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DIDATTICA SPECIALE, DEL GIOCO, DELL’ANIMAZIONE

DIDATTICA SPECIALE, DEL GIOCO, DELL’ANIMAZIONE. I semestre a.a.2009/2010. Prof.ssa Lucia Chiappetta Cajola. Introduzione Modulo 1 : Didattica speciale e processo di integrazione degli allievi disabili Modulo 2 : Gioco e animazione nella prospettiva inclusiva

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DIDATTICA SPECIALE, DEL GIOCO, DELL’ANIMAZIONE

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Presentation Transcript


  1. DIDATTICA SPECIALE, DEL GIOCO, DELL’ANIMAZIONE I semestre a.a.2009/2010 Prof.ssa Lucia Chiappetta Cajola Introduzione Modulo 1: Didattica speciale e processo di integrazione degli allievi disabili Modulo 2: Gioco e animazione nella prospettiva inclusiva Modulo 3 di collegamento con le attività seminariali e laboratoriali

  2. Introduzione

  3. DIDATTICA SPECIALE DIDATTICA DEL GIOCO DIDATTICA DELL’ANIMAZIONE

  4. Che cos’è la Didattica Speciale Pratica di insegnamento per allievi con bisogni educativi speciali Didattica generale Pedagogia Speciale

  5. Che cos’è il gioco Il gioco si presenta come un fenomeno radicato nella vita bio-psichica di ogni vivente. Nella sua varietà fenomenica, nella sua molteplicità di espressioni e articolazioni, il gioco si sottrae a definizioni univoche, onnicomprensive, unilaterali e riduttive, di qui la difficoltà di una sua riduzione concettuale. Tuttavia, si può dire che ognuno sa perfettamente cosa è il gioco essendo stato già, almeno una volta, giocatore. Giocare è un modo di tramandare e di acquisire nuove conoscenze complesse, anche quando non esplicitamente definite

  6. Che cos’èil gioco • Anche se le definizioni sul gioco possono variare da uno studioso a un altro, unanime è il valore che viene attribuito al gioco nella vita dell'essere umano • La definizione di gioco investe i rapporti fra realtà e fantasia, fra ordine e disordine, fra serietà e divertimento; allo stesso tempo ogni definizione si pone al di fuori di queste categorie, vanificando tutte queste dicotomie.

  7. Che cos’è l’animazione culturale Prospettiva di attuazione di un’educazione popolare alla ricerca di azioni di qualità nella dimensione collettiva. Consenso sociale Stimolo di bisogni culturali

  8. Modulo 1 (parte prima) Didattica speciale e processo di integrazione degli allievi disabili

  9. L’integrazione scolastica degli alunni con disabilità La scuola e la sua prospettiva inclusiva La scuola luogo di relazioni e di apprendimento La via italiana all’integrazione scolastica degli allievi disabili Diagnosi Funzionale (DF) Profilo Dinamico Funzionale (PDF) Piano Educativo Individualizzato (PEI) La famiglia Competenze degli operatori coinvolti e mediazione didattica

  10. DALLA LOGICA DELL’ESCLUSIONE DELLA MEDICALIZZAZIONE DELL’INSERIMENTO ALLA LOGICA DELL’INTEGRAZIONE DELL’INCLUSIONE

  11. Logica dell’esclusione Logica medicalizzazione Logica dell’inserimento Logica dell’integrazione Logica dell’inclusione Regio Decreto 1297/1928 Regio Decreto 786/1933 Malattia/deficit Delega agli specialisti Etichetta/stigma Rifiuto delega Classi speciali C.M.4525/1962 -dibattito anni ’60/’70

  12. Legge n.820/1971 Legge n.118/1971 Decreti delegati 1973/1974 Logica dell’ inserimento Documento Falcucci 1975 Legge n.517/1977 Sentenza 215/1987 Legge n.104/1992 Logica dell’integrazione Scuola come comunità

  13. La nuova frontiera dell’integrazione è connessa al coordinamento delle integrazioni dentro le scuole e fra istituzioni scolastiche ed extrascolastiche, e alla qualità della formazione di quanti si occupano del processo di integrazione L’integrazione dei disabili come metafora di tutte le integrazioni

  14. Logica dell’inclusione POF Legge n.59/1997 DPR n.275/1999 Scuola del curricolo e delle metodologie progettuali Scuola comunità inclusiva, oltre l’integrazione “condizionale” (non coincide con la presenza degli allievi dis., né con il super.delle scuole e classi speciali. Index for inclusion:accompagna il processo di autoanalisi di istituto) . ►ICF ►Concetto di salute ►Bisogni Educativi Speciali

  15. SCALA DEI BISOGNI UMANI di autorealizzazione di stima di appartenenza, di amore di sicurezza fisiologici (A.H.Maslow, 1954) (A.H.Maslow, 1954)

  16. Cultura Scuola Persona(Miur, Indicazioni per il curricolo, 2007) Una scuola inclusiva La scuola realizza appieno la propria funzione pubblica impegnandosi per il successo scolastico di tutti gli studenti, con una particolare attenzione al sostegno delle varie forme di diversità,di disabilità o di svantaggio. Questo comporta saper accettare la sfida che la diversità pone:innanzitutto nellaclasse… inoltre nel Paese affinchè …non impedisca il raggiungimento degli essenziali obiettivi di qualità che è doveroso garantire.

  17. Nessun allievo si perda Scuola inclusiva Niente di ciascuno vada perso Varie forme di Diversità Disabilità Svantaggio B.E.S. Maggiore complessità di risposte adeguate (per qualunque difficoltà nel ‘funzionamento’; non solo sapere che c’è la difficoltà, ma capire la difficoltà, perchè). Capace di leggere (e monitorare) la propria realtà e il proprio livello di inclusività (Index for inclusion)

  18. ►ICF ►Concetto di salute ►Bisogni Educativi Speciali (BES/Special Educational Needs) Il Bisogno Educativo Speciale èqualsiasi difficoltà evolutiva, in ambito educativo e apprenditivo, espressa in un funzionamento, nei vari ambiti della salute secondo il modello ICF dell’O.M.S. (International Classification of Functioning, Disability and Health, Organizzazione Mondiale della Sanità) che risulti problematico anche per il soggetto, in termini di danno, ostacolo o stigma sociale, indipendentemente dall’eziologia, e che necessita di educazione speciale individualizzata.

  19. Centralità del concetto di funzionamento educativo-apprenditivo Nei contesti delle varie forme di educazione il bambino cresce apprendendo e sviluppando competenze nei vari ambiti: cognitivo, affettivo, emotivo, relazionale, linguistico, motorio, …

  20. Superamento dell’approccio assistenzialistico Approccio di sistema Per tutte le diversità Comunità accogliente Comunità professionale competente Scuola

  21. Il bambino “funziona bene” dal punto di vista evolutivo se riesce ad intrecciare positivamente le spinte biologiche alla crescita con le varie forme di apprendimento, date dall’esperienza e dal contatto con le relazioni umane e gli ambienti fisici. L’educazione “media” questo intreccio con vari messaggi Il bambino “funziona bene” dal punto di vista educativo se integra questi messaggi con la sua spontanea iniziativa e con le spinte biologiche

  22. Funzionamento educativo è un Funzionamento “intrecciato” Attività e iniziative del soggetto biologia relazioni Esperienze di ambienti L’ICF offre una cornice concettuale e antropologica

  23. Si manifesta ►entro i 18 anni di età ►negli ambiti dell’educazione e dell’apprendimento Incide sul funzionamento globale del soggetto Necessità di conoscere i singoli aspetti del funzionamento del soggetto B.E.S. Coinvolge ► le relazioni educative, formali e/o informali ► lo sviluppo di competenze e di comportamenti adattivi ► gli apprendimenti scolastici e di vita quotidiana ► lo sviluppo di attività personali ► la partecipazione ai vari ruoli sociali I. C. F.

  24. ●Disturbi specifici dell’apprendimento (dislessia, disgrafia, discalculia) ● Deficit attentivo con o senza iperattività ● Difficoltà nella comprensione del testo ● Difficoltà visuo-spaziali, motorie, goffaggine, disprassia evolutiva… Complessità e specialità dei B.E.S. ● Ritardo mentale e ritardo nello sviluppo (anche con disturbi nel linguaggio, nella fonazione, nell’eloquio,…) ● Autismo, sindrome di Asperger,.. ● Apprendimento difficile, rallentato ● Problematiche emozionali ● Disturbi della personalità, dell’attaccamento, psicosi, difficoltà comportamentali, ...

  25. ● ● ● ● Bambini isolati, eccessivamente dipendenti,passivi,.. ● Compromissioni fisiche, traumi, … ● Malattie croniche ● Paralisi, epilessie, … ● Problematiche derivanti dal vissuto familiare (abuso, maltrattamento, lutti, carcerazioni, alti livello di conflitto, …) ● Difficoltà di origine economica e sociale ● Problemi motivazionali, disturbi dell’immagine di sé e dell’identità, deficit di autostima, insicurezza, disorientamento, …

  26. Difficoltà di “funzionamento educativo e apprenditivo” allievo Diversità presenti nella classe (etereogeneità): Profili differenti di alunni che emergono anche attraverso varie forme di valutazione Difficoltà dell’insegnante Autostima Stile attributivo Autoefficacia Resilienza Portfolio delle competenze

  27. ICF E’ la base per la costruzione di griglie di conoscenza del funzionamento educativo e apprenditivo del soggetto il BES ► si fonda sul funzionamento globale della persona, ► supera le categorie diagnostiche tradizionali ► implica il diritto-dovere ad un intervento individualizzato e inclusivo. Didattica speciale, del gioco, dell’animazione Specialità degli interventi

  28. Condizioni fisiche (input biologico) Corpo ●Funzioni corporee ●Strutture corporee Capacità Attività personali Performace Integrazioni Partecipazione sociale Fattori contestuali (input contestuale) Ambientali Personali Il “funzionamento educativo-apprenditivo” di una persona (il suo “stato di salute”) è la risultante globale delle reciproche influenze tra i fattori.

  29. I.C.F. (2001) Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute Modello antropologico I.C.F. C&Y Il benessere/funzionamento umano,e le sue difficoltà, come prodotto complesso di un sistema di influenze reciproche tra aspetti biologici, strutturali, di competenze, di partecipazione a ruoli sociali, di facilitazioni/ostacoli ambientali, familiari, sociali, culturali, psicologici.(approccio multidimensionale e multiprospettico) Nella Classificazione Internazionale delle Menomazioni, delle Disabilità e degli Handicaps (1980) c’era la separazione tra salute e disabilità .

  30. La classificazione ICF Funzioni corporee: funzioni fisiologiche e psicologiche dei sistemi corporei Strutture corporee: parti anatomiche del corpo Attività: esecuzione di un compito da parte dell’individuo Partecipazione: coinvolgimento del soggetto nelle diverse aree di vita Fattori contestuali: • ambientali: caratteristiche del contesto • personali: non specificati

  31. ICF: AMBITI DI APPLICAZIONE

  32. ICF-CHILDREN & YOUTH Classificazione internazionale del funzionamento, della disabilità e della salute per bambini e adolescenti La Classificazione ICF-CY OMS, 2007

  33. La classificazione ICF-CY • classificazionespecifica per le prime due decadi di vita in grado di integrare i diversi aspetti dello sviluppo • attenzione alla complessità e all’influenza del contesto ambientale • famiglia, RM, partecipazione, ambienti • si amplia la dimensione ludica e sonora

  34. Difficoltà di apprendimento “L’esercizio del diritto all’educazione e all’istruzione non può essere impedito da difficoltà di apprendimento” (L.104/92) Obiettivi dell’insegnamento ostacoli o rallentamenti nei processi di apprendimento scolastici e sociali, tali da rendere necessari interventi individualizzati di recupero e di sostegno che possono realizzarsi con diversificate modalità operative

  35. Categorie diagnostiche in riferimento alle difficoltà di apprendimento ●Ritardo mentale (Ritardo nello sviluppo globale e deficit intellettivo) ●Disabilità sensoriale visiva ●Disabilità sensoriale uditiva ●Disabilità multipla DISABILITA’ ►Autismo ►Sindrome di Asperger ►Sindrome di Rett ►Disturbo disintegrativo dell’infanzia ►Disturbo pervasivo dello sviluppo non altimenti specificato DISTURBI PERVASIVI DELLO SVILUPPO DISTURBI SPECIFICI DELL’APPRENDIMENTO SCOLASTICO ■Dislessia, disortografia, disgrafia,discalculia evolutiva ♦Disturbo da deficit di attenzione/iperattività ♦Disturbi della condotta ♦Disturbo oppositivo-provocatorio DISTURBI DEL COMPORTAMENTO

  36. Continuità e orientamento: la dialettica tra scuola ed extrascuola Accompagnamento (portofolio delle competenze) •Il team docente e la relazione educativa •L’insegnante di sostegno •Il rapporto tra figure diverse, interne ed esterne alla scuola (esempio:musicoterapia a scuola)

  37. Superare il limite delle manifeste non-competenze Valorizzazione del potenziale nascosto L’attribuzione di significato, cioè la scoperta di senso anche dove esso è nascosto o meno evidente Permanenza di un atteggiamento osservativo Cogliere l’approssimarsi di nuove potenzialità (Visione dinamica in continua evoluzione)modificabilità

  38. Visione dinamica in continua evoluzione dell’allievo Cogliere l’approssimarsi di nuove potenzialità Zona di sviluppo prossimale

  39. ZONA DI SVILUPPO PROSSIMALE (L.S.Vygotskij) Si definisce nel contesto interpersonale di interazione sociale che rende possibile un apprendimento guidato che successivamente diverrà autonomo.

  40. Attività troppo difficile ansia Livello di prestazione a cui il bambino può giungere, se aiutato Zona di sviluppo prossimale (potenziale) Presenta difficoltà commisurate alle capacità del bambino, mediate dall’insegnante noia Attività troppo facile

  41. DYNAMIC ASSESSMENT (R. Feuerstein) Non è possibile rilevare lo sviluppo potenziale del soggetto attraverso l’impiego di test tradizionali, in quanto non adeguati a rilevare le potenzialità ancora inespresse e dunque apparentemente non osservabili in modo manifesto. Nel rapporto docente-allievo, il docente media, interviene, offre spiegazioni, sollecita soluzioni, riassume, anticipa, propone di ripetere…

  42. Potenzialità dell’allievo Abilità, conoscenze, competenze che al momento si intuiscono, si intravedono nell’allievo In attesa di arrivare a maturazione ►Diagnosi Funzionale (DF) ►Profilo Dinamico Funzionale (PDF)

  43. dati DF PEI/PEP PDF ●Strumento di trasformazione e di sintesi ● Organizzatore degli elementi di conoscenza

  44. PEI/PEP Asse della Partecipazione sociale ●Osservazione del soggetto ● Definizione degli obiettivi ● Strategie metodologico-didattiche ● Verifica degli apprendimenti ● Valutazione Asse delle Attività personali Asse dei Contesti personali E’ uno strumento per rendere significativa la permanenza dell’allievo disabile in classe (collaborazione degli insegnanti)

  45. Obiettivi di apprendimento della classe Obiettivi di apprendimento dell’allievo con BES adattamento INPUT AZIONE DELL’ALUNNO CHE APPRENDE RISULTATI Obiettivi posti nella zona di sviluppo prossimale Comprensione dell’input Elaborazione e generazione di una risposta (output)

  46. Strategie metodologico-didattiche TASK ANALYSIS (analisi del compito)

  47. Strategie metodologico-didattiche MODELING (uso di modelli) SHAPING (approssimazioni) anterogrado CHAINING (concatenamento) retrogrado FADING (riduzione graduale e progressia degli aiuti) RINFORZO

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