1 / 73

L INIZIAZIONE CRISTIANA NELLA DIOCESI DI BRESCIA

kristy
Download Presentation

L INIZIAZIONE CRISTIANA NELLA DIOCESI DI BRESCIA

An Image/Link below is provided (as is) to download presentation Download Policy: Content on the Website is provided to you AS IS for your information and personal use and may not be sold / licensed / shared on other websites without getting consent from its author. Content is provided to you AS IS for your information and personal use only. Download presentation by click this link. While downloading, if for some reason you are not able to download a presentation, the publisher may have deleted the file from their server. During download, if you can't get a presentation, the file might be deleted by the publisher.

E N D

Presentation Transcript


    1. L’INIZIAZIONE CRISTIANA NELLA DIOCESI DI BRESCIA

    2. “IL DOCUMENTO” DEL VESCOVO DI BRESCIA Il 15 agosto 2003 il Vescovo di Brescia Giulio Sanguineti pubblica un documento dal titolo L’iniziazione cristiana dei fanciullI e dei ragazzi, nel quale viene presentato un nuovo modello di “iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi” (ICFR).

    4. Un’iniziazione cristiana “catecumenale”: LA PROPOSTA DEL RICA Il RITO DI INIZIAZIONE CRISTIANA DEGLI ADULTI (traduzione-adattamento italiano: 1978) afferma che l'itinerario con caratteristiche catecumenali "ha valore di forma tipica per la formazione cristiana.” Inoltre, l’Ordo sottolinea, in questo processo catecumenale, il significato che ha la stretta e organica connessione dei tre sacramenti di iniziazione: il Battesimo, la Confermazione e l'Eucaristia, che ne costituisce il culmine.

    5. UNA IC “CATECUMENALE” I Vescovi italiani hanno cosě progressivamente maturato la convinzione che il catecumenato degli adulti debba costituire il modello di ogni processo di iniziazione cristiana.

    6. Questa riflessione si traduce in una SCELTA PASTORALE con la pubblicazione di TRE NOTE SULL’IC, pubblicate dal Consiglio Permanente della CEI

    7. LE TRE NOTE DELLA CEI: L’iniziazione cristiana 1. Orientamenti per il catecumenato degli adulti (1997): per gli adulti che chiedono il battesimo

    8. LA RICHIESTA DELLA PRIMA NOTA: Nella PRIMA NOTA si afferma: “Anche la prassi tradizionale dell’iniziazione per coloro che hanno ricevuto il Battesimo da bambini va ripensata e rinnovata alla luce del modello catecumenale” (n. 41)

    9. LA RISPOSTA DELLA DIOCESI DI BS Coerentemente con questa indicazione, l’Ufficio catechistico della Diocesi di Brescia, che giŕ da tempo stava riflettendo sul problema dell’iniziazione cristiana dei fanciulli, a partire dal novembre 1997 incominciň a pensare a un nuovo modello di introduzione alla vita cristiana secondo l’ispirazione catecumenale.

    10. UN LAVORO D’EQUIPE… Nel progetto furono coinvolti sacerdoti, laici, religiosi, esperti e rappresentanti delle associazioni e dei vari uffici di Curia interessati all’argomento (circa 30 persone).

    11. LO STUDIO DEI DOCUMENTI MAGISTERIALI L’équipe incaricata si dedicň per diversi mesi ad un lavoro di studio dei principali documenti magisteriali recenti sull’iniziazione cristiana. In modo particolare ci si concentrň su: 1) Il RICA (1978); 2) La lettera della CEI per la riconsegna de Il rinnovamento della catechesi (1988); 3) La nota dell’Ufficio catechistico nazionale su Il catechismo per l’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi (1991); 4) La (giŕ citata) nota pastorale del Consiglio Ep. Permanente della CEI sugli Orientamenti per il catecumenato degli adulti (1997).

    12. LA STESURA DEL “PLIC” Si giunse cosě, nell’ottobre del 1998, alla redazione, in forma di ciclostilato, di un Piano di lavoro per l’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi (PLIC), che in diverse occasioni venne presentato alla Diocesi dall’allora Vescovo ausiliare Mons. Vigilio Mario Olmi.

    13. STRUTTURA DEL PLIC Il “Piano di lavoro per l’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi. Strumento di confronto per le Comunitŕ”, dopo le premesse, prevedeva quattro parti: analisi della situazione; progetto per una nuova prassi dell’ICFR; itinerari differenziati per l’ICFR; indicazioni metodologiche per la comunitŕ parrocchiale.

    14. L’AGGIORNAMENTO E COMPLETAMENTO DEL PLIC Nel giugno del 2001, il Consiglio Episcopale decise di rilanciare il PLIC e chiese all’Ufficio catechistico diocesano di rivederlo e completarlo alla luce: delle sperimentazioni giŕ in atto in alcune parrocchie; della seconda Nota pastorale del Consiglio Episcopale Permanente della CEI sull’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi dai 7 ai 14 anni (maggio 1999); della scelta pastorale del Vescovo Mons. Sanguineti sulla nuova evangelizzazione (luglio 1999).

    15. LA NUOVA EDIZIONE APPROVATA DA ROMA Si ricostituě perciň il gruppo di lavoro che, nel giro di cinque mesi, preparň una nuova edizione, la quale venne offerta al Vescovo e al Consiglio Episcopale nel maggio 2002. Dopo ulteriori ritocchi e la risposta della Sacra Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, il testo venne approvato definitivamente dal Vescovo e dato alle stampe il 15 agosto 2003.

    16. PRESENTAZIONE DEL “DOCUMENTO SULL’ICFR” Struttura, proposte e scelte pastorali

    17. STRUTTURA Il documento si compone di un’introduzione e di tre parti, intimamente e logicamente collegate: la prima parte (kairologica) e la seconda parte (criteriologica) sono a fondamento della terza parte (operativa). INTRODUZIONE: si precisa il concetto di iniziazione cristiana e si ribadisce che la parrocchia č il suo luogo ordinario e privilegiato; PRIMA PARTE: analisi della situazione; SECONDA PARTE: orientamenti biblico-teologici fondamentali; TERZA PARTE: proposta operativa di un nuovo itinerario di iniziazione cristiana dei fanciulli piů adatto al nostro tempo.

    18. Parte prima: ANALISI DELLA SITUAZIONE

    19. Perché cambiare? Perché la situazione socio-culturale č cambiata! Nella prima parte si fa notare che il motivo che ha spinto la Diocesi alla elaborazione di un nuovo modello di ICFR non č costituito soltanto dalla pura obbedienza alle sollecitazioni della CEI e neanche dalla constatazione dell’esito insoddisfacente dell’attuale prassi di iniziazione cristiana, ma piuttosto dalla percezione della inadeguatezza del modello tradizionale rispetto alla nuova situazione culturale e religiosa che si č venuta a creare anche a Brescia.

    20. L’inadeguatezza del modello tradizionale tridentino… Il modello tradizionale di ICFR era nato nell’epoca tridentina, cioč in un contesto di “cristianitŕ” che chiaramente non č piů il nostro. Da un tempo in cui la fede si respirava un po’ ovunque (in famiglia, nella societŕ, nella cultura ecc.) si č passati a un tempo in cui la fede cristiana non č piů di tutti, non č scontata neppure nelle famiglie che chiedono i sacramenti per i loro figli ed č essenzialmente legata ad una libera scelta personale. Č cambiata un’epoca e, come č sempre avvenuto anche nel passato, questo implica il cambiamento anche del modello di iniziazione cristiana.

    21. Parte seconda: ORIENTAMENTI FONDAMENTALI PER UNA NUOVA PRASSI DELL’ICFR

    22. DIVENTARE CRISTIANI: LA FEDE DALL’EVANGELIZZAZIONE IN FORZA DELLA MEDIAZIONE ECCLESIALE-SACRAMENTALE Nella seconda parte, precisato dal punto di vista teologico-biblico cosa significhi diventare cristiano, si sottolinea il primato della evangelizzazione in vista del far nascere, per grazia di Dio, la fede cristiana. La fede ha un’intrinseca dimensione ecclesiale ed č indispensabile perché gli stessi sacramenti dell’iniziazione cristiana, che trovano nell’Eucaristia il proprio culmine, abbiano senso e siano efficaci, cioč introducano effettivamente nel mistero di Cristo e della Chiesa.

    23. Alla luce di questo concetto biblico-teologico di iniziazione, confrontato con la situazione attuale, si incomincia poi a delineare gli orientamenti pastorali di fondo, che implicano un cambiamento di mentalitŕ. UN CAMBIAMENTO DI MENTALITŔ

    24. I. UN CAMBIAMENTO DI MENTALITŔ NELLA PASTORALE (cf ICFR, 31-34)

    25. DA UNA PASTORALE “CULTUALE” DI CONSERVAZIONE AD UNA PASTORALE DI EVANGELIZZAZIONE Si tratta di passare da una pastorale di conservazione, prevalentemente dedita ai molteplici servizi religiosi (sacramenti, funerali, benedizioni ecc.) e ai bambini, a una pastorale di evangelizzazione finalizzata alla nascita o rinascita della fede, specialmente degli adulti, al fine di creare una comunitŕ di adulti nella fede che affascina anche le nuove generazioni. PRESUPPOSTO > UNA NUOVA CONCEZIONE DI CHIESA: Sullo sfondo occorre tenere presente una concezione di Chiesa, che ricupera la dimensione comunionale e la corresponsabilitŕ missionaria di tutti i battezzati per la trasmissione della fede.

    26. II. UN CAMBIAMENTO DI MENTALITŔ CIRCA I SACRAMENTI DELL’INIZIAZIONE CRISTIANA (cf. ICFR, 24-29)

    27. IL LEGAME INTRINSECO TRA I TRE SACRAMENTI DELL’IC I sacramenti dell’iniziazione cristiana, attraverso i quali Dio stesso ci introduce per grazia nel mistero di Cristo e della Chiesa, non sono tre sacramenti autonomi e isolati, ma sono tra loro intimamente collegati secondo una logica intrinseca.

    28. L’ORDINE (TEO-)LOGICO DEI SACRAMENTI DELL’IC Di conseguenza bisogna ricuperare non solo l’organica connessione dei tre sacramenti dell’iniziazione cristiana, ma anche quella successione teologicamente piů coerente che vede: Il Battesimo, come porta d’ingresso nel mistero di Cristo e della Chiesa; La Confemazione, come sacramento che conferma e rafforza la grazia battesimale. la Celebrazione eucaristica come il momento culminante che ne realizza il pieno compimento. La meta dell’iniziazione cristiana non č la Cresima, che si celebra una sola volta, ma l’Eucaristia che si celebra ogni domenica >>> il senso dell’iniziazione starŕ proprio nella piena comunione con Cristo e coi fratelli che si rinnova domenica per domenica.

    29. LA META CHE ISPIRA IL CAMBIAMENTO: LA PARTECIPAZIONE REGOLARE ALL’EUCARISTIA DOMENICALE La vera sfida pastorale del nuovo modello di iniziazione non sta perciň nella preparazione piů adeguata alla Cresima o alla prima Comunione ma nel ricupero del giorno del Signore.

    30. III. UN CAMBIAMENTO DI MENTALITŔ NEI GENITORI (cf. ICFR, 48c; 54)

    31. DALLA “DELEGA” ALLA “CORRESPONSABILITŔ” NELLA TRASMISSIONE DELLA FEDE Oggi in molti genitori vi č la tendenza, per un verso, a delegare alla parrocchia il compito di introdurre i ragazzi nella vita di fede e, per un altro, a preoccuparsi soltanto che i propri figli ricevano i sacramenti. Il nuovo modello di ICFR chiede, perciň, alla famiglia e, in modo particolare, ai genitori, di ricuperare la loro responsabilitŕ “originaria e originale” per l’educazione cristiana dei figli e di passare dall’interesse prevalente per i sacramenti dei figli, intesi spesso genericamente come riti convenzionali di passaggio, alla preoccupazione di accompagnarli in un autentico cammino di fede, accettando loro stessi di fare insieme tale cammino.

    32. IV. UN CAMBIAMENTO DI MENTALITŔ NELLA CATECHESI (cf ICFR, 36; 42-45)

    33. DA UNA CATECHESI “DOTTRINALE” E “PER I SACRAMENTI” A UNA CATECHESI “PER LA VITA CRISTIANA” Come lascia giŕ intendere il progetto catechistico della CEI si tratta di passare da una catechesi “della dottrina cristiana” a una catechesi “per la vita cristiana”. La meta non č la “preparazione ai sacramenti” o la mera acquisizione di alcune “conoscenze” religiose, ma l’APPRENDISTATO DELLA VITA CRISTIANA! La catechesi č chiamata ad iniziare alla vita cristiana nella sua globalitŕ. Il mistero cristiano CELEBRATO (liturgia); Il mistero cristiano annunciato e professato (martyria); Il mistero cristiano vissuto nel servizio e nella comunione fraterna (diakonia e koinonia).

    34. In breve, serve UNA CATECHESI DI “ISPIRAZIONE CATECUMENALE” Occorre passare da una catechesi prevalentemente dottrinale e scolastica a una catechesi di “ispirazione catecumenale”, cioč un cammino di catechesi: che non dia piů per scontata la fede ma cerchi di suscitarla attraverso una reale “prima evangelizzazione”; che sviluppi un’educazione globale alla vita cristiana senza limitarsi al momento dell’istruzione religiosa; che sia scandito da tappe progressive e sia segnato da diversi passaggi non automatici e da opportune verifiche in base al reale progresso nella vita di fede; che abbia un’intrinseca dimensione comunitaria ed ecclesiale.

    35. V. UN CAMBIAMENTO DI MENTALITŔ NELL’ATTENZIONE AI SOGGETTI (cf ICFR, 38; 48-57)

    36. DA UN CAMMINO “MASSIFICANTE” AD UN CAMMINO (maggiormente) “INDIVIDUALIZZATO” Al centro del cammino di iniziazione cristiana non devono stare i programmi o l’organizzazione ma i soggetti. Ora, tutti “sappiamo quanto il cammino d’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi sia omogeneo e a volte anche massificante, poco individualizzato e quindi scarsamente commisurato alle esigenze di fede e di vita dei destinatari. Eppure ogni catechista sperimenta oggi quanto grande sia la diversitŕ, sul piano della fede e del vissuto concreto dell’ambiente familiare e sociale, che ogni fanciullo e ragazzo porta con sé” (ICFR, 38). Si tratta di transitare da un processo di socializzazione religiosa di massa, da una proposta standard uguale per tutti, a un processo di iniziazione che, almeno lŕ dove sia possibile, fa spazio anche a cammini diversificati, pur lasciando ai genitori e ai loro figli di decidere, in ultima analisi, a quale tipo di itinerario partecipare.

    37. Parte terza: ITINERARIO ORDINARIO E CAMMINI DIFFERENZIATI

    38. UN ITINERARIO PER TUTTI E TRE “EVENTUALI” CAMMINI DIVERSIFICATI La terza parte traduce operativamente le sollecitazioni delle prime due. Anzitutto si precisano gli elementi comuni ad ogni itinerario > in particolare il fatto che per tutti gli itinerari i catechismi di riferimento rimangono quelli ufficiali e normativi della CEI (opportunamente adattati). Essa presenta “l’itinerario ordinario”, che č quello fondamentale e necessario per ogni parrocchia, e tre “cammini diversificati”, che possono essere progressivamente attivati lŕ dove il consiglio pastorale parrocchiale lo ritenga possibile e necessario.

    39. ITINERARIO ORDINARIO

    40. L’itinerario ordinario, al quale possono accedere tutti i fanciulli indistintamente, prevede una durata di circa 6 anni. Comporta TRE TEMPI:

    41. I. Tempo preliminare di evangelizzazione dei genitori e di primo contatto coi fanciulli Durata > circa un anno. In questo tempo si convocano insieme per una serie di incontri (circa uno al mese) i fanciulli (a partire dai 6 anni) e i loro genitori: I BAMBINI stanno con un catechista che, attraverso esperienze, preghiere, canti, giochi, racconti evangelici ecc., li fa sentire parte di una comunitŕ piů grande rispetto a quella della famiglia; i GENITORI sono condotti a scoprire o riscoprire la bellezza di alcuni aspetti essenziali del Vangelo, perché nasca in essi il desiderio di accompagnare i propri figli nel cammino di fede.

    42. IL COINVOLGIMENTO DEI GENITORI Nel nuovo modello di ICFR l’accompagnamento dei genitori da parte della comunitŕ cristiana č particolarmente intenso al primo anno, ma continua per tutto l’arco dei sei anni del cammino stesso. Nel primo anno sono previsti circa sei incontri di evangelizzazione e due o tre giornate di festa; mentre negli anni successivi si puň prevedere un itinerario essenziale (ad es. 4 incontri formativi e due feste comuni all’anno) da garantire a tutti e a cui tutti sono invitati. Poi l’offerta di altre possibilitŕ piů ampie messe a disposizione dalla comunitŕ parrocchiale: es. catechesi degli adulti, centri di ascolto della Parola (alcuni dei quali potrebbero essere pensati proprio per questi genitori), partecipazione ai gruppi famiglie o delle giovani coppie, gruppi biblici, percorsi offerti da associazioni e movimenti ecc.

    43. UN TEMPO NECESSARIO PER TUTTI I CAMMINI DI IC Il “tempo preliminare di evangelizzazione dei genitori” č comune a tutti i genitori, indipendentemente dalla scelta di eventuali cammini diversificati per i loro figli (scelta che avviene a partire dal secondo anno);

    44. II. Tempo della “prima evangelizzazione” dei fanciulli DURATA: almeno due anni; FINALITŔ: introdurre il fanciullo alla conoscenza e all’accoglienza di Gesů che ci fa conoscere e incontrare il mistero di Dio. Il primo tempo si compone di DUE TAPPE

    45. Prima tappa: LA SCOPERTA DI GESŮ OBIETTIVO: aiutare a scoprire chi č Gesů; far nascere in loro il desiderio di conoscerlo, incontrarlo ed introdurli ad una prima accoglienza di Lui. Il riferimento č in particolare ai testi evangelici, in modo che i bambini si sentano “introdotti” nella storia della salvezza, anche grazie alla memoria del proprio battesimo. Si conclude col Rito della “Rinnovazione delle promesse battesimali”, inteso soprattutto come decisione di procedere nel cammino di conoscenza e amore per Gesů.

    46. Seconda tappa LA SCOPERTA DEL DIO DI GESŮ OBIETTIVO: suscitare il desiderio di conoscere e incontrare il Padre di Gesů ed aiutare a scoprire il suo volto amante e misericordioso, anche mediante l’esperienza del perdono chiesto e offerto, dinanzi a Dio e ai fratelli. Si conclude con la celebrazione del sacramento della Riconciliazione.

    47. III. Tempo dell’approfondimento della fede e del completamento dei sacramenti dell’iniziazione cristiana (Cresima ed Eucaristia) DURATA: almeno due anni; FINALITŔ: far conoscere ed esperimentare ai fanciulli la storia della salvezza, la comunitŕ cristiana e i sacramenti come luoghi privilegiati dell’incontro con Gesů e con Dio.

    48. Prima tappa: LA STORIA DELLA SALVEZZA TRA PROMESSA E COMPIMENTO OBIETTIVO: Conoscere la storia di amore e di liberazione tra Dio e il suo popolo testimoniata dalla Scrittura ed aiutare a leggere la propria storia alla luce della storia della salvezza. Si conclude col “Rito dell’ammissione tra i candidati ai sacramenti della Cresima ed Eucaristia”;

    49. Seconda tappa: LA COMUNITŔ DEI DISCEPOLI DI GESŮ E I SACRAMENTI DELL’INIZIZIONE CRISTIANA OBIETTIVO: Conoscere la Chiesa come luogo-ambiente-popolo in cui č dato di fare esperienza della salvezza, in particolare nell’incontro trasformante con il Risorto che ha luogo nella celebrazione dei sacramenti. Si conclude con la celebrazione unitaria dei sacramenti della Cresima e dell’Eucaristia, cosě da ricuperare, per quanto č possibile, l’unitarietŕ dei sacramenti dell’iniziazione cristiana e la loro finalizzazione all’Eucaristia.

    50. III. Tempo della mistagogia DURATA: almeno un anno; FINALITŔ: accompagnare i ragazzi a testimoniare la loro fede e il loro amore per Gesů nella Chiesa e nel mondo, aiutandoli a tradurre nella vita i sacramenti che hanno ricevuto e, soprattutto, a vivere cristianamente il giorno del Signore.

    51. ITINERARIO CATECUMENALE

    52. L’itinerario catecumenale č quello della Nota pastorale del Consiglio Permanente della CEI circa l’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi (1999), pensato in non meno di cinque anni. Esso č proposto per tutti i fanciulli non ancora battezzati ma č consigliabile anche per quei fanciulli e ragazzi che, pur essendo giŕ battezzati, devono partire da zero, non avendo mai avuto nessuna educazione cristiana. Per i “tempi” e le “tappe” di questo itinerario si rimanda alla guida curata dal Servizio Nazionale per il Catecumenato.

    53. ITINERARIO ASSOCIATIVO

    55. ITINERARIO FAMILIARE

    56. Questo itinerario, la cui attivazione č subordinata inevitabilmente ad alcune condizioni precisate nel testo, prevede che, almeno in parte, il cammino di evangelizzazione e catechesi dei fanciulli avvenga direttamente in famiglia ad opera dei loro stessi genitori. Ovviamente questo itinerario puň essere consigliabile per quei fanciulli e ragazzi che nella loro famiglia giŕ stanno facendo un significativo cammino di vita cristiana e i cui genitori abbiano tempo, voglia e capacitŕ di offrire questo prezioso servizio. Anche per l’itinerario familiare i “tempi” e le “tappe” sono gli stessi dell’itinerario ordinario.

    57. ATTUAZIONE DEL NUOVO MODELLO DI ICFR

    58. La lettera pastorale del 2003 Quasi contemporaneamente alla pubblicazione del documento L’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi (agosto 2003), il Vescovo Giulio Sanguineti nella Lettera pastorale per l’anno 2003-2004 (luglio 2003) presentava le tappe della conoscenza, della interiorizzazione e della attuazione del nuovo modello di iniziazione cristiana.

    59. FASE DI PRESENTAZIONE “Chiedo che tutta la Diocesi nel giro di cinque anni studi questo nuovo modello, lo assuma e lo avvii, pur lasciando alle varie zone pastorali la possibilitŕ di decidere quando partire, in base al proprio cammino di maturazione e di preparazione”. L’anno 2003-2004 dovrŕ essere “l’anno della presentazione del nuovo modello di iniziazione cristiana: al consiglio presbiterale, al consiglio pastorale diocesano, ai presbiteri nelle macrozone”.

    60. FASE DI APPROFONDIMENTO E DI SENSIBILIZZAZIONE Nello stesso anno (2003), i presbiteri delle varie zone, sotto la guida del vicario zonale, sono stati chiamati ad approfondire la conoscenza del nuovo modello di iniziazione cristiana, coinvolgendo i consigli pastorali, i catechisti e le varie comunitŕ parrocchiali.

    61. LA PRIMA RISPOSTA DELLA DIOCESI A distanza di alcuni mesi (il 23 marzo 2004), il Vescovo mandava una lettera ai vicari zonali in cui, tra l’altro, diceva: “Č mio vivo desiderio sapere come la Diocesi stia rispondendo” alla richiesta di approfondimento e assunzione del nuovo modello di iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi. “Ti chiedo perciň il favore di farmi avere una breve relazione scritta”. Nel giro di alcuni mesi tutti i 32 vicari zonali della Diocesi hanno fatto giungere la loro relazione, da cui risulta che, nonostante alcune perplessitŕ e resistenze (piů tra i preti che non tra i laici), praticamente in tutte le zone č iniziato un cammino di conoscenza e di sensibilizzazione sul nuovo modello di iniziazione.

    62. I PRIMI PASSI… Per volere del Vescovo i primi esperimenti sono seguiti dall’Ufficio Catechistico che chiede alle zone che partono la partecipazione ad alcuni incontri zonali di formazione per sacerdoti, consigli pastorali e catechisti. Sono previsti 5 incontri per la preparazione del “tempo preliminare di evangelizzazione dei genitori”, 5 per il “tempo della prima evangelizzazione” dei fanciulli, 5 per il “tempo dell’approfondimento della fede e del completamento dei sacramenti dell’iniziazione cristiana” e 3 per il “tempo della mistagogia”.

    63. CONCLUSIONE

    64. L’APPORTO DETERMINANTE DELLE FAMIGLIE Tutta la Diocesi, sia pure con intensitŕ diversa, si sta muovendo per conoscere e attuare il nuovo modello di iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi, che vede come determinante l’accompagnamento della famiglia e, soprattutto, dei genitori. NB: Tuttavia il Documento sull’ICFR prevede che, in caso di rifiuto da parte dei genitori, il fanciullo possa essere accompagnato da altri membri della famiglia (fratelli o sorelle o parenti stretti) o da famiglie affidatarie che lo “adottino spiritualmente” (ad es. la famiglia del padrino o altre famiglie della parrocchia). Cf n. 48.

    65. LA LETTERA SU “IC E FAMIGLIA” Per sottolineare questo, il Vescovo Sanguineti ha emanato per il 2004-2005 una Lettera pastorale intitolata “iniziazione cristiana e famiglia”, nella quale, oltre a ribadire che “la famiglia č il luogo privilegiato dell’esperienza e della trasmissione della fede”, precisa che il suo apporto va esigito e valorizzato per tutto il cammino dell’iniziazione cristiana dal Battesimo fino al tempo della mistagogia dopo la Cresima e l’Eucaristia.

    66. LA PARROCCHIA A SOSTEGNO DELLE FAMIGLIE Č indispensabile che la parrocchia, per tutto questo arco di tempo, offra alle famiglie il sostegno e i mezzi adeguati per un autentico cammino di fede, perché possano a loro volta realizzare il compito originario e originale di trasmetterla ai figli.

    67. UN’OPPORTUNITŔ DI EVANGELIZZAZIONE DEGLI ADULTI L’attenzione all’ICFR e la sua revisione non contraddicono la scelta prioritaria della evangelizzazione degli adulti, chiaramente evidenziata nella scelta pastorale del Vescovo (1999) e attuata anche attraverso i corsi zonali di formazione superiore dei catechisti per adulti. Quella dei figli, infatti, rimane la via piů facile per giungere al cuore anche dei genitori.

    68. CAMBIARE PER RIMANERE FEDELI A CRISTO Il percorso intrapreso mostra come, lungo la sua storia, la Chiesa ha saputo rinnovare le modalitŕ di trasmissione della fede cristiana alle nuove generazioni. Le ragioni contingenti della riforma del modo d’iniziare alla vita cristiana sono le grandi trasformazioni socio-culturali di ogni epoca, interpretate a partire da criteri teologico-pastorali. Nondimeno, la ragione ultima di ogni riforma dell’IC č la ricerca di una sempre maggiore fedeltŕ a Cristo, che chiede alla sua Chiesa, in ogni epoca, di adempiere la sua missione essenziale: EVANGELIZZARE al fine di generare nuovi discepoli, partecipi della Vita nuova del Risorto.

    69. …FEDELI A CRISTO NELLA DOCILITŔ AL MAGISTERO ECCLESIALE

    70. FEDELI ALLA TRADIZIONE DELLA CHIESA ANTICA La valorizzazione di percorsi d’ispirazione catecumenale manifesta una fedeltŕ singolare rispetto alla prassi d’IC della Chiesa antica (III-VIII secc).

    71. FATICA… E SPERANZA! Siamo soltanto all’inizio di una nuova epoca della storia della Chiesa, segnata dall’inevitabile travaglio nel difficile e decisivo compito di rinnovare le modalitŕ di trasmissione della fede cristiana. Una fatica che, tuttavia, ha il sapore della speranza, nella consapevolezza che l’avvenire della Chiesa č in mano al Signore Gesů. Ecco perché, un compito irrinunciabile del catechista e di ogni testimone del Vangelo di Cristo, č quello di porsi, dinanzi a chiunque manifesti sfiducia e scoraggiamento rispetto all’avvenire della Chiesa, con uno sguardo abitato dall’ottimismo evangelico. Non abbiamo paura di cambiare, se il cambiamento č richiesto da una maggiore fedeltŕ a Cristo!

    73. Testo principale di riferimento: R. Tononi, E. Zanoletti, G. Chiari L’esperienza della diocesi di Brescia (XXXIX Convegno Nazionale dei Direttori UCD, “Esperienza nuove d’iniziazione cristiana”. Le proposte e i protagonisti, La Perla Ionica - Acireale - Catania · 20-23 giugno 2005) in Quaderni della Segreteria Generale dell’Ufficio Catechistico Nazionale. Notiziario n. 3, Anno XXXIV, Ottobre 2005, pp. 156-162.

More Related