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Unità Operativa di Cardiologia Ospedale San Paolo – Università degli Studi di Milano

Corso di BLS-D Teorico Pratico. Cause e fisiopatologia della MCI. Diego Tarricone. Milano, 30 Marzo 2009. Unità Operativa di Cardiologia Ospedale San Paolo – Università degli Studi di Milano. MCI - Patogenesi. L’evento finale responsabile della MCI è nel 90% dei casi un’aritmia.

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Presentation Transcript


  1. Corso di BLS-D Teorico Pratico Cause e fisiopatologia della MCI Diego Tarricone Milano, 30 Marzo 2009 Unità Operativa di Cardiologia Ospedale San Paolo – Università degli Studi di Milano

  2. MCI - Patogenesi L’evento finale responsabile della MCI è nel 90% dei casi un’aritmia

  3. MCI-Aritmie Responsabili Bradiaritmia 15-20% Dissociazione Elettromeccanica 5% Tachiaritmia Ventricolare (TV/FV) 75-80%

  4. Fattori di Rischio della MCI • Precedente Arresto cardiaco Improvviso • Precedente episodio di Tachicardia Ventricolare • Precedente Infarto Miocardico • Malattia coronarica • Scompenso cardiaco • Cardiomiopatia Ipertrofica o Dilatativa • Sindrome del QT lungo, di Brugada, DAVD • Una combinazione di questi fattori di rischio aumenta ulteriormente il rischio di MCI

  5. Aritmie Fatali: Eziologia 80%Malattie Coronariche 5% Altre* 15%Cardiomiopatie Heikki et al. N Engl J Med, Vol. 345, No. 20, 2001. * ion-channel abnormalities, valvular or congenital heart disease, other causes

  6. La Prevenzione delle malattie Cardiovascolari I fattori di rischio: modificabili e non

  7. FATTORI DI RISCHIO MODIFICABILI FATTORI DI RISCHIO PARZIALMENTE MODIFICABILI FATTORI DI RISCHIO NON MODIFICABILI Fumo di sigaretta Ipertensione arteriosa Età Abuso di alcool Diabete Mellito Sesso Dieta ricca di grassi saturi, ipercalorica Ipercolesterolemia Basso colesterolo HDL Fattori genetici e predisposizione familiare Inattività Fisica Obesità Storia personale di malattie cardiovascolari

  8. Fumo di sigaretta • Aumenta i valori di pressione arteriosa • Determina un danno a livello dell’integrità dell’endotelio vasale facilitando il processo di aterosclerosi • Aumenta i livelli plasmatici di colesterolo COL TOT

  9. Fumo di sigaretta • L’effetto del fumo è sinergico con gli altri fattori di rischio, in particolare ipercolesterolemia, ipertensione e diabete mellito • Il danno è tanto più grave quanto più alto è il numero delle sigarette fumate e quanto più giovane è l’età di inizio dell’abitudine tabagica

  10. Smettere di fumare Riduzione dell’incidenza di cardiopatia ischemica In un soggetto di 35 anni che smette di fumare: • l’aspettativa di vita aumenta di 3-5 anni • il rischio si riduce dopo un anno di astensione dal fumo • dopo 20 anni diventa simile a quello di un soggetto che non ha mai fumato

  11. Inattività fisica e obesità • L’eccesso di peso e l’inattività fisica sono in aumento in età pediatrica. • L’obesità presente al momento della pubertà, aumenta il rischio per malattie cardiovascolari anche qualora in età adulta si modifichi lo stile di vita e si raggiunga un peso normale.

  12. Attività fisica L’esercizio fisico aerobico (corsa, ciclismo, nuoto) moderato ma costante nel tempo, riduce il rischio cardiovascolare in quanto: • aiuta a mantenere un peso ideale • riduce i valori di pressione arteriosa e di colesterolo LDL • aumenta i valori di colesterolo HDL e migliora l’utilizzazione dei carboidrati • potenzia la capacità dei muscoli di utilizzare l’ossigeno • riduce la frequenza cardiaca e la pressione arteriosa durante sforzo riducendo quindi il consumo di ossigeno del cuore

  13. Angina pectoris • L’angina pectoris, il cui termine deriva dal latino e letteralmente significa “dolore di petto”, è il nome dato ad un dolore toracico che compare quando una parte di tessuto muscolare cardiaco soffre a causa di una temporanea carenza di ossigeno (ischemia transitoria). • Anche il cuore infatti, come ogni altro organo, deve essere continuamente irrorato da sangue arterioso, ossia ricco di sostanze nutritive prima fra tutte l’ossigeno (O2) e povero di cataboliti cioè di sostanze di rifiuto quali l’anidride carbonica (CO2). • In particolare questo compito è svolto dalle arteriecoronarie

  14. Le coronarie • Se le arterie coronarie sono sane, il cuore può aumentare rapidamente il proprio rifornimento di ossigeno, quando ne aumenta la richiesta (ad esempio durante attività fisica). • La parete di un’arteria coronaria normale è liscia, senza ostruzioni, per poter trasportare al cuore la quantità di sangue ricco di ossigeno sufficiente a mantenerlo in buona salute.

  15. Se le nostre arterie si ammalano? • La parete di un’arteria può essere danneggiata dalla pressione sanguigna elevata, dal fumo, dall’elevato tasso di colesterolo e di zuccheri nel sangue o da altri fattori, così che si accumula su di essa un deposito di grasso (placca aterosclerotica). • Quando la placca si forma, il flusso sanguigno al cuore si riduce. In presenza di una piccola ostruzione (stenosi), tuttavia, la quantità di sangue che arriva al cuore ne consente ancora un normale funzionamento per cui il soggetto può non percepire alcun sintomo.

  16. Un’arteria stenotica • Man mano che la placca si ispessisce (sporgendo maggiormente all’interno del lume vascolare), la coronaria si restringe. Il flusso sanguigno al cuore diviene così parzialmente ostacolato e il soggetto può percepire i sintomi dell’angina.

  17. Le caratteristiche dell’angina • Caratteristiche del dolore toracico: • Senso di oppressione localizzato prevalentemente alla zona mediana del petto • Bruciore precordiale • Senso di strangolamento • Dolore profondo, gravoso, attanagliante • Aumento graduale dell’intensità seguito da una risoluzione altrettanto graduale spesso agevolata dal riposo o dalla assunzione di farmaci (nitroglicerina).

  18. STORIA NATURALE DELLA MALATTIA ATEROSCLEROTICA DELLE CORONARIE: DALLA FORMAZIONE DELLA PLACCA SINO ALLA SOVRAPPOSIZIONE DI UN TROMBO OCCLUSIVO CHE DETERMINA L’INFARTO MIOCARDICO ACUTO

  19. Infarto Acuto del Miocardio • La conseguenza di uno sbilanciamento critico tra le necessità del muscolo cardiaco e l’apporto di ossigeno che vi giunge attraverso il flusso sanguignodelle arterie coronariche é l’infarto miocardico acuto. • L’infarto miocardico é quindi la conseguenza di una occlusione di un’arteria coronarica. • La conseguenza di questa occlusione é lo sviluppo di alterazioni irreversibili (necrosi) del tessuto miocardico, che col tempo diventa elettricamente e meccanicamente inerte e viene sostituito da tessuto di cicatrizzazione fibroso.

  20. Complicanze aritmiche dell’ InfartoAcuto • praticamente tutte le aritmie ipercinetiche • praticamente tutte le aritmie ipocinetiche FREQUENTI CAUSE DI MORTALITA’ NELLE PRIME FASI Fibrillazione Ventricolare Blocco AV completo

  21. Infarto Acuto del Miocardio • Tra i 40–60 anni l’infarto miocardico colpisce in misura maggiore il sesso maschile, mentre oltre i 60 anni non vi sono più differenze di sesso. • La malattia compare più frequentemente sopra i 45 anni, tuttavia alcuni gruppi particolari di popolazione (consumatori di cocaina, pazienti con diabete mellito o ipercolesterolemici, pazienti con predisposizione genetica) possono esserne colpiti anche in età giovanile.

  22. Infarto Acuto del Miocardio • La riapertura dell’arteria chiusa deve essere effettuata in tempo in modo da limitare i danni provocati dalla mancanza di apporto di ossigeno al muscolo cardiaco. • Il muscolo cardiaco e’ in grado di sopravvivere in mancanza di apporto di ossigeno circa 4 ore (4-6 ore). Superato questo intervallo se non si ristabilisce l’apporto di ossigeno i danni al muscolo cardiaco diventano irreversibili.

  23. Arteria occlusa Scopi Ristabilire la pervietà coronarica Salvare miocardio Migliorare la sopravvivenza Terapia trombolitica Angioplastica Stent Ricanalizzazione coronarica La ricanalizzazione coronarica può essere conseguita farmacologicamente o meccanicamente mediante PTCA o bypass aortocoronarico.

  24. Aritmie Fatali: Eziologia 80%Malattie Coronariche 5% Altre* 15%Cardiomiopatie Heikki et al. N Engl J Med, Vol. 345, No. 20, 2001. * ion-channel abnormalities, valvular or congenital heart disease, other causes

  25. Cardiomiopatia dilatativa

  26. Registro italiano pacemaker e defibrillatori 2007 • Numero impianti ICD in Italia: 13.152 (220 impianti / milione di abitanti) • +17,5% rispetto al 2006 GIAC, vol 11, settembre 2008, n.3

  27. Formare e addestrare un numero elevato di persone, capaci di svolgerele prime manovre della catena della sopravvivenzadall’allarme alla rianimazione cardiopolmonare aumenta le probabilità di consegnare al 118 un paziente vivo e senza danni cerebrali

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