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IL SENSO COMUNE

IL SENSO COMUNE. Il senso comune ( SC ) consiste delle interpretazioni condivise della VQ. Esse riguardano le conseguenze immediate dell’esperienza .

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IL SENSO COMUNE

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Presentation Transcript


  1. IL SENSO COMUNE • Il senso comune (SC) consiste delle interpretazioni condivise della VQ. • Esse riguardano le conseguenze immediate dell’esperienza. • Il SC è costruito storicamente, varia cronotopicamente, è un sistema culturale poco integrato e coerente al suo interno, si fonda sulla convinzione.

  2. Come si spiegano le eccezioni al SC? • Esempi tratti dagli Zande (o Azandé): interpretazione delle mancate conferme alle aspettative di SC come “stregoneria”. • Gli uomini interpretano le falle dei sistemi di SC a spiegare le cose con la loro attribuzione a eventi ‘speciali’.

  3. Sfide al SC: gli ermafroditi • Il SC descrive la ‘normalità’ per le popolazioni che lo condividono (cambiano le popolazioni, cambiano le normalità). • La necessità di difendere la ‘normalità’ spinge a DOVER definire le eccezioni. • Gli ermafroditi per gli americani (USA) sono esseri orribili, per i Navajo (USA) sono dei ‘Leader’ e portano fortuna, per i Pokot (Kenya) sono “errori” puri e semplici.

  4. Pretese assolutistiche del SC • Il SC pretende di attribuire ai fenomeni qualità essenziali, e pretende che tali sue definizioni siano semplicemente LA REALTÀ. • Tutti coloro che condividono un qualunque sistema di SC (diverso in genere da tutti gli altri) CREDONO in genere nella veridicità delle descrizioni che esso offre della realtà (credono che la realtà descritta dal SC sia semplicemente “LA REALTÀ”.

  5. Le qualità di ogni SC: naturalezza e praticità • NATURALEZZA: alcuni aspetti selezionati dell’esperienza sono assunti come ‘naturali’, e altri (i casi giudicati ‘strani’), come ‘innaturali’. • PRATICITÀ: (sardo: no ses pràticu, non sei sagace). Non è una ‘praticità’ utilitaristica (misurabile sulla base di ciò che si ottiene), delle persone, ma è una qualità di alcune cose rispetto ad altre: le prime sono classificate ‘pratiche’ le seconde no. Pratico è chi sa le cose ‘importanti’ per il SC locale.

  6. Le qualità di ogni SC: ‘leggerezza’ incoerenza e accessibilità • “LEGGEREZZA”: i fenomeni sono considerati per ciò che essi appaiono, sono ovvi. Ma l’“ovvio sta negli occhi di chi guarda” , che decide quali siano i FATTI in cui il mondo deve essere diviso. • MANCANZA DI METODICITÀ: il SC è un tipo di conoscenza sfacciatamente contraddittorio. Questo carattere lo rafforza. • ACCESSIBILITÀ: si crede che chiunque, se sano di mente, possa capire le asserzioni di senso comune e farle proprie. Il SC rappresenta il mondo in modo ‘familiare’.

  7. STRATIFICAZIONE SOCIALE:Definizione “Sistema di disuguaglianzestrutturali di una società”. • “strutturali” : permanenti, non effimere. • Distribuzione diseguale di beni materiali e simbolici fra gruppi sociali. • Relazioni diseguali di potere fra i gruppi sociali (chi comanda, chi obbedisce).

  8. Che cos’è uno strato sociale? UN INSIEME DI INDIVIDUI CHE GODONO DELLA STESSA QUANTITÀ DI: • Risorse materiali (ricchezze); • Risorse simboliche (onore sociale, prestigio, purezza rituale, “considerazione”); • Potere (occupano la stessa posizione nei rapporti di potere).

  9. SISTEMI DI STRATIFICAZIONE:I CETI Sistema di gruppi sociali chiusi fra di loro diseguali in base al diverso onore sociale connesso a uno stile di vita. • Appartenenza per nascita. • Diritti e privilegi di ceto. • Esclusività e chiusura sociale. • Stile di vita particolare.

  10. SISTEMI DI STRATIFICAZIONE:SISTEMI DI CETO: L’ANCIEN RÉGIME “è solo la nascita, indipendentemente dalla ricchezza, a classificare gli uomini” (A. de Tocqueville) • Importanza degli status ascritti. • Disuguaglianze di fatto e di diritto. • L’appartenenza ai ceti conferisce prestigio ma impone obblighi in termini di stili di vita.

  11. SISTEMI DI STRATIFICAZIONE:LE CLASSI SOCIALI Gruppi sociali con le stesse possibilità di vita in termini economici (ricchezza), disuguali per le diverse possibilità economiche ma uguali di fronte alla legge. • I tipo di classificazione: la fonte del reddito (rendita, profitto, salario). • II tipo di classificazione: relazione di lavoro e situazione di mercato.

  12. TEORIE DELLA STRATIFICAZIONELa teoria delle classi in Marx • Fondamento dei sistemi di classe: il rapporto fra le forze produttive e i rapporti di produzione configura i modi di produzione (mdp antico, mdp feudale, mdp capitalistico) • Si appartiene a una classe sociale se si è proprietari o meno dei mezzi di produzione. • La classe in sé si differenzia dalla classe per sé sulla base della coscienza di classe.

  13. TEORIE DELLA STRATIFICAZIONELa teoria di Max Weber • La disuguaglianza sociale si manifesta in tre ambiti diversi (sovrapposti o distinti): • ECONOMIA (nel mercato)  classi sociali: il bene distribuito in modo diseguale è la RICCHEZZA. • CULTURA (nella società)  ceti sociali: il bene distribuito in modo diseguale è l’ONORE SOCIALE. • POLITICA (nei rapporti di potere)  partiti (distribuito in modo diseguale è il POTERE)

  14. TEORIE DELLA STRATIFICAZIONELa teoria di Max Weber: le classi • La situazione di mercato fonda l’appartenenza e il conflitto di classe. • Mercato del lavoro: acquisto e vendita della forza lavoro (operai; imprenditori). • Mercato delle merci: consumatori, venditori. È il mercato tipico dell’era feudale. • Mercato del credito: debitori, creditori. È il mercato prevalente nell’Antichità classica.

  15. TEORIE DELLA STRATIFICAZIONELa teoria di Max Weber: le classi Tipi di classi sociali prevalenti a seconda del periodo storico e del tipo di economia:

  16. TEORIE DELLA STRATIFICAZIONELa teoria di Max Weber: i ceti • Situazione di ceto: destino di un gruppo di uomini, condizionato da una comune valutazione sociale del proprio onore, comune a tutti i membri del gruppo. • ONORE DI CETO: implica una particolare condotta di vita; limita i rapporti sociali (connubium e commensalità).

  17. Le classi sociali in Bourdieu • Per capire le classi sociali occorre trovare un principio di classificazione che si fondi su proprietà determinanti costanti e non differenze apparenti. • Occorre studiare realtà empiriche situate in un tempo e in uno spazio concreti come casi di un universo di configurazioni possibili.

  18. Le classi sociali in Bourdieu/2 • Le classi sociali non sono un dato, ma una predisposizione ad esistere in base alla posizione dei loro membri nello spazio sociale. • Distanze predittive di incontri, affinità, simpatie e desideri fra chi è vicino. • Le classi non sono un gruppo che si mobilita in vista di obiettivi comuni.

  19. Le classi sociali sono fenomeno relazionale, non di sostanza • Per il senso comune le classi hanno un’essenza che le caratterizza. • Le pratiche e le preferenze degli attori sociali (agenti) che ne fanno parte sono visti come una loro essenza naturale. • Ma ogni pratica o consumo può essere capito soloin relazione alle pratiche che possono sostituirle in altre posizioni sociali, non in sé.

  20. Le relazioni fra le strutture obiettive intangibili • Bourdieu individua tre strutture fondamentali: l’habitus, il campo e le forme di capitale. • L’habitus struttura introiettata dagli agenti e naturalizzata come una propria essenza. • Il campo  struttura obiettiva delle relazioni fra gli agenti.

  21. La teoria dell’azione disposizionale • Per Bourdieu l’agire sociale prende atto dell’habitus e delle forme di capitale iscritte nei corpi degli agenti. • L’agire non è solo motivato razionalmente, ma è mosso anche da habitus e capitale. • Gli agenti non sono automi, ma compiono SCELTE fra campi diversi di pratiche di consumo, possesso, espressione, ecc.

  22. La distinzione sociale • È una proprietà relazionale che sottolinea le distinzioni di habitus fra chi occupa posizioni sociali diverse. • È alla base della vita relazionale e conduce a fissare i confini di uno SPAZIO SOCIALE. • Contiene spesso la violenza simbolica (disprezzo degli stili di vita “inferiori”).

  23. L’HABITUS • STILE DI VITA unitario che traduce i criteri intrinseci e relazionali di una posizione sociale. • Gli habitus sono differenziati (fra di essi) e differenzianti (distinguono i gruppi fra di loro) • Sono strutture incorporate dagli agenti. • Per chi li ha introiettati, corrispondono a princìpi di classificazione del mondo.

  24. L’HABITUS/2 • Le differenze di stile di vita diventano differenze simboliche che costituiscono un linguaggio. • Essere distintivi = essere significativi. • In coloro che hanno introiettato un habitus, la differenza struttura la percezione degli altri, del mondo, naturalizza le disposizioni di ciascuno.

  25. HABITUS E SPAZIO SOCIALE • Le classi di habitus e di gusti formano lo spazio delle posizioni sociali. • Esse rappresentano un insieme sistematico di beni e proprietà uniti da affinità di stile. • Tali classi sono prodotti da condizionamenti sociali tipici delle posizioni sociali occupate dagli agenti.

  26. HABITUS E CLASSI SOCIALI • Si stabilisce una corrispondenza fra le posizioni nello spazio sociale, gli habitus e le prese di posizione (le scelte) degli attori. • Le classi sociali raggruppano attori simili per ricchezza, pratiche culturali, consumi e opinioni politiche.

  27. LO SPAZIO SOCIALE “Insieme di posizioni distinte e coesistenti, esterne le une alle altre, definite le une in rapporto alle altre, in base alla loro reciproca esteriorità e a relazioni di prossimità, di vicinato e di distanza e inoltre da relazioni gerarchiche (sopra, sotto, fra)”, p. 19 ed. orig.

  28. Attori e spazio sociale • Lo spazio sociale è prossimità e distanza degli agenti fra di loro. • Tali proprietà corrispondono a un campo di SCELTE fatte all’interno degli stili di vita esistenti. • Gli agenti si distribuiscono al suo interno in base a due criteri: il capitale economico e quello culturale.

  29. Spazio e campo sociale, concetti fondamentali • Gli individui ed i gruppi esistono non per se stessi, ma nella e grazie alla differenza e alla relazione con l’altro. • Lo spazio s.  luogo al cui interno ci si affronta con mezzi e fini differenziati. • Il campo s.  posizioni sociali fra di loro prossime, all’interno dello spazio s.

  30. L’oggetto della sociologia: le relazioni sociali • La sociologia non deve individuare classi o ‘tipi’ per se stessi diversi, ma campi di forze al cui interno i tipi si formano. • Deve individuare il principio che genera le differenze, spesso invisibile e oscuro. • Per Bourdieu, si tratta della distribuzione del potere e dei tipi di capitale. • La struttura della sua distribuzione varia nel tempo e nello spazio.

  31. Campo sociale, strutture formali, capitale • È facile che all’interno di un campo s. si formino strutture formali. • Si formano così il campo economico, politico, artistico, ecc., in un processo che culmina con lo Stato, che concentra le risorse economiche e politiche. • È il capitale che si detiene a determinare le posizioni nello spazio.

  32. Le forme di capitale e lo spazio sociale • Bourdieu individua il capitale culturale e quello economico, cui aggiunge una forma di capitale sociale o relazionale. • In alcune situazioni (Paesi socialisti p. es.) il capitale politico, in quanto conduce alla patrimonializzazione del patrimonio pubblico, ha un ruolo centrale.

  33. Le forme di capitale e lo spazio sociale • Gli attori si distribuiscono nello spazio sociale per: • Volume globale di capitale (di ogni tipo) che detengono; • Proporzioni delle specie di capitale (culturale, economico ecc.) che ogni attore detiene; Evoluzione nel tempo di 1. e 2.

  34. Prestigio e riproduzione dei tipi di capitale • Le forze sociali che possiedono (in proporzione) un certo tipo di capitale lottano per rafforzarne il tasso di cambio ovvero il suo valore rispetto agli altri tipi. • Il capitale culturale si riproduce soprattutto attraverso la famiglia e la scuola.

  35. Istruzione e disuguaglianza: cosa dice la sociologia dell’educazione • I sistemi educativi sono un fattore di disuguaglianza. • Essi producono e riproducono i sistemi di stratificazione sociale. • FORME DI DISUGUAGLIANZA SCOLASTICA: 1): Rendimento scolastico; 2): Intelligenza degli studenti; 3): Origine sociale; 4): Ambiente scolastico.

  36. Istruzione e disuguaglianza CORRELAZIONI FONDAMENTALI • SUCCESSO SCOLASTICO E CLASSE SOCIALE D’APPARTENENZA. • SUCCESSO SCOLASTICO E TITOLO DI STUDIO DEI GENITORI (DELLA MADRE IN PARTICOLARE).

  37. La scuola perpetua la disuguaglianza • Esiste una “nobiltà” ereditaria di grandi manager, grandi medici, burocrati e politici. • Le grandi università, che conducono alle posizioni sociali più elevate, sono monopolizzate dai figli dei ceti elevati. • Legame nascosto fra le capacità scolastiche e l’eredità in termini di capitale culturale.

  38. La selezione scolastica • Attraverso le bocciature e i percorsi riservati (licei…) la scuola separa i detentori del capitale culturale da quelli che ne sono sprovvisti. • La scuola maschera la selezione (funzione sociale) con una funzione di ‘valutazione’ (funzione educativa)

  39. Come si legittima la selezione • IL CAPITALE CULTURALE: Conoscenze e valori  rendimento scolastico. • L’ETHOS DI CLASSE: Atteggiamenti positivi rispetto alla cultura scolastica  durata. • OSMOSI: modo di trasmissione “naturalizzante” di capitale culturale e ethos di classe  auto- ed eteropercezione.

  40. Effetto di destino e violenza simbolica • Le disposizioni generate dall’habitus sono interpretate come ‘vocazioni’ individuali e naturalizzate. • La scuola impone una gerarchia fondata sul criterio oggettivo dell’intelligenza. • Reazioni: rotture brutali (bullismo, suicidio, crisi psichiche, immagini del Sé negative).

  41. La scuola ‘classifica’ gli individui • La scuola assegna in via definitiva differenze di rango fra le persone. • Tale differenza è attestata dal titolo di studio, che ha anche funzione rituale. • Questo processo sanziona la differenza di competenze e status sociali mascherandola con diverse competenze ‘tecniche’ o culturali anodine.

  42. Le strategie educative dei ceti elevati • I ceti elevati investono nelle strategie educative perché: possiedono più capitale culturale che economico oppure perché queste strategie riproduttive sono più redditizie di quelle successorie • Le strategie cambiano in base all’evoluzione del sistema della riproduzione sociale (scuole, leggi, ecc.)

  43. Una storia socio-tecnica: la bicicletta • La bicicletta sorge in opposizione al biciclo (Ordinary), ma anche come sua evoluzione. • Si può scomporre l’Ordinary in due realtà: il Malsicuro e il “Macho”. • Entrambi provengono dalla stessa storia di inventori e di chimere. • I primi produttori di bicicli a Coventry: le imprese sportive e gli ‘uomini giovani, ricchi e atletici’.

  44. Una storia socio-tecnica: la bicicletta (2) • Il contenuto tecnico del biciclo e della bicicletta non è ‘oggettivo’, ma è quello che intendono per contenuto tecnico i membri dei gruppi sociali pertinenti. • I loro problemi tecnici portano a sviluppare alternative all’Ordinary: l’Ordinary di sicurezza, il triciclo e la revisione del telaio. • L’introduzione dello pneumatico è l’evento che porta a mettere d’accordo ciclisti e altri gruppi.

  45. Costruzione sociale della bicicletta: modello descrittivo • Gruppi sociali pertinenti. • Soluzioni ai “problemi”. • Flessibilità interpretativa. • Invenzione dello pneumatico. • Chiusura. • Stabilizzazione dell’artefatto (naturalizzazione).

  46. L’identificazione dei gruppi sociali pertinenti • Non si identificano a priori rispetto all’indagine empirica. • Metodo a palla di neve: attraverso le interviste a attori-chiave ci si fa indicare chi è (secondo loro) importante. • Sono gli attori che ne fanno parte a delimitare essi stessi il campo di indagine, e non l’ISTAT o noi stessi.

  47. L’identificazione dei gruppi sociali pertinenti (2) • Metodo degli attori: si usa dopo aver ricostruito un primo elenco di attori pertinenti. • Raccoglie le descrizioni e le caratterizzazioni che gli attori identificati come pertinenti forniscono degli altri. • Risultato: delimitazione di ogni gruppo pertinente rispetto agli altri, ricchezza descrittiva.

  48. Importanza dell’identificazione dei gruppi sociali pertinenti (GSP) • Per descrivere l’Ordinary, è importante conoscere i dettagli tecnici ma anche: gli uomini ricchi, giovani e atletici ma anche i costruttori, gli inventori, i venditori, e chi li considerava pericolosi. • I GSP mutano nei contorni e nella composizione: alcuni non diventano più pertinenti, altri lo divengono, altri ancora di scindono o si fondono.

  49. Importanza dell’identificazione dei gruppi sociali pertinenti (2) • I GSP sono tali in quanto gli attori coinvolti nel processo socio-tecnico li interpretano come rilevanti. • La loro non è una qualità essenziale, ontologica, ma empiricamente determinabile. • I GSP servono (come definizioni) agli attori sociali stessi, per ordinare e descrivere la loro “realtà”. • Gli attori coinvolti imprimono un significato condiviso fra di loro sia ai gruppi pertinenti che all’artefatto stesso (il biciclo, poi bicicletta). Il sociologo non ha sue definizioni, ma fa emergere quelle degli attori.

  50. I gruppi sociali pertinenti per l’affermarsi della bicicletta • Ogni artefatto ha una storia a sé stante. • I ciclisti sportivi. • Le donne cicliste. • Produzione di massa e piccole officine (anche di riparazione). • Altri (giornalisti, uomini politici, aristocrazia, ecc.)

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