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promesse, illusioni bugie, delusioni

promesse, illusioni bugie, delusioni. 2. anni di destra. due anni di destra. Finanza creativa: quando non tornano i conti.

janine
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Presentation Transcript


  1. promesse, illusionibugie, delusioni 2 anni di destra

  2. due anni di destra Finanza creativa: quando non tornano i conti • Secondo il Dpef 2002-2006, presentato nel luglio 2001, il primo del Governo Berlusconi, il 2003 avrebbe dovuto essere l’anno del pareggio del bilancio, in un quadro di previsioni di crescita che parvero subito fantasiose e assai azzardate. In realtà: • il governo prevedeva nel suo primo Dpef, per il 2002, un rapporto indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni/Pil pari allo 0,5%; risultato effettivo: un disavanzo del 2,3%; • per il 2003, e sempre nel suo primo Dpef, il governo ipotizzava un saldo di bilancio delle pubbliche amministrazioni pari a zero; secondo le nuove previsioni dello stesso governo, tale saldo sarà pari al 2,3%, un dato che, tuttavia, scricchiola già vistosamente ed è assai probabile che il risultato di fine anno sarà superiore; • il pareggio di bilancio è stato spostato al 2005; • il governo prevedeva nel suo primo Dpef un rapporto debito/Pil per il 2003 pari al 100,3%; risultato: saremo sopra il 105%.

  3. Fisco: meno tasse per pochi Il fronte fiscale è stato uno dei punti di forza della propaganda del Polo: “Tasse più basse per tutti” era lo slogan. Ma la riforma fiscale presentata dal governo ha tradito le aspettative dei tanti che avevano creduto nelle promesse elettorali. • Meno tasse per tutti? • Dopo un anno e mezzo, il governo ha varato la prima tranche della riforma fiscale annunciata accompagnandola con lo slogan: “Il più grande taglio di tasse mai attuato in Italia”. Sono stati circa 7,5 miliardi di euro. Nel ’98 e nel ’99 il governo D’Alema tagliò, complessivamente, 8,5 miliardi di tasse e nel 2000 il governo Amato ne tagliò ben 20.000. Per di più, la distribuzione del taglio operato dal governo Berlusconi rivela continue incongruenze: taglia di meno a redditi più bassi, in alcuni casi non taglia nulla o taglia cifre irrisorie, e per moltissimi pensionati, a causa di errori o confusioni nella normativa di applicazione, risultano addirittura vistosi . • Tagli alle imprese e alle famiglie: • Fra i primi atti compiuti, invece, ci sono stati la cancellazione degli sgravi Irpef che erano stati varati dal governo Amato, l’abolizione della restituzione del fiscal drag, un aumento secco dell’imposizione sulle imprese attraverso la cancellazione della Dual Income Tax (il meccanismo che permetteva di pagare meno tasse in base alle nuove immissioni di capitale di rischio in azienda, sostituita dalla “Tremonti bis” sulla cui applicazione seguita a regnare molta oscurità), e la sospensione (poi corretta in limitazione) degli incentivi per i nuovi investimenti e per le nuove assunzioni. • Il sommerso non riemerge: • Per dimostrare il fallimento delle politiche del Governo in materia di emersione dell’economia sommersa sono sufficienti pochi dati. Il governo aveva previsto inizialmente (provvedimento dei “cento giorni” del giugno 2001) l’emersione di 900.000 lavoratori ed entrate complessive per lo Stato per gli anni 2001-2003 di oltre 39.000 miliardi di lire (!!!). I risultati finali ci dicono che sono emerse poche centinaia di imprese (1.794 con l’emersione scaduta il 30 novembre scorso e 876 con l’emersione accompagnata dai Cles), forse quelle già a rischio di accertamenti. • Dai condoni alle "cartelle pazze": • Ma i pasticci fiscali non finiscono qui: il governo ha varato uno “scudo fiscale” che si è tradotto in un’amnistia per tutti i reati valutari commessi in passato, valida anche in ambito penale; e ha varato i condoni tombali per i quali da ogni parte si è gridato allo scandalo e per la cui applicazione si è deciso di forzare la mano ai contribuenti mandando avvisi a domicilio. Come si sa, il sistema delle esattorie non è tarato per simili operazioni ed è andato in tilt: centinaia di migliaia di avvisi cervellotici sono arrivati a contribuenti ignari che con il condono non hanno niente a che spartire. due anni di destra

  4. Consumi: meno soldi nelle tasche degli italiani Tra crescita economica, aumento dell’occupazione e tagli fiscali, il governo prometteva aumenti dei consumi delle famiglie a ritmi da grande “boom” economico. Subito dopo le elezioni del maggio 2001, nel suo primo Documento di programmazione economico-finanziaria, Berlusconi e Tremonti parlavano di un aumenti dei consumi al 3% annuo nel periodo 2002-2006. La realtà, finora, è stata assai più amara: Nel 2001 le famiglie hanno consumato l’1% in più rispetto all’anno precedente mentre nel 2002 il dato è quello di un’economia ferma, incerta, senza fiducia: appena lo 0,4% in più, il risultato peggiore degli ultimi dieci anni. Anche in questo caso, è giusto ricordare il peso del rallentamento dell’economia mondiale, ma evidenti sono stati gli errori e le pochezza della politica economica del governo: - nulla è stato fatto per contenere le conseguenze negative dell’inflazione - soprattutto di quella dei beni di più largo consumo - sul potere d’acquisto dei redditi delle famiglie; - poco o nulla di concreto è stato realizzato per ridimensionare la crescita esorbitante dei prezzi di alcuni servizi, si pensi solo alle assicurazioni auto; - il recupero degli effetti dell’inflazione sulle imposte da pagare (il cosiddetto “fiscal drag”) è stato addirittura cancellato del tutto e meno che compensato dai magri sgravi fiscali concessi per il 2003; - la scarsa capacità di controllo della finanza pubblica ha nuovamente generato incertezza sui consumatori; - i messaggi troppo ottimistici del governo, confrontati dalle famiglie con una realtà sempre più pesante, hanno ugualmente comportato una grande prudenza nelle decisioni di consumo.

  5. Mezzogiorno: Berlusconi non è arrivato a Eboli Due anni di operato del Governo dimostrano una totale indifferenza verso i problemi del Mezzogiorno • Il ministro Tremonti, nell’ultima finanziaria, ha drasticamente ridotto gli stanziamenti per il mezzogiorno di circa 2 miliardi di euro nel triennio 2003-2005, nonostante abbia “simbolicamente” stanziato 7,75 miliardi di euro di nuove risorse per le aree depresse. Tale propagandistico stanziamento, disposto per il 2005, risulta essere il frutto di minori risorse per l’anno precedente di oltre 3,6 miliardi e di promesse non vincolanti ovvero stanziamenti ricollocabili diversamente secondo le necessità future, come già fatto per il 2004. • Risultano fortemente ridimensionate o addirittura soppresse misure maggiormente orientate al Mezzogiorno quali i crediti d’imposta per le nuove assunzioni e per i nuovi investimenti ed il reddito minimo d’inserimento.

  6. Sanità: lo strangolamento del sistema • Le risorse assegnate con le due ultime leggi Finanziarie al Fondo Sanitario Nazionale non coprono il fabbisogno delle Regioni che sono costrette ad indebitarsi per garantire ai cittadini l’erogazione dei servizi e i livelli essenziali e uniformi di assistenza, nonostante i ticket introdotti nelle regioni governate dal centrodestra e i tagli ai posti letto. • Il SSN nazionale ha registrato negli ultimi anni un disavanzo di - 4 miliardi di € per il 2001 - 3,8 miliardi di € per il 2002 e prevede un disavanzo nell’ordine di 5,3 miliardi di € per il 2003. • Mentre, negli anni di governo, il centrosinistra ha garantito un incremento medio del finanziamento alla sanità pari al 5,2% annuo, il governo di centrodestra prevede per il 2003 un incremento finanziario del 3,9%, il più basso degli ultimi anni. • Aumenta la spesa privata a carico delle famiglie: nel 2002 ben 336 milioni di € di spesa farmaceutica sono state a carico dei cittadini a seguito dei tagli del governo e della reintroduzione dei tickets. • La copertura pubblica della spesa farmaceutica totale è in calo: nel 2002 è stata del 66,5% nel 2003 si preveda che scenda al 62,5% • La Finanziaria 2003 ha cancellato la norma voluta dall’Ulivo che prevedeva l’abolizione del ticket sugli esami diagnostici e di laboratorio

  7. Politiche sociali: due anni di promesse non mantenute • Pensioni: Berlusconi aveva promesso l’innalzamento ad almeno un milione al mese per tutti coloro che erano sotto questa soglia. Con la Finanziaria 2002: sono rimastitagliati fuori dall’aumento oltre 7 milioni di pensionati con pensioni al di sotto del milione di lire mensili. Meno di 1,8 milioni di soggetti beneficiano attualmente dell’aumento promesso dal governo • Occupazione:Sull’onda delle modifiche strutturali adottate dal ‘pacchetto Treu’ e degli effetti del risanamento finanziario attuato nel 1996-2001, l’occupazione, sebbene a ritmi contenuti, ha continuato a crescere anche nel primo anno governo Berlusconi. Nel 2002, per la confusione ingenerata da governo sugli strumenti di agevolazione per le assunzioni l’aumento dei posti di lavoro ha seguitato a rallentare, fino a fermarsi e a tornare di segno negativo nelle regioni meridionali. • Asili nido: La legge promossa dal governo non fissa standard di qualità per personale e strutture, cancella i connotati educativi e formativi del servizio, declassa l’attività al rango di mera custodia; il governo ha bloccato il piano di espansione delle scuole per l’infanzia che prevedeva dal 2001 la creazione di 500 nove sezioni di scuola materna all’anno, e intanto… • si allungano le liste d’attesa: 1000 famiglie in coda a Milano, 1500 a Torino,800 a Bologna, 400 a Reggio Emilia, 250 a Padova • aumenta il numero dei bambini in classe • si bloccano le iscrizioni anticipate • diminuisce il personale • peggiora la qualità delle mense • Fondo nazionale per le politiche sociali: La legge Finanziaria ha ridotto a 1362 milioni di € il Fondo per le politiche sociali che ammontava nel 2002 a 1622 milioni di €, privando così gli enti locali di una parte consistente delle risorse che, sottratte ai servizi, sono state dirottate verso incentivi generici (mai arrivati ai cittadini…)

  8. Giustizia: la legge è uguale per tutti? Due anni di impegno di governo per tutelare gli interessi di pochi cittadini eccellenti… • Leggi vergogna: • Legge Cirami: scritta per favorire le posizioni processuali di imputati eccellenti consente la remissione di un processo per legittimo sospetto • Cancellazione del reato di falso in bilancio, ridotto alla stregua di un danno tra privati • Nuove norme sulle rogatorie internazionali: si indebolisce la cooperazione giudiziaria internazionale;sono a rischio di annullamento • 36 procedimenti per pedofilia • 279 per traffico d’armi • 398 per riciclaggio • 810 per associazione mafiosa • 1045 per traffico di stupefacenti • 1278 per corruzione • Riforma dell’ordinamento giudiziario: il governo sta tentando di attuare una riforma del sistema giudiziario che con un palese intento punitivo comprima l’autonomia della magistratura e la ponga sotto controllo dell’esecutivo • Immunità parlamentare: questi i nuovi obiettivi che la maggioranza pretende di imporre al Parlamento: la sospensione dei processi per le alte cariche dello Stato e la reintroduzione dell’immunità per i parlamentari due anni di destra

  9. Informazione, comunicazione e ddl Gasparri:come favorire il “solito noto” • Il mondo della comunicazione diventa un campo di battaglia • Televisione terrestre, satellitare, analogica e digitale, editoria quotidiana, periodica e libraria, pubblicità, radiofonia, internet, produzione e distribuzione cinematografica. Questi i settori che vorrebbe regolare "la Gasparri": l'intero mondo della comunicazione italiana con nuove regole antitrust, ovviamente più elastiche. Praticamente non c'è ambito nel quale non siano presenti pesanti interessi delle aziende del Presidente del Consiglio. • Un aiuto per la tv del Cavaliere • Uno dei principali obiettivi del ddl Gasparri è quello di aggirare la sentenza della Corte Costituzionale che ha confermato, come prescrive la legge, che Retequattro dal 1 gennaio 2004 dovrebbe trasmettere solo via satellite. E così ancora una volta il presidente del Consiglio ha mobilitato il Parlamento per difendere i suoi interessi privati. • Un emendamento dell'opposizione alla Camera ha, però, bloccato, il tentativo della Cdl. Un testo approvato anche da 17 esponenti della maggioranza, segno che la misura del conflitto d'interessi è davvero colma. Torna così il divieto per i soggetti privati di possedere più di 2 reti televisive terrestri, la battaglia dell'Ulivo si sposta ora al Senato. • Saltano i limiti antitrust • La legge, ora all'esame del Senato, vuole istituire il Sistema Integrato delle Comunicazioni (Sic) mettendo in un unico "calderone" le imprese radiotelevisive, quelle di produzione e distribuzione, la radiofonia, tutte le imprese editrici, le concessionarie pubblicitarie, le imprese di produzione e distribuzione radiofonica e fonografica. Un settore stimato tra i 20 e i 27 miliardi di euro. Imponendo un unico tetto antitrust del 20% si allargano così notevolmente i limiti finora imposti separatamente ai singoli settori con una conseguente vantaggio per i grandi gruppi, a partire da Mediaset. • Via libera all'acquisto di altri quotidiani • Salta inoltre il divieto d'intreccio tv-editoria per i proprietari di concessioni televisive nazionali che superino il 20% delle risorse economiche del settore televisivo analogico. In pratica, si permette al gruppo del presidente del Consiglio di divenire proprietario di nuove testate quotidiane. • Per una cda Rai vicino alla maggioranza • Nuove regole anche per la nomina del consiglio di amministrazione della Rai. Il parere favorevole della commissione di Vigilanza, necessario perché la nomina del cda sia efficace, deve essere concesso con la maggioranza dei 2/3 solo sino alla terza votazione. Dopo basta la maggioranza assoluta. In pratica, il vertice della tv pubblica diventa di nomina della maggioranza di governo.

  10. Una RAI sotto padrone • Dall'insediamento del duo Baldassarre-Saccà Raiuno e Raidue hanno progressivamente perso ascolti. • Ad avvantaggiarsi della situazione è soprattutto Canale 5 che guadagna in tutte le fasce d'ascolto • In sintesi, nel prime time la Rai nel 1998 era al 48,9% di tutta l'utenza tv e Mediaset era al 41,7%. Un rapporto che rimane sostanzialmente stabile fino al 2001. Nel 2002 le posizioni sono molto diverse: la Rai è al 45,6%, Mediaset al 44,1%. La Rai ha perso, quindi, il 3,3% di share e Mediaset ne ha guadagnato il 2,4%. • Una situazione, quella del crollo degli ascolti, che ha causato gravi danni anche agli introiti pubblicitari: nel 1998 la Rai raccoglieva il 34,4% delle risorse pubblicitarie, nel 2002 scende al 31,5%. Mediaset passa dal 63,2 al 65,6.

  11. Conflitto di interessi: aspettando il Cavalier Godot Tutte le promesse di Berlusconi sul conflitto d'interessi sono fino ad ora rimaste tali. Non solo ha rifiutato qualsiasi confronto con la proposta dell'Ulivo che indicava il modello vigente negli Stati Uniti come il sistema migliore per affrontare in modo serio ed efficace le distorsioni del conflitto d'interesse, ma ha imposto al Parlamento una legge che nulla risolve e che, di fatto, legittima le posizioni dominanti. Il presidente del Consiglio ha continuato – nonostante avesse promesso il contrario – a fare "melina" in Parlamento pur di non approvare alcuna legge in materia. Si tratta di una situazione che si trascina fin dal 1994, da quando cioè si formò il primo governo Berlusconi, Nessuna soluzione è comoda quanto l'assenza di regole. La volontà del centrosinistra è di affrontare in modo serio il problema: non per colpire una persona, ma per fare in modo che anche in Italia possa esserci una normativa che tuteli i cittadini e le istituzioni da abnormi casi di conflitto d'interessi. Per questo è stata formalizzata una proposta che ricalca il sistema vigente negli Stati Uniti, paese liberale dove a fondamento della democrazia e del mercato esistono regole molto severe sull'incompatibilità tra cariche di governo e interessi economici. La maggioranza non ha voluto neanche discutere o emendare questo testo ed ha imposto la soluzione Frattini che, in sostanza, dà al Parlamento il potere di "condannare" o "assolvere" coloro che fossero ritenuti in conflitto d'interesse. Potrebbe la sua maggioranza sanzionare, per fare un esempio, il suo presidente del Consiglio?

  12. Scuola: una controriforma firmata Moratti Il 12 marzo 2003, dopo un anno di scontro in Parlamento, la maggioranza ha approvato la controriforma della scuola targata Moratti. A conti fatti il ministro Moratti si è meritata un bel 3 meno: • meno finanziamenti per la scuola: sotto il ministro Letizia Moratti il dicastero dell'Istruzione ha perso 2,1 miliardi di euro • meno insegnanti: Moratti e il governo Berlusconi hanno tagliato il numero degli insegnanti: - 36 mila insegnanti fino nel triennio 2003-2005, di cui 8.500 finora. • meno scuola per tutti: la legge Moratti ha un effetto immediato, quello di negare i diritti dei bambini e dei ragazzi all'istruzione. L'obbligo di andare a scuola si abbassa dai 15 anni ai 13 anni, in controtendenza con l'Europa e con il resto del mondo La filosofia di questo "pasticcio" targato Moratti è chiara: privilegiare gli studenti più abbienti e penalizzare i più poveri e i più disagiati, attraverso una precoce formazione professionale che non concede reali sbocchi universitari. A 13 anni, subito dopo aver concluso le medie, si dovrà decidere se proseguire gli studi al liceo o se frequentare un istituto o corso professionale. Una scelta senza ritorno, nonostante tutte le ipocrite rassicurazioni del governo. L'obbligo scolastico viene di fatto abrogato e rimpiazzato con un generico e vuoto diritto-dovere all'istruzione e alla formazione, la cui attuazione sarà "graduale" e vincolata alle disponibilità economiche. La scuola avrà bisogno nei prossimi anni di 19 mila miliardi delle vecchie lire per l'attuazione diretta e indiretta della riforma Moratti: il ministro dovrà, nei prossimi due anni, reperire circa 9,8 miliardi di euro. Tuttavia, visto che la Finanziaria 2003 reca invece tagli e nessuno stanziamento per la scuola, alla Moratti resta di fatto solo la Finanziaria 2004 per cercare di dotare la sua riforma delle risorse finanziarie per l'attuazione. Le risorse, si sa, provengono o da nuovi tagli (in altri settori) o da nuove tasse.

  13. Università e ricerca: dove non c’è Letizia • Taglio del 20% rispetto alle previsioni: è stata eliminata la previsione di aumento del 18% deliberata dal CIPE ad aprile e si è operata un’ulteriore diminuzione del 2% rispetto allo stanziamento del 2002, già ridotto rispetto al 2001. • Il Presidente del Consiglio, ad aprile scorso, annunciò con la consueta enfasi l’approvazione delle “Linee Guida per la Ricerca” che prevedevano l’innalzamento dell’investimento pubblico all’1% del Pil. Dopo sei mesi, l’impegno formalizzato con delibera CIPE è scomparso. • Il taglio dell’ulteriore 2% rispetto al 2002 è molto pesante: gli attuali stanziamenti coprono a fatica le spese fisse e necessarie per la mera sussistenza degli Enti. In particolare, le spese per il personale crescono nel 2003 a causa degli aumenti contrattuali. • Gravissima è la situazione dell’Università, come hanno denunciato i Rettori. Il taglio di 1.7% rispetto all’anno scorso si aggiunge alla mancata copertura degli aumenti contrattuali producendo un buco di 469mld che rende impossibile la sopravvivenza delle Università italiane. In tal modo, esse saranno costrette a forti aumenti delle tasse universitarie come è già successo per i Comuni e le Regioni. • Altri tagli molto rilevanti hanno colpito il settore della ricerca in campo sanitario e farmaceutico; tra gli altri, sono stati eliminati importanti stanziamenti previsti dal governo dell’Ulivo su cellule staminali e Alzheimer (50 milioni).

  14. Territorio e ambiente • La svendita del patrimonio pubblico • Alla società per azioni Patrimonio dello Stato è statoconferito il patrimonio immobiliare dello Stato, con la possibilità di alienarlo successivamente. Nessuna concreta garanzia è stata inserita nella norma per sancire l'inalienabilità del patrimonio artistico, culturale e paesaggistico italiano, nonostante una esplicita richiesta in tal senso del Presidente della Repubblica. • Una delega pericolosa per l'ambiente • Il Governo sta cercando di attribuire ad una commissione di esperti di nomina ministeriale il compito di riscrivere gran parte della legislazione ambientale costruita negli ultimi due decenni, esautorando completamente il Parlamento. Potranno essere riscritte e stravolte tutte le norme riguardanti i rifiuti, la difesa del suolo, le bonifiche, le aree protette, la VIA, le acque, l'inquinamento atmosferico ed il danno ambientale. • Energia e Protocollo di Kyoto • L'Italia ha recepito in extremis il Protocollo di Kyoto attraverso la legge 120 del 2002, che di fatto, tuttavia, “congela” ogni intervento per la riduzione dei gas climalteranti. Nel frattempo le emissioni in atmosfera, anziché diminuire secondo la tabella di marcia prevista da Kyoto, sono aumentate. • In materia di energia, il Governo ha fatto approvare un decreto, convertito dalla legge 55/2002 per moltiplicare la costruzione di centrali elettriche di potenza superiore a 300 MW termici (si parla di oltre 600 progetti) cercando di scavalcare le competenze costituzionali di Regioni e comuni e di derogare a tutte le norme esistenti in materia urbanistica. • Nel frattempo si ripropongono i tentativi per abolire la Carbon Tax, che il Governo ha tenuto congelata per tutto l'ultimo biennio. • I tagli all'ambiente • A fronte delle mirabolanti promesse fatte da Berlusconi in campagna elettorale, possiamo notare • un taglio di 320 milioni di euro alle risorse per la Protezione civile; • di 445 milioni di euro alle leggi per la difesa del suolo; • di 37 milioni di euro agli interventi per la bonifica dei siti inquinati. • per quanto riguarda l'ambiente in senso stretto, i programmi di tutela ambientale hanno subito una decurtazione di 80 milioni di euro, • l'Agenzia nazionale di protezione dell'ambiente si trova con 7 milioni di euro in meno • altri 5 milioni di euro sono stati sottratti alle già insufficienti risorse destinate alle arre protette.

  15. Le date da ricordare

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