ fatto divieto al Direttore Generale e ai suoi funzionari di prendere ordini dai governi degli Stati membri.

  24. Come decide il WTO -      Le decisioni sono prese per consenso e solo laddove non sia possibile arrivare al consenso è possibile ricorrere al voto (le maggioranze dipendono dalla questione). In caso di voto ad ogni membro è attribuito un solo voto, indipendentemente dal peso commerciale o demografico del paese. -    Nonostante questa possibilità, non si è mai ricorsi, né nella storia del GATT, né in quella del WTO al voto, preferendo allungare i negoziati per consentire la formazione del consenso o addirittura rinunciare a prendere una decisione.

  25. Chi agisce a Ginevra • Le singole posizioni sono elaborate nelle singole capitali da parte dei ministeri competenti, generalmente coordinati dal ministero responsabile per il commercio estero, ed espresse a Ginevra dal corpo diplomatico di tale paese accreditato presso il WTO. • L’UE è un membro a tutti gli effetti insieme agli Stati che rappresenta, in quanto il trattato di Roma del 1957 le ha attribuito una competenza esclusiva in materia di politica commerciale (gli Stati europei hanno poche possibilità di un’azione autonoma in materia commerciale). Il ruolo di negoziatore è affidato alla Commissione Europea

  26. 2. Le regole del commercio internazionale Il WTO ha lo scopo di favorire il commercio internazionale, considerato un elemento chiave dello sviluppo economico di tutti i paesi. Cerca di raggiungere tale scopo attraverso lo strumento della liberalizzazione dei commerci che si attua attraverso: - un’apertura garantita dei mercati nazionali - limiti alle possibilità per i singoli paesi di ricorrere a misure protezionistiche.

  27. Il commercio dei prodotti • Ciascun membro del WTO nel momento in cui aderisce, o in seguito ad un round di negoziati, deposita una lista di prodotti e indica il dazio doganale corrispondente a ciascun prodotto. • Questo dazio viene “consolidato”, cioè il paese depositante non può, a parte in casi particolari, imporre poi su quello stesso prodotto un dazio più elevato di quello consolidato.

  28. Il commercio dei prodotti • Esiste la possibilità per un paese di aumentare i propri dazi oltre il livello consolidato, ma ciò comporta un obbligo di compensare i paesi esportatori del bene che ha subito l’incremento attraverso la riduzione dei dazi su altri prodotti di interesse dei paesi colpiti. • E’ importante determinare il valore del prodotto: il WTO specifica, nell’accordo sulla valutazione doganale, le regole che devono applicarsi per determinare il valore del bene, cioè il valore del bene corrisponde a quello dichiarato dagli importatori, ma se vi è il fondato sospetto di frode, è possibile ignorare tale regola e fare ricorso a metodi di valutazione alternativi contenuti nell’accordo.

  29. Il commercio dei prodotti • Per garantire l’accesso al mercato nazionale è stabilito il divieto per uno Stato di fare ricorso a restrizioni quantitative dell’importazione o all’esportazione dei prodotti. • C’è poi il principio della nazione più favorita: un membro del WTO che accordi ad un altro paese, membro o meno del WTO, condizioni commerciali più favorevoli rispetto a quelle accordate agli altri membri è tenuto ad estendere tali condizioni a tutti gli altri membri dell’organizzazione. • Principio del trattamento nazionale: impone ai membri dell’organizzazione di non discriminare fra prodotti simili in base alla loro provenienza, sia per quanto riguarda le tasse, che per quanto riguarda le leggi o i regolamenti interni ad essi applicabili. → Una volta pagato il dazio, il prodotto straniero deve quindi essere equiparato al corrispettivo prodotto nazionale.

  30. Il commercio dei servizi • Ci sono quattro modi di commerciare un servizio: • fornitura transfrontaliera che è fornita da un altro paese rispetto a quello ricevente (es. servizi di telecomunicazione) • consumo all’estero di un servizio da parte di una persona o di un’impresa (es. turismo) • possibilità per una persona fisica o giuridica straniera di stabilirsi e operare in un determinato paese secondo le sue regole, • presenza di persone fisiche straniere in un paese membro del WTO per fornire un determinato servizio (es. manager di un’impresa che si trasferisce nella sede estera).

  31. Il commercio dei servizi • I membri del WTO devono indicare i limiti che si riservano il diritto di imporre sia nei confronti delle diverse tipologie dei servizi che per quanto riguarda le regole di fornitura. • Ci sono dei limiti all’applicazione del principio del trattamento nazionale: per i servizi questo principio vale solo per i settori in cui uno Stato ha assunto degli impegni specifici e nei limiti degli impegni assunti. • C’è poi la possibilità di discriminare fra Stati in materia di accesso al mercato dei servizi di uno Stato a patto che queste eccezioni siano consolidate e si preveda l’eliminazione della discriminazione entro 10 anni (eccezioni al principio della nazione più favorita).

  32. Eccezioni • I waivers o deroghe, le unioni doganali e le zone di libero scambio: consentono di adottare un regime commerciale più liberale nei confronti di determinati paesi senza essere costretti ad estendere tali benefici agli altri membri del WTO. • Misure restrittive del commercio: sono misure prese a tutela di interessi rilevanti come quelli sanitari e le misure di difesa commerciale. • E’ possibile far ricorso a misure temporanee di protezione del mercato nazionale nei casi di minaccia di una grave crisi per il bilancio dello Stato o quando un aumento massiccio delle importazioni rischia di creare un serio rischio per l’industria nazionale dei prodotti simili, ma con cautele specifiche.

  33. Eccezioni • Altre eccezioni al principio di consolidamento tariffario sono date dalla possibilità di usare specifiche misure di difesa commerciale, cioè di applicare dazi più elevati su specifici prodotti quando sono importati in un paese a prezzi molto bassi per scelta di un’industria o perché beneficiano del sostegno del governo del paese di provenienza. • Nel primo caso si parla di misure antidumping (soprattasse rispetto al normale dazio doganale pari alla differenza fra il prezzo applicato nel mercato interno e quello applicato nel paese di esportazione). • Nel secondo di misure anti-sussidi. Nel caso dei sussidi, dato che alcuni sono legittimi, il WTO li divide in 3 categorie: proibiti, consentiti e sussidi proibiti solo se si dimostra il loro impatto negativo sul commercio.

  34. Protezione della proprietà intellettuale • I paesi subiscono un danno economico considerevole dal mancato rispetto di questi diritti in sede internazionale. • L’Accordo TRIPS stabilisce l’obbligo per i membri del WTO di dotarsi di una disciplina che protegga la proprietà intellettuale. A questo fine prevede: • degli standard minimi di protezione, • l’obbligo di assicurare un’adeguata tutela giudiziaria a questi diritti • alcune norme a beneficio dei PVS per facilitare l’applicazione di una legislazione che per molti di essi è una novità assoluta.

  35. Protezione degli investimenti stranieri • E’ data dall’accordo TRIMS che si compone di due parti: • o  una relativa alla determinazione delle misure legate agli investimenti che devono considerarsi contrarie al GATT • o     un’altra relativa all’eliminazione di tali misure. • Sono contrarie alle regole del GATT quelle misure relative agli investimenti stranieri che non rispettano i principi del trattamento nazionale e del divieto alle restrizioni quantitative.

  36. L’eliminazione delle barriere al commercio -   Per determinare la sicurezza di un prodotto molti paesi hanno stabilito delle regole tecniche che determinano le caratteristiche che devono avere i prodotti o i modi di produzione che devono essere seguiti per commercializzare un bene, oltre che i sistemi di verifica di rispetto di queste regole. -     Sono utili per i consumatori, ma possono creare degli impedimenti al commercio se sono usate con finalità protezionistiche.

  37. L’eliminazione delle barriere al commercio -    Il WTO ha cercato di contemperare queste esigenze con due accordi: o       L’accordo sulle barriere tecniche al commercio, noto come TBT (Trade barriers to trade) per i prodotti industriali. Incoraggia l’uso di standard internazionali e la partecipazione di tutti i membri del WTO alla loro formulazione, ma non li impone. o    L’accordo sulle misure sanitarie e fito-sanitarie, detto SPS (Sanitary and Phitosanitary mesaures) per i prodotti agricoli. A differenza del TBT contiene delle disposizioni dettagliate per stabilire se una misura nazionale che si discosta dagli standard internazionali sia accettabile (per proteggere la salute dell’uomo, degli animali e delle piante) o meno. Tale misura deve essere basata su principi scientifici e mantenuta solo se esistono delle prove scientifiche della sua necessità.

  38. 3. La soluzione delle controversie commerciali - Con il WTO viene creato una sorta di tribunale del commercio internazionale a cui tutti i suoi membri possono rivolgersi quando ritengono che un altro membro abbia violato una delle regole previste dagli accordi che formano il WTO. - Il GATT aveva un sistema più elementare ma con un limite: per poter essere applicati, i risultati di un panel del GATT dovevano essere accettati da tutti i membri dell’organizzazione, anche quello che aveva perso la causa. - Con il WTO invece è necessario il consenso di tutti i membri dell’organizzazione, compreso quello del paese che ha vinto la causa, per non applicare le sentenze del WTO (non si è ancora verificata una situazione del genere).

  39. 3. La soluzione delle controversie commerciali - Ci sono una specie di tribunale di primo grado e uno di appello. - Prima e durante la procedura contenziosa rimane aperta la possibilità di giungere ad un accordo negoziato fra le parti. -

  40. 4. Il Doha Round e i negoziati a Hong Kong -  Si svolge un una fase economica di recessione, una situazione che tende ad alimentare il ritorno al protezionismo da parte dei paesi in recessione ed è il primo appuntamento ministeriale dopo l’11 settembre, quindi la riuscita della conferenza, che si teneva in un paese islamico era un valore simbolico importante per la comunità internazionale. - I membri del WTO concordano nel iniziare nuove negoziazioni e nel lavorare su altri temi, in particolare nell’implementazione degli attuali accordi. L’interno pacchetto è chiamato Agenda di Doha per lo sviluppo. - Ci sono 19-21 temi elencati nella Dichiarazione di Doha: la maggior parte richiedono delle negoziazioni, altri richiedono azioni di implementazione, analisi e monitoraggio e cioè:

  41. Problemi aperti per il WTO • Le barriere visibili e invisibili ancora rimangono. Sussidi agricoli nei PI, barriere ai servizi e ai prodotti industriali nei paesi in via di sviluppo. • I paesi più poveri e tutti quelli in via di sviluppo trovano ostacoli tariffari e altre barriere alle loro esportazioni, sia nei PI che negli altri paesi in via di sviluppo. Sotto accusa i sussidi alle produzioni e alle esportazioni agricole della UE, ma anche di USA e Giappone. I prodotti tessili e i prodotti agricoli rimangono fortemente regolamentati e protetti. • Gli standard sociali e il dumping sociale Gli standard ambientali. E’ giusto che siano oggetto del negoziato commerciale o devono essere trattate in altra sede?

  42. Problemi aperti per il WTO • La politica della concorrenza: necessità di norme internazionali per anti-trust e fusioni, e regole sulle scalate. Molto diverse le pratiche in Giappone, USA, Europa e anche all’interno dell’Europa. Questo capitolo sempre più importante allorché i problemi commerciali si congiungono a quelli degli investimenti esteri, vedi multinazionali. • L’applicazione delle norme e delle sanzioni WTO è asimmettrica: ne beneficiano gli stati forti. • Problemi legati ai blocchi regionali, che si danno norme esclusive e particolari. • Il nuovo Millennium Round di Doha ancora aperto, forse si concluderà nel 2006.

  43. Globalizzazione e regionalizzazione dei flussi commerciali • Quanto è regionalizzato il commercio? Le tre grandi aree (Nord America, Giappone e Asia sud-orientale, e UE) hanno un’alta percentuale di commercio intra-area. • Mentre il processo di regionalizzazione in Europa, era partito già con la CEE per poi rafforzarsi negli anni ‘80 con l’Atto Unico Europeo, oggi assistiamo a un’ondata di regionalismo globale più intensa che in passato (NAFTA in America Settentrionale, Mercosur in America Meridionale e ora anche nel blocco asiatico (Asean)).

More Related