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Giuseppe Boccuzzi

Università Luiss Guido Carli di Roma Master in Regolazione dell’attività e dei Mercati Finanziari. Giuseppe Boccuzzi. L’EVOLUZIONE DELLA REGOLAMENTAZIONE BANCARIA E DEGLI STRUMENTI DI VIGILANZA. Agenda. Le ragioni della regolamentazione delle banche

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Presentation Transcript


  1. Università Luiss Guido Carli di RomaMaster in Regolazione dell’attività e dei Mercati Finanziari Giuseppe Boccuzzi L’EVOLUZIONE DELLA REGOLAMENTAZIONE BANCARIA E DEGLI STRUMENTI DI VIGILANZA

  2. Agenda • Le ragioni della regolamentazione delle banche • Le regole di vigilanza nell’ambito del quadro regolamentare internazionale e comunitario • Gli accordi di Basilea • Basilea 1 • Basilea 2 • La crisi finanziaria e la riforma della regolamentazione finanziaria. Verso Basilea 3

  3. Le ragioni della regolamentazione bancaria • L’intermediazione bancaria consiste in una serie di funzioni (raccolta di fondi con obbligo di rimborso, erogazione del credito, servizi di pagamento e di intermediazione mobiliare) che comportano l’assunzione di vari rischi che se non gestiti correttamente possono portare alla crisi della banca e per contagio all’intero sistema bancario • La crisi del sistema bancario può avere effetti negativi sull’economia reale Interesse generale alla stabilità del sistema bancario

  4. Il fondamento teorico della regolamentazione e della supervisione 0 fallimento del mercato incapacità delle forze del mercato di determinare da sole assetti del sistema finanziario stabili ed efficientie quindi di prevenire le insolvenze

  5. Obiettivi della regolamentazione

  6. Finalità della vigilanza • Art. 5 Testo unico bancario (TUB) • sana e prudente gestione: sana gestione: capacità di produrre reddito; correttezza/rispetto delle regole; integrità prudente gestione: adeguata gestione dei rischi • stabilità, efficienza e competitivitàdel sistema finanziario • osservanza delle disposizioniin materia creditizia • Art. 5 Testo unico della finanza (TUF) • contenimento del rischio • stabilità • sana e prudente gestione • Art. 7 D.lgs 231/07 • prevenzione riciclaggio 6

  7. Strumenti di vigilanza Vig. prudenziale Vig. strutturale Acquisizione informazioni (artt. 51 e 52 TUB) Emanazione disposizioni prudenziali (art. 53 TUB) Ispezioni (art. 54 TUB) Autorizzazione o divieto di determinate operazioni (es. acquisto partecipazioni, apertura sportelli) 7

  8. Le fonti della regolamentazione bancaria

  9. La normativa nazionale: art. 53 TUB Il Testo Unico Bancario: le regole di vigilanza prudenziale • adeguatezza patrimoniale • contenimento del rischio nelle sue diverse configurazioni • partecipazioni detenibili • governo societario, organizzazione amministrativa e contabile, controlli interni e sistemi di remunerazione e incentivazione • informativa da rendere al pubblico • attivitàdi rischio nei confronti di parti correlate • Il Testo Unico Bancario: i poteri d’intervento • provvedimenti specifici nei confronti di singole banche: • restrizione delle attività o della struttura territoriale; • divieto di effettuare determinate operazioni, anche di natura societaria; • divieto di distribuire utili o altri elementi del patrimonio; • fissazione di limiti importo alla parte variabile delle remunerazioni • per le banche che beneficiano di interventi di sostegno pubblico, • fissazione limiti alla remunerazione complessiva degli esponenti; • fissazione di condizioni e limiti specifici per l'assunzione di attività di • rischio

  10. Le regole di vigilanza prudenziale L’adeguatezza patrimoniale • BASILEA 1 - Rischi di credito - 1988 • BASILEA 1 - Rischi di mercato - 1996 • BASILEA 2 - Comprehensive Version – 2004/giugno 2006 • Direttive 2006/48/CE (CRD I) e 2006/49/CE (CAD) • Direttiva 2009/111/CE (CRD II) • Direttiva 2010/76/CE (CRD III) • DL 297 del 27.12.2006 • Circ. BI n.263 dic.2006Nuove disposizioni di vigilanza prudenziale • BASILEA 3 - 2010

  11. Le regole di vigilanza prudenziale L’adeguatezza patrimonialeIl ruolo centrale del capitale • Il capitale proprio (Patrimonio di Vigilanza) è il primo presidio a fronte dei rischi connessi con l’attività bancaria e il principale parametro di riferimento dei requisiti prudenziali e per le valutazioni delle AdV • Il capitale assicura la solvibilità delle banchese è allineato al complessivo profilo di rischio della banca, ovvero in grado di assorbire le perdite che potrebbero verificarsi ed evitare situazioni di crisi

  12. SituazionePatrimoniale post shock MEZZI DI TERZI (risparmiatori) ATTIVO PATRIMONIO ASSORBIMENTO SHOCK SHOCK Le regole di vigilanza prudenziale L’adeguatezza patrimonialeIl ruolo centrale del capitale Situazione Patrimoniale ante shock ATTIVO MEZZI DI TERZI (risparmiatori) Importanza del livello di patrimonio (capitale) adeguato al rischio della banca PATRIMONIO SOLVIBILITA’

  13. Le regole di vigilanza prudenziale PATRIMONIO “istituti di vigilanza prudenziale” ORGANIZZAZIONE l’assetto organizzativo è determinato dalla banca la banca assume rischi l’OdV stabilisce regole minimali di corretta organizzazione correlate alla complessità operativa e ai rischi assunti l’OdV chiede che il patrimonio sia commisurato ai rischi assunti

  14. Elementi del patrimonio di vigilanza • Patrimonio di base(Tier 1) • +capitale versato • + riserve (compreso sovrapprezzo azioni) • + strumenti innovativi e non innovativi di capitale (Preference shares) • + utile • + filtri prudenziali IAS positivi • -avviamento, azioni proprie, perdite, immobilizzazioni immateriali, rettifiche di valore • su crediti, filtri prudenziali IAS negativi, rettifiche di valore su attività al fair value • Patrimonio supplementare(Tier 2 ≤ Tier 1) • + riserve da valutazione • + strumenti innovativi e non innovativi di capitale non computabili nel patrimonio di • base • + strumenti ibridi e passività subordinate (≤50% Tier 1) • + plus valenze nette su partecipazioni • + eventuale eccedenza delle rettifiche di valore complessive rispetto alle perdite • attese (solo banche IRB) • + filtri prudenziali IAS positivi • - minusvalenze nette su partecipazioni, filtri prudenziali IAS negativi • DEDUZIONI • partecipazioni in banche e altri intermediari; assicurazioni; shortfall banche IRB

  15. 1° pilastro requisiti patrimoniali minimi per fronteggiare i rischi tipici dell’attività bancaria: di credito e di controparte di mercato operativi 3° pilastro disciplina di mercato obblighi di informativa al pubblico riguardanti adeguatezza pat.niale, esposizione ai rischi caratteristiche generali dei relativi sistemi di gestione e controllo I 3 “PILASTRI” DI BASILEA 2 2° pilastro controllo prudenziale Banche: strategia e processo di controllo dell’adeguatezza patrimoniale, attuale e prospettica (ICAAP) AdV: verifica affidabilità e coerenza dei relativi risultati; adotta, se del caso, le opportune misure correttive (SREP)

  16. I pilastro Basilea 2Requisito patrimoniale complessivo • SOMMA DEI REQUISITI PATRIMONIALIa fronte di rischio di credito rischio di mercato rischi operativi le banche mantengono costantemente, in relazione ai rischi di perdita per inadempimento dei debitori (rischio di credito),un ammontare del patrimonio di vigilanza pari ad almeno l’8% delle esposizioni ponderate per il rischio Metodi standard e IRB le banche rispettano in via continuativa requisiti patrimoniali per i rischi generati dalla operatività sui mercati finanziari. Tali requisiti possono essere determinati secondo una metodologia standardizzata o secondo una metodologia basata su modelli interni, previa autorizzazione BI. tre metodi di calcolo, caratterizzati da livelli crescenti di complessità e da più stringenti presidi organizzativi Base/Standardizzato/ Avanzati Nel metodo Base il requisito patrimoniale è pari al 15% della media delle ultime tre osservazioni di un indicatore del volume di operatività (margine di intermediazione)

  17. II pilastro Basilea 2 • gli intermediari devono disporre di solidi sistemi di governo societario, di una chiara struttura organizzativa, di processi efficaci per l’identificazione, la misurazione e la gestione dei rischi nonché di adeguati meccanismi di controllo interno. • Con riferimento specifico alle tematiche di adeguatezza patrimoniale, i soggetti vigilati, oltre a rispettare i requisiti patrimoniali a fronte dei rischi di credito, mercato e operativi, debbono disporre di strategie e processi per valutare e detenere nel tempo il capitale che essi ritengono adeguato - per importo e composizione - alla copertura di tutti gli ulteriori rischi ai quali sono o potrebbero essere esposti.

  18. II pilastro Basilea 2 • ICAAP - Internal Capital Adequacy Assessment Process • processo per determinare il livello di capitale adeguato a fronteggiare tutti i rischi, anche diversi da quelli presidiati dai requisiti patrimoniali di 1°pilastro, nell’ambito di una valutazione dell’esposizione, attuale e prospettica, che tenga conto delle strategie, dell’evoluzione del contesto di riferimento, nonché di eventuali situazioni congiunturali avverse (stress test)

  19. II pilastroI rischi considerati nell’ICAAP tutti i risk considerati nel Pillar 1 tutti i risk non considerati dal Pillar 1 rischio reputazionale rischio di concentrazione credito rischio strategico rischio tasso mercato rischio liquidità altri risk operativi tutti i risk non non pienamente catturati dal Pillar 1 rischio residuale (da garanzie) rischi legati a cartolarizzazione

  20. III pilastro Basilea 2 Informativa al pubblico • Al fine di rafforzare la disciplina di mercato, sono • previsti obblighi di pubblicazione di informazioni • riguardanti l'adeguatezza patrimoniale, l’esposizione • ai rischi e le caratteristiche generali dei sistemi • preposti all’identificazione, alla misurazione e alla • gestione di tali rischi

  21. Le regole di vigilanza prudenziale Contenimento del rischio nelle sue diverse configurazioni:concentrazione OBIETTIVO • limitare i rischi di instabilità derivanti dall’inadempimento di un cliente singolo o di un gruppo di clienti connessi verso cui la banca è esposta in misura rilevante rispetto al patrimonio di vigilanza limite per singola posizione di rischio 25% PdV • può superare il 25% purché: • l’ammontare della posizione di rischio • non sia maggiore di € 150 mln; • la banca valuti che l’assunzione della posizione • sia coerente con la propria dotazione • patrimoniale e non superi il 100% del PdV esposizione nei confronti di una banca o impresa di investimento per le singole banche appartenenti a gruppi bancari il limite è del 40% del PdV purché, a livello consolidato, il gruppo rispetti i limiti sopra indicati. In mancanza di adeguate strutture per la selezione e il controllo della maggiore clientela, BI può fissare limiti più stringenti

  22. Le regole di vigilanza prudenziale Contenimento del rischio nelle sue diverse configurazioni: liquidità OBIETTIVO • limitare il rischio di non essere in grado di fare fronte ai propri impegni di pagamento per l'incapacità di reperire fondi sul mercato (funding liquidity risk) e di smobilizzare i propri attivi (market liquidity risk) - a causa del fenomeno della trasformazione delle scadenze. • le banche definiscono le politiche di governo del rischio, si dotano di un • efficace processo di gestione dello stesso, e definiscono la soglia di • tolleranzaal rischio di liquidità intesa quale massima esposizione • al rischio ritenuta accettabile • in un contesto di normale corso degli affari integrato da • prove di stress (es. giorni di sopravvivenza, sbilanci di fascia/cumulati) La soglia di tolleranza al rischio di liquidità deve essere coerente con le misure adottate per la determinazione del rischio di liquidità sia a breve termine, sia per scadenze maggiori

  23. Le regole di vigilanza prudenziale Contenimento del rischio nelle sue diverse configurazioni: Centrale dei rischi OBIETTIVO • attenua il problema dell’adverse selection • fornisce informazioni utili per valutare il merito di credito della clientela • disincentiva comportamenti di moral hazard a livello microeconomico a livello macroeconomico • consente un più efficiente impiego delle risorse e migliorare la qualità dei portafogli • accrescere la stabilità del sistema creditizio

  24. Le regole di vigilanza prudenziale Partecipazioni detenibili OBIETTIVO • contenere il rischio di un eccessivo immobilizzo dell’attivo derivante da investimenti partecipativi in imprese finanziarie e non finanziarie e, con riferimento a queste ultime, a promuovere una gestione dei rischi e dei conflitti di interesse conforme al criterio della sana e prudente gestione. limite generale all’investimento in partecipazioni e in immobili ammontare del patrimonio di vigilanza a livello consolidato limite individuale di concentrazione limiti specifici per le partecipazioni in imprese non finanziarie limite complessivo

  25. Le regole di vigilanza prudenziale Governo societario, organizzazione amministrativa e contabile, controlli interni e sistemi di remunerazione e incentivazione • Gli assetti organizzativi e di governo societariodevono essere idonei a • perseguire la sana e prudente gestione e assicurare che: • il modello di amm.ne e controllo garantiscal’efficienza della gestione e l’efficacia dei controlli; • i compiti siano ripartiti in modo da favorire ladialettica interna; • la gestione dei rischi siaconsapevolee coerente con le strategie; • i poteri e le responsabilità sianoprecisamente definiti; • la composizione degli organi sociali siaquantitativamente e qualitativamente adeguataalle esigenze gestionali e di controllo; • il sistema di controllo contabile sia adeguato I sistemi di remunerazione devono essere in linea con strategie e obiettivi aziendali di lungo periodo, collegati con i risultati aziendali corretti per il rischio, coerenti con livelli di capitale e di liquidità necessari a fronteggiare le attività intraprese e tali da evitare incentivi distorti che inducano a violazioni normative o ad un’eccessiva assunzione di rischi

  26. Il Testo Unico Bancario: i poteri d’intervento • La Banca d’Italia verifica il rispetto delle regole di vigilanza prudenziale e eventualmente dispone gli opportuni interventi correttivi con diverso grado di incisività, in relazione alla rilevanza delle carenze riscontrate. • L’intervento è il momento conclusivo di unprocesso di revisione e valutazione prudenziale il cui punto di partenza è l’analisi dell’esposizione a tutti i rischi rilevanti assunti e dei presidi organizzativi predisposti per il governo, la gestione e il controllo degli stessi.

  27. Lo SREP Il Testo Unico Bancario:i poteri d’intervento • Obiettivo • Valutazione coerenza • Rischi • Organizzazione • Patrimonio • Principi fondamentali dello SREP • Approccio consolidato • Focalizzazione sui rischi • Proporzionalità 27

  28. SREP e proporzionalità • La qualificazione degli intermediari • Rilevanza sistemica • Rilevanza individuale (banche reti, società prodotto, ecc.) • Specializzazione operativa 28

  29. Fasi dello SREP • Pianificazione attività (priorità) • Individuazione aree indagine, strumenti, tempi • Controllo • Regole prudenziali e limiti operativi • Bilancio, 3° pilastro • ICAAP • Rischi, organizzazione, reddito, ecc.  SAA • Valutazione • Singoli profili di rischio / aree trasversali • Complessiva • Azione di vigilanza 29

  30. Quadro sinottico 30

  31. Il sistema di analisi - SAA 31

  32. Il sistema di analisi - SAA Controlli a distanza Sorveglianza situazione intermediari e rilevazione precoce segnali di deterioramento per promuovere interventi correttivi COMPLEMENTARITA’ Controlli ispettivi • Verifica: • effettiva esposizione ai rischi • efficacia sistema di governo e di controllo • situazione economico-patrimoniale • attendibilità segnalazioni • conformità al quadro normativo • generali • mirate/settoriali • follow up • tematiche 32

  33. L’azione di vigilanza

  34. L’azione di vigilanza • Misure correttive • Inviti particolareggiati • Obiettivi • Tempi • Provvedimenti specifici • Misure organizzative specifiche • Contenimento dei rischi • Riduzione dei rischi • Limiti distribuzione utili • Target ratio • Requisiti patrimoniali aggiuntivi • Provvedimenti straordinari e procedure di gestione delle crisi 34

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