1 / 34

Buone pratiche nell’intercultura Fondamenti e metodi

Buone pratiche nell’intercultura Fondamenti e metodi. Maddalena Colombo Università Cattolica del Sacro Cuore Responsabile Banca dati dei progetti di educazione interculturale Osservatorio regionale per l’integrazione e la multietnicità (Regione Lombardia e Fondazione ISMU). interrogativi.

lanelle
Download Presentation

Buone pratiche nell’intercultura Fondamenti e metodi

An Image/Link below is provided (as is) to download presentation Download Policy: Content on the Website is provided to you AS IS for your information and personal use and may not be sold / licensed / shared on other websites without getting consent from its author. Content is provided to you AS IS for your information and personal use only. Download presentation by click this link. While downloading, if for some reason you are not able to download a presentation, the publisher may have deleted the file from their server. During download, if you can't get a presentation, the file might be deleted by the publisher.

E N D

Presentation Transcript


  1. Buone pratiche nell’interculturaFondamenti e metodi Maddalena Colombo Università Cattolica del Sacro Cuore Responsabile Banca dati dei progetti di educazione interculturale Osservatorio regionale per l’integrazione e la multietnicità (Regione Lombardia e Fondazione ISMU)

  2. interrogativi • Cos’è ‘buona pratica’? • Cosa implica parlare di ‘buone pratiche’ nell’intercultura? • Come si misura l’esito di una ‘buona pratica’? • A chi spetta definirlo?

  3. 2 piste di riflessione • « A monte » : le sfide dell’intercultura, le problematiche dell’integrazione  come si arriva a costruire un processo di integrazione per mezzo del « progetto di educazione interculturale » • « A valle » : quali esiti è opportuno attendersi ? Come misurarli ?  i metodi di validazione e valutazione per agire

  4. 1. « A monte »

  5. definizione di ‘buona pratica’ Tutto ciò che, all’interno di un determinato contesto, consente il raggiungimento di un risultato atteso, misurato nella sua efficienza e nella sua efficacia e può quindi essere assunto come modello, può essere generalizzato o applicato ad altri contesti

  6. in teoria: possiede i seguenti requisiti • MISURABILITÀ • INNOVATIVITÀ • RIPRODUCIBILITÀ • VALORE AGGIUNTO: capacità di produrre cambiamenti • SOSTENIBILITÀ • COINVOLGIMENTO

  7. in pratica: chi li può misurare? • Quindi attenzione a: contesto progetto È il contesto che provoca la domanda, che attende una risposta, che assorbe la novità….

  8. il senso della progettazione • è un disegno sperimentale = insieme coerente di esplorazioni che, data una certa realtà, osservano gli effetti prodotti in essa da elementi (stimoli) mirati a produrre un cambiamento • 1) soddisfacenti livelli di “integrazione e pari opportunità per gli stranieri”; • 2) favorire lo sviluppo della sensibilità interculturale

  9. un buon progetto sperimentale … • ..mette a fuoco il problema (lista di priorità) • ..trova la soluzione più ‘elegante’ cioè la più semplice, veloce, e la meno costosa • TENTATIVI ED ERRORI UN PROGETTO DI QUALITA’ NON HA I TEMPI CONTATI!

  10. Programmazione Ampio spettro degli apprendimenti Definizione di obiettivi e non di metodi,risorse, problemi L’efficacia si misura in apprendimenti degli alunni Progettazione Obiettivo prioritario e azione basata sulla novità Si definisce una strategia di coerenza tra obiettivi, approccio, metodo/stimolo, risorse, problemi ecc. L’efficacia si misura in cambiamenti ottenuti logiche a confronto

  11. le sfide delle buone pratiche nell’intercultura IDENTITA’ APPARTENENZE DIRITTI UGUAGLIANZE DIFFERENZE CITTADINANZA BUONE PRASSI ACCOGLIENZA INCLUSIONE SCAMBIO

  12. le difficoltà ricorrenti…. nella progettazione scolastica • Scollamento fra il progettato e l’agito  obiettivi ambiziosi e generici; prassi poco definite o circoscritte • Separazione “artificiosa” delle dimensioni dell’intercultura relazionale vs. cognitiva • Autoreferenzialità  scuola non è un microcosmo sociale isolato, risente delle relazioni interetniche • Intercultura come un quantum da fornire agli studenti e non come un habitus

  13. le difficoltà ricorrenti…. nelle pratiche scolastiche • coinvolgimento dell’intero corpo docente • cambiare habitus di fronte alle nuove differenze • lavorare in rete e a ottimizzare risorse e competenze (gelosie, invidie, individualismi….) • precarietà della durata e della stabilità dei progetti • carenze nella valutazione dei risultati • debolezza delle strategie comunicative istituzionali (si fa… ma non si dice!) • carenza di formazione per dirigenti e insegnanti

  14. le difficoltà ricorrenti…. negli attori • Insegnanti preoccupati di dedicare troppo tempo all’educazione interculturale • Insegnanti “al guado”: oltrepassare la soglia della presa di coscienza per innescare pratiche realmente interculturali (adottare una soluzione diffusa) • operatori preoccupati di sollevare obiezioni circa la correttezza delle azioni e dei temi approfonditi, minacciando gli equilibri nelle relazioni interetniche • minori e famiglie straniere sono spesso infastiditi nel partecipare a interventi interculturali, per non essere al centro dell’attenzione

  15. L’educazione interculturale • è tutto quanto facilita l’acquisizione di atteggiamenti positivi verso la differenza culturale, anche in contrapposizione ai modelli consolidati entro una data cultura • è una “pratica trasformativa” • non è un addestramento impartito a qualcuno • è una modalità di interazione tra le persone • valorizza patrimoni culturali, codici normativi e linguistici plurimi, • cura le relazioni, gli affetti e i sentimenti • costruisce processi di integrazione centrati su un confronto critico e sulla reciprocità (diritto di parola)

  16. Condizioni minime per progettare/realizzare b.p. • esistenza di un team di lavoro • disponibilità di una o più persone competenti / sensibili che si assumono funzioni di coordinamento • disponibilità di partner per il lavoro in rete • fonti aggiornate sul fenomeno • materiali teorico-operativi disponibili • precedenti progetti già realizzati nella medesima area di intervento

  17. momenti critici nella progettazione1) la scelta delle priorita’ Aree di progetto previste nella classificazione Banca dati ISMU • Prima accoglienza alunni stranieri (protocollo; inserimento; primo contatto con famiglia) • Seconda accoglienza (attività escl. inserimento) • Italiano L2 • Lingua materna L1 • Didattica interculturale • Scambi/gemellaggi • Formazione • Altro: prevenzione, ricreazione, orientamento, concorsi idee, …………

  18. Aree di progetto classificazione ministero P.I. – gruppo di lavoro 07 • Pratiche di integrazione (accoglienza, inserimento, L2, plurilinguismo, famiglie straniere e orientamento) • Interazione interculturale (relazioni scol-extrascol., discriminazione, saperi e competenze interculturali) • Attori e risorse (organizzazione scol., reti tra istituzioni, formazione docenti)

  19. momenti critici nella progettazione2) il monitoraggio delle azioni  OSSERVARE le relazioni tra le persone: - linguaggio e incomprensioni - distanza sociale - tempi di avvicinamento  OSSERVARE i processi di integrazione • quale integrazione è aspirata/concessa? • Vi sono esclusioni/inclusioni?

  20. momenti critici nella progettazione3) la documentazione  è la modalità che consente alla scuola di dichiararsi e interagire “cultura della documentazione” ancora poco diffusa Il livello, la qualita’, i contenuti, le scelte metodologiche di un’azione educativa non sono desumibili immediatamente dai documenti prodotti

  21. 5 PASSAGGI PER DOCUMENTARE • Mettere a fuoco i bisogni formativi alla base delle azioni realizzate • Ripercorrere le azioni strategiche della fase progettuale • Raccogliere i documenti e materiali didattici prodotti nell’esperienza • Registrare e comunicare gli eventi • Ricostruire l’intero processo, con attenzione alle criticità e alle soluzioni adottate

  22. 2. « A valle »

  23. Validazione • l’impostazione metodologica: è corretta? È efficace ? È condivisa? • è valida? Per chi ? In rapporto a quale alternativa ?

  24. Valutazione • attività di raccolta e analisi dei dati al fine di esprimere un giudizio • A monte di una valutazione c’è sempre un valore che costituisce il parametro di giudizio • azione mediante cui si cerca di verificare se e in quale misura un dato programma, progetto o intervento pianificato per produrre cambiamenti individuali o collettivi ha effettivamente sortito i risultati attesi

  25. Valutazione • « interna » :non è un atto unico ma può accompagnare fasi diverse del progetto (valutazione iniziale, in itinere, ex post). Il suo scopo per chi lo valuta dall’interno è orientare e il ri-orientare il progetto stesso • « esterna » :per determinare requisiti e caratteristiche che servono a fissare degli standard, assegnare fondi, individuare fattori di successo

  26. Valutazione di una pratica interculturale • se è «buona » :capace di realizzare l’idea innovativa che si è proposta, capace di essere ri-proposta • se è « interculturale» : capace di trasformare le pratiche didattiche e il sistema di relazioni interne/esterne tra persone di diversa cultura

  27. COSA VALUTARE • valutazione di prodotto (esiti finali, risultati, livelli raggiunti, ecc.) • valutazione di processo (meccanismi di funzionamento, problemi risolti, attitudini createsi durante lo svolgimento delle attività, ecc.).

  28. CHI/COSA VALUTARE • sui destinatari, • sugli operatori, • sul contesto (classe-scuola-gruppo di lavoro-comunità territoriale), • sulle attività svolte.

  29. TIPO DI INDICATORI • QUALITATIVI = esistenza o meno di una proprietà nel contesto analizzato • QUALITATIVI = messa in gerarchia delle proprietà del contesto analizzato, con attribuzione di punteggi differenziati a seconda dell’importanza della proprietà e dell’intensità della presenza

  30. Indicatori qualitativi per la validazione (Banca dati ORIM) • Esistenza di un ampio coinvolgimento della realtà scolastica • Esistenza di un’ampia rete che colloca il progetto nel territorio e attiva una sinergia di risorse • Esplicitazione chiara degli obiettivi, degli strumenti, delle risorse messe in campo, dei criteri di valutazione • Attenzione all’incremento di competenze e alla professionalizzazione degli insegnanti e dei diversi soggetti coinvolti • Sviluppo di innovazione didattica e metodologica • Produzione di documentazione adeguata e generazione di condizioni di riproducibilità dell’esperienza

  31. Indicatori quantitativi (Banca dati ORIM) • ESEMPIO INDICATORE 1 : se sviluppa un ampio coinvolgimento della realtà scolastica/territoriale nel suo insieme àassegnare 1 punto per ogni tipo di destinatario indicato àassegnare 1 punto in più se tra i destinatari vi sono anche gli studenti italiani àassegnare 1 punto in più se tra i destinatari vi sono i genitori àassegnare 1 punto per ogni tipo di operatore indicato à1 punto per la Commissione intercultura (se presente nella scuola/servizio)

  32. Indicatori quantitativi (Banca dati ORIM) • ESEMPIO INDICATORE 2: se utilizza o fa nascere una rete di partner • àassegnare 1 punto per ogni partner indicato nella rete, indipendentemente dal ruolo assunto nell’intervento à1 punto in più per ogni co-promotore à1 punto in più per ogni co-finanziatore à1 punto in più se vi è una rete formalizzata: di scuole; di associazioni/cooperative/onlus à1 punto in più se la rete è internazionale

  33. Validazione dei progetti di educazione interculturale • Metodologia statistica formulata da ORIM – regione Lombardia – Fondazione ISMU • Costruzione di un indice di qualità • Costruzione di un indice di innovazione

  34. bancadati.intercultura@ismu.org

More Related