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PARROCCHIA S. GIACOMO MAGGIORE MESSINA

PARROCCHIA S. GIACOMO MAGGIORE MESSINA. Il cristiano e l’esperienza della sofferenza . Non basta riflettere sul mistero della redenzione compiuta da Cristo, ma è necessario accoglierlo e prendervi parte. Gesù, dice:

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PARROCCHIA S. GIACOMO MAGGIORE MESSINA

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Presentation Transcript


  1. PARROCCHIA S. GIACOMO MAGGIORE MESSINA Il cristiano e l’esperienza della sofferenza

  2. Non basta riflettere sul mistero della redenzione compiuta da Cristo, ma è necessario accoglierlo e prendervi parte. Gesù, dice: «Chi vuol venire dietro a me, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua» (Lc 9, 23).

  3. Il cristiano e l’esperienza della sofferenza Prendere la croce è una condizione per andare insieme a lui, seguire il suo stesso cammino e il suo stesso stile di vita. Bisogna seguirlo non solo nei momenti di gioia, come alle nozze di Cana (cf Gv 2, 1-12) o nell’ingresso a Gerusalemme (cf Mt 21, 1-11), ma anche sulla via del Calvario (cf Mt 27).

  4. Il cristiano e l’esperienza della sofferenza Il cristiano o il discepolo è colui che assomiglia il più possibile al maestro e la somiglianza deve realizzarsi soprattutto in ciò che è più duro da imitare, ma che, nello stesso tempo, ha un grande valore redentivo (cf 1Cor 2, 18); il fedele riproduce in sé stesso Cristo e ciò che Egli ha vissuto.

  5. Il cristiano e l’esperienza della sofferenza «Abbiate gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù» (Fil 2, 5); «Fatevi miei imitatori, come io lo sono di Cristo» (1Cor 11, 1); «Infatti, come abbondano le sofferenze di Cristo in noi, così, per mezzo di Cristo, abbonda anche la nostra consolazione» (2Cor 1, 5); «Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me» (Gal 2, 20); «Quanto a me, invece, non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale per me il mondo è stato crocifisso, come io per il mondo» (Gal 6, 14); «Perciò sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo» (Col 1, 24); «Ma nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi perché possiate anche nella rivelazione della sua gloria rallegrarvi ed esultare» (1Pt 4, 13).

  6. Somigliare a Cristo Cristo ha scelto la croce come strumento di redenzione, ciò che è abbietto, umiliante, ciò che è stoltezza. In essa si compie la redenzione per mezzo della sofferenza; Cristo ha preso su di sé il male totale del peccato.

  7. Somigliare a Cristo Grande è il peccato, grande è il prezzo pagato dal Figlio di Dio per riscattare l’umanità che è stata redenta non a prezzo di cose corruttibili, ma per mezzo del sangue prezioso di Cristo (cf 1Pt 1, 18-19; Gal 1, 14; 1Cor 6, 20). Gesù muore a vantaggio dell’uomo il quale è chiamato a condividere tale sofferenza.

  8. Lettera apostolica "Salvifici doloris" del 1984, Giovanni Paolo II  "Se un uomo diventa partecipe delle sofferenze di Cristo, ciò avviene perché Cristo ha aperto la sua sofferenza all'uomo, perché egli stesso – Cristo - nella sua sofferenza redentiva è divenuto, in un certo senso, partecipe di tutte le sofferenze umane. L'uomo, scoprendo mediante la fede la sofferenza redentrice di Cristo, insieme scopre in essa le proprie sofferenze, le ritrova, mediante la fede, arricchite di un nuovo contenuto e di un nuovo significato" (20).

  9. Corredentrice Al fianco di Gesù c'è Maria; la sua Madre santissima, rende testimonianza esemplare, con l'intera sua vita, a questo particolare Vangelo della sofferenza. "In lei le numerose ed intense sofferenze si assommarono in una tale connessione e concatenazione che, se furono prova della sua fede incrollabile, furono altresì un contributo alla redenzione di tutti" (Salvifici doloris, 25).

  10. Sofferenza redentiva "La sofferenza di Cristo ha creato il bene della redenzione del mondo. Questo bene in se stesso è inesauribile ed infinito. Nessun uomo può aggiungerci qualcosa. Allo stesso tempo, però, nel mistero della Chiesa come suo corpo, Cristo in un certo senso ha aperto la propria sofferenza redentiva ad ogni sofferenza dell'uomo. In quanto l'uomo diventa partecipe delle sofferenze di Cristo - in qualsiasi luogo del mondo e tempo della storia - intanto egli completa a suo modo quella sofferenza, mediante la quale Cristo ha operato la redenzione del mondo" (Salvifici doloris, 24).

  11. Il cristiano e l’esperienza della sofferenza Ogni uomo, pertanto, attraverso le proprie croci quotidiane, può partecipare alla sofferenza redentiva di Cristo. S. Paolo parla delle diverse sofferenze patite a causa sua e del Vangelo, mettendo in evidenza il loro valore redentivo, soprattutto se proiettate verso la risurrezione. Se l’uomo partecipa alle sofferenze di Cristo, è perché «Cristo ha aperto la sua sofferenza all’uomo ed è divenuto nello stesso tempo partecipe delle sofferenze dell’uomo»

  12. Il cristiano e l’esperienza della sofferenza È questo il senso pieno del Mistero Pasquale a cui bisogna partecipare per superare alla radice il male e la sofferenza: «È necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel regno di Dio» (At 14, 22) Bisogna partire dalla croce, che per gli uomini è insipienza, spogliazione di Cristo, ma per Dio è stata la sua elevazione; Cristo, cioè, sulla croce, ha ricevuto la più grande glorificazione e nella debolezza si è manifestata la sua potenza.

  13. Il cristiano e l’esperienza della sofferenza La sofferenza a cui viene sottoposta l’umanità è una prova di maturità cristiana, è una chiamata alla virtù come spirito di accettazione paziente di ciò che fa male; e l’umanità coltiva la speranza che la stessa sofferenza non la annienterà, anzi, sarà vinta dall’uomo e dalla Chiesa a cui Cristo si unisce come alla sua sposa. Così essa, sacramento universale di salvezza, continua l’opera redentrice di Cristo annunciandola con la parola e compiendola con i segni. Proprio la Chiesa è «la dimensione nella quale la sofferenza redentrice di Cristo può essere costantemente completata nella sofferenza dell’uomo»

  14. Il cristiano e l’esperienza della sofferenza Venerdì santo, 25 marzo 2005, GP II Adoriamo e benediciamo il mistero della croce del Figlio di Dio, perché è proprio da quella morte che è scaturita una nuova speranza per l’umanità. L’adorazione della croce ci rimanda ad un impegno al quale non possiamo sottrarci: la missione che san Paolo esprimeva con le parole “completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa”(Col 1,24). Offro anch’io le mie sofferenze, perché il disegno di Dio si compia e la sua parola cammini fra le genti.

  15. Il cristiano e l’esperienza della sofferenza Il 24.1.1999, agli infermi ricoverati nell’Ospedale Regionale A. Lopez Mateos di Città del Messico rivolge questa parole: «…l’uomo è chiamato alla gioia e ad una vita felice, ma sperimenta quotidianamente molte forme di dolore e la malattia è l’espressione più frequente e più comune della sofferenza umana. Dinanzi a ciò viene spontaneo chiedersi: Perché soffriamo? Per che cosa soffriamo? Ha un significato che le persone soffrano? Può essere positiva l'esperienza del dolore fisico o morale? Senza dubbio, ognuno di noi si sarà posto, più di una volta, questi interrogativi, dal letto del dolore, durante la convalescenza, prima di sottoporsi ad un intervento chirurgico o quando ha visto soffrire una persona cara. Per i cristiani non sono interrogativi senza risposta. Il dolore è un mistero, molte volte imperscrutabile alla ragione. Fa parte della persona umana che si chiarisce solo in Gesù Cristo che svela all’uomo la propria identità. Solo a partire da Lui potremo scoprire il senso del dolore umano»

  16. Il cristiano e l’esperienza della sofferenza La croce è lo strumento con il quale Cristo ha redento il mondo. Essa ha un senso, una sua logica, ma per colui che non crede è stoltezza e follia. Se egli ha scelto quella via, è segno che è l’unica percorribile anche dall’uomo per realizzare la sua vita e la sua vocazione. Per questa ragione gli ammalati sono prediletti perché nelle pene hanno una ricchezza sorprendente per la salvezza propria e del mondo.

  17. Il cristiano e l’esperienza della sofferenza La sofferenza, vissuta nella fede, crea una catena di solidarietà e di fraternità, genera sentimenti umani di grande nobiltà, coinvolge, crea un ambiente di ascolto e di silenzio, aiuta a ritrovare la fede, smuove anche i cuori più duri e fa venir fuori tesori nascosti anche dalle persone distratte, assenti, in apparenza insensibili.

  18. Il cristiano e l’esperienza della sofferenza La sofferenza è un tesoro prezioso da vivere, da valorizzare e da offrire per l’evangelizzazione, per la missione ad gentes, per la Chiesa, per le vocazioni, per la conversione dei peccatori, per la giustizia, per la pace. Soprattutto nel mese di ottobre, dedicato alla missione: oltre alla settimana della preghiera, della carità, delle vocazioni e del ringraziamento, vi è la settimana della sofferenza, un’opportuna occasione per essere vicini a coloro che soffrono, aiutandoli ad offrire le loro pene quotidiane per la missione, le missioni, ii missionari, le giovani chiese e i loro catechisti, i volontari. Ma è anche una provvidenziale occasione per parlare del valore salvifico della sofferenza e per educare i battezzati a viverla con questo spirito.

  19. Il cristiano e l’esperienza della sofferenza Messaggio del Papa per la GMM Cari fratelli e sorelle! L’11 febbraio 2013, memoria liturgica della Beata Vergine Maria di Lourdes, si celebrerà in forma solenne, presso il Santuario mariano di Altötting, la XXI Giornata Mondiale del Malato. Tale giornata è per i malati, per gli operatori sanitari, per i fedeli cristiani e per tutte le persone di buona volontà «momento forte di preghiera, di condivisione, di offerta della sofferenza per il bene della Chiesa e di richiamo per tutti a riconoscere nel volto del fratello infermo il Santo Volto di Cristo che, soffrendo, morendo e risorgendo ha operato la salvezza dell’umanità»

  20. Messaggio del Papa per la GMM Con le parole conclusive della parabola del Buon Samaritano, «Va’ e anche tu fa’ lo stesso» (Lc 10,37), il Signore indica qual è l’atteggiamento che deve avere ogni suo discepolo verso gli altri, particolarmente se bisognosi di cura. Si tratta quindi di attingere dall’amore infinito di Dio, attraverso un’intensa relazione con Lui nella preghiera, la forza di vivere quotidianamente un’attenzione concreta, come il Buon Samaritano, nei confronti di chi è ferito nel corpo e nello spirito, di chi chiede aiuto, anche se sconosciuto e privo di risorse.

  21. Il cristiano e l’esperienza della sofferenza «Non è lo scansare la sofferenza, la fuga davanti al dolore, che guarisce l’uomo, ma la capacità di accettare la tribolazione e in essa di maturare, di trovare senso mediante l’unione con Cristo, che ha sofferto con infinito amore» (Enc. Spe salvi, 37).

  22. Il cristiano e l’esperienza della sofferenza L’Anno della fede che stiamo vivendo costituisce un’occasione propizia per intensificare la diaconia della carità nelle nostre comunità ecclesiali, per essere ciascuno buon samaritano verso l’altro, verso chi ci sta accanto.

  23. Il cristiano e l’esperienza della sofferenza Dice l'Apostolo Pietro: "Siete ricolmi di gioia, anche se ora dovète essere per un po' di tempo afflitti da varie prove, perché il valore della vostra fede, molto più preziosa dell'oro, che, pur destinato a perire, tuttavia si prova col fuoco, tomi a vostra lode, gloria e, onore nella manifestazione di Gesù Cristo" (1 Pt 1, 6-7).

  24. Il cristiano e l’esperienza della sofferenza Come è possibile soffrire e nello stesso tempo essere nella gioia? La ragione era già stata detta dal libro della Sapienza: "Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio, nessuno tormento le toccherà Anche se agli occhi degli uomini subiscono castighi, la loro speranza è piena di immortalità. In cambio di una breve pena riceveranno grandi benefici, perché Dio li ha provati e li ha trovati degni di sé". (Sap 3, 1-5). Noi siamo chiamati a diventare "degni di Dio", capaci di accoglierlo nella nostra vita. La sofferenza, accolta con mitezza, dilata la nostra fede, porta a compimento il nostro, Battesimo, poiché realizza il nostro essere figli. La grandezza dell'uomo non appare mai con tanta chiarezza come quando, vinciamo la paura e lo sconforto e consegniamo la nostra vita nelle mani, del nostro Padre celeste.

  25. Degni di Dio Non mormoriamo, dunque, quando siamo messi alla prova, ma piuttosto incoraggiamoci vicendevolmente, sapendo che la nostra patria è nei cieli e che questa vita ci è data proprio per diventare "degni di Dio". La nostra spèranza crescerà di giorno in giorno, grazie alla testimonianza dello Spirito Santo, che ci incoraggia e ci consola. Noi siamo già dei risorti e, se viviamo in questo "mondo di tenebra" (Ef6, 12), portiamo in noi il germe della vita nuova: "Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa, mentre conseguite la meta della vostra fede, cioè la salvezza delle anime" (1 pt 1, 8-9).

  26. Degni di Dio Diventando simili a Gesù nella fede e nell'obbedienza e divenendo "degni di Dio", anche noi ci uniamo all'intercessione di Gesù per il mondo: "Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo, se invece muore, porta molto frutto" (Gv 12, 24). La sofferenza innocente o almeno accettata con mitezza e con la fiducia dei figli diviene una misteriosa tutela del mondo oppresso dall'enormità dei peccati e delle violenze. Il malato e il sofferente sono sacramento di Gesù, cioè continuano e rendono presente il suo ministero di intercessione e di supplica per la salvezza di tutti gli uomini. Dobbiamo dunque offrire le nostre sofferenze e pensare che, come Dio ha salvato il mondo tramite la Croce di Gesù, così anche le nostre croci, unite alla sua, acquistano significato e valore, Dice Paolo: "Completo nella mia carne ciò che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa". (Col 1, 24). 7

  27. Offerta della sofferenza (Cardinale Angelo Comastri) O Signore Gesù, nel giorno luminoso di Pasqua Tu mostrasti agli apostoli il segno dei chiodi nelle Tue mani e la ferita nel Tuo costato. Anche noi, o Divino crocifisso, portiamo nel nostro corpo i segni vivi della passione. In Te, vincitore del dolore con l'amore, noi crediamo che la Croce è grazia: è un dono e una potenza di salvezza per spingere il mondo verso la festa, verso la Pasqua dei figli di Dio. Per questo oggi, abbracciati a Maria nostra Madre e abbandonati al soffio dello Spirito Santo, con Te, o Gesù, Salvatore del mondo, noi offriamo al Padre tutte le nostre sofferenze e Gli chiediamo, nel Tuo Nome e per i Tuoi Santi meriti,  di concederci la grazia di cui tanto abbiamo bisogno: …………………………………………………………………

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