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Storia delle città dell’area vesuviana: l’età imperiale

Storia delle città dell’area vesuviana: l’età imperiale. Lezione IV. Una vita tranquilla. Come molte altre località dell’Italia romana, anche le città dell’area vesuviana, dopo la conclusione delle guerre civili, sembrano aver vissuto un periodo di tranquillità.

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Storia delle città dell’area vesuviana: l’età imperiale

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Presentation Transcript


  1. Storia delle città dell’area vesuviana: l’età imperiale Lezione IV

  2. Una vita tranquilla • Come molte altre località dell’Italia romana, anche le città dell’area vesuviana, dopo la conclusione delle guerre civili, sembrano aver vissuto un periodo di tranquillità. • L’epoca di pace portata dal nuovo regime imperiale di Augusto deve aver portato prosperità e sicurezza anche nell’area vesuviana. • Di conseguenza le nostre città scompaiono praticamente dalle fonti letterarie. • Un silenzio interrotto solamente da alcuni drammatici episodi avvenuti a Pompei: la strage del 59 d.C. e il terremoto del 62 d.C. • E da una vicenda locale di soprusi ai danni dei beni pubblici, sempre a Pompei, ci è nota dalla documentazione epigrafica.

  3. Sub idem tempus levi initio atrox caedes orta inter colonos Nucerinos Pompeianosque gladiato-rio spectaculo, quod Livi-neius Regulus, quem motum senatu rettuli, edebat. quippe oppidana lascivia in vicem inces-sente[s] probra, dein sa-xa, postremo ferrum sumpsere All’incirca in quel periodo i futili motivi di una disputa insorta tra gli abitanti di due colonie romane, Nocera e Pompei, pro-vocarono un orrendo massacro. Livineio Regolo, che ho già citato per esser stato espulso dal Senato, organizzò uno spettacolo di gladiatori. Dallo scambio di reciproci sberleffi, consueti nelle piccole comunità, si passò alle ingiurie, poi alle sassate, infine si pose mano alle spade. Tacito, Annali, XIV, 17: strage nell’anfiteatro di Pompei

  4. validiore Pompeianorum ple-be, apud quos spectaculum edebatur. ergo deportati sunt in urbem multi e Nucerinis trunco per vulnera corpore, ac plerique liberorum aut parentum mortes deflebant. cuius rei iudicium princeps senatui, senatus consulibus permisit. et rursus re ad pa-tres relata, prohibiti publice in decem annos eius modi coetu Pompeiani collegia-que, quae contra leges insti-tuerant, dissoluta; Livineius et qui alii seditionem conci-verant exilio multati sunt. Ebbero la meglio gli abitanti di Pompei, dove si erano svolti i giochi. Alcuni Nocerini vennero riportati a casa con gravi ferite e mutilazioni e non pochi piansero la morte di un figlio o di un padre. L’imperatore affidò al Senato l’inchiesta sull’accaduto e il Senato la trasmise ai consoli. Quando la questione ritornò al Senato, ai Pompeiani fu fatto divieto di organizzare altri spettacoli simili per 10 anni e le loro associazioni illegali furono messe fuori legge. Livineio e gli altri promotori della sedizione furono puniti con l’esilio. Tacito, Annali, XIV, 17: strage nell’anfiteatro di Pompei

  5. L’interno dell’anfiteatro di Pompei

  6. Una rappresentazione degli scontri

  7. Una rappresentazione degli scontri • L’affresco è stato rinvenuto in una casa che proprio da esso ha preso il nome di Casa della rissa nell’anfiteatro. • A prima vista potrebbe sembrare la semplice rappresentazione di duelli fra gladiatori. • Ma il fatto che ci siano scontri anche al di fuori dell’anfiteatro rende assai probabile che il soggetto siano in realtà gli incidenti del 59 d.C. • La singolare scelta del soggetto lascia pensare che l’evento avesse destato grande impressione a Pompei e forse anche un certo compiacimento nei Pompeiani, risultati vincitori dello scontro … . • Potrebbe testimoniarlo il graffito CIL IV, 1293 dalla Casa dei Dioscuri: Campani, victoria una / cum Nucerinis peristis! (“Campani, siete morti insieme ai Nocerini in quella vittoria”).

  8. Particolare dell’affresco: scontri all’esterno dell’anfiteatro

  9. Gli elementi di interesse nella vicenda • L’esistenza di rivalità campanilistiche tra comunità vicine anche nell’Italia di età imperiale, forse acuiti da liti confinarie. • Il coinvolgimento di un ex-senatore, un nobile decaduto che aveva organizzato e presumibilmente finanziato i giochi: un modo per riconquistare spazio in provincia dopo il fallimento nella capitale? • Le responsabilità di Livineio Regolo si intuiscono dalla sua condanna all’esilio, ma non sono meglio definite; il passaggio relativo alla sua espulsione dal Senato è nella parte perduta degli Annali. • Il ruolo potenzialmente destabilizzante dei collegia, che in effetti vennero sciolti nell’occasione. • Dopo il pesante coinvolgimento dei collegia nei disordini degli ultimi anni della Repubblica, il diritto associativo era stato strettamente regolamentato: ma evidentemente i controlii non erano troppo stretti.

  10. Una squalifica abbreviata? • Alcuni studiosi hanno supposto che il bando decennale degli spettacoli gladiatorii sia stato abbreviato. • Le motivazioni: • I buoni uffici dell’imperatrice Poppea Sabina, cui viene attribuita la proprietà di una sontuosa villa di Oplontis e addirittura un’origine pompeiana. • La necessità di risollevare gli animi dei Pompeiani, abbattuti dal terremoto del 62 d.C. • Festeggiare, forse alla presenza dello stesso Nerone, il fatto che l’imperatore fosse scampato ad un altro terremoto che colpì Napoli nel 64 d.C.

  11. Un’ipotesi di singolare debolezza • La prova principale dell’argomentazione: una lettura congetturale dell’annuncio CIL IV, 7988, b-c: • [Pro salute Neron]is / [in terrae motu, pugnabunt] Pompeis pr(idie) Non(as) et Non(iis) Iun(iis) [---] // [Ti(berio)] Claudi[o Vero feliciter]. • “Per la salvezza di Nerone nel terremoto, combatteranno a Pompei il giorno prima delle None e nelle None di Giugno … Viva Ti. Claudio Vero!” • L’integrazione di ll.1-2 sulla base di CIL IV, 3822: Pro salute Ner[onis] / in terr[ae motu ---]. • L’identificazione dell’organizzatore con Ti. Claudius Verus, che fu duoviro nel 61 o nel 62 d.C.

  12. Le obiezioni • La pesante integrazione della lacuna a ll. 1-2 pare del tutto ingiustificata (P. Sabbatini Tumolesi, Gladiatorum paria, Roma 1980, pp. 49-50, n°20 A). • La stessa lettura di CIL IV, 3822 è incerta: a l. 2 si può forse leggere interr[ex] e la scritta potrebbe non aver alcun rapporto con l. 1, che è in caratteri più grandi (Sabbatini, op. cit., p. 50, n° 20 B). • Se anche il personaggio ricordato in CIL IV, 7988 c è Ti. Claudio Vero, non è certo che la sua menzione si connessa con i giochi ricordati alle linee precedenti. • Le stesse motivazioni addotte per giustificare il condono della squalifica sono piuttosto deboli.

  13. Le connessioni pompeiane di Poppea Sabina • In un archivio delle tavolette ercolanesi si ricorda una proprietà di Poppea nell’area di Pompei. • Ma la famiglia imperiale aveva estesissimi possedimenti in tutta l’Italia ed anche nelle province, non solo nel luogo di origine. • La gens Poppaea è attestata a Pompei. • Ma si tratta di un gentilizio piuttosto comune anche in altre regioni dell’Italia. • Alcuni indizi riconducono la grandiosa villa di Oplontis (detta appunto Villa di Poppea) a Nerone e alla moglie: per esempio il nome di un loro schiavo, Beryllus, graffito su un muro. • La villa ha certamente dimensioni imperiali; ma il nome Beryllus è noto per almeno 43 personaggi diversi dalla sola documentazione epigrafica latina.

  14. La cosiddetta Villa di Poppea di Oplontis

  15. La ripresa dei giochi gladiatorii per celebrare lo scampato pericolo di Nerone? • L’episodio del terremoto che colpì Napoli nel 64 d.C., presente Nerone, ci è narrato da Svetonio e da Tacito, con qualche divergenza. • L’episodio sembra risalire agli inizi dell’anno: uno spettacolo gladiatorio a Pompei nel mese di Giugno sembra essere troppo tardivo per celebrare lo scampato pericolo. • Tacito ricorda che Nerone presenziò ad uno spettacolo gladiatorio a Benevento, ma tace sull’eventuale partecipazione a giochi tenuti a Pompei.

  16. Et prodit Neapoli primum ac ne con-cusso quidem re-pente motu terrae theatro ante cantare destitit, quam inco-hatum absolveret nomon Si esibì per la prima volta a Napoli e non terminò di cantare prima di aver finito il suo pezzo, nono-stante un’improvvisa scossa di terremoto avesse fatto tremare il teatro. Svetonio, Vita di Nerone, 20, 2: il terremoto di Napoli del 64 d.C.

  17. C. Laecanio M. Licinio consulibus acriore in dies cupidine adigebatur Nero promiscas scaenas frequen-tandi … Non tamen Romae incipere ausus Neapolim quasi Graecam urbem delegit ... Ergo contractum oppidanorum vulgus, et quos e proximis coloniis et municipiis eius rei fama civerat, quique Caesarem per honorem aut varios usus sectantur, etiam militum manipuli, theatrum Neapolitanorum complent. Durante il consolato di C. Lecanio e M. Licinio [64 d.C.] la smania che pungeva Nerone di prodursi sulle scene si faceva di giorno in giorno in giorno più acuta … Non osando tuttavia esordire a Roma, scelse Napoli, come città greca … Si raccolse quindi la folla degli abitanti e riempì il teatro, insieme con tutti quelli che la notizia dell’avvenimento aveva richiama-to dalle colonie prossime e dai municipi, con coloro che accom-pagnavano Cesare a titolo di onore o per svariate occorrenze, e infine con manipoli di soldati. Tacito, Annali, XV, 33: il terremoto di Napoli del 64 d.C.

  18. Illic, plerique ut arbitra[ba]ntur, triste, ut ipse, providum potius et secundis numinibus evenit: nam egresso qui adfuerat populo vacuum et sine ullius noxa theatrum collapsum est. ergo per compositos cantus grates dis atque ipsam recentis casus fortunam celebrans peti-turusque maris Hadriae traiec-tus apud Beneventum interim consedit, ubi gladiatorium mu-nus a Vatinio celebre edebatur. Avvenne qui un fatto che i più ritennero di malaugurio, e che Nerone invece reputò provvi-denziale e segno del favore divi-no: appena usciti gli spettatori, il teatro vuoto crollò senza danno d’alcuno. Egli compose allora un elaborato carme di gratitudine agli dèi e di celebrazione della recente fortuna; e mentre si accingeva ad attraversare l’Adri-atico, fece sosta a Benevento, dove Vatinio offriva con grande concorso di pubblico uno spet-tacolo di gladiatori. Tacito, Annali, XV, 34: il terremoto di Napoli del 64 d.C.

  19. La vicenda della squalifica: qualche considerazione finale • È certo possibile che la squalifica decennale dell’anfiteatro di Pompei (che sarebbe terminata nel 69 d.C.) sia stata abbreviata. • Abbiamo alcuni annunci di spettacoli gladiatorii non esattamente databili, ma che comunque sembrano risalire agli ultimi anni di vita della città. • Tuttavia le fonti richiamate a sostegno di una ripresa dei giochi nel 64 d.C. sono assolutamente insufficienti. • Pare certo che la squalifica fu messa in atto veramente, anche se non riguardò tutti gli spettacoli.

  20. CIL IV, 7989 a-c: spettacoli senza gladiatori a Pompei • Pro salute / Neronis Claudi Caesaris Aug(usti) Germanici, Pompeis Ti(beri) Claudi Veri venatio / athletae et sparsiones erint V, IIII K(alendas) Mart(ias). CCCLXXIII // Claudio Vero felic(iter). • “Per la salvezza di Nerone Claudio Cesare Augusto Germanico, ci sarà a Pompei, nei giorni 25 e 26 febbraio, uno spettacolo di Tiberio Claudio Vero: caccia, giochi atletici e distribuzioni. 373. Viva Claudio Vero!” • La mancata menzione di gladiatori in questo spettacolo tenuto da Claudio Vero intorno agli anni del suo duovirato del 61 o 62 d.C. sembra da connettere con la squalifica del 59 d.C. • La cifra 373 potrebbe riferirsi al numero di sesterzi distribuiti nella sparsio.

  21. CIL IV, 7889 a: una riproduzione

  22. Pompeios, celebrem Campaniae urbem, in quam ab altera parte Surrentinum Stabianumque litus, ab altera Herculanense conue-niunt et mare ex aperto re-ductum amoeno sinu cingunt, consedisse terrae motu uexatis quaecumque adiacebant regioni-bus, Lucili, uirorum optime, audiuimus, et quidem hibernis diebus, quos uacare a tali periculo maiores nostri solebant promittere. Mi è giunta notizia, ottimo Lucilio, che Pompei, l’affollata città della Campania, situata là dove convergono da una parte la costa di Sorrento e di Stabia, dall’altro quella di Ercolano, cingendo con ameno golfo il mare che vi si interna, è andata in rovina per un terremoto, che ha fatto danni in tutta la zona circostante e proprio nella sta-gione invernale, che dovrebbe essere immune da un simile pericolo, come assicuravano i nostri antichi. Seneca, Questioni naturali, VI, 1, 1-3: il terremoto del 62 d.C.

  23. Nonis Februariis hic fuit motus Regulo et Uerginio consulibus, qui Campaniam, numquam securam huius mali, indemnem tamen et totiens defunctam metu, magna strage uastauit: nam et Herculanensis oppidi pars ruit dubieque stant etiam quae relicta sunt, et Nuceri-norum colonia ut sine clade ita non sine querela est; Questo terremoto è avvenuto il 5 febbraio sotto il consolato di Regolo e Virginio e ha scon-volto con ingenti danni la Campania, mai al riparo da si-mili calamità, ma finora incolu-me, sia pure a prezzo di nume-rosi spaventi: è infatti crollata parte della città di Ercolano e anche ciò che è stato risparmi-ato è pericolante, e così pure la colonia di Nocera, benché non seriamente danneggiata, ha lo stesso di che lagnarsi; Seneca, Questioni naturali, VI, 1, 1-3: il terremoto del 62 d.C.

  24. Neapolis quoque priuatim multa, publice nihil amisit leuiter ingenti malo perstricta: uillae uero prorutae, passim sine iniuria tremuere. Adi-ciuntur his illa: sexcentarum ouium gregem exanimatum et diuisas statuas, motae post hoc mentis aliquos atque impotentes sui errasse. anche Napoli ha avuto le sue perdite, a scapito però di singoli cittadini, non dell’intera città, appena sfiorata dall’im-mane catastrofe: qualche villa è rovinata, qualche altra ha subito scosse senza lesioni. A questi danni se ne aggiungono altri: un foltissimo gregge di pecore ucciso e statue spac-cate; qualcuno dopo il fatto si è messo a vagare per i campi con la mente sconvolta e fuori di sé. Seneca, Questioni naturali, VI, 1, 1-3: il terremoto del 62 d.C.

  25. Il terremoto del 62 d.C. nella testimonianza di Seneca • Il filosofo riprende una concezione, già presente in Aristotele, secondo la quale di preferenza i terremoti si verificavano in primavera o in autunno. • Seneca, attraverso il ricordo della coppia consolare, data l’evento al 63 d.C., in contrasto con Tacito (vedi diapositiva seguente), che lo pone nel 62 d.C. • In genere si accorda preferenza alla testimonianza tacitiana, espungendo dal testo di Seneca Regulo et Verginio consulibus, o meglio, supponendo un errore del filosofo.

  26. Isdem consulibus gymna-sium ictu fulminibus con-flagravit, effigies in eo Neronis ad informe aes liquefacta. et motu terrae celebre Campaniae oppi-dum Pompei magna ex parte proruit; defunctaque virgo Vestalis Laelia, in cuius locum Cornelia ex familia Cossorum capta est. Sotto i medesimi consoli s’incendiò la palestra per un colpo di fulmine e la statua di Nerone che era in quell’edificio venne liquefatta in un informe ammasso di bronzo. Inoltre un terremoto distrusse in gran parte la celebre città di Pompei, in Campania. Morì la vergine Vestale Lelia, ed al suo posto fu scelta Cornelia, della famiglia dei Cossi. Il terremoto del 62 d.C. nella testimonianza di Tacito, Annali, XV, 22, 2

  27. Una testimonianza iconografica sul terremoto del 62 d.C.: i rilievi della Casa di L. Cecilio Giocondo • Il rilievo rappresenta l’area del foro, con a sinistra il tempio di Giove, Giunone e Minerva pericolosamente inclinato verso sinistra e le statue equestri che lo fiancheggiano nell’atto di crollare; a destra una scena di sacrificio di un bue.

  28. Una testimonianza iconografica sul terremoto del 62 d.C.: i rilievi della Casa di L. Cecilio Giocondo • In questo secondo pannello la Porta Vesuvio sta per crollare verso destra, staccandosi dal vicino castellum aquae; a destra un carretto sta per ribaltarsi.

  29. Gli effetti del terremoto del 62 d.C. • Un dibattito aperto: secondo alcuni studiosi nel 79 d.C. Pompei era ancora una città in ginocchio. • La riconversione di eleganti edifici residenziali, abbandonati dai loro proprietari e trasformati in botteghe artigiane. • Nel 79 d.C. molti lavori di restauro degli edifici danneggiati erano ancora in corso (il tempio di Venere, il tempio di Iside), altri edifici erano ancora in rovina. • Altri studiosi attenuano questo giudizio: • I lavori in corso nel 79 d.C. erano normali lavori di restauro. • Alcuni danni dovevano risalire non al terremoto del 62 d.C., ma alle scosse che precedettero l’eruzione del 79 d.C.

  30. La controversia sui terreni pubblici • Ci è nota solo dalla documentazione epigrafica, che attesta l’intervento di un inviato di Vespasiano, T. Suedio Clemente. • Forse approfitando della confusione creata dal terremoto del 62 d.C. alcuni privati si erano impadroniti illegalmente di terreni pubblici. • Dopo le opportune indagini, che comportarono anche misurazioni catastali, Clemente restituì alla comunità i terreni di sua pertinenza. • Clemente, personaggio di una certa ambiguità, intervenne anche nella politica locale, sostenendo in particolare un candidato al duovirato, M. Epidio Sabino. • Molto probabilmente scampò all’eruzione del Vesuvio: un T. Suedio Clemente lasciò la sua “firma” sulla celebre statua cantante del Colosso di Memnone in Egitto, il 13 novembre 79 d.C.

  31. CIL X, 1018: la contesa sui terreni pubblici • Ex auctoritate / imp(eratoris) Caesaris / Vespasiani Au-g(usti) / loca publica a privatis / possessa T(itus) Suedius Clemens, / tribu-nus, causis cognitis et men-suris factis rei / publicae Pompeianorum / restituit.

  32. L’ambizioso Suedio Clemente • Un centurione primipilo degli eserciti otoniani nella guerra civile del 69 d.C., di cui Tacito, Storie, II, 12 tratteggia un ritratto ambiguo: • Suedius Clemens ambitioso imperio regebat, ut adversus modestiam disciplinae corruptus, ita proeliorum avidus (“Suedio Clemente esercitava il suo comando mosso dall’ambizione, tanto lassista nei confronti della disciplina militare, quanto desideroso di combattere”). • Come molti Otoniani, passò dalla parte di Vespasiano e in effetti, al momento della missione a Pompei, lo troviamo col grado di tribunus, comandante di una delle coorti delle milizie di Roma (pretoriani o urbaniciani?). • Se si accetta l’identificazione col personaggio che lascia la firma sul colosso di Memnone, la sua carriera proseguì col grado di praefectus castrorum, comandante dell’accampamento legionario.

  33. Il Colosso di Memnone • La statua rappresenta in realtà il faraone Amenhotep III, ma venne identificata dai greci col ritratto dell’eroe Memnone. • L’aria che si riscaldava al mattino, passando dalle fessure della pietra, provocava dei suoni, interpretati come il saluto di Memnone alla madre Aurora. • Una delle attrazioni turistiche più famose dell’Antichità.

  34. La singolare importanza di CIL X, 1018 • Il rinvenimento di questa iscrizione nel 1763, con la sua chiara allusione alla res publica Pompeianorum sciolse i dubbi sull’identità della città che allora si iniziava a scavare. • Negli precedenti si riteneva che la città che stava emergendo dal sito allora chiamato Civita fosse l’antica Stabia.

  35. Per saperne di più • J. Andreau, Histoire des séismes et histoire économique. Le tremblement de terre de Pompéi (62 ap. J.-C.), «Annales (ESC)», 28 (1973), pp. 369-395 [Biblioteca digitale]. • M. Beard, Prima del fuoco. Pompei, storie di ogni giorno, Roma – Bari 2011, pp. 33-64. • D.H. Berry (a cura di), Cicero. Pro P. Sulla Oratio, Cambridge 1996. • A.E. Cooley – M.G.L. Cooley, Pompeii. A Sourcebook, London – New York 2004, pp. 5-31 [Biblioteca digitale].

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