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La puericultura

La puericultura è un ramo della pediatria che si occupa di cura e allevamento del bambino dal punto di vista dello sviluppo fisico e psichico, sia nel periodo prenatale, attraverso le cure prestate alla madre, sia nel periodo immediatamente successivo alla nascita e nella prima infanzia.

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La puericultura

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Presentation Transcript


  1. La puericultura è un ramo della pediatria che si occupa di cura e allevamento del bambino dal punto di vista dello sviluppo fisico e psichico, sia nel periodo prenatale, attraverso le cure prestate alla madre, sia nel periodo immediatamente successivo alla nascita e nella prima infanzia. La puericultura

  2. Nel 1865 nasce la definizione di puericultura, intesa come quella scienza che si occupa dell’igiene e dell’allevamento del bambino. Scientificamente si tratta di una branca della pediatria che studia i problemi relativi all'accrescimento e allo sviluppo fisico e psichico del bambino, dalla nascita al termine della prima infanzia. Definizione ed origini

  3. Secondo il dott. Lelong, il termine puericultura è stato ufficialmente ammesso per indicare il ramo di specializzazione della medicina, la medicina preventiva per l’infanzia: “Mentre la pediatria ha come oggetto, per tradizione, il bimbo ammalato e le terapie necessarie, la puericultura si rivolge al bimbo sano. Si propone di farlo nascere sano, di assicurarne il regolare accrescimento. Il pieno sviluppo delle potenzialità fisiche e psichiche”. Definizione ed origini

  4. Alla base della puericultura vi sono un gran numero di scienze quali genetica, dietologia, fisiologia, psicologia medica…sino alla sociologia, nonché le varie ramificazioni della puericultura, legate ai vari momenti dell’infanzia: prenatale, natale, postnatale, della cosiddetta prima infanzia che si concluderebbe al terzo anno di vita. Per quanto riguarda i prodotti di puericultura presenti nel mercato si deve fare innanzitutto un’importante distinzione tra puericultura leggera e puericultura pesante. Definizione ed origini

  5. Quando si parla di puericultura leggera ci si riferisce a prodotti alimentari, giocattoli, prodotti sanitari, oggetti quali biberon, articoli per il bagno. La puericultura pesante si occupa invece di prodotti che soddisfano esigenze di trasporto, e di tutti quegli strumenti che aiutano il bambino nella suo processo di crescita. In questa categoria rientrano in primis carrozzine e passeggini, oltre a seggioloni, culle, fasciatoi, marsupi, seggiolini auto, ecc. Definizione ed origini

  6. La diagnosi prenatale viene eseguita di routine a tutte le donne in stato di gravidanza con la classica ecografia fetale, per la diagnostica di difetti strutturali; per le donne gravide ad alto rischio , esistono delle tecniche di diagnosi particolari. La diagnosi pre-natale

  7. L'ecografia ad alta risoluzione • Permette un' indagine • dettagliata dell'anatomia • fetale, in particolare, la • ecocardiografia fetale • associata alla color • flussimetria Doppler per • la diagnostica dei difetti • cardiaci e del ritmo.

  8. Viene eseguita con l'analisi del sangue materno, si rivela utile per lo screening dei difetti del tubo neurale e per rilevare dati indicativi della sindrome di Down. Il controllo dei dosaggi dell' alfafetoproteina

  9. E' una tecnica di tipo invasivo, si esegue dalla 15ª alla 18ª settimana di gestazione. Il medico sotto la guida dell'ecografo procede all'inserimento di un sottile ago che attraverso la parete addominale e uterina preleva una certa quantità di liquido amniotico e cellule fetali, in esso contenute; l'analisi è volta a rilevare anomalie cromosomiche, errori del metabolismo e, con l' analisi del DNA, la diagnosi di malattie genetiche. Le complicanze per la madre in seguito all'esame sono rare; il rischio di aborto è stimato allo 0,5% e l'accuratezza della diagnosi è superiore al 99 %. Amniocentesi precoce

  10. Amniocentesi precoce

  11. Viene eseguito dalla 10ª alla 12ª settimana di gestazione, per via transcervicale-transaddominale sotto guida ecografica, sul tessuto trofoblastico. Permette una diagnosi più precoce rispetto all'ammniocentesi e per questo motivo può essere preferibile; tuttavia il rischio di aborto è più elevato dello 0,5-1% in più. Prelievo dei villi coriali

  12. E' la tecnica più "cruenta" di diagnosi, viene eseguita dalla 16ª alla 17ª settimana di gestazione. Si effettua tramite l'inserimento di un ago per prelievo del sangue fetale ( per via addominale - uterina ed all'interno di un vaso del funicolo) sempre sotto controllo ecografico . Questo tipo di indagine è più rapida e sicura nella diagnosi di malattie cromosomiche, malattie del metabolismo, deficit immunologici e per la diagnosi di sofferenza ipossica. L'incidenza di aborto è stimata attorno al raro 0, 9 -1%. Funicolocentesi

  13. Nella donna gravida l' indicazione ad un'analisi del DNA è opportuna nel caso che un precedente figlio presenti una patologia ereditaria ( emofilia A e B, talassemia , varie forme di distrofia muscolare di Duchenne e Beker..., osteogenesi imperfetta, rene policistico nell'adulto, neurofibromatosi, fenilchetonuria, sclerosi tuberosa, retinite pigmentosa ed altre). Analisi del DNA

  14. Il pediatra e/o il neonatologo con gli ostetrici e il personale infermieristico sono le figure professionali che si occupano per prime del neonato e che vivono con impegno e professionalità l'arrivo della nuova vita. L'evento è sempre un fatto nuovo; non è un lavoro di "routine" né di "serie", ogni evento è a se stante come lo è ogni individuo. Il neonato

  15. Nel momento in cui il torace passa dal canale del parto avviene un ritorno elastico del torace stesso che permette al polmone di assorbire una certa quantità d'aria che fa si che vada a rimpiazzare il liquido polmonare eliminato durante il periodo espulsivo. ( Si potrebbe pensare per analogia al comportamento di una spugna piena d'acqua che venga strizzata e poi rilasciata ) Il primo atto inspiratorio del neonato è seguito di norma dal primo vagito, con i primi atti respiratori quindi i suoi polmoni si espandono. I Primi istanti di vita

  16. Durante la vita intrauterina il feto si trova avvolto in un ambiente fluido e caldo di 0,3°-0,8°C superiore alla temperatura della madre e al momento del parto passa in un ambiente , freddo e secco che determina in lui una perdita di calore per evaporazione di 0,1°C al minuto; il neonato si trova quindi in una condizione svantaggiosa in termini di termoregolazione, non possiede capacità di isolamento termico, né attività fisica sufficiente e in grado di sviluppare calore. Il neonato deve essere asciugato coperto con teli caldi e posto al più presto in culla termica. I Primi istanti di vita

  17. L'assistenza del neonato in sala parto è fondamentalmente costituita da quell'insieme di manovre che lo aiutano a superare il passaggio dalla vita fetale a quella neonatale. Durante ogni parto si possono presentare anche situazioni inaspettate ed urgenti che richiedono rianimazione a sostegno delle funzioni vitali come intubazione e massaggio cardiaco . L'Assistenza neonatale

  18. L'assistenza al neonato da parte del pediatra in sala parto ha tre obiettivi principali: 1. controllare e verificare il buon adattamento del neonato alla vita extrauterina 2. verificare l'assenza di qualsiasi malformazione congenita grave 3. favorire l' instaurarsi della relazione madre-bambino. L'Assistenza neonatale

  19. Il cordone ombelicale viene clampato con due pinze emostatiche e reciso lasciando un tratto di 5-10 cm dalla parte del neonato. Il neonato viene aspirato, con un piccolo catetere morbido, nel naso e nel cavo orale per liberarlo dalla presenza di eventuali rimanenze. L'Assistenza neonatale

  20. Successivamente vengono rilevate le misure del neonato (la lunghezza, la circonferenza cranica e il peso) ed espletate altre operazioni rivolte alle prime cure come il primo bagnetto, l'applicazione di una crema antibiotica per la profilassi congiuntivale (prevista per legge) l'eventuale somministrazione di vitamina K per la profilassi della malattia emorragica. Infine viene compilata la cartella clinica con i dati riguardanti l'anamnesi familiare materna prima e durante la gravidanza e tutte le notizie che riguardano il neonato. L'Assistenza neonatale

  21. Il primo bagno del neonato viene consigliato solitamente dopo 8 giorni dalla caduta del cordone ombelicale (se il bagno viene fatto più precocemente si possono verificare infezioni del cordone stesso o della zona della ferita ombelicale). Nell'intervallo tra la nascita e il primo bagno ci si limita di solito, quotidianamente, a semplici abduzioni del neonato con acqua tiepida (36-37°c), leggermente saponata; la temperatura ambientale deve essere di 24-24°c circa. Il primo bagnetto

  22. Prima di procedere al bagno del bambino assicurarsi di avere tutto l'occorrente a portata di mano e a distanza di sicurezza. Fare attenzione alla temperatura dell'acqua prima di immergervi il bambino e nella fase di risciacquo non usare acqua corrente, potrebbe variare la temperatura all'improvviso ed essere pericolosa. Non lasciare mai solo il bambino sul fasciatoio o nella vaschetta, potrebbe cadere o scivolare. Il primo bagnetto

  23. Il lattante va immerso completamente, esclusa la testa, che deve essere tenuta sollevata e appoggiata sull'avambraccio sinistro della persona addetta al bagno. La mano destra insapona e lava procedendo dalle parti alte verso il basso. Il neonato avvolto in un asciugamano morbido va asciugato molto bene tamponando delicatamente tutto il corpo, comprese le pieghe cutanee, (ascelle, inguine, collo). Attenzione! Se si usa borotalco è consigliabile usare il tipo crema e non in polvere, l'inalazione del borotalco è pericolosa. Il primo bagnetto

  24. Il cordone è costituito quasi interamente dai vasi ombelicali e da una sostanza gelatinosa. Alla nascita il cordone viene tagliato a circa 5-10 cm dalla sua inserzione cutanea e avvolto in garza sterile asciutta, ripiegato verso l'alto e mantenuto in questa posizione con una retina elastica. Giornalmente di provvede a sostituire la garza con un'altra sterile e asciutta. Generalmente il cordone ombelicale cade in VI-VII giornata, dopo un processo di mummificazione che lo ha fatto diventare nero e secco. Se dopo 10 12 giorni non è ancora caduto spontaneamente è molto probabile che sia sopraggiunta un'infezione. Dopo il distacco del moncone ombelicale la ferita che residua va medicata con acqua ossigenata ancora per 4-5 giorni finché la ferita non geme più. Cura del cordone ombelicale

  25. 1. Far dormire il bambino sulla schiena mai a pancia in giù, va bene anche su di un fianco, materasso rigido e senza cuscino. 2. No al lettone: c'è il rischio che si rotoli nelle coperte o che finisca per essere schiacciato dal corpo dei genitori. 3. Non fatelo "fumare": nè durante la gravidanza nè dopo la nascita. Non tenetelo in ambienti dove si fuma. 4. Attenti al caldo: non copritelo eccessivamente, tenete il lettino lontano da fonti di calore, temperatura massima tra 18/20°. 5. Allattare al seno: crescerà meglio e sarà più difeso grazie agli anticorpi della mamma. Le 5 regole della buona nanna

  26. E' un fatto naturale che presenta notevoli aspetti positivi; favorisce un legame profondo ed affettivo tra mamma e bambino, rappresenta la possibilità concreta di proseguire quel rapporto che si è interrotto al momento del parto con il taglio del cordone ombelicale. In particolare il bambino può "risentire" il calore della mamma, può "riascoltare" il suo battito cardiaco, sentire le sue emozioni, può nutrirsi con il miglior alimento che possiamo offrigli, il latte materno. L'allattamento materno

  27. Il latte materno infatti è un alimento completo e il più adatto al fabbisogno nutrizionale del bambino, non necessita di integrazioni è sempre pronto ed alla temperatura ideale , non è costoso e fornisce delle sostanze naturali indispensabili per la protezione dalle malattie.La mamma che allatta all'inizio può trovarsi in difficoltà ed alcuni semplici consigli possono aiutarla ad assolvere questo importante compito, vivere senza paure un momento così appagante e nel modo più naturale possibile e prevenire alcuni disturbi frequenti come ragadi, ingorgo mammario e mastite che rendono l'allattamento difficile e doloroso. L'allattamento materno

  28. Se il latte materno non è sufficiente, o se la mamma non può allattare, viene utilizzato il latte artificiale detto anche latte di formula . Quando il latte materno e insufficiente l'allattamento artificiale si può condurre con due diverse modalità: Allattamento artificiale

  29. poppate complementari : per ogni pasto, offrire prima il latte materno e poi una quantità di latte artificiale necessaria per raggiungere la dose stabilita. Questa tecnica però richiede la doppia pesata, prima e dopo una poppata al seno. poppate alterne: alternare pasti completi di latte materno con pasti di solo latte artificiale. Il primo metodo permette che lo stimolo dato dalla suzione mantenga la produzione di latte materno. Allattamento artificiale

  30. L'impiego del comune latte vaccino fin dalla nascita è sconsigliabile, a causa della sua composizione troppo diversa da quella del latte di donna. Vengono perciò impiegati Iatti a produzione industriale, preparati a partire dal latte vac­cino, ma modificati nella loro composizione per avvicinarla a quella del latte umano. I latti artificiali utilizzabili vengono classificati in: Scelta del latte

  31. Latti di partenza («latti per lattanti»), indicati nei primi 4-5 mesi di vita, allestiti industrialmente dal latte vaccino, modificato in modo da rispondere al meglio alle esigenze digestivo-nutrizionali del piccolo lattante. Latti di proseguimento, indicati nel lattante dopo il 4-5 mese e per i pasti di latte durante il divezzamento. Si differenziano dal latte vaccino soprattutto per riduzione del contenuto proteico e di sodio, elevato contenuto di acido linoleico e ferro, supplementazione vita­minica. Scelta del latte

  32. La quantità di latte da somministrare può essere valutata in pratica in base alle seguenti regole mnemoniche: • Prima settimana di vita: somministrare per ogni pasto tante decine di mi di latte quanti sono i giorni di vita del bambino meno uno (per 7 pasti): ml latte per pasto = [ Numero dei giorni di vita - 1 ] x 10 Quanto e quando allattare

  33. Oltre la prima settimana di vita: per stabilire la razione quotidiana di latte da somministrare, basta moltiplicare il peso del bambino per 150 (quest'ultima cifra corrisponde alla quantità di latte in mi che copre il fabbisogno calorico giornaliero del lattante per ogni kg del suo peso): ml latte pro die = Peso del bambino (kg) x 150 Quanto e quando allattare

  34. La razione giornaliera va suddivisa per il numero dei pasti: generalmente 7 nelle prime settimane, 6 nei primi due mesi, 5 fino all'inizio dello svezzamento. Preparazione dei latti formulati. I latti liquidi sono già pronti per l'uso: basta versare nel poppatoio sterilizzato la quantità di latte necessaria e riscaldare a bagnomaria fino a 37 °C. Quanto e quando allattare

  35. Dopo l'apertura del contenitore, il latte deve essere conservato in frigorifero e va consumato entro 48 ore. I latti in polvere richiedono la preparazione domestica, che com­prende le seguenti fasi: - riempire il poppatoio sterilizzato con la quantità di acqua necessaria per il singolo pasto (se di rubinetto va bollita per 5 minuti; se minerale è sufficiente scaldarla); - aggiungere i misurini di polvere richiesti - somministrare il latte a temperatura di 37-40 °C Quanto e quando allattare

  36. Quale dose per la poppata?

  37. Alcuni disturbi considerati "minori" e tipici del bambino allattato, che si presentano generalmente nei primi mesi di vita , sono rappresentati da voracità, meteorismo, coliche, rigurgito e stipsi. Si manifestano in genere con crisi di pianto eccessivo e disturbi del comportamento alimentare che a volte assumono carattere ricorrente e cronico. Disturbi più frequenti del lattante

  38. Questi disturbi, che non siano associati ad una patologia organica, sono di carattere transitorio e non richiedono cure mediche particolari; rappresentano indubbiamente un notevole disagio per il neonato e preoccupano i genitori che ricorrono spesso alla consultazione medica. Uno dei motivi per cui questo tipo di disordini si manifesta è dovuto al fatto che nei primi mesi di vita del bambino le funzioni gastrointestinali non sono completamente mature. Disturbi più frequenti del lattante

  39. Non è una vera e propria sindrome, coinvolge alcuni neonati, che si presentano eccessivamente voraci, e che richiedono frequenti pasti associando l'esigenza nutritiva ad un pianto eccessivo. Tale abitudine comporta un notevole impegno per il genitore specie di notte. Normalmente questa è la causa più frequente che induce spesso al cambio della formula di latte nel tentativo di trovarne una più saziante. Sindrome del lattante vorace

  40. Inconsolabile crisi di pianto che sembra essere associata a dolore addominale e passaggio di eccessiva aria intestinale. Le crisi si manifestano la sera e si risolvono in modo spontaneo verso il quarto mese di vita. Coliche gassose. Come riconoscerle

  41. Contrazione intestinale causata da intolleranza al lattosio o eccesso di gas intestinale. Come conseguenza di un difficoltoso rapporto tra mamma-bambino dovuto al già presente difficile carattere del neonato. Coliche gassose.A che cosa sono dovute

  42. L'atteggiamento terapeutico va valutato in rapporto all'intensità e alla frequenza delle coliche. Coliche gassose.Come e quando intervenire

  43. se il bambino piange per meno di 3 ore/die e per meno di 3 gg/settimana l'intervento si risolve con tecniche di rilassamento: Massaggiare in senso circolare la pancia del bambino Rassicurarlo con canti e coccole Favorire il ruttino Coliche gassose.Come e quando intervenire

  44. Se il bambino piange per più di 3 ore/die e per più di 3-4 gg/settimana. prendere in considerazione una modifica alimentare (uso di latte privo di proteine del latte vaccino e/o formule a ridotto contenuto di lattosio. Coliche gassose.Come e quando intervenire

  45. Se il pianto si accompagna ad altri sintomi: scarso appetito scarsa crescita vomito alterazioni delle feci E' necessario valutare la presenza possibile di una patologia organica Coliche gassose.Come e quando intervenire

  46. E' l'emissione di piccole quantità di latte dopo il pasto in un lattante in buona salute, con una crescita regolare. A volte può essere intenso e frequente, anche a tutti i pasti Rigurgito fisiologico.Come riconoscerlo

  47. numero di pause insufficienti durante il pasto tecnica errata di allattamento Tosse raffreddore bassa viscosità della formula di partenza eccessiva ingestione di aria per l'uso di tettarelle con foro troppo piccolo manovre sul bambino per il lavaggio o il cambio del pannolino o errata posizione in braccio con pressione sull'addome. Rigurgito fisiologico.A cosa è dovuto

  48. L'approccio terapeutico non è di tipo farmacologico. E consiste in: rassicurare i genitori della natura transitoria del fenomeno (che è destinato a scomparire anche verso il 10°/12° mese di vita mantenere il piano del lettino inclinato di 30° facendo attenzione a non favorire il scivolamento del bambino verso posizioni che favoriscano il rigurgito addensamento della formula lattea con aggiunta di amido di mais, o amido di riso pregelatinato o amido di patata o farina di carruba o l'uso di latti cosiddetti A-R (antireflusso). Rigurgito fisiologico.Come e quando intervenire

  49. Una riduzione del numero di evacuazioni con feci che assumono un aspetto molto solido e compatto. E' più frequente verso i 5 mesi in relazione allo svezzamento; e verso i 2 anni in relazione all'educa-zione al vasino Data la variabilità delle normali abitudini intestinali dei lattanti, la ridotta frequenza dell'emissione di feci , da sola, non deve destare preoccupazione. Per alcuni neonati ad esempio è normale "spingere e diventare rossi" per lo sforzo anche in presenza di feci morbide Stipsi.Come riconoscerla

  50. Insufficiente assunzione di liquidi, specie in ambienti caldi Intolleranza al lattosio (IPLV) E' più frequente nei neonati allattati artificialmente Stipsi.A che cosa è dovuta

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