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I gruppi nelle strutture residenziali e semiresidenziali: caratteristiche e fattori terapeutici

I gruppi nelle strutture residenziali e semiresidenziali: caratteristiche e fattori terapeutici. Formazione Covest 4-5marzo’05. 1. Giornata - Caratteristiche dei gruppi: confini, contratto, funzione - Due livelli della comunicazione: contenuto e processo

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I gruppi nelle strutture residenziali e semiresidenziali: caratteristiche e fattori terapeutici

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Presentation Transcript


  1. I gruppi nelle strutture residenziali e semiresidenziali: caratteristiche e fattori terapeutici Formazione Covest 4-5marzo’05

  2. 1. Giornata - Caratteristiche dei gruppi: confini, contratto, funzione - Due livelli della comunicazione: contenuto e processo - Comunicazioni e relazioni disfunzionali (le svalutazioni e i “giochi psicologici”) 2. Giornata - Sintesi del lavoro svolto nel pomeriggio - Elementi per un buon funzionamento di gruppo - Il ruolo del conduttore di gruppo - I fattori terapeutici di gruppo

  3. DIVERSI TIPI DI GRUPPI • Gruppi psicoterapeutici (dinamici, cognitivo-comportamentali, sistemici….) - SOLITAMENTO DI TIPO SUPPORTIVO - • Gruppi “orientamento” / Gruppi pre-comunità (fase di accoglienza) • Gruppi di incontro quotidiani (più tecnico-organizzativi) • Gruppi di confronto / “dinamici” (fase comunitaria) • Gruppi tematici • Gruppi Prevenzione Ricadute • Gruppi programmazione week-end, verifica week-end (situazioni di semi-residenzialità)

  4. LA COMUNITA’ COME GRUPPO La dimensione gruppale della Comunità Gruppo équipe degli operatori Diversi gruppi con gli utenti all’interno della Comunità

  5. I confini dei gruppi in Comunità CONFINE ESTERNO della Comunità(separa ciò che è dentro la C.T. da ciò che è fuori). CONFINI ESTERNI dei Gruppi (dividono ciò che è dentro ai gruppi da ciò che è fuori). I gruppi in C.T. appartengono e “risentono” della dimensione gruppale più ampia della Comunità.

  6. I confini dei gruppi - Il confine di un gruppo può essere pensato come una struttura fisica, ma è principalmente una dimensione psicologica. - Quanto più gli individui sentono di appartenere ad un gruppo tanto più diventa forte il confine esterno di quel gruppo (GRUPPI COESI). - Il confine di un gruppo è connesso al “contratto” che si stabilisce con i membri del gruppo. Con contratto facciamo riferimento alla definizione bilaterale degli obiettivi e delle regole del gruppo.

  7. COESIONE e fasi del gruppo FASE INIZIALE Compito del conduttore è quello di favorire il senso di coesione del gruppo (rinforzare i confini). FASE FINALE Compito del conduttore è quello di aiutare i membri a “separarsi” dal gruppo ed investire nelle relazioni esterne (allentare i confini). Il rischio di gruppi altamente coesi è la tendenza a “idealizzare” il gruppo a discapito del resto.

  8. GRUPPI APERTI (ingresso e uscita dei pazienti) - I Gruppi Aperti sono tutti quei gruppi in cui non tutti i membri iniziano o terminano il percorso nello stesso tempo. - Ogni volta che entra un nuovo membro il gruppo deve “ricostituirsi”. E’ importante lasciare al gruppo uno spazio per l’elaborazione di nuovi ingressi o di uscite di membri dal gruppo (si devono ristabilire i confini del gruppo).

  9. STRUTTURE SEMI-RESIDENZIALI - E’ meno sollecitata la dipendenza dagli altri e gli aspetti regressivi - La persona rimane più autonoma, deve essere maggiormente in grado di gestirsi e regolarsi - C’è minore supporto e contenimento (sia per l’uso di sostanze che per la struttura di personalità) -L’utente può venire sollecitato di meno a livello relazionale ed emotivo - Si può lavorare di più sulle situazioni di rischio e sulle difficoltà della vita quotidiana Adatte per utenti “meno gravi” o che non tollerano una situazione di contenimento più forte

  10. I gruppi nelle strutture semiresidenziali - Focus sulla vita relazione nella struttura (come per le C.T.) - Sostegno e appoggio ai movimenti che la persona fa nella vita di tutti i giorni, con particolare attenzione per il week-end - Centrale il lavoro sulla Prevenzione delle Ricadute (imparare a riconoscere e gestire il Craving e le situazioni di rischio) - Si fornisce supporto ma si stimola l’autonomia.

  11. DIPENDENZA “La DIPENDENZA è il bisogno dell’altro o di qualcosa per avere un’identità, altrimenti non si riesce a sentire il proprio Sé” (Carlo Zucca Alessandrelli) “Quando un individuo non riesce a sentirsi qualcosa dentro, oppure questo qualcosa lo sente svuotato, fragile e non valido, allora deve prendere qualcosa o qualcuno per costruire un senso di riconoscimento del proprio valore” (Irmo Carraro)

  12. Perché il GRUPPO - Permette all’individuo di scegliere la giusta DISTANZA RELAZIONALE con l’altro, in persone che da una parte sentono un forte bisogno dell’altro e dall’altra temono di dipendere dall’altro. - Possibilità di confrontarsi con più persone, e soprattutto con i “pari”. - Ricevere stimoli e feedback dagli altri - Sperimentare nuove relazioni.

  13. Due livelli: il CONTENUTO e il PROCESSO Un conto è il CONTENUTO della comunicazione, altro è IL PROCESSO sottostante. E’ la differenza tra livello esplicito ed implicito della comunicazione. Il livello di PROCESSO è quello più importante. Ci indica qual è il reale significato di quella comunicazione. Cosa la persona o il gruppo sta cercando di fare o di esprimere. Molto spesso gli aspetti NON VERBALI sono buoni indici per capire il livello di PROCESSO.

  14. Due livelli: il CONTENUTO e il PROCESSO “Se vuoi ti aiuto io” Messaggio 1: “Se vuoi ti aiuto io”(tono caldo) Protezione, sollecitudine, empatia Messaggio 2: “Se vuoi ti aiuto io” (uff, se proprio non puoi fare a meno) - Fastidio, induzione di senso di colpa, critica.

  15. Perché è importante distinguere tra CONTENUTO e il PROCESSO Aiuta il conduttore a gestire e indirizzare la comunicazione nel gruppo. NON E’ SEMPRE UTILE condividere con la persona un’analisi di quello che avviene al livello di processo. La chiarificazione del processo è molto delicata, difficile (tipico di interventi psicoterapeutici).

  16. COMUNICAZIONI E RELAZIONI DISFUNZIONALI Un modo per poter riconoscere quando ci sono rapporti disfunzionali è quello di guardare alla presenza di SVALUTAZIONI nella comunicazione. - Svalutazioni dell’altro portano a ricoprire il ruolo di PERSECUTORE - Svalutazioni di sé sono caratteristiche del ruolo di VITTIMA - Svalutazioni dell’altro e di Sé sono tipiche del ruolo di SALVATORE.

  17. LE POSIZIONI DEL TRIANGOLO DRAMMATICO 1.     SALVATORE Il salvatore è colui che è convinto di dover aiutare gli altri per sentirsi bene ed essere contento di sé stesso. Chi fa il Salvatore svaluta i propri bisogni e le proprie necessità (può non ascoltare le proprie emozioni, la propria stanchezza, i propri desideri). Il Salvatore svaluta anche le risorse e le competenze dell’altro: aiutandolo più di quanto sia necessario o possibile.

  18. LE POSIZIONI DEL TRIANGOLO DRAMMATICO 2. PERSECUTORE Il Persecutore è chi critica e si impone sugli altri, sentendosi superiore e ritenendo gli altri inferiori e incapaci. - Svalutazione del valore e delle competenze degli altri 3. VITTIMA La Vittima critica e svaluta se stessa e la propria situazione. Ammira e valorizza quanto fanno gli altri; sente di essere loro inferiore e di aver bisogno di aiuto. - Svalutazione delle proprie capacità e risorse.

  19. DINAMICHE DISFUNZIONALI “giochi psicologici”(Berne) Situazioni relazionali ricorrenti e ripetitive caratterizzate da un improvviso ribaltamento della situazione in cui alla fine entrambe le persone coinvolte rimangono con un senso spiacevole di insoddisfazione.

  20. CARATTERISTICHE dei “giochi psicologici” • Sono ripetitivi; • Vengono attuati senza che ci sia consapevolezza • di quanto stia accadendo; • Comportano uno scambio di posizioni (ruoli) tra i • partecipanti; • Portano entrambi gli interessati a star male • Servono alle persone per confermarsi le idee • che già hanno di se, degli altri, della vita.

  21. Ruoli del Triangolo Drammatico e dinamiche disfunzionali (“giochi psicologici”) Quando ci si trova all’interno di una delle posizioni del Triangolo Drammatico possiamo essere all’inizio o all’interno di una dinamica disfunzionale (gioco). Ogni gioco inizia con le persone che ricoprono uno dei tre ruoli e dopo lo svolgimento di una serie di comunicazioni si assiste ad uno SCAMBIO all’interno delle posizioni, che porta alla conclusione del gioco.

  22. (scheda 30) Struttura dei giochi psicologici: TRIANGOLO DRAMMATICO (Persecutore) (Salvatore) (Vittima) Quando si è all’interno di un gioco c’è sempre un’alternanza di ruoli. Si parte da una posizione e poi si arriva ad un’altra.

  23. ESEMPI DI GIOCHI Gioco: “Si, ma…” UtenteOperatore inizio Vittima Salvatore fine Persecutore Vittima Gioco: “Prendimi a calci” Utente 1 Utente 2 inizio Persecutore Vittima o Salvatore fine Vittima Persecutore Gioco: “Ti ho beccato” Utente 1 Utente 2 inizio Vittima Persecutore fine Persecutore Vittima

  24. Scopi dei giochi - Confermano alla persona la sua visione di se stesso, degli altri e del mondo (“io alla fine non valgo”, “non ci si può fidare di nessuno”, “finirò solo e abbandonato”. - Forniscono sicurezza, riproducono le stesse modalità relazionali a cui la persona è abituata. - Sono modi per sfuggire il rapporto intimo autentico con l’altro, pur mantenendo rapporti emotivi intensi

  25. Elementi per un buon funzionamento del GRUPPO (mete a cui tendere) 1 Chiarezza ed esplicitazione dell’obiettivo, scopo del gruppo. 2 Espressione e partecipazione da parte di tutti i membri del gruppo (comunicazione circolare, non solo centrata sul conduttore). 3 Gruppo come luogo sicuro e protetto in cui gli individui si sentano accettati e accolti, non giudicati. 4 Comunicazioni costruttive, prive di elementi critici e svalutativi. Presenza di riconoscimenti positivi. 5 Capacità dei membri di comprendere il punto di vista dell’altro e di stargli vicino emotivamente.

  26. Cosa può fare il conduttore per il raggiungere questi obiettivi? 1 CHIARIRE L’OBIETTIVO DEL GRUPPO: avere chiaro qual è lo scopo del gruppo e condividerlo con i partecipanti (fase contrattuale) 2 FAVORIRE LA COMUNICAZIONE TRA LE PERSONE, attraverso domande specifiche (“cosa ne pensate di quello che ha detto …? Qualun’altro si ritrova in quello che è stato detto da…?)

  27. Cosa può fare il conduttore per il raggiungere questi obiettivi? 3 Per far sì che il Gruppo sia un luogo sicuro e protetto il CONDUTTORE DEVE SVOLGERE UN RUOLO DI GUIDA E FORNIRE PROTEZIONE AL GRUPPO, intervenendo (in maniera FERMA e sicura, non critica) quando vengono veno il rispetto reciproco e le regole del gruppo. Avere sempre uno sguardo sul singolo e un altro sul gruppo. 4 FAVORIRE LE COMUNICAZIONI COSTRUTTIVE, prive di elementi critici e svalutativi (essere da modello) 5 Capacità dei membri di comprendere il punto di vista dell’altro e di stargli vicino emotivamente.

  28. I fattori terapeutici Fattori di apprendimento - Modeling - Consigli - Istruzione Fattori di sostegno 1. Coesione 2. Speranza 3. Universalità 4. Accettazione 5. Altruismo Fattori di autorilevazione - Apertura - Catarsi Fattori di psicoterapia - Lavoro sulle difese - Analisi del transfert - Insight

  29. 1. COESIONE DI GRUPPO - Con coesione intendiamo quella forza che tiene uniti i membri del gruppo. Strettamente legata al senso di appartenenza che l’individuo sente nei confronti del gruppo. - Nei gruppi coesi gli individui sono più motivati a partecipare al gruppo, sono più affiatati, si riconoscono maggiormente l’uno con l’altro. - La coesione ha un valore positivo, spesso è collegata alla fiducia reciproca dei membri, al desiderio e alla disponibilità di instaurare relazioni più strette nel gruppo.

  30. 1. COESIONE DI GRUPPO - Con coesione intendiamo quella forza che tiene uniti i membri del gruppo. Strettamente legata al senso di appartenenza che l’individuo sente nei confronti del gruppo. - Nei gruppi coesi gli individui sono più motivati a partecipare al gruppo, sono più affiatati, si riconoscono maggiormente l’uno con l’altro.

  31. 2. SPERANZA - E’ la fiducia in un trattamento, la speranza e la convinzione di poter cambiare e migliorare. Questa aspettativa è di per sé un fattore di efficacia da un punto di vista terapeutico. - In gruppo si attiva anche grazie all’esperienza degli altri partecipanti. - Compito del conduttore è quella di favorire l’emergere di questo vissuto.

  32. 3. UNIVERSALITA’ Il sentirsi simili agli altri membri del gruppo (“siamo tutti nella stessa barca”) e non avere più la sensazione di essere unici e soli nel proprio problema ha un valore terapeutico. L’universalità facilità la creazione di un senso di coesione di gruppo e favorisce un processo di accettazione di sé e degli altri.

  33. 4. ACCETTAZIONE Il sentirsi accettati, compresi, accolti, per quello che si è ha un grande effetto terapeutico. Per molte persone il gruppo è una delle prime occasioni in cui possono sperimentare questo senso di accoglimento e accettazione (per alcuni è un sentimento difficile da accettare, da cui si difendono). Compito dell’operatore è di favorire il fatto che l’accettazione diventi parte delle norme e della “cultura” del gruppo.

  34. 3. INFORMAZIONE Sotto questa indicazione sono compresi sia l’istruzione didattica impartita dai terapeuti, sia i consigli e la guida diretta offerta dal terapeuta o dagli altri pazienti.

  35. Istruzione didattica (INFORMAZIONE) E’ tutto ciò che riguarda l’informazione sul disturbo e sul funzionamento psichico che le persone acquisiscono nel corso della terapia o dell’intervento psicologico. Talvolta può essere un passaggio di informazioni esplicito, altre volte implicito. Consigli (INFORMAZIONE)

  36. 4. ALTRUISMO In un gruppo in cui ci sia un buon livello di coesione è frequente il fatto che i pazienti si aiutino l’un l’altro. Possono offrire appoggio rassicurazione, vicinanza. Spesso succede che i pazienti accettino più volentieri osservazioni da un altro membro del gruppo più che dal terapeuta.

  37. 6. Sviluppo di tecniche di socializzazione. L’apprendimento delle abilità sociali e della capacità di stare con gli altri è un fattore terapeutico che agisce in tutti i tipi di gruppi. L’apprendimento può essere esplicito (esempio: Training si assertività) o implicito (esempio: Gruppi ad orientamento psicodinamico).

  38. 7. COMPORTAMENTO IMITATIVO. Nei gruppi è frequente che pazienti prendano come esempio, e talvolta come modello, sia il comportamento degli altri membri che del terapeuta. Teoria dell’apprendimento sociale di Bandura.

  39. 10. CATARSI L’esprimere i propri sentimenti, il raccontare cose di sé è solo una parte del lavoro terapeutico, di per sé non sufficiente. Spesso fattore connesso alla coesione.

  40. FASI DI VITA DI UN GRUPPO - FASE DI FORMAZIONE.

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